IL PARTO naturale o cesareo?
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
E’ PODALICO: SI PUò PARTORIRE NATURALMENTE?
Il bambino nel pancione è a testa in su. Come comportarsi?
Hai saputo che il bimbo nel pancione è podalico ma ti piacerebbe partorire naturalmente. Come comportarti?
Secondo le linee guida nazionali, quando il feto è in una posizione anomala (in questo caso opposta a quella fisiologica) si richiede un intervento chirurgico con taglio cesareo.
Il problema principale del parto podalico è che l’ultima parte a uscire dal corpo materno, dopo gli arti inferiori e il tronco, è la testa del bambino: il cordone ombelicale, che connette il feto con la placenta, potrebbe rimanere compresso tra il bacino materno e la testolina, provocando una sofferenza fetale, ragione per cui di solito si consiglia di procedere al parto cesareo.
Questo però non succede se il parto avviene in epoca precoce, ad esempio al 7° mese, e la donna si presenta in ospedale a dilatazione dell’utero avanzata o completa: in tal caso viene semplicemente assistita, perché la ridotta dimensione della testa del bambino riduce il rischio di compressione del cordone ombelicale.
Comunque, se una donna desidera fortemente evitare il cesareo, può parlarne con l’ostetrica o il ginecologo e, dopo essersi informata su tutti i rischi del parto podalico, i benefici e le possibili complicazioni, può prendere una decisione che vada nel senso di un parto naturale, provando a far girare il bambino con una manovra manuale eseguita da un medico esperto.
Il bambino nel pancione è a testa in su. Come comportarsi?
Hai saputo che il bimbo nel pancione è podalico ma ti piacerebbe partorire naturalmente. Come comportarti?
Secondo le linee guida nazionali, quando il feto è in una posizione anomala (in questo caso opposta a quella fisiologica) si richiede un intervento chirurgico con taglio cesareo.
Il problema principale del parto podalico è che l’ultima parte a uscire dal corpo materno, dopo gli arti inferiori e il tronco, è la testa del bambino: il cordone ombelicale, che connette il feto con la placenta, potrebbe rimanere compresso tra il bacino materno e la testolina, provocando una sofferenza fetale, ragione per cui di solito si consiglia di procedere al parto cesareo.
Questo però non succede se il parto avviene in epoca precoce, ad esempio al 7° mese, e la donna si presenta in ospedale a dilatazione dell’utero avanzata o completa: in tal caso viene semplicemente assistita, perché la ridotta dimensione della testa del bambino riduce il rischio di compressione del cordone ombelicale.
Comunque, se una donna desidera fortemente evitare il cesareo, può parlarne con l’ostetrica o il ginecologo e, dopo essersi informata su tutti i rischi del parto podalico, i benefici e le possibili complicazioni, può prendere una decisione che vada nel senso di un parto naturale, provando a far girare il bambino con una manovra manuale eseguita da un medico esperto.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
COME RIDURRE I DOLORI DEL PARTO?
Dubbi sul parto: vuoi un parto naturale ma hai paura di soffrire troppo?
Vorresti un parto naturale ma temi di soffrire durante il travaglio? Ecco le strategie più efficaci per ridurre il dolore.
Se la futura mamma ha accanto a sé un’ostetrica nel travaglio, e già nel corso della gravidanza sa che potrà contare su questa presenza, avrà un miglior controllo nella percezione del dolore.
Ci sono poi metodiche naturali, non medicalizzate, tra cui la possibilità di camminare e di assumere posizioni antalgiche, cioè che aiutino a ridurre il dolore. Si può scegliere di affrontare il travaglio in acqua o agevolandosi con presidi come la palla o lo sgabello, che aiutano a sopportare la sofferenza in modo attivo.
Naturalmente, se prima del parto sono state eseguite tutte le analisi necessarie, si può chiedere l’anestesia epidurale. In tal caso non sarà più un parto naturale, bensì medicalizzato. Questo non significa che non si partorirà per vie naturali, ma che ci saranno fleboclisi, un controllo del battito più serrato e un periodo di travaglio più lungo.
Non ci sono controindicazioni per il bambino, mentre la mamma potrebbe avere un po’ di cefalea se venisse accidentalmente forata la dura madre (parte più esterna delle meningi). L’effetto dell’anestesia è però soggettivo e non tutte le donne lo percepiscono allo stesso modo.
Comunque, si può provare a iniziare il parto in modo naturale, per capire se il dolore del travaglio è davvero insopportabile e se si riesce ad affrontarlo con tecniche naturali. Nel caso si riveli troppo forte, si può richiedere in un secondo momento l’intervento di anestesia epidurale.
Dubbi sul parto: vuoi un parto naturale ma hai paura di soffrire troppo?
Vorresti un parto naturale ma temi di soffrire durante il travaglio? Ecco le strategie più efficaci per ridurre il dolore.
Se la futura mamma ha accanto a sé un’ostetrica nel travaglio, e già nel corso della gravidanza sa che potrà contare su questa presenza, avrà un miglior controllo nella percezione del dolore.
Ci sono poi metodiche naturali, non medicalizzate, tra cui la possibilità di camminare e di assumere posizioni antalgiche, cioè che aiutino a ridurre il dolore. Si può scegliere di affrontare il travaglio in acqua o agevolandosi con presidi come la palla o lo sgabello, che aiutano a sopportare la sofferenza in modo attivo.
Naturalmente, se prima del parto sono state eseguite tutte le analisi necessarie, si può chiedere l’anestesia epidurale. In tal caso non sarà più un parto naturale, bensì medicalizzato. Questo non significa che non si partorirà per vie naturali, ma che ci saranno fleboclisi, un controllo del battito più serrato e un periodo di travaglio più lungo.
Non ci sono controindicazioni per il bambino, mentre la mamma potrebbe avere un po’ di cefalea se venisse accidentalmente forata la dura madre (parte più esterna delle meningi). L’effetto dell’anestesia è però soggettivo e non tutte le donne lo percepiscono allo stesso modo.
Comunque, si può provare a iniziare il parto in modo naturale, per capire se il dolore del travaglio è davvero insopportabile e se si riesce ad affrontarlo con tecniche naturali. Nel caso si riveli troppo forte, si può richiedere in un secondo momento l’intervento di anestesia epidurale.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
IL PARTO INDOTTO
E' un parto medicalizzato che si verifica in seguito a un travaglio stimolato artificialmente
È un parto medicalizzato: si verifica in seguito a un travaglio stimolato artificialmente con sostanze chimiche o manovre ostetriche, che inducono il collo dell’utero ad accorciarsi e poi a contrarsi. Una volta iniziato, il travaglio tende a procedere più velocemente del normale e con contrazioni più forti. Per l’intera durata, viene quindi tenuto sotto stretto controllo medico.
La prassi: il giorno stabilito la mamma viene ricoverata in ospedale e le viene applicato in vagina, ogni sei-otto ore, un gel formulato con prostaglandine, sostanze responsabili dell’avvio e del mantenimento del travaglio. Il farmaco è quindi in grado di modificare il collo dell’utero e di indurre l’inizio del travaglio, favorendo la comparsa delle contrazioni.
Va premesso che, perché questo accada, possono essere necessarie più applicazioni di gel e sono molti i casi in cui il periodo di degenza prima del parto dura anche uno o due giorni.
Se il gel non è sufficiente per indurre il travaglio, l’ostetrica di turno pratica l’amnioressi, ossia la rottura del sacco amniotico e comincia la somministrazione di ossitocina tramite flebo, al fine di stimolare e mantenere le contrazioni. Non è raro che alla fine di questo lungo e spesso doloroso percorso si riesca a evitare il parto operativo oppure il parto cesareo: si calcola che nella metà dei casi, l’utero non risponda alla stimolazione farmacologica.
Nella maggior parte dei casi si pratica l’induzione del travaglio quando la futura mamma ha superato il termine dell’attesa, cioè 41 settimane e mezza (stabilite ecograficamente). Ma vi si ricorre di solito anche in tutte le situazioni che sconsigliano o impediscono il proseguimento della gravidanza, come gestosi (si manifesta con ipertensione, gonfiori e perdita di proteine nelle urine), diabete o gravidanza gemellare. È invece controindicata se la nascita si rende necessaria prima della 36ª settimana (in questo caso, si pratica il cesareo).
E' un parto medicalizzato che si verifica in seguito a un travaglio stimolato artificialmente
È un parto medicalizzato: si verifica in seguito a un travaglio stimolato artificialmente con sostanze chimiche o manovre ostetriche, che inducono il collo dell’utero ad accorciarsi e poi a contrarsi. Una volta iniziato, il travaglio tende a procedere più velocemente del normale e con contrazioni più forti. Per l’intera durata, viene quindi tenuto sotto stretto controllo medico.
La prassi: il giorno stabilito la mamma viene ricoverata in ospedale e le viene applicato in vagina, ogni sei-otto ore, un gel formulato con prostaglandine, sostanze responsabili dell’avvio e del mantenimento del travaglio. Il farmaco è quindi in grado di modificare il collo dell’utero e di indurre l’inizio del travaglio, favorendo la comparsa delle contrazioni.
Va premesso che, perché questo accada, possono essere necessarie più applicazioni di gel e sono molti i casi in cui il periodo di degenza prima del parto dura anche uno o due giorni.
Se il gel non è sufficiente per indurre il travaglio, l’ostetrica di turno pratica l’amnioressi, ossia la rottura del sacco amniotico e comincia la somministrazione di ossitocina tramite flebo, al fine di stimolare e mantenere le contrazioni. Non è raro che alla fine di questo lungo e spesso doloroso percorso si riesca a evitare il parto operativo oppure il parto cesareo: si calcola che nella metà dei casi, l’utero non risponda alla stimolazione farmacologica.
Nella maggior parte dei casi si pratica l’induzione del travaglio quando la futura mamma ha superato il termine dell’attesa, cioè 41 settimane e mezza (stabilite ecograficamente). Ma vi si ricorre di solito anche in tutte le situazioni che sconsigliano o impediscono il proseguimento della gravidanza, come gestosi (si manifesta con ipertensione, gonfiori e perdita di proteine nelle urine), diabete o gravidanza gemellare. È invece controindicata se la nascita si rende necessaria prima della 36ª settimana (in questo caso, si pratica il cesareo).
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
PARTO NATURALE O CESAREO?
Molte donne pensano al naturale ma fanno il cesareo. Perché?
Quattro donne su dieci in Italia partoriscono con parto cesareo. Otto su dieci, però, dichiarano di desiderare il parto naturale, in base ai risultati di un sondaggio condotto da O.N.Da in collaborazione con il settimanale Io Donna e il Dipartimento di salute materno infantile dell’OMS.
Delle mille donne coinvolte, con un’età compresa fra i 20 e i 40 anni (di cui il 53.7% già mamma e il 46.2% in attesa di diventarlo), l’80% dichiara di preferire il parto naturale.
Le motivazioni per cui sono orientate a questa modalità sono: non perdere le prime ore di vita del bambino, avere il compagno al proprio fianco e allattare con più facilità. Inoltre: un’ospedalizzazione più breve, un recupero fisico più veloce, meno dolore post operatorio, gravidanze future illimitate e l’assenza di cicatrici.
Quali sono, invece, le motivazioni delle 200 donne che hanno dichiarato di preferire il cesareo?
Il timore del dolore per sé, l’idea che il bambino soffra di meno e un senso di maggiore sicurezza. E ancora: poter pianificare la data della nascita e l’idea di poter ritornare più rapidamente ad una normale vita sessuale.
Come la pensano gli esperti in proposito?
Quanto alla paura del dolore, “garantire l’accesso all’epidurale a tutte le donne potrebbe contribuire a limitare il numero dei cesarei non giustificati da ragioni mediche”, osserva Mario Merialdi, Coordinatore dell’Unità di Salute Materna e Perinatale e del Dipartimento di Salute e Ricerca Riproduttiva dell’OMS.
Le altre motivazioni che spiegano la propensione verso il cesareo sono del tutto discutibili secondo Massimo Candiani, Primario della Ginecologia e Ostetricia della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor .
“Il parto cesareo non è più sicuro di quello naturale, non è vero che il bambino soffre di meno e non permette di tornare a una buona vita sessuale più in fretta”, dice l’esperto.
Nel nostro Paese il 40% dei parti avviene con il taglio cesareo (uno dei dati più alti in Europa): troppo?
Le soglie indicate dall’OMS (15% di cesarei) e dal ministero della Salute (20%), sarebbero, secondo l’esperto, “da rivedere e da aggiornare, ma comunque indicative”. La cosa migliore, comunque, dice Candiani, sarebbe valutare caso per caso la vera necessità di ricorrere al cesareo.
“Vanno considerati i cambiamenti di costume avvenuti negli ultimi 20 o 30 anni.
Oggi le donne, rispetto al passato, si avviano alla maternità intorno ai 40 anni, con conseguenti difficoltà fisiologiche e biologiche che un parto in età matura porta con sé, essendo più esposte a problematiche di endometriosi, fibromi uterini o di fertilità che spesso impongono il ricorso alla procreazione medico assistita, che di per sé è già indicazione al taglio cesareo”.
È necessario quindi distinguere tra coloro che liberamente scelgono questa modalità di parto e coloro che necessitano di tagli cesarei ‘elettivi’ a causa di interventi di chirurgia conservativa, malformazioni dell’utero e a seguito di procreazione medico assistita.
A ciò si aggiungano le differenze esistenti tra Nord e Sud o le differenze nel numero di tagli cesarei effettuati in strutture pubbliche e private e nei centri dotati di unità operative complesse”.
Molte donne pensano al naturale ma fanno il cesareo. Perché?
Quattro donne su dieci in Italia partoriscono con parto cesareo. Otto su dieci, però, dichiarano di desiderare il parto naturale, in base ai risultati di un sondaggio condotto da O.N.Da in collaborazione con il settimanale Io Donna e il Dipartimento di salute materno infantile dell’OMS.
Delle mille donne coinvolte, con un’età compresa fra i 20 e i 40 anni (di cui il 53.7% già mamma e il 46.2% in attesa di diventarlo), l’80% dichiara di preferire il parto naturale.
Le motivazioni per cui sono orientate a questa modalità sono: non perdere le prime ore di vita del bambino, avere il compagno al proprio fianco e allattare con più facilità. Inoltre: un’ospedalizzazione più breve, un recupero fisico più veloce, meno dolore post operatorio, gravidanze future illimitate e l’assenza di cicatrici.
Quali sono, invece, le motivazioni delle 200 donne che hanno dichiarato di preferire il cesareo?
Il timore del dolore per sé, l’idea che il bambino soffra di meno e un senso di maggiore sicurezza. E ancora: poter pianificare la data della nascita e l’idea di poter ritornare più rapidamente ad una normale vita sessuale.
Come la pensano gli esperti in proposito?
Quanto alla paura del dolore, “garantire l’accesso all’epidurale a tutte le donne potrebbe contribuire a limitare il numero dei cesarei non giustificati da ragioni mediche”, osserva Mario Merialdi, Coordinatore dell’Unità di Salute Materna e Perinatale e del Dipartimento di Salute e Ricerca Riproduttiva dell’OMS.
Le altre motivazioni che spiegano la propensione verso il cesareo sono del tutto discutibili secondo Massimo Candiani, Primario della Ginecologia e Ostetricia della Fondazione San Raffaele del Monte Tabor .
“Il parto cesareo non è più sicuro di quello naturale, non è vero che il bambino soffre di meno e non permette di tornare a una buona vita sessuale più in fretta”, dice l’esperto.
Nel nostro Paese il 40% dei parti avviene con il taglio cesareo (uno dei dati più alti in Europa): troppo?
Le soglie indicate dall’OMS (15% di cesarei) e dal ministero della Salute (20%), sarebbero, secondo l’esperto, “da rivedere e da aggiornare, ma comunque indicative”. La cosa migliore, comunque, dice Candiani, sarebbe valutare caso per caso la vera necessità di ricorrere al cesareo.
“Vanno considerati i cambiamenti di costume avvenuti negli ultimi 20 o 30 anni.
Oggi le donne, rispetto al passato, si avviano alla maternità intorno ai 40 anni, con conseguenti difficoltà fisiologiche e biologiche che un parto in età matura porta con sé, essendo più esposte a problematiche di endometriosi, fibromi uterini o di fertilità che spesso impongono il ricorso alla procreazione medico assistita, che di per sé è già indicazione al taglio cesareo”.
È necessario quindi distinguere tra coloro che liberamente scelgono questa modalità di parto e coloro che necessitano di tagli cesarei ‘elettivi’ a causa di interventi di chirurgia conservativa, malformazioni dell’utero e a seguito di procreazione medico assistita.
A ciò si aggiungano le differenze esistenti tra Nord e Sud o le differenze nel numero di tagli cesarei effettuati in strutture pubbliche e private e nei centri dotati di unità operative complesse”.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
bhe se scegli di partorire senza epidurale devi anche essere pronta a qlk cosa...è una scelta per cui tutto quello che ne è stato l'ho vissuto positivamente...
per il resto...io sn del parere che una persona che sceglie il cesareo PER SCELTA SOLO PERCHE GLI FA COMODO sia solo un egoista perche se nn ci sn complicazioni per cui è necessario per mamma ma soprattutto per il bambino come spesso capita è solo controproducente 1 perche è un intervento e 2 perche con un parto naturale senza complicazioni il bambino ne trova solo giovamento..durante le contrazioni vengono in un certo senso schiacciati i polmoni in modo che fuoriesca il liquido rimasto vedasi che dopo il cesareo asprirano il nasino ai bimbi con il sondino mentre per il naturale nn avviene....
ovviamente sn del parere che in primis viene il bene del bambino naturale o cesareo che sia e per qst dico che un cesareo fatto solo perche ''nn voglio sentire dolore e lo voglio bello pronto'' sia sbagliato..esiste l'epidurale se nn si vuole sentire dolore si fa quella...a volte fare un cesareo nn necessario puo essere pericoloso..
per il resto...io sn del parere che una persona che sceglie il cesareo PER SCELTA SOLO PERCHE GLI FA COMODO sia solo un egoista perche se nn ci sn complicazioni per cui è necessario per mamma ma soprattutto per il bambino come spesso capita è solo controproducente 1 perche è un intervento e 2 perche con un parto naturale senza complicazioni il bambino ne trova solo giovamento..durante le contrazioni vengono in un certo senso schiacciati i polmoni in modo che fuoriesca il liquido rimasto vedasi che dopo il cesareo asprirano il nasino ai bimbi con il sondino mentre per il naturale nn avviene....
ovviamente sn del parere che in primis viene il bene del bambino naturale o cesareo che sia e per qst dico che un cesareo fatto solo perche ''nn voglio sentire dolore e lo voglio bello pronto'' sia sbagliato..esiste l'epidurale se nn si vuole sentire dolore si fa quella...a volte fare un cesareo nn necessario puo essere pericoloso..
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
semplicemente perche qnd nn è necessario per complicazioni puo essere pericoloso e poi con un naturale il bambino viene preparato per la nuova vita...ragazze qst nn signiica che fare il cesareo fa male al bambino anche qnd nn ce ne bisogno ma penso che ogni madre voglia il meglio per lui.....
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
È vero, il cesareo è molto più traumatico per il bambino, che non ha tempo di abituarsi al nuovo ambiente e alla nuova respirazione lungo il canale del parto.
E come ogni operazione in anestesia, esistono dei rischi, anche se la percentuale sarà certamente molto ridotta oggi, ma perché andarseli a cercare?
LA mia vicina di letto aveva fatto prima 2 parti naturali, di cui uno gemellare, e infine il cesareo. Continuava a dirci "beate voi che avete potuto fare il parto naturale!" (questo il primo giorno, poi ovviamente si è ripresa anche lei). E il ginecologo le disse: "lo dica a quelle vips che fanno tutte il cesareo solo per far vedere che hanno tanti soldi!"
Ma secondo voi perché le "vips" tipo Victoria Beckham e compagnia bella fanno direttamente il cesareo? Forse perché non si allarghi il bacino?
E come ogni operazione in anestesia, esistono dei rischi, anche se la percentuale sarà certamente molto ridotta oggi, ma perché andarseli a cercare?
LA mia vicina di letto aveva fatto prima 2 parti naturali, di cui uno gemellare, e infine il cesareo. Continuava a dirci "beate voi che avete potuto fare il parto naturale!" (questo il primo giorno, poi ovviamente si è ripresa anche lei). E il ginecologo le disse: "lo dica a quelle vips che fanno tutte il cesareo solo per far vedere che hanno tanti soldi!"
Ma secondo voi perché le "vips" tipo Victoria Beckham e compagnia bella fanno direttamente il cesareo? Forse perché non si allarghi il bacino?
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
IL PARTO PILOTATO: UNA TIPOLOGIA DI PARTO INDOTTO
Quando la futura mamma stabilisce la data
Vi si ricorre quando è la futura mamma a stabilire la data (in certi casi persino la durata!) del parto. Si tratta di un parto indotto e guidata farmacologicamente senza che vi siano reali indicazioni cliniche, ma, appunto, per una richiesta materna o per necessità organizzative. Spesso si pratica anche l’analgesia epidurale, utilizzata insieme all’ossitocina per accelerare la nascita.
Eventuali complicanze non possono essere escluse, dal momento che non vengono rispettati i tempi naturali della gravidanza e del travaglio. Ed è più frequente, quindi, il ricorso al parto operativo oppure al parto cesareo.
Quando la futura mamma stabilisce la data
Vi si ricorre quando è la futura mamma a stabilire la data (in certi casi persino la durata!) del parto. Si tratta di un parto indotto e guidata farmacologicamente senza che vi siano reali indicazioni cliniche, ma, appunto, per una richiesta materna o per necessità organizzative. Spesso si pratica anche l’analgesia epidurale, utilizzata insieme all’ossitocina per accelerare la nascita.
Eventuali complicanze non possono essere escluse, dal momento che non vengono rispettati i tempi naturali della gravidanza e del travaglio. Ed è più frequente, quindi, il ricorso al parto operativo oppure al parto cesareo.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
IL PARTO EPIDURALE: FA MALE?
La partoanalgesia ha lo scopo di ridurre il dolore della fase dilatante del travaglio e può contribuire al benessere materno-fetale
In termini tecnici si chiama partoanalgesia e ha lo scopo di ridurre il dolore della fase dilatante del travaglio. Prevede il posizionamento di un sondino a livello della colonna vertebrale, all’altezza del tratto lombare, attraverso il quale l’anestesista somministra gradualmente una combinazione di anestetici locali.
L’effetto è analgesico e non anestetico: viene perciò ridotto il dolore ma non la possibilità di movimento. Nel giro di 15-20 minuti, la futura mamma percepisce una netta diminuzione del dolore, pur mantenendo la capacità di muoversi. Se l’anestesia del parto epidurale è stata ben dosata, il suo effetto si modula prima che inizi la fase espulsiva, in modo da permettere alla donna di assecondare le spinte.
Il sondino viene posizionato una volta raggiunti i 3-4 centimetri di dilatazione del collo dell’utero. Dapprima la mamma viene visitata e il suo battuto e la sua pressione vengono monitorati. Quindi, l’anestesista la invita a rannicchiarsi sul fianco (oppure a mettersi seduta, piegata in avanti), per inserire il catetere tra gli spazi vertebrali lombari.
Dopo l’inoculazione dell’analgesico, il travaglio prosegue ‘sotto controllo medico’: possono, infatti, essere necessarie, per favorire la dinamica del parto, nuove dosi o alcune ‘correzioni’ farmacologiche, come la somministrazione per via venosa di ossitocina, l’ormone che stimola le contrazioni dell’utero, rendendo più veloce il parto.
Se si decide di ricorrere al parto epidurale, alcune settimane prima della data presunta è necessario sottoporsi a una visita anestesiologica e a esami del sangue mirati. Le controindicazioni sono limitate ad alcune complicanze della gravidanza.
L’iniezione non può essere praticata, per esempio, nei casi in cui il parto si deve effettuare in condizioni di emergenza; l’epidurale è off limit anche in caso di assunzione di particolari farmaci (come gli anticoagulanti) e in presenza di patologie precedenti, come problemi di coagulazione oppure infezioni.
L’analgesia epidurale può contribuire al benessere materno-fetale, perché diminuisce lo stress dell’evento. Ma può anche comportare alcune complicazioni: la più diffusa (ma la percentuale non supera il 3 per cento dei casi) è la cefalea. Complicanze più gravi (come paralisi o danni neurologici permanenti) sono molto rare.
La partoanalgesia ha lo scopo di ridurre il dolore della fase dilatante del travaglio e può contribuire al benessere materno-fetale
In termini tecnici si chiama partoanalgesia e ha lo scopo di ridurre il dolore della fase dilatante del travaglio. Prevede il posizionamento di un sondino a livello della colonna vertebrale, all’altezza del tratto lombare, attraverso il quale l’anestesista somministra gradualmente una combinazione di anestetici locali.
L’effetto è analgesico e non anestetico: viene perciò ridotto il dolore ma non la possibilità di movimento. Nel giro di 15-20 minuti, la futura mamma percepisce una netta diminuzione del dolore, pur mantenendo la capacità di muoversi. Se l’anestesia del parto epidurale è stata ben dosata, il suo effetto si modula prima che inizi la fase espulsiva, in modo da permettere alla donna di assecondare le spinte.
Il sondino viene posizionato una volta raggiunti i 3-4 centimetri di dilatazione del collo dell’utero. Dapprima la mamma viene visitata e il suo battuto e la sua pressione vengono monitorati. Quindi, l’anestesista la invita a rannicchiarsi sul fianco (oppure a mettersi seduta, piegata in avanti), per inserire il catetere tra gli spazi vertebrali lombari.
Dopo l’inoculazione dell’analgesico, il travaglio prosegue ‘sotto controllo medico’: possono, infatti, essere necessarie, per favorire la dinamica del parto, nuove dosi o alcune ‘correzioni’ farmacologiche, come la somministrazione per via venosa di ossitocina, l’ormone che stimola le contrazioni dell’utero, rendendo più veloce il parto.
Se si decide di ricorrere al parto epidurale, alcune settimane prima della data presunta è necessario sottoporsi a una visita anestesiologica e a esami del sangue mirati. Le controindicazioni sono limitate ad alcune complicanze della gravidanza.
L’iniezione non può essere praticata, per esempio, nei casi in cui il parto si deve effettuare in condizioni di emergenza; l’epidurale è off limit anche in caso di assunzione di particolari farmaci (come gli anticoagulanti) e in presenza di patologie precedenti, come problemi di coagulazione oppure infezioni.
L’analgesia epidurale può contribuire al benessere materno-fetale, perché diminuisce lo stress dell’evento. Ma può anche comportare alcune complicazioni: la più diffusa (ma la percentuale non supera il 3 per cento dei casi) è la cefalea. Complicanze più gravi (come paralisi o danni neurologici permanenti) sono molto rare.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
IL PARTO NATURALE IN ACQUA
Permette al piccolo di ‘scivolare’ dal liquido amniotico nell’acqua calda della vasca
Sembrava una moda passeggera, invece si è rivelata sempre più una realtà consolidata. Come si svolge il parto in acqua?
Quando il collo dell’utero ha raggiunto una dilatazione di 3-5 centimetri, la futura mamma si accomoda in un’apposita vasca (ne esistono alcune con un portellone per agevolare l’ingresso e l’uscita) colma di acqua calda. E lì dà alla luce il proprio bimbo.
Viene considerata una tecnica di parto dolce, perché permette al piccolo di ‘scivolare’ dal liquido amniotico in cui era immerso nel ventre materno direttamente nell’acqua calda della vasca. Al bebé viene evitato, in questo modo, il brusco passaggio dal pancione all’ambiente esterno.
In più, l’immersione in acqua permette alla mamma di ridurre ansia, paura e dolore. La permanenza in questo elemento, infatti, determina il rilassamento della muscolatura e la maggiore distensione favorisce la produzione spontanea di endorfine, gli ormoni del piacere, che si contrappongono all’adrenalina prodotta in situazioni di ansia e paura.
L’andamento del travaglio viene monitorato, con apparecchi che funzionano sott’acqua, fino al momento della nascita. Grazie al diving reflex (riflesso d’immersione), il neonato inizia a respirare soltanto quando entra in contatto con l’aria.
È una tecnica consigliata a tutte le mamme, soprattutto a quelle al primo parto, perché riduce di circa un’ora e mezza i tempi della fase dilatante.
È invece controindicato in caso di sospetta sofferenza fetale: in presenza di liquido amniotico tinto e quando il tracciato cardiotocografico (che registra il battito cardiaco del bimbo) rileva una patologia. Niente nascita in acqua anche per chi ha una gravidanza gemellare, se il piccolo è podalico (si presenta al canale del parto con i piedi o il sederino) e nei parti prematuri. Non possono ricorrervi, inoltre, le mamme che hanno avuto una gravidanza a rischio.
Permette al piccolo di ‘scivolare’ dal liquido amniotico nell’acqua calda della vasca
Sembrava una moda passeggera, invece si è rivelata sempre più una realtà consolidata. Come si svolge il parto in acqua?
Quando il collo dell’utero ha raggiunto una dilatazione di 3-5 centimetri, la futura mamma si accomoda in un’apposita vasca (ne esistono alcune con un portellone per agevolare l’ingresso e l’uscita) colma di acqua calda. E lì dà alla luce il proprio bimbo.
Viene considerata una tecnica di parto dolce, perché permette al piccolo di ‘scivolare’ dal liquido amniotico in cui era immerso nel ventre materno direttamente nell’acqua calda della vasca. Al bebé viene evitato, in questo modo, il brusco passaggio dal pancione all’ambiente esterno.
In più, l’immersione in acqua permette alla mamma di ridurre ansia, paura e dolore. La permanenza in questo elemento, infatti, determina il rilassamento della muscolatura e la maggiore distensione favorisce la produzione spontanea di endorfine, gli ormoni del piacere, che si contrappongono all’adrenalina prodotta in situazioni di ansia e paura.
L’andamento del travaglio viene monitorato, con apparecchi che funzionano sott’acqua, fino al momento della nascita. Grazie al diving reflex (riflesso d’immersione), il neonato inizia a respirare soltanto quando entra in contatto con l’aria.
È una tecnica consigliata a tutte le mamme, soprattutto a quelle al primo parto, perché riduce di circa un’ora e mezza i tempi della fase dilatante.
È invece controindicato in caso di sospetta sofferenza fetale: in presenza di liquido amniotico tinto e quando il tracciato cardiotocografico (che registra il battito cardiaco del bimbo) rileva una patologia. Niente nascita in acqua anche per chi ha una gravidanza gemellare, se il piccolo è podalico (si presenta al canale del parto con i piedi o il sederino) e nei parti prematuri. Non possono ricorrervi, inoltre, le mamme che hanno avuto una gravidanza a rischio.