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sferata
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Procreazione assistita, la Puglia cancella i rimborsi alle coppie in trasferta

Sono migliaia le donne che si recano fuori regione per coltivare il sogno della maternità con le tecniche della fecondazione artificiale
LA Puglia dice stop ai rimborsi e la procreazione assistita diventa sempre più un privilegio per pochi. Sono migliaia le coppie pugliesi che ogni anno si recano fuori regione, e anche oltre i confini nazionali, per realizzare il sogno di avere un figlio con le tecniche della fecondazione artificiale. Un modo per non pagare le tariffe sulla pma applicate in Puglia dove si può arrivare a spendere fino a 3mila euro per un ciclo di terzo livello.

Prezzi troppo alti se confrontati con quelli applicati nelle altre regioni. Basti pensare che in Toscana, grazie a un superticket, la spesa non supera i 500 euro. Discorso simile anche in Emilia Romagna e Lombardia. Accade però che i costi di quelle prestazioni siano pagati dal sistema sanitario regionale. Le Regioni del Centro-Nord, infatti, alla fine di ogni anno chiedono rimborsi di svariati milioni di euro. Un calcolo preciso non c'è visto che la prestazione della pma non è associata a un drg (raggruppamento omogeneo di diagnosi) ben definito.

Una prima stima l'ha fatta la Cgil Medici. Il sindacato ha infatti calcolato che nel 2013 dalla sola Asl di Lecce ben 482 coppie sono andate al Nord per effettuare tecniche di pma, con una spesa in rimborsi per la Regione Puglia di circa 2 milioni di euro. Considerato che si stima un flusso annuo di mobilità passiva pari a circa 3mila coppie, la spesa totale quindi potrebbe essere a doppia cifra.

Ecco perché l'assessorato alla Sanità a metà 2014, nello stesso momento in cui pubblicava per la prima volta delle tariffe precise sulla pma in Puglia (1500 euro per il secondo livello e 2400 euro per il terzo livello) ha diramato una nota nella quale chiariva che le coppie pugliesi avrebbero dovuto essere munite di autorizzazione rilasciata dalla Regione nel caso in cui volessero andare a fare la pma fuori regione e che in assenza di autorizzazione, quelle prestazioni non sarebbero state più rimborsate.

Le coppie pugliesi ora tornano a mani vuote dai loro viaggi della speranza. I centri di pma delle altre Regioni ormai impediscono loro di accedere alle pratiche di fecondazione in caso di assenza di autorizzazione. È quanto confermano gli operatori del settore: "Le coppie tornano sempre più disperate nei nostri centri. Pensavano di poter risparmiare andando fuori regione, ma ora per loro è preclusa anche quella strada".

E pensare che fino a qualche mese fa quella nota regionale non era stata recepita dal resto d'Italia. È quanto conferma Raffaella De Palo, a capo del centro pma del Policlinico di Bari, che condivide l'azione intrapresa dall'assessorato pugliese: "Non si possono favorire le coppie fuori regione e penalizzare quelle che rimangono in Puglia. Il problema, però, è che questa prestazione dovrebbe essere erogata gratuitamente dovunque dallo Stato".
sferata
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Messaggio da sferata »

La fecondazione non è uguale per tutti: le coppie del Sud costrette a pagare
Dalla Campania alla Sicilia aboliti i rimborsi. Per contenere i costi il trattamento non è più gratuito. E le pazienti sono respinte dai centri fuori regione
DIPENDE solo dalla carta di identità. Chi abita nella regione giusta non paga, tutti gli altri invece sì. In Italia la procreazione medicalmente assistita non è più uguale per tutti. In un periodo di pesanti difficoltà economiche per la sanità, di governatori che fanno i salti mortali per non chiudere in rosso i bilanci, di fondi nazionali che aumentano troppo poco, qualcuno ha detto basta: la fecondazione omologa ed eterologa non si rimborsa più, resta a carico dei pazienti. La conseguenza è che il Paese è spezzato in due. Le regioni del Sud, ma non solo quelle, stanno togliendo il servizio ai propri cittadini, altre continuano ad assicurarlo.

La Puglia è apparentemente la più motivata a non rimborsare più la pma ma anche Calabria, Sicilia e Campania hanno detto stop. Qualcosa si muove anche in Trentino Alto Adige. Non ancora chiara la situazione nel Lazio, i funzionari dicono alle altre Regioni che i rimborsi sono fermi mentre il sub commissario per la sanità Giovanni Bissoni ci tiene a rassicurare: i cittadini saranno coperti. C'è poi chi non rimborsa l'eterologa ma passa solo l'omologa, come il Piemonte e la Lombardia, regione che si è messa subito di traverso quando il trattamento ha avuto il via libera nel sistema sanitario con la sentenza della Corte Costituzionale sulla legge 40, nella primavera 2014.

Ovviamente le regioni che non pagano per chi si sposta, non offrono più il trattamento gratis nemmeno nel loro territorio dove le liste di attesa sono già lunghe. In certi casi sono state fissate delle tariffe, come in Puglia dove si parte da 1.600 euro, somma ben più bassa dei 3-4mila euro richiesti dai privati. Visto che nella sola Toscana sono circa 3.500 le persone che arrivano dalle realtà che hanno bloccato i rimborsi, si stima che siano almeno 10-15 mila le coppie che per cercare di avere un figlio dovranno pagare l'intera prestazione.

In questi giorni i dirigenti degli assessorati del Sud stanno avvertendo quelli del Centro nord via mail o per telefono che non ci saranno più rimborsi. Ai centri pubblici o convenzionati toscani, umbri, lombardi, veneti o emiliani stanno arrivando lettere del proprio assessorato che invita a informarsi sulla provenienza dei pazienti. Chi arriva da una delle regioni che non paga deve avere un foglio della Asl che attesta un rimborso. Oppure deve pagare a prezzo pieno quello che fino a qualche giorno fa a un suo concittadino costava 500 euro di ticket. L'alternativa è una sola: respinto.

"Continua ad esserci una discriminazione economica tra le coppie, la stessa rilevata dalla Corte Costituzionale - dice Maria Paola Costantini, avvocato di tanti aspiranti genitori che con i ricorsi hanno contribuito a smantellare la legge 40 - Al Sud l'offerta è quasi tutta privata, così si continua ad andare all'estero per l'eterologa e a fare le code nelle altre regioni per l'omologa. Ora lo stop. La Toscana ha detto basta alle prestazioni gratuite per chi arriva da regioni che non rimborsano. E ha ragione, il ministro aveva promesso di mettere la pma nei livelli di assistenza. Ma nulla è ancora accaduto".

Dal punto di vista formale non c'è alcuna irregolarità nel bloccare i rimborsi. La fecondazione non è nei lea (la lista di prestazioni minime che le regioni sono obbligate ad assicurare). Finora però, in base a una convenzione non scritta, veniva gestita come se fosse in quell'elenco, e c'era la copertura economica della regione di provenienza per chi si spostava. Adesso si blocca tutto. La situazione potrebbe cambiare se venisse approvata la riforma dei lea, pronta da mesi. Prevede l'eliminazione di alcune prestazioni sanitariee e l'aggiunta di nuove, tra le quali sia la fecondazione omologa che l'eterologa.

Ma ad affliggere la pma nel nostro paese sono anche le liste di attesa. "Da noi, meta di aspiranti genitori in arrivo da tutt'Italia, ci vuole oltre un anno per l'omologa - dice Carlo Bulletti, primario dell'ospedale di Cattolica - Riguardo all'eterologa, abbiamo 450 coppie in attesa. Mancano i gameti, facciamo l'egg sharing ma non ci sono donatori a sufficienza"

http://www.repubblica.it/salute/benesse ... 124737138/
aladadi
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Messaggio da aladadi »

Fecondazione, trattamento a pagamento per le coppie del sud

La fecondazione assistita in Italia avrà un prezzo. Non sarà così per tutte le regioni. l trattamento non rientra in quelli obbligatoriamente garantiti dagli ospedali

La fecondazione assistita in Italia ha un prezzo, ma non per tutti. Con i conti in rosso della nostra sanità, le spese per fecondazione omologa ed eterologa diventano non rimborsabili. Non è così per tutti. Alcune regioni, in maggioranza quelle del sud, hanno applicato questo provvedimento, in altre è ancora possibile usufruire gratuitamente di questo servizio. Puglia, Campania, Calabria e Sicilia hanno detto stop ai rimborsi; il Trentino Alto Adige sembra dirigersi verso questa opzione; poco chiara la situazione nel Lazio. La Puglia ha fissato un prezzo, che ruota intorno ai 1600 euro, mentre un privato può arrivare a chiederne 3-4mila.

Le parole dell’avvocato Costantini – “Continua ad esserci una discriminazione economica tra le coppie, la stessa rilevata dalla Corte Costituzionale. Al Sud l’offerta è quasi tutta privata, così si continua ad andare all’estero per l’eterologa e a fare le code nelle altre regioni per l’omologa. Ora lo stop. La Toscana ha detto basta alle prestazioni gratuite per chi arriva da regioni che non rimborsano. E ha ragione, il ministro aveva promesso di mettere la pma nei livelli di assistenza. Ma nulla è ancora accaduto” ha dichiarato l’avvocato Maria Paola Costantini, che difende numerose coppie desiderose di avere un bambino.

Fecondazione nella lista dei lea – La situazione appare abbastanza complicata e confusa, con alcune regione che rimborsano solo l’omologa e non l’eterologa e lunghe liste d’attesa. La fecondazione non rientra, ad oggi, nei lea (trattamenti minimi che le regioni sono obbligate a garantire). Nonostante ciò, fino a qualche tempo fa, veniva gestita come se facesse parte di quell’elenco. Tutto ora potrebbe cambiare, esiste una riforma già pronta, manca solo l’approvazione, che modificherebbe la lista di questi trattamenti, lista che andrebbe ad includere anche la fecondazione, sia omologa che eterologa.
emotion
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Messaggio da emotion »

Fecondazione: al Sud si deve pagare!
L'Italia sembra essere spaccata in due quando si parla di fecondazione assistita. Vediamo perché.
L'Italia sembra essere spaccata in due quando si parla di fecondazione assistita. Tra regione e regione le regole cambiano e, se per alcuni è gratuita, altri sono costretti a pagare. Le coppie del Sud rientrano in quest'ultimo gruppo ad esempio.

Nel Sud Italia sono stati bloccati i rimborsi. Ecco che, per la fecondazione eterologa e omologa le coppie sono costrette a pagare. Anche il costo varia e non è uguale per tutti. La soluzione migliore per queste persone, adottata da coloro che vogliono avere un figlio, è di trasferirsi in una Regione dove la fecondazione viene rimborsata.

Si tratta però di una cosa destinata a morire perché molto presto le regioni convenzionate che rimborsano le spese, tra cui Umbria, Lombrardia e Toscana, quando arriveranno persone da altre regioni chiederanno di presentare un figlio che attesti la loro possibilità di ricevere il rimborso. Se non muniti di tale foglio, la loro richiesta verrà respinta o altrimenti potrà essere accettata ma in ogni caso le spese andranno sostenute pienamente.

Chi proviene da un'altra regione quindi, non potrà ottenere il rimborso. Sono gli assessorati delle Regioni che si raccomandano e premono affinché venga accertata la provenienza delle coppie che si recano nei centri per la fecondazione.

Ecco che una persona che vive al Sud, volendo o no dovrà pagare se vuole ottenere la fecondazione. Si noterà probabilmente una “migrazione” di coppie sempre più massiccia verso l'estero, dove sarà possibile in molti casi, come per quanto riguarda la procreazione medicalmente assistita eterologa, un tipo di trattamento migliore.
girasole99
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Messaggio da girasole99 »

E’ illegittima e contraddittoria la delibera della Giunta regionale veneta che dispone il limite di età di 43 anni per la donna che vuole sottoporsi alla PMA eterologa, mentre nel caso di fecondazione omologa tale limite è stabilito fino al 50° anno di età.
Il provvedimento della Regione, che ha diversamente disciplinato il requisito relativo all’età della donna per essere ammessa ai cicli di eterologa, si pone in evidente contrasto sia con la normativa statale che parla solo di età fertile della donna, sia con i principi generali di eguaglianza richiamati dalla Corte Costituzionale che ha abolito il divieto di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo.

Il TAR Veneto – con la pronuncia n. 501 depositata l’8 maggio 2015 – accoglie il ricorso di una coppia che aveva chiesto di sottoporsi al procedimento di fecondazione assistita di tipo eterologo, ma era stata opposta loro la circostanza che la delibera della Giunta regionale veneta, prevede il limite massimo di età della donna di 43 anni.

Il provvedimento amministrativo, secondo i ricorrenti, avrebbe discriminato tra le coppie che si sottopongono alla fecondazione omologa, per il quale è previsto il limite di età di 50 anni, e la coppia che vuole accedere alla fecondazione eterologa, per il quale la delibera prevede il limite del 43° anno di età.
Il TAR Veneto ha accolto il ricorso della coppia.

A seguito della dichiarazione d’incostituzionalità dell’art. 4 della legge n. 40/2004, con la nota pronuncia della Corte Costituzionale n. 162/2014, è stato eliminato il divieto espresso di ricorrere a tecniche di fecondazione artificiale di tipo eterologo.

Ciò non ha creato un vuoto normativo – come precisato dalla giurisprudenza - anche se taluni aspetti devono ancora essere regolamentati, poichè a livello di legislazione primaria, esistono già riferimenti normativi adeguati, ossia la stessa l. n. 40/2004 che disciplina la PMA (Procreazione medicalmente assistita) in generale, ed è quindi direttamente applicabile anche alle tecniche che si avvalgono di donazione di gameti essendo.

Le Regioni sono intervenute con atti amministrativi finalizzati a rendere effettivo l’accesso al percorso. La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, nel settembre 2014, ha approvato un Documento contenente le linee guida da seguire a livello nazionale con precise indicazioni cliniche al fine di inserire la PMA eterologa in quei servizi che lo Stato eroga ai cittadini gratuitamente o previo pagamento di un ticket.

Tuttavia nella delibera che ha recepito le linee guida del Documento, si precisa che per quanto attiene la PMA omologa, si conferma quanto già previsto da una precedente delibera della Giunta regionale del 2011, la quale garantiva la possibilità per la donna di essere sottoposta al processo di fecondazione assistita omologa fino all’età di 50 anni.

Tale disparità di trattamento non è giustificata.

Per quanto riguarda l’età della donna, la norma nazionale (art. 5, legge 40/2004) non da un’indicazione precisa, ma fa riferimento all’età potenzialmente fertile, e ciò deve ritenersi applicabile ad entrambe le tecniche di fecondazione. L’art. 5 della legge, infatti, individua i requisiti soggettivi per poter ricorrere alla PMA, stabilendo che possono accedervi le coppie di maggiorenni di sesso diverso, coniugate o conviventi, in età potenzialmente fertile ed entrambi viventi. Inoltre, a livello scientifico, secondo gli studi effettuati con riferimento all’età fertile, tenendo conto delle complicazioni che possono insorgere in una gravidanza in età eccessivamente avanzata, si suggerisce di praticare la fecondazione assistita su donne di età superiore a 50 anni.

Secondo il TAR, il provvedimento della Regione, che ha diversamente disciplinato il requisito relativo all’età della donna per essere ammessa ai cicli di eterologa, si pone in evidente contrasto sia con la normativa statale (che non fa distinzioni), sia con il principio di eguaglianza ex art. 3 della Costituzione.

Solo un mese prima il TAR Lombardia aveva giudicato legittimo il provvedimento della Regione che prevedeva il ricorso alla PMI eterologa soltanto a pagamento (da 1500 a 4000 euro). Il Consiglio di Stato, tuttavia, con l’ordinanza n. 1486 del 9 aprile 2015, aveva dato ragione ai ricorrenti, ritenendo condivisibile la censura di disparità di trattamento, sotto il profilo economico, tra la PMA omologa e quella eterologa.

Nel provvedimento si fa rilevare che oltre al pregiudizio patrimoniale, c’è il rischio che si verifichi un pregiudizio grave e irreparabile, nell’attesa delle decisioni sui provvedimenti impugnati, per il superamento dell’età fertile della donna, con conseguente violazione di diritti.
lunetta
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Messaggio da lunetta »

Fecondazione assistita all’estero per 4 coppie: rimborsate
BOLOGNA – In Italia fare la fecondazione assistita continua a essere una cosa molto complicata: e così in Emilia Romagna, vista la mancanza di donazioni di gameti, sono almeno quattro le coppie che si sono fatte rimborsare le spese dalla Regione dopo aversi sottoposte all’eterologa all’estero, mentre sono quasi una decina le Regioni che stanno tagliando i rimborsi per le coppie che decidono di ricorrere ai centri pubblici e convenzionati di altre regioni.

A confermare questa situazione è Maria Paola Costantini, avvocato che collabora con Cittadinanzattiva e altre associazioni di pazienti. ”Abbiamo avuto la conferma di quattro coppie, negli ultimi tre mesi che hanno ricevuto il rimborso per aver fatto la fecondazione eterologa all’estero a causa della mancanza di donazioni di gameti in Italia. E questo perché l’Emilia Romagna ha inserito l’eterologa tra le prestazioni a carico del Servizio sanitario regionale, cioè nei suoi livelli essenziali di assistenza (lea)”.

Campania, Sicilia, Puglia, Toscana, le province di Trento e Bolzano, Val d’Aosta, Piemonte e Veneto hanno imposto alle coppie che vogliono andare a fare la procreazione medicalmente assistita (pma) in centri pubblici di altre regioni di chiedere prima l’autorizzazione alla propria asl di residenza. Queto perché nelle regioni in rosso per la sanità non vengono di fatto più date, costringendo le coppie a pagare di tasca propria.

”La Toscana – precisa Costantini – ha inviato a tutti i suoi centri di fecondazione una circolare in cui gli dice di non accogliere più le coppie di regioni in cui la procreazione medicalmente assistita non è inserita nei lea”. Alcune regioni, come Toscana, Veneto, Piemonte e Umbria, hanno inserito la procreazione assistita nei lea, altre no, o per motivi economici, o perché continuano a usare i codici di altre prestazioni sanitarie. ”In sostanza si tratta di prestazioni inappropriate, anche se è un sistema che va avanti da anni – conclude -. Così si crea un problema di rimborsi tra le regioni, che scontano le coppie”.
lunetta
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Eterologa: in Emilia-Romagna 4 coppie rimborsate dopo pma all'estero
Il legale: "Per fecondazione omologa molte Regioni non pagano"
IN ITALIA fare la fecondazione assistita continua a essere sempre complicato, soprattutto se eterologa: in Emilia-Romagna, vista la mancanza di donazioni di gameti, sono almeno quattro le coppie che si sono fatte rimborsare le spese dalla regione dopo aver fatto l'eterologa all'estero, mentre sono quasi una decina le Regioni che stanno tagliando i rimborsi per i neo genitori che decidono di ricorrere ai centri pubblici e convenzionati di altre regioni.

A confermare la notizia è Maria Paola Costantini, avvocato che collabora con Cittadinanzattiva e altre associazioni di pazienti. "Abbiamo avuto la conferma di 4 coppie, negli ultimi 3 mesi - spiega - che hanno ricevuto il rimborso per aver fatto la fecondazione eterologa all'estero data la mancanza di donazioni di gameti in Italia. E questo perché l'Emilia Romagna ha inserito l'eterologa tra le prestazioni a carico del Servizio sanitario regionale, cioè nei suoi Livelli essenziali di assistenza (Lea)".

Più difficile nelle regioni in rosso. Campania, Sicilia, Puglia, Toscana, le province di Trento e Bolzano, Val d'Aosta, Piemonte e Veneto hanno imposto alle coppie, che vogliono andare a fare la procreazione medicalmente assistita (Pma) in centri pubblici di altre regioni, di chiedere prima l'autorizzazione alla propria Asl di residenza. Questo perché nelle Regioni in rosso per la sanità non vengono di fatto più date, costringendo le coppie a pagare di tasca propria. "La Toscana - precisa Costantini - ha inviato a tutti i suoi centri di fecondazione una circolare in cui gli dice di non accogliere più le coppie di regioni in cui la Pma non è inserita nei Lea".

Pma nei Lea. Alcune regioni, come Toscana, Veneto, Piemonte e Umbria, hanno inserito la Pma nei Lea, altre no, o per motivi economici, o perché continuano a usare i codici di altre prestazioni sanitarie. "In sostanza si tratta di prestazioni inappropriate, anche se è un sistema che va avanti da anni - conclude -. Così si crea un problema di rimborsi tra le regioni, che scontano le coppie".

L'Italia. La fecondazione eterologa è una forma di procreazione medicalmente assistita alla quale si ricorre quando uno dei due genitori è sterile e , per arrivare a una gravidanza, occorre usare un gamete, ovulo o spermatozoo, di una terza persone: un donatore. In Italia è molto difficile trovare donatrici di ovuli per la fecondazione eterologa. Per chi decide di donare non è previsto un rimborso e questo sarebbe uno dei motivi del problema. In Spagna, il paese in Europa con maggior numero di donazione di ovociti, è previsto invece un rimborso spese di circa mille euro. Dal punto di vista della paziente, donare è un'operazione complessa: la donna si deve sottoporre a stimolazione con gonadotropine per quattordici giorni e poi il prelievo viene fatto con anestesia in sedazione profonda.

Nel nostro paese, in assenza di donazioni di ovuli, gli ospedali o i centri privati sono costretti ad acquistarli all'estero, dove il costo medio di un solo ovocita si aggira sui 500 euro. Oppure ad indire bandi per l'acquisto a livello regionale. E a volte, per non aspettare, molte donne sterili sono costrette a rivolgersi all'estero.
birba
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Re: ARTICOLI & NEWS

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Procreazione assistita? In Puglia è solo un privilegio per pochi
Lotta all'infertilità, a volte un vero e proprio dramma che molte donne pugliesi sono costrette ad affrontare fuori regione
Lotta all’infertilità, a volte un vero e proprio dramma che molte donne pugliesi sono costrette ad affrontare fuori regione. E che da novembre, se non interverrà per tempo Michele Emiliano, vedranno chiudere, di fatto, anche il centro di Procreazione Medicalmente Assistita (Pma) di Conversano per la scadenza degli incarichi sanitari.

Infatti, a partire dal prossimo mese, resteranno in “carico” alla struttura soltanto un medico dirigente ed un andrologo. Personale del tutto insufficiente per potersi far carico di tutto il lavoro in programma.

“Procreazione medicalmente assistita? In Puglia è un lusso per pochi e i cittadini sono costretti a migrare in altre Regioni, nonostante l’esistenza di strutture specializzate che, come il centro pubblico di Conversano, la nostra Giunta sta costringendo ad una chiusura lenta e silenziosa”.

Ad intervenire sulla situazione di crisi dei centri di Pma in Puglia è il consigliere regionale di Forza Italia, Nino Marmo, che ha depositato un’interrogazione consiliare diretta all’assessore regionale alla Sanità.

“Dopo molti anni dalla chiusura del centro pubblico di Procreazione Medicalmente Assistita dell’IRCCS di Castellana – aggiunge – ha ripreso la sua attività il centro del Presidio Territoriale di Conversano. Una struttura dove a breve è prevista l’istituzione di un moderno ed attrezzato Centro di Procreazione Medicalmente Assistita. Però – c’è un però, come sempre nella sanità targata Pd – a novembre scadranno gli incarichi temporanei di 3 ginecologi, 2 biologi e un addetto all’accoglienza. In pratica, quasi l’intera forza lavoro specializzata del centro e resterebbe solo un dirigente medico responsabile ed uno specialista andrologo. Dove vuole andare a parare la Regione?”

Ad oggi in Puglia ci sono. funzionanti, 2 centri di III livello centro (uno pubblico al Policlinico, uno privato a Bari), 8 centri di II livello centro (4 privati a Molfetta, Barletta, Mesagne e Taranto, 2 privati convenzionati a Bari, Lecce e Brindisi ed 1 pubblico al Di Venere di Carbonara-Bari) e 2 di livello centro I (privato convenzionato al Miulli di Acquaviva e privato a Nardò).

“Peraltro – sottolinea Marmo – il servizio è ridotto anche al Policlinico di Bari perché il reparto è in fase di ristrutturazione. Orbene, stando così le cose, è evidente che gli unici ad avvantaggiarsi della situazione saranno i centri privati della Puglia e le strutture extra regionali… ma non certo i pugliesi! Per questo, interrogo l’assessore alla sanità pugliese, ovvero Michele Emiliano, per sapere se ha intenzione di fare qualcosa per ripristinare un servizio di PMA efficiente. O – conclude Marmo – se intenda restare tranquillamente ad osservatore la migrazione in altre Regioni delle donne che lottano con l’infertilità”.

http://www.pugliain.net/procreazione-as ... per-pochi/
puffetta
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Messaggio da puffetta »

Fecondazione assistita: il sud costretto a pagare la pratica
Una bambina in un cuore composto da siringhe: è di alcune settimane fa l’immagine che ha sconvolto e commosso il Mondo. A ritrarre la propria creatura in una posa ritenuta da alcuni shockante (mentre molti ne hanno capito il vero significato) è stata Angela, una mamma che per poter realizzare il suo sogno è ricorsa alla fecondazione assistita. Per tre anni, la donna ha dovuto iniettarsi i vari farmaci necessari a creare nel suo corpo le condizioni adatte per poter far andare in porto la procedura di fecondazione. Altra storia, altra Nazione: ciò che è facilitato e “normale” nel resto del Mondo sembra essere costellato di ostacoli nella nostra Italia che, da sempre, sembra spaccata in due quando si affronta il tema della fecondazione assistita. Ed a pagarne le spese chi è? Naturalmente il sud!
Quello della fecondazione assistita è un percorso lungo, faticoso ed impegnativo fisicamente, psicologicamente ma anche economicamente. In Italia, alcune Regioni rimborsano le spese relative alla PMA; tra queste Umbria, Lombardia e Toscana. Il Piemonte e la Lombardia, poi, rimborsano solo la fecondazione omologa. Il Lazio ed il Trentino Alto Adige stanno ancora decidendo sul da farsi mentre Calabria, Puglia, Sicilia e Campania hanno detto “stop“.

Naturalmente, le donne del sud sono le più sacrificate, costrette a doversi spostare dalle regioni d’appartenenza (aggiungendo al notevole sforzo fisico anche un consistente sacrificio economico) e non è detto che nel posto in cui scelgano di avviare la procedura di fecondazione assistita possano avere dei rimborsi: alcune regioni inizieranno a chiedere alle coppie venute dal sud di presentare un foglio che attesti la possibilità di ottenere l’agognato rimborso. In base al possesso o meno di tale documento, la Regione “ospitante” deciderà se rimborsare o meno la coppia. I costi della fecondazione in vitro variano, oscillando dai 1.600 euro sino ad arrivare ad oltre 3.000 euro. Per quanto riguarda la fecondazione eterologa, le coppie che hanno necessità di effettuarla ad oggi decidono spesso di spostarsi all’estero.
puffetta
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Re: ARTICOLI & NEWS

Messaggio da puffetta »

Fecondazione eterologa rimborsi e conti in rosso
La polpetta avvelenata della fecondazione eterologa inizia a provocare i suoi effetti. E non stiamo parlando di implicazioni etiche, bensì di più prosaiche ma non meno importanti problematiche di bilancio.

Riassumiamo le basi per capire il punto di arrivo. La fecondazione eterologa si avvale dell’uso di gameti (ovuli e/o spermatozoi) esterni alla coppia che, però, non risultano di facile reperimento. Da un lato, uomini e donne sanno perfettamente che dare le proprie cellule riproduttive vuol dire donare una parte di sé destinata a nascere in un nuovo individuo di cui non si saprà più nulla. Dall’altro, la dazione di gameti, almeno quelli femminili, non è una passeggiata: effettuare prelievi a fresco da donatrici è una procedura invasiva che prevede lunghe stimolazioni ormonali, pick-up dolorosi, sincronizzazione dei tempi con la ricevente e, infine, periodi di riposo. Rari sono coloro che, volontariamente e gratuitamente come prevede la legge, si mettono in ferie e si sottopongono a tale iter.

Ci sarebbe «l’egg-sharing», ovvero il coinvolgimento di donne interessate dalla stessa problematica di infertilità che, mentre si sottopongono al prelievo di propri ovociti per una fecondazione omologa, mettono a disposizione di altre donne quelli sovrannumerari e non utilizzati. Ma anche qui l’adesione è scarsa. Vuoi per quanto già elencato sopra, vuoi per i paletti molto stringenti riguardo l’età delle donatrici che deve essere inferiore ai 35 anni. Il problema è che non solo l’età media di chi si sottopone alla Pma è aumentata, ma nell’impossibilità di sapere in anticipo quali ovociti saranno migliori di altri, le poche pazienti con le caratteristiche giuste si fermano, chiedendosi se stanno cedendo a un’altra le loro chances di riuscita.
http://www.ecodibergamo.it/stories/Sant ... 147163_11/
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