Svezzamento
Re: Svezzamento
Così diventano più digeribili
Il consumo di quantità rilevanti di legumi tende a provocare sviluppo di gas intestinali o altri disturbi di tipo digestivo. Ciò dipende dalla presenza in questi vegetali di alcuni carboidrati che non vengono eliminati con la cottura e non possono essere digeriti in quanto nel nostro intestino mancano gli enzimi necessari ad attaccarli. La loro digeribilità migliora se sono privati della buccia e dopo una cottura prolungata: in particolare nei bambini la cellulosa presente nella buccia esterna tende a determinare, nel corso dello svezzamento, meteorismo e diarrea, inconvenienti che possono essere evitati appunto eliminando la buccia e passando i legumi cotti facendone delle puree.
Le caratteristiche nutritive
Fagioli Il loro contenuto proteico medio va dal 2 per cento dei fagiolini, al 6,5 per cento dei fagioli freschi e al 23,5 per cento dei fagioli secchi che rappresentano anche una buona fonte di calcio, potassio e ferro;
Lenticchie Vantano un contenuto particolarmente elevato di proteine (25 per cento) e di glucidi (carboidrati) oltre che discrete quantità di fosforo, calcio, potassio e ferro;
Ceci Sono caratterizzati da un contenuto proteico leggermente inferiore a quello delle lenticchie e dei fagioli secchi ma sono più ricchi di grassi e ciò eleva il loro valore energetico e li rende più morbidi;
Piselli Quelli freschi contengono circa il 7 per cento di proteine che arrivano al 21 per cento in quelli secchi. Notevole il contenuto di potassio, fosforo e vitamina B1.
Il consumo di quantità rilevanti di legumi tende a provocare sviluppo di gas intestinali o altri disturbi di tipo digestivo. Ciò dipende dalla presenza in questi vegetali di alcuni carboidrati che non vengono eliminati con la cottura e non possono essere digeriti in quanto nel nostro intestino mancano gli enzimi necessari ad attaccarli. La loro digeribilità migliora se sono privati della buccia e dopo una cottura prolungata: in particolare nei bambini la cellulosa presente nella buccia esterna tende a determinare, nel corso dello svezzamento, meteorismo e diarrea, inconvenienti che possono essere evitati appunto eliminando la buccia e passando i legumi cotti facendone delle puree.
Le caratteristiche nutritive
Fagioli Il loro contenuto proteico medio va dal 2 per cento dei fagiolini, al 6,5 per cento dei fagioli freschi e al 23,5 per cento dei fagioli secchi che rappresentano anche una buona fonte di calcio, potassio e ferro;
Lenticchie Vantano un contenuto particolarmente elevato di proteine (25 per cento) e di glucidi (carboidrati) oltre che discrete quantità di fosforo, calcio, potassio e ferro;
Ceci Sono caratterizzati da un contenuto proteico leggermente inferiore a quello delle lenticchie e dei fagioli secchi ma sono più ricchi di grassi e ciò eleva il loro valore energetico e li rende più morbidi;
Piselli Quelli freschi contengono circa il 7 per cento di proteine che arrivano al 21 per cento in quelli secchi. Notevole il contenuto di potassio, fosforo e vitamina B1.
Re: Svezzamento
Frutta: vitamine e fibre per lo svezzamento
La frutta è indispensabile per l'alimentazione del piccolo, in quanto è ricca di sostanze utili per la crescita, come le vitamine, i sali minerali e le fibre. Per questo può fare il suo ingresso già all'inizio dello svezzamento, nella fase di passaggio dal seno al cucchiaino
Frutta: vitamine e fibre per lo svezzamento
Contiene tante vitamine
Le vitamine svolgono diverse funzioni fondamentali per l’organismo: anzitutto, assicurano la corretta assimilazione delle proteine, dei grassi e degli zuccheri. Inoltre, regolano e coordinano le varie attività delle cellule. Sono così preziose che ne bastano piccolissime dosi: per alcune vitamine, infatti, il fabbisogno è di pochi milligrammi, per altre addirittura di alcuni milionesimi di grammo.
Ogni vitamina è importante e ciascuna svolge uno specifico ruolo. All’organismo in crescita del bambino, però, non deve mai mancare la vitamina C, presente soprattutto negli agrumi e nei kiwi. Questa sostanza, infatti, oltre ad aumentare la resistenza del sistema di difesa del piccolo, è indispensabile per la protezione delle membrane cellulari e per l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo. Fondamentale è anche il ruolo della vitamina A e del betacarotene (un precursore della vitamina) per la salute della pelle, degli occhi e delle mucose e per rinforzare le ossa e i denti. Sotto forma di betacarotene, la vitamina A è contenuta soprattutto nell’albicocca e in generale nella frutta di colore giallo-arancio, come la pesca.
Fornisce sali minerali
La frutta è ricca anche di sali minerali, indispensabili per l’organismo in quanto regolano la maggior parte delle sue funzioni. Il calcio e il fosforo partecipano alla costruzione di ossa e denti; il ferro è utile per la formazione dei globuli rossi del sangue; il sodio e il potassio regolano l’equilibrio idrosalino (tra sali e liquidi) dell’organismo.
È ricca di fibre
Queste sostanze non vengono assorbite dall’organismo e non forniscono energia, tuttavia sono estremamente utili per l’intestino perché ne stimolano e riequilibrano l’attività favorendo la peristalsi, cioè l’insieme dei movimenti che quest’organo compie per svuotarsi.
Questa funzione ha conseguenze positive anche sul metabolismo (i processi chimici che si verificano nell’organismo) e, di conseguenza, svolge un’azione preventiva contro le “malattie del benessere”, come obesità, diabete (disturbo legato allo scorretto funzionamento del pancreas) e ipertensione (pressione alta).
La frutta è indispensabile per l'alimentazione del piccolo, in quanto è ricca di sostanze utili per la crescita, come le vitamine, i sali minerali e le fibre. Per questo può fare il suo ingresso già all'inizio dello svezzamento, nella fase di passaggio dal seno al cucchiaino
Frutta: vitamine e fibre per lo svezzamento
Contiene tante vitamine
Le vitamine svolgono diverse funzioni fondamentali per l’organismo: anzitutto, assicurano la corretta assimilazione delle proteine, dei grassi e degli zuccheri. Inoltre, regolano e coordinano le varie attività delle cellule. Sono così preziose che ne bastano piccolissime dosi: per alcune vitamine, infatti, il fabbisogno è di pochi milligrammi, per altre addirittura di alcuni milionesimi di grammo.
Ogni vitamina è importante e ciascuna svolge uno specifico ruolo. All’organismo in crescita del bambino, però, non deve mai mancare la vitamina C, presente soprattutto negli agrumi e nei kiwi. Questa sostanza, infatti, oltre ad aumentare la resistenza del sistema di difesa del piccolo, è indispensabile per la protezione delle membrane cellulari e per l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo. Fondamentale è anche il ruolo della vitamina A e del betacarotene (un precursore della vitamina) per la salute della pelle, degli occhi e delle mucose e per rinforzare le ossa e i denti. Sotto forma di betacarotene, la vitamina A è contenuta soprattutto nell’albicocca e in generale nella frutta di colore giallo-arancio, come la pesca.
Fornisce sali minerali
La frutta è ricca anche di sali minerali, indispensabili per l’organismo in quanto regolano la maggior parte delle sue funzioni. Il calcio e il fosforo partecipano alla costruzione di ossa e denti; il ferro è utile per la formazione dei globuli rossi del sangue; il sodio e il potassio regolano l’equilibrio idrosalino (tra sali e liquidi) dell’organismo.
È ricca di fibre
Queste sostanze non vengono assorbite dall’organismo e non forniscono energia, tuttavia sono estremamente utili per l’intestino perché ne stimolano e riequilibrano l’attività favorendo la peristalsi, cioè l’insieme dei movimenti che quest’organo compie per svuotarsi.
Questa funzione ha conseguenze positive anche sul metabolismo (i processi chimici che si verificano nell’organismo) e, di conseguenza, svolge un’azione preventiva contro le “malattie del benessere”, come obesità, diabete (disturbo legato allo scorretto funzionamento del pancreas) e ipertensione (pressione alta).
Re: Svezzamento
Il calendario da seguire
A quattro mesi
All’inizio dello svezzamento si può provare a dare al piccolo i primi cucchiaini di mela omogeneizzata dopo la pappa di mezzogiorno oppure dopo il biberon di latte a metà pomeriggio.
A cinque mesi
Trascorsa qualche settimana, si può provare a offrire al bimbo qualche cucchiaino di pera o di banana, sempre in forma omogeneizzata.
A sei mesi
Solamente intorno ai sei mesi di vita è bene cominciare a proporre al piccolo la frutta fresca, grattugiata e ridotta a una morbida crema. Sono particolarmente indicate la mela, la pera, la prugna e la banana.
A otto-nove mesi
A questa età si possono introdurre nella dieta del bambino le spremute di agrumi (come le arance o i mandarini). Anche la pesca e l’albicocca possono fare il loro ingresso, sotto forma di omogeneizzato.
A un anno
Dopo il compimento dell’anno di età, il piccolo può mangiare con tranquillità ogni tipo di frutta fresca, come le pesche, le albicocche o i kiwi. Per le fragole e le ciliege, invece, meglio attendere ancora fino ai due anni del bimbo, in quanto sono a rischio di allergia.
da 2 anni
A questa età il bimbo può, in teoria, mangiare tutti i tipi di frutta, ma è bene tenere conto dei suoi gusti e del contenuto calorico delle diverse varietà. Ecco le caratteristiche di alcuni frutti solitamente graditi al bambino:
fragole: saporite e gustose, sono ottime fonti di vitamina C e piuttosto ricche di zucchero e potassio;
ciliegie: contengono molti zuccheri semplici e molto potassio, oltre ad una discreta quantità di vitamina C.
uva: fornisce una notevole quantità di zuccheri, molto potassio e piccole quantità di vitamine. Per il suo elevato apporto calorico, non deve essere consumata in grandi quantità e troppo di frequente.
Fresca o in vasetto
All’inizio dello svezzamento è preferibile offrire quella in vasetto al bambino, perché è:
sicura: vengono utilizzate materie prime altamente selezionate, senza l’utilizzo di concimi chimici e pesticidi;
nutriente: viene in genere arricchita con vitamina C ed è quindi più nutriente del frutto fresco;
digeribile: essendo frantumata in polpa finissima, è facilmente digeribile e gradita al palato del bebé;
pratica: confezionata in vasetti di vetro sottovuoto, è igienica e facilmente trasportabile, quindi si può usare anche fuori casa.
In seguito, si può dare al bimbo anche la frutta fresca. In questo caso è sempre meglio scegliere quella di stagione, che andrebbe consumata in giornata dopo l’acquisto, per una maggiore garanzia di freschezza e integrità. Prima di offrirla al bambino è necessario sciacquarla molto accuratamente, in modo da eliminare tracce di sostanze dannose. La frutta fresca può essere offerta grattugiata o tagliata a piccoli pezzettini per renderla più digeribile.
A quattro mesi
All’inizio dello svezzamento si può provare a dare al piccolo i primi cucchiaini di mela omogeneizzata dopo la pappa di mezzogiorno oppure dopo il biberon di latte a metà pomeriggio.
A cinque mesi
Trascorsa qualche settimana, si può provare a offrire al bimbo qualche cucchiaino di pera o di banana, sempre in forma omogeneizzata.
A sei mesi
Solamente intorno ai sei mesi di vita è bene cominciare a proporre al piccolo la frutta fresca, grattugiata e ridotta a una morbida crema. Sono particolarmente indicate la mela, la pera, la prugna e la banana.
A otto-nove mesi
A questa età si possono introdurre nella dieta del bambino le spremute di agrumi (come le arance o i mandarini). Anche la pesca e l’albicocca possono fare il loro ingresso, sotto forma di omogeneizzato.
A un anno
Dopo il compimento dell’anno di età, il piccolo può mangiare con tranquillità ogni tipo di frutta fresca, come le pesche, le albicocche o i kiwi. Per le fragole e le ciliege, invece, meglio attendere ancora fino ai due anni del bimbo, in quanto sono a rischio di allergia.
da 2 anni
A questa età il bimbo può, in teoria, mangiare tutti i tipi di frutta, ma è bene tenere conto dei suoi gusti e del contenuto calorico delle diverse varietà. Ecco le caratteristiche di alcuni frutti solitamente graditi al bambino:
fragole: saporite e gustose, sono ottime fonti di vitamina C e piuttosto ricche di zucchero e potassio;
ciliegie: contengono molti zuccheri semplici e molto potassio, oltre ad una discreta quantità di vitamina C.
uva: fornisce una notevole quantità di zuccheri, molto potassio e piccole quantità di vitamine. Per il suo elevato apporto calorico, non deve essere consumata in grandi quantità e troppo di frequente.
Fresca o in vasetto
All’inizio dello svezzamento è preferibile offrire quella in vasetto al bambino, perché è:
sicura: vengono utilizzate materie prime altamente selezionate, senza l’utilizzo di concimi chimici e pesticidi;
nutriente: viene in genere arricchita con vitamina C ed è quindi più nutriente del frutto fresco;
digeribile: essendo frantumata in polpa finissima, è facilmente digeribile e gradita al palato del bebé;
pratica: confezionata in vasetti di vetro sottovuoto, è igienica e facilmente trasportabile, quindi si può usare anche fuori casa.
In seguito, si può dare al bimbo anche la frutta fresca. In questo caso è sempre meglio scegliere quella di stagione, che andrebbe consumata in giornata dopo l’acquisto, per una maggiore garanzia di freschezza e integrità. Prima di offrirla al bambino è necessario sciacquarla molto accuratamente, in modo da eliminare tracce di sostanze dannose. La frutta fresca può essere offerta grattugiata o tagliata a piccoli pezzettini per renderla più digeribile.
Re: Svezzamento
Succhi: quali sono e quando inserirli nello svezzamento
Sono amati da tutti i bambini. Via libera, dunque, a spremute e centrifugati di frutta fresca, seguendo il calendario di introduzione indicato dal pediatra
Succhi: quali sono e quando inserirli nello svezzamento
I succhi
Con il nome di succo di frutta, secondo la legge italiana, si indica il prodotto ottenuto dai frutti con procedimento meccanico, che ha colore, aroma e gusto caratteristici dei frutti di provenienza.
Dopo la spremitura, i succhi di frutta possono essere sottoposti a filtrazione: ecco perché in commercio si possono trovare succhi torbidi come quello di arancia, in quanto ottenuti per sola spremitura, oppure limpidi come quelli filtrati.
Tutti i succhi di frutta in commercio, confezionati in bottiglie, in cartoni plastificati o in lattine, vengono sottoposti a processo di pastorizzazione, trattamento indispensabile per la loro conservazione. Purtroppo però, la pastorizzazione provoca una riduzione del valore nutrizionale del succo stesso, soprattutto del contenuto vitaminico.
Esiste una distinzione chiara e precisa tra succhi di frutta e nettari di frutta, che, però, sfugge in genere alle mamme: per alcune i nettari sono addirittura una variante “ricca” dei succhi. In realtà non è così.
I nettari sono composti per almeno il 40 per cento da frutta e, per la parte restante, da acqua e zuccheri.
I succhi di frutta, invece, sono bevande composte al 100 per cento di frutta (o di verdura), senza aggiunta di altri zuccheri, al di fuori di quello naturalmente presente nella frutta (fruttosio).
I frullati e i centrifugati
Anche in casa è possibile preparare bevande dissetanti a base di frutta, con il vantaggio di poter essere consumate molto fresche, appena fatte. Occorre procurarsi frutta di stagione matura e succosa e uno speciale frullatore per l’infanzia in grado di centrifugare senza inglobare aria, responsabile delle coliche gassose.
I preparati casalinghi più comuni a base di frutta sono:
i centrifugati: la frutta è sottoposta a centrifugazione, cioè un procedimento che serve a separare la parte solida, cioè polpa e fibra, da quella liquida. Rappresentano l’equivalente casalingo dei succhi di frutta confezionati.
i frullati: la frutta viene frullata ma non divisa in succo e polpa. Il frullato rappresenta un nettare di frutta di preparazione casalinga.
È importante che la frutta utilizzata provenga da coltivazioni sicure, nelle quali, cioè, non si faccia uso di pesticidi. In ogni caso, occorre sempre lavarla molto bene e sbucciarla prima di utilizzarla. Contrariamente a quel che si crede, infatti, in questo modo non si perdono le vitamine, contenute nella polpa e non nella buccia.
Sono amati da tutti i bambini. Via libera, dunque, a spremute e centrifugati di frutta fresca, seguendo il calendario di introduzione indicato dal pediatra
Succhi: quali sono e quando inserirli nello svezzamento
I succhi
Con il nome di succo di frutta, secondo la legge italiana, si indica il prodotto ottenuto dai frutti con procedimento meccanico, che ha colore, aroma e gusto caratteristici dei frutti di provenienza.
Dopo la spremitura, i succhi di frutta possono essere sottoposti a filtrazione: ecco perché in commercio si possono trovare succhi torbidi come quello di arancia, in quanto ottenuti per sola spremitura, oppure limpidi come quelli filtrati.
Tutti i succhi di frutta in commercio, confezionati in bottiglie, in cartoni plastificati o in lattine, vengono sottoposti a processo di pastorizzazione, trattamento indispensabile per la loro conservazione. Purtroppo però, la pastorizzazione provoca una riduzione del valore nutrizionale del succo stesso, soprattutto del contenuto vitaminico.
Esiste una distinzione chiara e precisa tra succhi di frutta e nettari di frutta, che, però, sfugge in genere alle mamme: per alcune i nettari sono addirittura una variante “ricca” dei succhi. In realtà non è così.
I nettari sono composti per almeno il 40 per cento da frutta e, per la parte restante, da acqua e zuccheri.
I succhi di frutta, invece, sono bevande composte al 100 per cento di frutta (o di verdura), senza aggiunta di altri zuccheri, al di fuori di quello naturalmente presente nella frutta (fruttosio).
I frullati e i centrifugati
Anche in casa è possibile preparare bevande dissetanti a base di frutta, con il vantaggio di poter essere consumate molto fresche, appena fatte. Occorre procurarsi frutta di stagione matura e succosa e uno speciale frullatore per l’infanzia in grado di centrifugare senza inglobare aria, responsabile delle coliche gassose.
I preparati casalinghi più comuni a base di frutta sono:
i centrifugati: la frutta è sottoposta a centrifugazione, cioè un procedimento che serve a separare la parte solida, cioè polpa e fibra, da quella liquida. Rappresentano l’equivalente casalingo dei succhi di frutta confezionati.
i frullati: la frutta viene frullata ma non divisa in succo e polpa. Il frullato rappresenta un nettare di frutta di preparazione casalinga.
È importante che la frutta utilizzata provenga da coltivazioni sicure, nelle quali, cioè, non si faccia uso di pesticidi. In ogni caso, occorre sempre lavarla molto bene e sbucciarla prima di utilizzarla. Contrariamente a quel che si crede, infatti, in questo modo non si perdono le vitamine, contenute nella polpa e non nella buccia.
Re: Svezzamento
La spremuta
Gli agrumi non devono essere dati al piccolo prima dell’anno di età, a causa del loro potenziale potere allergizzante. Questo vale anche per le spremute. Dall’anno di età, invece, le spremute sono molto raccomandate perché ricche di vitamina C, utile per favorire l’assorbimento del ferro (minerale che partecipa alla formazione dei globuli rossi del sangue) e per rafforzare il sistema immunitario (cioè di difesa) dell’organismo. La vitamina C è, però, facilmente deperibile: per questo occorre offrire al piccolo la spremuta appena fatta.
Il frappé
A partire dall’anno di età, si può aggiungere nel bicchiere del frullatore, insieme alla frutta a pezzetti, anche una pallina di gelato. I gusti da preferire sono quelli alla frutta, seguendo anche in questo caso il calendario dello svezzamento, oppure quelli a base di latte, come il fiordilatte o la vaniglia. Per fragola e cioccolato, invece, occorre attendere i due anni di età.
La granita
Per la preparazione casalinga è consigliabile utilizzare frutti molto ricchi di acqua, come per esempio l’anguria (dai due anni di età), frullando la polpa e lasciandola nel congelatore per almeno tre ore, ricordandosi di spezzettare di tanto in tanto il ghiaccio per dare alla granita la giusta consistenza. Questa bevanda è sicuramente rinfrescante, ma è povera dal punto di vista nutrizionale.
Gli agrumi non devono essere dati al piccolo prima dell’anno di età, a causa del loro potenziale potere allergizzante. Questo vale anche per le spremute. Dall’anno di età, invece, le spremute sono molto raccomandate perché ricche di vitamina C, utile per favorire l’assorbimento del ferro (minerale che partecipa alla formazione dei globuli rossi del sangue) e per rafforzare il sistema immunitario (cioè di difesa) dell’organismo. La vitamina C è, però, facilmente deperibile: per questo occorre offrire al piccolo la spremuta appena fatta.
Il frappé
A partire dall’anno di età, si può aggiungere nel bicchiere del frullatore, insieme alla frutta a pezzetti, anche una pallina di gelato. I gusti da preferire sono quelli alla frutta, seguendo anche in questo caso il calendario dello svezzamento, oppure quelli a base di latte, come il fiordilatte o la vaniglia. Per fragola e cioccolato, invece, occorre attendere i due anni di età.
La granita
Per la preparazione casalinga è consigliabile utilizzare frutti molto ricchi di acqua, come per esempio l’anguria (dai due anni di età), frullando la polpa e lasciandola nel congelatore per almeno tre ore, ricordandosi di spezzettare di tanto in tanto il ghiaccio per dare alla granita la giusta consistenza. Questa bevanda è sicuramente rinfrescante, ma è povera dal punto di vista nutrizionale.
Re: Svezzamento
Condimenti e lo svezzamento: quali e quando usarli
Si inizia con olio extravergine d'olia e formaggio stagionato tipo grana. Sono fondamentali fin dalla prima pappa
Svezzamento: i condimenti per la pappa
Condimenti
L’olio e il formaggio rendono più appetitose la pappa del piccolo: sono molti i benefici che assicurano, ma non bisogna esagerare tenendo in considerazione l’età del bambino
Quanti tipi di grassi
I grassi possono essere distinti in saturi, monoinsaturi e polinsaturi, a seconda della stabilità dei legami chimici all’interno delle loro molecole (parte più piccola di una sostanza che ne racchiude le caratteristiche). Quelli saturi sono stabili, i monoinsaturi hanno un solo legame instabile (detto anche punto di frattura), mentre i polinsaturi hanno due o più punti di frattura.
I grassi con diversi punti di frattura possono spezzarsi con maggiore facilità, dando origine ai radicali liberi, spezzoni di molecole che si ossidano a contatto con l’ossigeno, favorendo l’invecchiamento delle cellule.
saturi
I grassi saturi sono contenuti soprattutto negli alimenti di origine animale (come il burro e il formaggio). Favoriscono l’accumulo di colesterolo Ldl, detto anche cattivo, in quanto se presente in eccesso può provocare problemi al cuore e alla circolazione del sangue.
monoinsaturi
I grassi monoinsaturi (presenti, per esempio, nell’olio di oliva) consentono di ridurre la frazione del colesterolo Ldl o “cattivo”, mentre non intaccano il colesterolo Hdl, detto “buono”, in quanto svolge la funzione di liberare le arterie dai depositi di colesterolo “cattivo”.
polinsaturi
Presenti in alta percentuale negli oli di semi, i polinsaturi non devono essere assunti in quantità eccessive, perché potrebbero risultare dannosi per l’organismo. Inoltre, questi grassi riducono la percentuale di colesterolo totale, sia quello “cattivo” (Ldl) sia quello “buono” (Hdl).
Si inizia con olio extravergine d'olia e formaggio stagionato tipo grana. Sono fondamentali fin dalla prima pappa
Svezzamento: i condimenti per la pappa
Condimenti
L’olio e il formaggio rendono più appetitose la pappa del piccolo: sono molti i benefici che assicurano, ma non bisogna esagerare tenendo in considerazione l’età del bambino
Quanti tipi di grassi
I grassi possono essere distinti in saturi, monoinsaturi e polinsaturi, a seconda della stabilità dei legami chimici all’interno delle loro molecole (parte più piccola di una sostanza che ne racchiude le caratteristiche). Quelli saturi sono stabili, i monoinsaturi hanno un solo legame instabile (detto anche punto di frattura), mentre i polinsaturi hanno due o più punti di frattura.
I grassi con diversi punti di frattura possono spezzarsi con maggiore facilità, dando origine ai radicali liberi, spezzoni di molecole che si ossidano a contatto con l’ossigeno, favorendo l’invecchiamento delle cellule.
saturi
I grassi saturi sono contenuti soprattutto negli alimenti di origine animale (come il burro e il formaggio). Favoriscono l’accumulo di colesterolo Ldl, detto anche cattivo, in quanto se presente in eccesso può provocare problemi al cuore e alla circolazione del sangue.
monoinsaturi
I grassi monoinsaturi (presenti, per esempio, nell’olio di oliva) consentono di ridurre la frazione del colesterolo Ldl o “cattivo”, mentre non intaccano il colesterolo Hdl, detto “buono”, in quanto svolge la funzione di liberare le arterie dai depositi di colesterolo “cattivo”.
polinsaturi
Presenti in alta percentuale negli oli di semi, i polinsaturi non devono essere assunti in quantità eccessive, perché potrebbero risultare dannosi per l’organismo. Inoltre, questi grassi riducono la percentuale di colesterolo totale, sia quello “cattivo” (Ldl) sia quello “buono” (Hdl).
Re: Svezzamento
L’olio
Dal punto di vista nutrizionale, l’olio di oliva è il grasso più equilibrato: è costituito, infatti, per il 98 per cento da acidi grassi, presenti nella proporzione ideale per l’organismo del piccolo. Essi sono infatti così ripartiti:
per il 74,45 per cento da monoinsaturi;
per il 16,16 per cento da saturi;
per l’8,84 per cento da polinsaturi.
L’olio extravergine contiene, quindi, la quantità ideale di grassi: la percentuale maggiore è rappresentata infatti dai monoinsaturi, i grassi “buoni” per eccellenza, che liberano le arterie dai depositi cattivi di colesterolo; contiene poi una percentuale non troppo elevata di grassi saturi e una percentuale ancora inferiore di polinsaturi. La presenza di questi ultimi, in particolare, non è negativa in assoluto: al contrario, una giusta percentuale di grassi polinsaturi è addirittura indispensabile per produrre sostanze come gli ormoni e per lo sviluppo della retina (la membrana interna dell’occhio) e del sistema nervoso centrale.
Nell’olio d’oliva sono presenti, poi, anche se in percentuale minima (nel due per cento), sostanze antiossidanti, in particolare i tocoferoli (vitamina E) e i polifenoli, dette “ossigeno-protettori”, in quanto contrastano i processi di ossidazione che altererebbero il prodotto. Gli antiossidanti agiscono bloccando la formazione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento delle cellule e impedendo così l’ossidazione. Grazie agli antiossidanti, quindi, l’olio mantiene intatte tutte le sue proprietà nutritive e protettive nei confronti dell’organismo.
Perché fa bene
aiuta ad assimilare le vitamine
L’olio è importante anzitutto perché facilita l’assimilazione di alcune vitamine, dette liposolubili, in quanto si sciolgono appunto nei grassi (o lipidi), a differenza di quelle idrosolubili che invece si sciolgono nell’acqua. Sono liposolubili quattro vitamine:
la vitamina A, utile per la crescita dell’organismo in generale e per la vista;
la vitamina D, che serve per lo sviluppo di ossa e denti perché permette l’assimilazione di calcio e fosforo;
la vitamina E, che svolge un ruolo di primo piano nel sistema di difesa e ha un’azione protettiva nei confronti del cuore e della circolazione in generale;
la vitamina K, che regola la coagulazione del sangue.
combatte l’invecchiamento delle cellule
Una funzione importantissima dell’olio è, poi, quella di combattere l’invecchiamento cellulare. Contiene, infatti, sostanze antiossidanti fondamentali per prevenire la formazione di radicali liberi (parti di molecole che si ossidano a contatto con l’ossigeno), responsabili della degenerazione delle cellule.
previene disturbi della circolazione
Grazie al suo contenuto di acidi grassi monoinsaturi, l’olio di oliva aiuta a prevenire i problemi di circolazione (cioè a cuore, vene e arterie) che possono comparire nell’età adulta. I grassi monoinsaturi, infatti, agiscono in accordo con il colesterolo “buono” (HDL) che libera le arterie dai depositi di colesterolo nocivo (LDL).
regolarizza l’attività dell’intestino
Infine l’olio è utile anche per agevolare il funzionamento dell’intestino: grazie alle sue capacità emollienti, infatti, questo alimento, rende le feci più morbide e facilita l’evacuazione. È bene aggiungere sempre, quindi, uno-due cucchiaini di olio extravergine di oliva alla pappa per prevenire problemi di stitichezza.
Quello più adatto al bebè
Per le pappe del bimbo è da preferire l’olio extravergine di oliva, perché è ottenuto dalla prima spremitura delle olive con tecniche meccaniche e non attraverso procedimenti chimici. Inoltre il suo tasso di acidità non supera l’1 per cento: durante la spremitura, cioè, solo una particella su cento di un grasso (l’acido oleico) si libera dalla glicerina, un alcol presente in natura. Ed è proprio l’acido oleico libero a essere dannoso. In commercio esistono, poi, oli appositamente studiati per l’alimentazione dei bambini piccoli. Hanno un gusto delicato, sono preparati con olive selezionate e integrati con vitamine A, D, E, e B6, sostanze utili per la crescita del piccolo.
L’olio va aggiunto alla pappa a crudo. In questo modo, infatti, l’olio di oliva non solo mantiene inalterate le sue caratteristiche nutritive, ma risulta anche più digeribile. All’inizio dello svezzamento si può aggiungere un cucchiaino (5 g) di olio extravergine di oliva alla pappa del bebè. Va ricordato, infine, che è bene conservare l’olio in un ambiente fresco (la temperatura dovrebbe essere compresa tra i 10 e i 15 gradi) e al riparo dalla luce. Anche se conservato nelle condizioni ottimali, comunque, l’olio di oliva va consumato entro un anno dalla data di produzione, termine oltre il quale potrebbe irrancidirsi, cioè aumentare il grado di acidità, assumendo odore e sapore sgradevoli.
Dal punto di vista nutrizionale, l’olio di oliva è il grasso più equilibrato: è costituito, infatti, per il 98 per cento da acidi grassi, presenti nella proporzione ideale per l’organismo del piccolo. Essi sono infatti così ripartiti:
per il 74,45 per cento da monoinsaturi;
per il 16,16 per cento da saturi;
per l’8,84 per cento da polinsaturi.
L’olio extravergine contiene, quindi, la quantità ideale di grassi: la percentuale maggiore è rappresentata infatti dai monoinsaturi, i grassi “buoni” per eccellenza, che liberano le arterie dai depositi cattivi di colesterolo; contiene poi una percentuale non troppo elevata di grassi saturi e una percentuale ancora inferiore di polinsaturi. La presenza di questi ultimi, in particolare, non è negativa in assoluto: al contrario, una giusta percentuale di grassi polinsaturi è addirittura indispensabile per produrre sostanze come gli ormoni e per lo sviluppo della retina (la membrana interna dell’occhio) e del sistema nervoso centrale.
Nell’olio d’oliva sono presenti, poi, anche se in percentuale minima (nel due per cento), sostanze antiossidanti, in particolare i tocoferoli (vitamina E) e i polifenoli, dette “ossigeno-protettori”, in quanto contrastano i processi di ossidazione che altererebbero il prodotto. Gli antiossidanti agiscono bloccando la formazione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento delle cellule e impedendo così l’ossidazione. Grazie agli antiossidanti, quindi, l’olio mantiene intatte tutte le sue proprietà nutritive e protettive nei confronti dell’organismo.
Perché fa bene
aiuta ad assimilare le vitamine
L’olio è importante anzitutto perché facilita l’assimilazione di alcune vitamine, dette liposolubili, in quanto si sciolgono appunto nei grassi (o lipidi), a differenza di quelle idrosolubili che invece si sciolgono nell’acqua. Sono liposolubili quattro vitamine:
la vitamina A, utile per la crescita dell’organismo in generale e per la vista;
la vitamina D, che serve per lo sviluppo di ossa e denti perché permette l’assimilazione di calcio e fosforo;
la vitamina E, che svolge un ruolo di primo piano nel sistema di difesa e ha un’azione protettiva nei confronti del cuore e della circolazione in generale;
la vitamina K, che regola la coagulazione del sangue.
combatte l’invecchiamento delle cellule
Una funzione importantissima dell’olio è, poi, quella di combattere l’invecchiamento cellulare. Contiene, infatti, sostanze antiossidanti fondamentali per prevenire la formazione di radicali liberi (parti di molecole che si ossidano a contatto con l’ossigeno), responsabili della degenerazione delle cellule.
previene disturbi della circolazione
Grazie al suo contenuto di acidi grassi monoinsaturi, l’olio di oliva aiuta a prevenire i problemi di circolazione (cioè a cuore, vene e arterie) che possono comparire nell’età adulta. I grassi monoinsaturi, infatti, agiscono in accordo con il colesterolo “buono” (HDL) che libera le arterie dai depositi di colesterolo nocivo (LDL).
regolarizza l’attività dell’intestino
Infine l’olio è utile anche per agevolare il funzionamento dell’intestino: grazie alle sue capacità emollienti, infatti, questo alimento, rende le feci più morbide e facilita l’evacuazione. È bene aggiungere sempre, quindi, uno-due cucchiaini di olio extravergine di oliva alla pappa per prevenire problemi di stitichezza.
Quello più adatto al bebè
Per le pappe del bimbo è da preferire l’olio extravergine di oliva, perché è ottenuto dalla prima spremitura delle olive con tecniche meccaniche e non attraverso procedimenti chimici. Inoltre il suo tasso di acidità non supera l’1 per cento: durante la spremitura, cioè, solo una particella su cento di un grasso (l’acido oleico) si libera dalla glicerina, un alcol presente in natura. Ed è proprio l’acido oleico libero a essere dannoso. In commercio esistono, poi, oli appositamente studiati per l’alimentazione dei bambini piccoli. Hanno un gusto delicato, sono preparati con olive selezionate e integrati con vitamine A, D, E, e B6, sostanze utili per la crescita del piccolo.
L’olio va aggiunto alla pappa a crudo. In questo modo, infatti, l’olio di oliva non solo mantiene inalterate le sue caratteristiche nutritive, ma risulta anche più digeribile. All’inizio dello svezzamento si può aggiungere un cucchiaino (5 g) di olio extravergine di oliva alla pappa del bebè. Va ricordato, infine, che è bene conservare l’olio in un ambiente fresco (la temperatura dovrebbe essere compresa tra i 10 e i 15 gradi) e al riparo dalla luce. Anche se conservato nelle condizioni ottimali, comunque, l’olio di oliva va consumato entro un anno dalla data di produzione, termine oltre il quale potrebbe irrancidirsi, cioè aumentare il grado di acidità, assumendo odore e sapore sgradevoli.
Re: Svezzamento
Il formaggio
Oltre a rappresentare una valida alternativa alla carne e al pesce per il suo contenuto di proteine, il formaggio può essere utilizzato anche come condimento per completare la pappa fin dall’inizio dello svezzamento. Il formaggio è una buona fonte di proteine al alto valore biologico, complete cioè di tutti gi aminoacidi essenziali (8 per l’adulto, 9 per il bambino) che l’organismo non può produrre da solo e che quindi deve assumere attraverso l’alimentazione. Nella dieta del piccolo, il formaggio è importante, però, soprattutto per il suo contenuto di minerali (calcio e fosforo), indispensabili per la mineralizzazione di ossa e denti. Contiene, poi, anche la vitamina B 12 (cianocobalamina), utile per il sistema nervoso e per la produzione dei globuli rossi del sangue. È bene, però, tenere presente che tutti i formaggi hanno anche un alto contenuto di lipidi (grassi), perciò non bisogna superare le dosi indicate dal pediatra. Per condire la pappa, per esempio, è sufficiente un cucchiaino (5 g) di formaggio stagionato grattugiato. Il formaggio stagionato, come il grana e il parmigiano, è indicato fin dall’inizio dello svezzamento in quanto contiene proteine nella forma più digeribile. Ciò è dovuto al processo di stagionatura, cui questo tipo di formaggio è sottoposto, che fa sì che le proteine risultino “pre-digerite” e, quindi, più facilmente assimilabili dall’intestino del bebè.
A partire dal sesto mese di vita si possono usare anche la ricotta, la crescenza e il quartirolo per insaporire la pappa del bimbo. Pur essendo tra i tipi più magri, questi formaggi sono a pasta cruda e quindi meno digeribili di parmigiano e grana. È bene cominciare aggiungendo un cucchiaino (5 g) di formaggio alla pappa. In alternativa al formaggio grattugiato, si possono usare i formaggini per l’infanzia, disponibili anche in pratici vasetti richiudibili. Sono privi di conservanti (per questo, una volta aperti, vanno tenuti in frigorifero e consumati entro 24 ore), con basso contenuto di grassi (ipolipidici), un buon contenuto di sali minerali e sono caratterizzati da alta digeribilità unita a un sapore delicato. Sono, inoltre, arricchiti con vitamine A (utile per la crescita in generale e la vista) ed E (per il sistema di difesa naturale dell’organismo e il buon funzionamento del cuore e della circolazione in generale),
Oltre a rappresentare una valida alternativa alla carne e al pesce per il suo contenuto di proteine, il formaggio può essere utilizzato anche come condimento per completare la pappa fin dall’inizio dello svezzamento. Il formaggio è una buona fonte di proteine al alto valore biologico, complete cioè di tutti gi aminoacidi essenziali (8 per l’adulto, 9 per il bambino) che l’organismo non può produrre da solo e che quindi deve assumere attraverso l’alimentazione. Nella dieta del piccolo, il formaggio è importante, però, soprattutto per il suo contenuto di minerali (calcio e fosforo), indispensabili per la mineralizzazione di ossa e denti. Contiene, poi, anche la vitamina B 12 (cianocobalamina), utile per il sistema nervoso e per la produzione dei globuli rossi del sangue. È bene, però, tenere presente che tutti i formaggi hanno anche un alto contenuto di lipidi (grassi), perciò non bisogna superare le dosi indicate dal pediatra. Per condire la pappa, per esempio, è sufficiente un cucchiaino (5 g) di formaggio stagionato grattugiato. Il formaggio stagionato, come il grana e il parmigiano, è indicato fin dall’inizio dello svezzamento in quanto contiene proteine nella forma più digeribile. Ciò è dovuto al processo di stagionatura, cui questo tipo di formaggio è sottoposto, che fa sì che le proteine risultino “pre-digerite” e, quindi, più facilmente assimilabili dall’intestino del bebè.
A partire dal sesto mese di vita si possono usare anche la ricotta, la crescenza e il quartirolo per insaporire la pappa del bimbo. Pur essendo tra i tipi più magri, questi formaggi sono a pasta cruda e quindi meno digeribili di parmigiano e grana. È bene cominciare aggiungendo un cucchiaino (5 g) di formaggio alla pappa. In alternativa al formaggio grattugiato, si possono usare i formaggini per l’infanzia, disponibili anche in pratici vasetti richiudibili. Sono privi di conservanti (per questo, una volta aperti, vanno tenuti in frigorifero e consumati entro 24 ore), con basso contenuto di grassi (ipolipidici), un buon contenuto di sali minerali e sono caratterizzati da alta digeribilità unita a un sapore delicato. Sono, inoltre, arricchiti con vitamine A (utile per la crescita in generale e la vista) ed E (per il sistema di difesa naturale dell’organismo e il buon funzionamento del cuore e della circolazione in generale),
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Re: Svezzamento
Il calendario per introdurre la carne nello svezzamento
Grazie alle proteine complete che contiene, oltre al ferro e alle vitamine del gruppo B, la carne è l'alimento ideale per iniziare a diversificare l'alimentazione del bambino. L'importante è cominciare gradatamente, scegliendo con cura e senza esagerare con le dosi
Il calendario per introdurre la carne nello svezzamento
Perché serve all’organismo
La carne, sia bianca sia rossa, è molto ricca di proteine, sostanze naturali essenziali per gran parte delle funzioni vitali dell’organismo, tra cui la formazione delle cellule, dei tessuti, dei muscoli e della pelle. Le proteine presenti nella carne, rispetto a quelle di altri alimenti che ne contengono in quantità simili (come, per esempio, pane, riso, pasta e patate), sono dette “complete” o di elevato valore biologico: esse possiedono, infatti, tutti gli aminoacidi (composti contenenti carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto) essenziali (8 nell’adulto e 9 nel bambino), che devono essere introdotti con l’alimentazione, in quanto l’organismo non è in grado di produrli da sé. La carne è, inoltre, una fonte preziosa di vitamine del gruppo B: B1 (interviene nel metabolismo dei carboidrati), B2 (essenziale per ricavare energia dalle sostanze nutritive), B12 (indispensabile per le cellule e per la produzione dei globuli rossi) e niacina (serve al metabolismo delle cellule e contribuisce al mantenimento della pelle e del sistema digerente). La carne contiene, infine, considerevoli quantitativi di ferro, un minerale indispensabile per la formazione dei globuli rossi e, quindi, per prevenire l’anemia. In particolare la carne rossa ne è più ricca; il pollame e il coniglio ne contengono un po’ meno, mentre il tacchino ne è una buona fonte. Il ferro contenuto nella carne, a differenza di quello presente nelle verdure e nei leguni, è più facilmente assimilabile e viene quindi completamente utilizzato dall’organismo.
Bianca o rossa?
Tutti i tipi di carne, bianca o rossa, sono simili dal punto di vista nutrizionale, cioè per calorie e tipologia degli amminoacidi, gli elementi costitutivi delle proteine. Non esiste, quindi, un tipo di carne più nutriente: carne bianca (come il pollo, il tacchino, l’agnello o il coniglio) e carne rossa (come il vitello, il cavallo o il manzo) sono ugualmente indispensabili per la crescita del bambino. Le carni bianche, però, risultano particolarmente indicate per l’avvio dello svezzamento per due motivi: sono meno a rischio di allergia e più digeribili, in quanto contengono una percentuale minore di connettivo, una sostanza fibrosa presente all’interno dei muscoli della carne. Si può, quindi, cominciare lo svezzamento tra il quarto e il quinto mese di vita, dando al piccolo la carne di coniglio, pollo, tacchino e agnello. Qualche settimana più tardi, con il procedere dello svezzamento, gli si potrà proporre anche il manzo, il vitello e il cavallo; dal settimo mese, poi, gli si può proporre anche il prosciutto cotto, mentre per tutti gli altri tipi di carne occorre attendere il decimo-dodicesimo mese di vita.
Grazie alle proteine complete che contiene, oltre al ferro e alle vitamine del gruppo B, la carne è l'alimento ideale per iniziare a diversificare l'alimentazione del bambino. L'importante è cominciare gradatamente, scegliendo con cura e senza esagerare con le dosi
Il calendario per introdurre la carne nello svezzamento
Perché serve all’organismo
La carne, sia bianca sia rossa, è molto ricca di proteine, sostanze naturali essenziali per gran parte delle funzioni vitali dell’organismo, tra cui la formazione delle cellule, dei tessuti, dei muscoli e della pelle. Le proteine presenti nella carne, rispetto a quelle di altri alimenti che ne contengono in quantità simili (come, per esempio, pane, riso, pasta e patate), sono dette “complete” o di elevato valore biologico: esse possiedono, infatti, tutti gli aminoacidi (composti contenenti carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto) essenziali (8 nell’adulto e 9 nel bambino), che devono essere introdotti con l’alimentazione, in quanto l’organismo non è in grado di produrli da sé. La carne è, inoltre, una fonte preziosa di vitamine del gruppo B: B1 (interviene nel metabolismo dei carboidrati), B2 (essenziale per ricavare energia dalle sostanze nutritive), B12 (indispensabile per le cellule e per la produzione dei globuli rossi) e niacina (serve al metabolismo delle cellule e contribuisce al mantenimento della pelle e del sistema digerente). La carne contiene, infine, considerevoli quantitativi di ferro, un minerale indispensabile per la formazione dei globuli rossi e, quindi, per prevenire l’anemia. In particolare la carne rossa ne è più ricca; il pollame e il coniglio ne contengono un po’ meno, mentre il tacchino ne è una buona fonte. Il ferro contenuto nella carne, a differenza di quello presente nelle verdure e nei leguni, è più facilmente assimilabile e viene quindi completamente utilizzato dall’organismo.
Bianca o rossa?
Tutti i tipi di carne, bianca o rossa, sono simili dal punto di vista nutrizionale, cioè per calorie e tipologia degli amminoacidi, gli elementi costitutivi delle proteine. Non esiste, quindi, un tipo di carne più nutriente: carne bianca (come il pollo, il tacchino, l’agnello o il coniglio) e carne rossa (come il vitello, il cavallo o il manzo) sono ugualmente indispensabili per la crescita del bambino. Le carni bianche, però, risultano particolarmente indicate per l’avvio dello svezzamento per due motivi: sono meno a rischio di allergia e più digeribili, in quanto contengono una percentuale minore di connettivo, una sostanza fibrosa presente all’interno dei muscoli della carne. Si può, quindi, cominciare lo svezzamento tra il quarto e il quinto mese di vita, dando al piccolo la carne di coniglio, pollo, tacchino e agnello. Qualche settimana più tardi, con il procedere dello svezzamento, gli si potrà proporre anche il manzo, il vitello e il cavallo; dal settimo mese, poi, gli si può proporre anche il prosciutto cotto, mentre per tutti gli altri tipi di carne occorre attendere il decimo-dodicesimo mese di vita.
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Re: Svezzamento
Va introdotta con gradualità
Il piccolo deve avere la possibilità di abituarsi poco alla volta al sapore e alla consistenza di questo nuovo alimento. Procedendo in questo modo, inoltre, si ha la possibilità di verificare eventuali intolleranze o allergie e di rendersi conto dei gusti del bimbo. Si può, pertanto, cominciare aggiungendo alla pappa un cucchiaio di carne omogeneizzata o, comunque, triturata molto finemente, e aumentare via via fino ad arrivare a 80 grammi. A partire da circa 12 mesi si può, invece, proporgli questo alimento come piatto unico abbinato alle verdure, dapprima frullato o omogeneizzato, in seguito, quando il piccolo sarà in grado di masticare, anche tagliato a pezzettini. Data la grande differenziazione dei tipi di carne è, in ogni caso, consigliabile variare nella preparazione delle pappe del bambino, in modo da abituarlo ad apprezzare più sapori ed evitare la monotonia che può, talvolta, essere causa di inappetenza.
Il calendario da seguire
Età Carne Consistenza Quantità
4-5 mesi Agnello, coniglio, manzo, pollo, vitello, tacchino Finissima, cremosa 20-30 g di carne fresca; mezzo vasetto (40 g) di omogeneizzato
6 mesi Agnello, coniglio, manzo, pollo, vitello, tacchino Fine 30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
7 mesi Prosciutto cotto Fine 30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
10 mesi Tutti i tipi Pezzetti grossolani 30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
All’inizio meglio in vasetto
Intorno al sesto mese di vita, l’apparato gastro-intestinale del bambino comincia, di norma, a essere pronto per ricevere anche i cibi solidi, ma è bene che gli vengano proposti nella forma più digeribile. Per questo motivo è da preferire la carne omogeneizzata o liofilizzata perché preparata in modo tale da risultare più leggera e adatta ai bambini. Le carni utilizzate per entrambi i prodotti, inoltre, sono sicure perché, le aziende specializzate ne garantiscono la provenienza e controllano ogni fase della preparazione, alcune a partire addirittura dall’allevamento del bestiame. Recentemente poi, di fronte a casi sempre più numerosi di allergia a una proteina della carne (la sieroalbumina), anche alcuni pediatri sottolineano come i procedimenti industriali di cottura e preparazione rendono più innocua questa sostanza, potenzialmente dannosa per i bimbi predisposti.
Gli omogeneizzati
Nella preparazione dell’omogeneizzato, la carne viene cotta a vapore e frammentata, con specifiche macchine, in modo da ottenere particelle di carne piccolissime (le fibre hanno dimensioni addirittura di 50-200 millesimi di millimetro). Il procedimento di cottura e omogeneizzazione avviene in modo tale da poter recuperare il brodo di cottura ed evitare la dispersione di proteine e sali. Sulla base del grado di frantumazione della carne, le aziende specializzate nella produzione di alimenti per l’infanzia, hanno messo sul mercato tre tipi di omogeneizzati, che rispecchiano le esigenze di gradualità imposte dallo svezzamento:
omogeneizzato a fine granulosità, in vasetto da 60 grammi, molto cremoso, adatto ai primi mesi di svezzamento;
omogeneizzato tradizionale, in vasetti da 80 e 120 grammi, con particelle più grossolane, quindi adatto quando oramai lo svezzamento è già avviato;
omogeneizzato di proseguimento, in vasetti da 120 grammi, che contiene carne in piccoli pezzetti per abituare il piccolo a masticare. Può essere proposto dal decimo mese in poi.
Il piccolo deve avere la possibilità di abituarsi poco alla volta al sapore e alla consistenza di questo nuovo alimento. Procedendo in questo modo, inoltre, si ha la possibilità di verificare eventuali intolleranze o allergie e di rendersi conto dei gusti del bimbo. Si può, pertanto, cominciare aggiungendo alla pappa un cucchiaio di carne omogeneizzata o, comunque, triturata molto finemente, e aumentare via via fino ad arrivare a 80 grammi. A partire da circa 12 mesi si può, invece, proporgli questo alimento come piatto unico abbinato alle verdure, dapprima frullato o omogeneizzato, in seguito, quando il piccolo sarà in grado di masticare, anche tagliato a pezzettini. Data la grande differenziazione dei tipi di carne è, in ogni caso, consigliabile variare nella preparazione delle pappe del bambino, in modo da abituarlo ad apprezzare più sapori ed evitare la monotonia che può, talvolta, essere causa di inappetenza.
Il calendario da seguire
Età Carne Consistenza Quantità
4-5 mesi Agnello, coniglio, manzo, pollo, vitello, tacchino Finissima, cremosa 20-30 g di carne fresca; mezzo vasetto (40 g) di omogeneizzato
6 mesi Agnello, coniglio, manzo, pollo, vitello, tacchino Fine 30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
7 mesi Prosciutto cotto Fine 30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
10 mesi Tutti i tipi Pezzetti grossolani 30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
All’inizio meglio in vasetto
Intorno al sesto mese di vita, l’apparato gastro-intestinale del bambino comincia, di norma, a essere pronto per ricevere anche i cibi solidi, ma è bene che gli vengano proposti nella forma più digeribile. Per questo motivo è da preferire la carne omogeneizzata o liofilizzata perché preparata in modo tale da risultare più leggera e adatta ai bambini. Le carni utilizzate per entrambi i prodotti, inoltre, sono sicure perché, le aziende specializzate ne garantiscono la provenienza e controllano ogni fase della preparazione, alcune a partire addirittura dall’allevamento del bestiame. Recentemente poi, di fronte a casi sempre più numerosi di allergia a una proteina della carne (la sieroalbumina), anche alcuni pediatri sottolineano come i procedimenti industriali di cottura e preparazione rendono più innocua questa sostanza, potenzialmente dannosa per i bimbi predisposti.
Gli omogeneizzati
Nella preparazione dell’omogeneizzato, la carne viene cotta a vapore e frammentata, con specifiche macchine, in modo da ottenere particelle di carne piccolissime (le fibre hanno dimensioni addirittura di 50-200 millesimi di millimetro). Il procedimento di cottura e omogeneizzazione avviene in modo tale da poter recuperare il brodo di cottura ed evitare la dispersione di proteine e sali. Sulla base del grado di frantumazione della carne, le aziende specializzate nella produzione di alimenti per l’infanzia, hanno messo sul mercato tre tipi di omogeneizzati, che rispecchiano le esigenze di gradualità imposte dallo svezzamento:
omogeneizzato a fine granulosità, in vasetto da 60 grammi, molto cremoso, adatto ai primi mesi di svezzamento;
omogeneizzato tradizionale, in vasetti da 80 e 120 grammi, con particelle più grossolane, quindi adatto quando oramai lo svezzamento è già avviato;
omogeneizzato di proseguimento, in vasetti da 120 grammi, che contiene carne in piccoli pezzetti per abituare il piccolo a masticare. Può essere proposto dal decimo mese in poi.