Svezzamento
Re: Svezzamento
Formaggio: perché fa bene durante lo svezzamento
Con la crescita è importante assicurare al piccolo un adeguato apporto di calcio, presente in grandi quantità in tutti i latticini. Questa sostanza, infatti, svolge una funzione fondamentale per lo sviluppo delle ossa e dei denti del bambino
Formaggio: perché fa bene durante lo svezzamento
Si ottiene dal latte
Il formaggio è un derivato del latte, cioè viene prodotto attraverso quest’alimento mediante un processo, chiamato di coagulazione, che consiste nel far rapprendere il latte insieme al caglio (la sostanza che viene aggiunta al latte per farlo coagulare). Il risultato di questo procedimento viene in seguito sottoposto a una serie di trattamenti diversi, in relazione al tipo di formaggio che s’intende preparare. Il formaggio può vantare gli stessi principi nutritivi del latte, ma in una gamma estremamente diversificata in rapporto al tipo di latte utilizzato, alla lavorazione, alla pasta e alla percentuale di grassi. La classificazione del formaggio in base alla qualità del latte utilizzato, distingue quello preparato con latte vaccino, cioè di mucca, da quello di capra, di pecora, di bufala o ottenuto dalla combinazione di più tipi. A seconda del tipo di formaggio che si intende fare, si può poi utilizzare il latte intero, quello parzialmente scremato o quello scremato.
Sulla base della minore o maggiore presenza di acqua, si distingue tra formaggio a pasta molle, quando ne contiene in misura superiore al 40 per cento e a pasta dura, se invece ne contiene in misura inferiore. A seconda del tipo di lavorazione si parla, infine, di formaggi a pasta cotta, semicotta, cruda o a pasta filata, cioè trattata con acqua calda. I primi (come il grana e il parmigiano) sono quelli più digeribili, mentre quelli a pasta cruda (come il mascarpone, il caciocavallo o il quartirolo) sono tra i meno digeribili.
Perché fa bene
Il formaggio è un alimento indispensabile per la crescita del piccolo, in quanto apporta una grande quantità di calcio, utile per la formazione delle ossa e dei denti. È quindi importante assicurare ogni giorno al piccolo scorte adeguate di questo minerale, soprattutto a partire dallo svezzamento (che in genere avviene tra il quarto e il sesto mese di vita), quando il fabbisogno di calcio nel bambino aumenta in modo considerevole. Inoltre, il calcio presente nel formaggio viene assimilato più facilmente, in quanto questo alimento contiene anche il fosforo, una sostanza che legandosi con il calcio, forma il fosfato di calcio, che contribuisce allo sviluppo delle ossa e dei denti. Nel latte e nei suoi derivati, calcio e fosforo sono presenti nelle proporzioni ottimali: un eccesso di fosforo, infatti, potrebbe contrastare l’assimilazione del calcio. Il calcio contenuto nei formaggi, e nei latticini in generale (quindi anche nello yogurt), è maggiore rispetto a quello presente in altri cibi, come verdure o legumi. Basti pensare che 100 grammi di parmigiano contengono ben 1159 milligrammi di calcio, contro i 45 milligrammi forniti da un etto di lattuga o di piselli freschi.
Con la crescita è importante assicurare al piccolo un adeguato apporto di calcio, presente in grandi quantità in tutti i latticini. Questa sostanza, infatti, svolge una funzione fondamentale per lo sviluppo delle ossa e dei denti del bambino
Formaggio: perché fa bene durante lo svezzamento
Si ottiene dal latte
Il formaggio è un derivato del latte, cioè viene prodotto attraverso quest’alimento mediante un processo, chiamato di coagulazione, che consiste nel far rapprendere il latte insieme al caglio (la sostanza che viene aggiunta al latte per farlo coagulare). Il risultato di questo procedimento viene in seguito sottoposto a una serie di trattamenti diversi, in relazione al tipo di formaggio che s’intende preparare. Il formaggio può vantare gli stessi principi nutritivi del latte, ma in una gamma estremamente diversificata in rapporto al tipo di latte utilizzato, alla lavorazione, alla pasta e alla percentuale di grassi. La classificazione del formaggio in base alla qualità del latte utilizzato, distingue quello preparato con latte vaccino, cioè di mucca, da quello di capra, di pecora, di bufala o ottenuto dalla combinazione di più tipi. A seconda del tipo di formaggio che si intende fare, si può poi utilizzare il latte intero, quello parzialmente scremato o quello scremato.
Sulla base della minore o maggiore presenza di acqua, si distingue tra formaggio a pasta molle, quando ne contiene in misura superiore al 40 per cento e a pasta dura, se invece ne contiene in misura inferiore. A seconda del tipo di lavorazione si parla, infine, di formaggi a pasta cotta, semicotta, cruda o a pasta filata, cioè trattata con acqua calda. I primi (come il grana e il parmigiano) sono quelli più digeribili, mentre quelli a pasta cruda (come il mascarpone, il caciocavallo o il quartirolo) sono tra i meno digeribili.
Perché fa bene
Il formaggio è un alimento indispensabile per la crescita del piccolo, in quanto apporta una grande quantità di calcio, utile per la formazione delle ossa e dei denti. È quindi importante assicurare ogni giorno al piccolo scorte adeguate di questo minerale, soprattutto a partire dallo svezzamento (che in genere avviene tra il quarto e il sesto mese di vita), quando il fabbisogno di calcio nel bambino aumenta in modo considerevole. Inoltre, il calcio presente nel formaggio viene assimilato più facilmente, in quanto questo alimento contiene anche il fosforo, una sostanza che legandosi con il calcio, forma il fosfato di calcio, che contribuisce allo sviluppo delle ossa e dei denti. Nel latte e nei suoi derivati, calcio e fosforo sono presenti nelle proporzioni ottimali: un eccesso di fosforo, infatti, potrebbe contrastare l’assimilazione del calcio. Il calcio contenuto nei formaggi, e nei latticini in generale (quindi anche nello yogurt), è maggiore rispetto a quello presente in altri cibi, come verdure o legumi. Basti pensare che 100 grammi di parmigiano contengono ben 1159 milligrammi di calcio, contro i 45 milligrammi forniti da un etto di lattuga o di piselli freschi.
Re: Svezzamento
Apporta proteine e vitamine
Il formaggio, come tutti gli alimenti di origine animale, è anche un’ottima fonte di proteine nobili, cioè complete di tutti gli aminoacidi (le loro unità-base) essenziali (9 nel bambino). Si tratta di aminoacidi che l’organismo non è in grado di produrre da solo, ma che deve introdurre con l’alimentazione, poiché sono indispensabili per la formazione delle cellule e dei tessuti. Contiene anche il fosforo, un minerale importante per i denti, le ossa, le cellule, i muscoli, i reni e la trasmissione degli impulsi nervosi; inoltre, aiuta ad assimilare il calcio. Il formaggio, poi, apporta la vitamina A (o retinolo), essenziale per la crescita e lo sviluppo di tutte le cellule, il sistema di difesa naturale dell’organismo, gli occhi, la pelle, e la vitamina B12 (cobalamina), importante per il metabolismo delle cellule e la formazione dei globuli rossi. I lattici, in particolare, contengono infine la vitamina B2: partecipa al metabolismo delle proteine e dei lipidi.
Il formaggio è, però, noto soprattutto per il suo contenuto di grassi (lipidi). La loro concentrazione dipende dal tipo di latte usato e dalla quantità di latte in essi presente: quelli a pasta molle (con più del 45 per cento di acqua), come la crescenza e la mozzarella, ne contengono di meno rispetto a quelli a pasta dura, come il grana e il pecorino (che hanno meno del 45 per cento di acqua). Anche i formaggi più magri, quindi, hanno, anche se in misura inferiore (meno del 20 per cento) un contenuto di grassi. Infine, nel formaggio fresco (come la crescenza e i formaggi cremosi) sono presenti anche batteri benefici, utili per l’equilibrio della flora batterica intestinale, non ancora del tutto sviluppata nel primo anno di età del piccolo, e quindi per il buon funzionamento dell’intestino.
Attenzione ai grassi
Il formaggio presenta però il difetto di essere piuttosto ricco di grassi (lipidi), anche nelle varietà più magre. Vengono, infatti definiti magri i formaggi che contengono meno del 20 per cento di grassi, leggeri quelli che ne contengono dal 20 al 35 per cento, mentre non è riportata alcuna indicazione per i formaggi generici con contenuto di grassi superiore al 35 per cento.
Pertanto questo alimento dovrebbe essere proposto a bambino con moderazione e rispettando alcune regole:
non deve essere mangiato in aggiunta alla carne, al pesce o ad altre pietanze che contengono proteine animali, ma in sostituzione perché è un alimento completo;
può essere abbinato alla pasta o ad altri cereali perché ne migliora il valore proteico;
la verdura, grazie al suo contenuto salino, è l’accompagnamento ideale per i formaggi che vengono, così, digeriti più facilmente.
Si può aggiungere alla pappa
Il formaggio fa, in genere, il suo primo ingresso come ingrediente della prima pappa del piccolo, all’inizio dello svezzamento. Ecco il procedimento da seguire.
Preparare il brodo vegetale, facendo cuocere in un litro d’acqua una patata e una carota di circa 100 grammi ciascuna, per un’ora. Scolare le verdure utilizzando un mestolo forato e passarle con il passaverdure. Quindi unire a 200 millilitri di brodo due o tre cucchiai di passato di verdura.
In alternativa, per preparare il brodo vegetale, si può diluire un vasetto di verdura omogeneizzata in circa 200 millilitri di acqua.
Far bollire il passato, spegnere la fiamma e aggiungere quattro cucchiai (pari a 40 grammi) di crema di riso, mescolando con un cucchiaio perché non si formino grumi.
Versare la pappa in un piattino e condire con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e uno di formaggio stagionato tipo grana.
Dopo qualche settimana, si può proporre al piccolo anche il formaggino in vasetto, cominciando con un solo cucchiaino per arrivare gradualmente a un vasetto intero.
Il calendario da seguire
All’inizio dello svezzamento, intorno ai quattro mesi di vita, si può cominciare a far assaggiare al piccolo un cucchiaino (5 g) di formaggio stagionato tipo grana (molto digeribile grazie al particolare procedimento cui è sottoposto) sciolto nella pappa, oppure di formaggino per l’infanzia in vasetto. Meglio evitare, in questa fase, di offrire al bambino i formaggi spalmabili comuni perché troppo grassi e quindi di più difficile digestione. Successivamente, a partire dai 6 mesi circa di età, si può aumentare la dose e il bimbo può mangiare, sempre sciolto nella pappa, un cucchiaio (10 g) di formaggio grattugiato o di quello specifico per i più piccoli.
Sempre a questa età il bimbo può iniziare ad assaggiare, sempre sciolta nella pappa, anche la crescenza, ma in modiche quantità perché è piuttosto grassa e la ricotta che in realtà non è un vero e proprio formaggio, essendo ricavata dal siero, il liquido residuo della lavorazione del formaggio cotto e acidificato. Solo quando il bimbo ha circa 8 mesi gli si può offrire il formaggio come un secondo piatto, in alternativa alla carne o al pesce. Si può scegliere tra crescenza, ricotta e formaggio in vasetto, non superando i 60 g. In tutti i casi, occorre prestare attenzione che il tipo scelto sia freschissimo o conservato secondo le regole degli omogeneizzati. Infine, il formaggio è un’ottima base per preparare sformati, anche con la verdura, sempre tenendo conto del calendario dello svezzamento indicato dal pediatra.
Il formaggio, come tutti gli alimenti di origine animale, è anche un’ottima fonte di proteine nobili, cioè complete di tutti gli aminoacidi (le loro unità-base) essenziali (9 nel bambino). Si tratta di aminoacidi che l’organismo non è in grado di produrre da solo, ma che deve introdurre con l’alimentazione, poiché sono indispensabili per la formazione delle cellule e dei tessuti. Contiene anche il fosforo, un minerale importante per i denti, le ossa, le cellule, i muscoli, i reni e la trasmissione degli impulsi nervosi; inoltre, aiuta ad assimilare il calcio. Il formaggio, poi, apporta la vitamina A (o retinolo), essenziale per la crescita e lo sviluppo di tutte le cellule, il sistema di difesa naturale dell’organismo, gli occhi, la pelle, e la vitamina B12 (cobalamina), importante per il metabolismo delle cellule e la formazione dei globuli rossi. I lattici, in particolare, contengono infine la vitamina B2: partecipa al metabolismo delle proteine e dei lipidi.
Il formaggio è, però, noto soprattutto per il suo contenuto di grassi (lipidi). La loro concentrazione dipende dal tipo di latte usato e dalla quantità di latte in essi presente: quelli a pasta molle (con più del 45 per cento di acqua), come la crescenza e la mozzarella, ne contengono di meno rispetto a quelli a pasta dura, come il grana e il pecorino (che hanno meno del 45 per cento di acqua). Anche i formaggi più magri, quindi, hanno, anche se in misura inferiore (meno del 20 per cento) un contenuto di grassi. Infine, nel formaggio fresco (come la crescenza e i formaggi cremosi) sono presenti anche batteri benefici, utili per l’equilibrio della flora batterica intestinale, non ancora del tutto sviluppata nel primo anno di età del piccolo, e quindi per il buon funzionamento dell’intestino.
Attenzione ai grassi
Il formaggio presenta però il difetto di essere piuttosto ricco di grassi (lipidi), anche nelle varietà più magre. Vengono, infatti definiti magri i formaggi che contengono meno del 20 per cento di grassi, leggeri quelli che ne contengono dal 20 al 35 per cento, mentre non è riportata alcuna indicazione per i formaggi generici con contenuto di grassi superiore al 35 per cento.
Pertanto questo alimento dovrebbe essere proposto a bambino con moderazione e rispettando alcune regole:
non deve essere mangiato in aggiunta alla carne, al pesce o ad altre pietanze che contengono proteine animali, ma in sostituzione perché è un alimento completo;
può essere abbinato alla pasta o ad altri cereali perché ne migliora il valore proteico;
la verdura, grazie al suo contenuto salino, è l’accompagnamento ideale per i formaggi che vengono, così, digeriti più facilmente.
Si può aggiungere alla pappa
Il formaggio fa, in genere, il suo primo ingresso come ingrediente della prima pappa del piccolo, all’inizio dello svezzamento. Ecco il procedimento da seguire.
Preparare il brodo vegetale, facendo cuocere in un litro d’acqua una patata e una carota di circa 100 grammi ciascuna, per un’ora. Scolare le verdure utilizzando un mestolo forato e passarle con il passaverdure. Quindi unire a 200 millilitri di brodo due o tre cucchiai di passato di verdura.
In alternativa, per preparare il brodo vegetale, si può diluire un vasetto di verdura omogeneizzata in circa 200 millilitri di acqua.
Far bollire il passato, spegnere la fiamma e aggiungere quattro cucchiai (pari a 40 grammi) di crema di riso, mescolando con un cucchiaio perché non si formino grumi.
Versare la pappa in un piattino e condire con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e uno di formaggio stagionato tipo grana.
Dopo qualche settimana, si può proporre al piccolo anche il formaggino in vasetto, cominciando con un solo cucchiaino per arrivare gradualmente a un vasetto intero.
Il calendario da seguire
All’inizio dello svezzamento, intorno ai quattro mesi di vita, si può cominciare a far assaggiare al piccolo un cucchiaino (5 g) di formaggio stagionato tipo grana (molto digeribile grazie al particolare procedimento cui è sottoposto) sciolto nella pappa, oppure di formaggino per l’infanzia in vasetto. Meglio evitare, in questa fase, di offrire al bambino i formaggi spalmabili comuni perché troppo grassi e quindi di più difficile digestione. Successivamente, a partire dai 6 mesi circa di età, si può aumentare la dose e il bimbo può mangiare, sempre sciolto nella pappa, un cucchiaio (10 g) di formaggio grattugiato o di quello specifico per i più piccoli.
Sempre a questa età il bimbo può iniziare ad assaggiare, sempre sciolta nella pappa, anche la crescenza, ma in modiche quantità perché è piuttosto grassa e la ricotta che in realtà non è un vero e proprio formaggio, essendo ricavata dal siero, il liquido residuo della lavorazione del formaggio cotto e acidificato. Solo quando il bimbo ha circa 8 mesi gli si può offrire il formaggio come un secondo piatto, in alternativa alla carne o al pesce. Si può scegliere tra crescenza, ricotta e formaggio in vasetto, non superando i 60 g. In tutti i casi, occorre prestare attenzione che il tipo scelto sia freschissimo o conservato secondo le regole degli omogeneizzati. Infine, il formaggio è un’ottima base per preparare sformati, anche con la verdura, sempre tenendo conto del calendario dello svezzamento indicato dal pediatra.
Re: Svezzamento
Quando introdurre la pastina nello svezzamento
Fornisce il carburante necessario per lo svolgimento di tutte le funzioni dell'organismo. Per questo non può mancare nella dieta del piccolo, cominciando dai formati più piccoli per passare via via a quelli più grandi, in modo da stimolare la capacità di masticare
Quando introdurre la pastina nello svezzamento
È fonte di energia
La pasta è indispensabile per offrire al bambino un’alimentazione corretta, soprattutto perché è ricca di carboidrati (zuccheri) complessi. Queste sostanze costituiscono una sorta di carburante, cui l’organismo attinge costantemente per garantire il normale svolgimento dei processi vitali, come, per esempio, il funzionamento del cuore e dei polmoni e il controllo della temperatura corporea. Gli zuccheri si dividono in semplici e complessi, a seconda del numero di molecole (saccaridi) che li compongono. I primi possono essere costituiti da una sola molecola (monosaccaridi), da due (disaccaridi) o più, fino a un massimo di dieci (oligosaccaridi). I carboidrati complessi, sono, invece, formati da catene di molecole: perciò sono detti polisaccaridi. Tra questi ultimi c’è l’amido, presente nei cereali (come riso, mais, frumento) e nelle patate. Gli zuccheri semplici sono assimilabili direttamente, mentre quelli complessi, proprio perché formati da più molecole, devono essere scomposti, attraverso i processi digestivi, in componenti semplici. Per questo, l’energia fornita dagli zuccheri complessi è detta anche “a lento rilascio” ed è per lo stesso motivo che, a parità di quantità, un piatto di pasta sazia di più di una fetta di torta.
Contiene proteine
Dette anche “mattoni” dell’organismo, sono sostanze fondamentali per lo svolgimento di innumerevoli funzioni. Quelle contenute nella pasta non sono complete come le proteine di origine animale (in pesce, carne, uova): per questo motivo sono definite a basso valore biologico. Ciò significa che non contengono tutti gli aminoacidi essenziali (le loro unità-base) che l’organismo non produce da sé e che vanno, quindi, introdotti con gli alimenti. L’abbinamento della pasta con i legumi (come i ceci, le lenticchie, i fagioli, le fave, i piselli e la soia) permette, tuttavia, di ottenere un alimento completo dal punto di vista proteico. È bene, però, aspettare che il bimbo abbia almeno dieci mesi per dargli i legumi, e all’inizio è opportuno scegliere quelli decorticati.
Fornisce il carburante necessario per lo svolgimento di tutte le funzioni dell'organismo. Per questo non può mancare nella dieta del piccolo, cominciando dai formati più piccoli per passare via via a quelli più grandi, in modo da stimolare la capacità di masticare
Quando introdurre la pastina nello svezzamento
È fonte di energia
La pasta è indispensabile per offrire al bambino un’alimentazione corretta, soprattutto perché è ricca di carboidrati (zuccheri) complessi. Queste sostanze costituiscono una sorta di carburante, cui l’organismo attinge costantemente per garantire il normale svolgimento dei processi vitali, come, per esempio, il funzionamento del cuore e dei polmoni e il controllo della temperatura corporea. Gli zuccheri si dividono in semplici e complessi, a seconda del numero di molecole (saccaridi) che li compongono. I primi possono essere costituiti da una sola molecola (monosaccaridi), da due (disaccaridi) o più, fino a un massimo di dieci (oligosaccaridi). I carboidrati complessi, sono, invece, formati da catene di molecole: perciò sono detti polisaccaridi. Tra questi ultimi c’è l’amido, presente nei cereali (come riso, mais, frumento) e nelle patate. Gli zuccheri semplici sono assimilabili direttamente, mentre quelli complessi, proprio perché formati da più molecole, devono essere scomposti, attraverso i processi digestivi, in componenti semplici. Per questo, l’energia fornita dagli zuccheri complessi è detta anche “a lento rilascio” ed è per lo stesso motivo che, a parità di quantità, un piatto di pasta sazia di più di una fetta di torta.
Contiene proteine
Dette anche “mattoni” dell’organismo, sono sostanze fondamentali per lo svolgimento di innumerevoli funzioni. Quelle contenute nella pasta non sono complete come le proteine di origine animale (in pesce, carne, uova): per questo motivo sono definite a basso valore biologico. Ciò significa che non contengono tutti gli aminoacidi essenziali (le loro unità-base) che l’organismo non produce da sé e che vanno, quindi, introdotti con gli alimenti. L’abbinamento della pasta con i legumi (come i ceci, le lenticchie, i fagioli, le fave, i piselli e la soia) permette, tuttavia, di ottenere un alimento completo dal punto di vista proteico. È bene, però, aspettare che il bimbo abbia almeno dieci mesi per dargli i legumi, e all’inizio è opportuno scegliere quelli decorticati.
Re: Svezzamento
Come introdurla
da 6 mesi
Solo a partire da questa età si possono cominciare a dare al bambino cereali contenenti il glutine, una proteina che nei bambini predisposti può provocare una malattia, chiamata celiachia. Si inizierà quindi dalla pastina con formati molto piccoli, per poi offrirgli formati sempre più grossi, in modo da aiutarlo a imparare a masticare correttamente.
da 10 mesi
Intorno a questa età si può cominciare a dare al piccolo i primi spaghettini o capellini d’angelo, conditi con pomodoro (che finora era sconsigliato, in quanto a rischio di allergie), un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e uno di formaggio stagionato grattugiato, per esempio grana o parmigiano.
da 12 mesi
Con l’introduzione dei legumi, da proporre al piccolo solo passati, in modo da renderli più digeribili, si possono ora preparare al bambino piatti più ricchi, come per esempio pasta e fagioli o pasta e piselli. A quest’età si potrà proporgli anche il riso normale, bollito e condito con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e uno di formaggio stagionato grattugiato.
Come si prepara
per i più piccoli
La pastina ideale da usare all’inizio dello svezzamento è quella di formato molto piccolo, da cucinare in brodo. Questo va preparato prima, lessando per circa un’ora in un litro d’acqua una patata e una carota, pulite e tagliate. Seguendo il calendario dello svezzamento, per la preparazione del brodo si possono aggiungere in seguito anche zucchine, erbette, fagiolini e, via via, tutte le altre verdure. Il brodo va poi filtrato e può essere conservato in frigorifero per 24 ore al massimo, oppure surgelato. Per ogni porzione di pastina è necessaria una tazza (200-250 millilitri) di brodo. Il brodo può essere ottenuto anche diluendo un vasetto di omogeneizzato alle verdure in acqua calda (sempre 200-250 millimetri). Per rendere il piatto un pasto completo, si può aggiungere alla pastina un omogeneizzato di carne, un cucchiaino (5 g) di olio extravergine d’oliva e uno di formaggio grattugiato tipo grana.
per i più grandicelli
Più avanti, cioè intorno agli 8-10 mesi, si può introdurre la pastina di formato più grosso, arricchendo il piatto con l’aggiunta di un omogeneizzato di pesce. Dopo i 10 mesi si possono introdurre nella dieta del bambino le prime pastasciuttine, che vanno cotte in acqua bollente (400 millilitri per 30 grammi di pasta). Una volta scolata, la pasta può essere condita con un cucchiaino di olio extravergine d’oliva crudo e uno di formaggio grattugiato tipo grana e un cucchiaio di pomodoro passato.
da 6 mesi
Solo a partire da questa età si possono cominciare a dare al bambino cereali contenenti il glutine, una proteina che nei bambini predisposti può provocare una malattia, chiamata celiachia. Si inizierà quindi dalla pastina con formati molto piccoli, per poi offrirgli formati sempre più grossi, in modo da aiutarlo a imparare a masticare correttamente.
da 10 mesi
Intorno a questa età si può cominciare a dare al piccolo i primi spaghettini o capellini d’angelo, conditi con pomodoro (che finora era sconsigliato, in quanto a rischio di allergie), un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e uno di formaggio stagionato grattugiato, per esempio grana o parmigiano.
da 12 mesi
Con l’introduzione dei legumi, da proporre al piccolo solo passati, in modo da renderli più digeribili, si possono ora preparare al bambino piatti più ricchi, come per esempio pasta e fagioli o pasta e piselli. A quest’età si potrà proporgli anche il riso normale, bollito e condito con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e uno di formaggio stagionato grattugiato.
Come si prepara
per i più piccoli
La pastina ideale da usare all’inizio dello svezzamento è quella di formato molto piccolo, da cucinare in brodo. Questo va preparato prima, lessando per circa un’ora in un litro d’acqua una patata e una carota, pulite e tagliate. Seguendo il calendario dello svezzamento, per la preparazione del brodo si possono aggiungere in seguito anche zucchine, erbette, fagiolini e, via via, tutte le altre verdure. Il brodo va poi filtrato e può essere conservato in frigorifero per 24 ore al massimo, oppure surgelato. Per ogni porzione di pastina è necessaria una tazza (200-250 millilitri) di brodo. Il brodo può essere ottenuto anche diluendo un vasetto di omogeneizzato alle verdure in acqua calda (sempre 200-250 millimetri). Per rendere il piatto un pasto completo, si può aggiungere alla pastina un omogeneizzato di carne, un cucchiaino (5 g) di olio extravergine d’oliva e uno di formaggio grattugiato tipo grana.
per i più grandicelli
Più avanti, cioè intorno agli 8-10 mesi, si può introdurre la pastina di formato più grosso, arricchendo il piatto con l’aggiunta di un omogeneizzato di pesce. Dopo i 10 mesi si possono introdurre nella dieta del bambino le prime pastasciuttine, che vanno cotte in acqua bollente (400 millilitri per 30 grammi di pasta). Una volta scolata, la pasta può essere condita con un cucchiaino di olio extravergine d’oliva crudo e uno di formaggio grattugiato tipo grana e un cucchiaio di pomodoro passato.
Re: Svezzamento
A che età si può dare il glutine
Il glutine è una proteina presente in alcuni cereali, come grano, orzo, avena e segale (riso e mais, invece, non lo contengono). In alcune persone intolleranti alla gliadina (una proteina contenuta nel glutine) può causare un’intolleranza molto seria (la celiachia) che si manifesta con diarrea, gonfiore dell’addome e, nei bambini, con un rallentamento della crescita. In questo caso occorre eliminare dalla dieta tutti gli alimenti che contengono il glutine. Per prevenire la celiachia nei bambini predisposti a questa malattia (che ha una componente ereditaria), occorre evitare il contatto con il glutine nei primi sei mesi di vita, quando l’intestino del piccolo è ancora immaturo. Non esistendo ancora un modo per individuare l’intolleranza al glutine prima che la malattia si manifesti, si consiglia comunque, di provare gli effetti di questa proteina in tutti i bimbi verso i 6 mesi: regolari controlli dal pediatra permetteranno poi di individuare quelli che mostrano i primi segni di intolleranza. Non è corretto, invece, aspettare oltre i 6 mesi: i sintomi potrebbero essere così lievi da rendere molto difficoltoso il riconoscimento del disturbo.
Il glutine è una proteina presente in alcuni cereali, come grano, orzo, avena e segale (riso e mais, invece, non lo contengono). In alcune persone intolleranti alla gliadina (una proteina contenuta nel glutine) può causare un’intolleranza molto seria (la celiachia) che si manifesta con diarrea, gonfiore dell’addome e, nei bambini, con un rallentamento della crescita. In questo caso occorre eliminare dalla dieta tutti gli alimenti che contengono il glutine. Per prevenire la celiachia nei bambini predisposti a questa malattia (che ha una componente ereditaria), occorre evitare il contatto con il glutine nei primi sei mesi di vita, quando l’intestino del piccolo è ancora immaturo. Non esistendo ancora un modo per individuare l’intolleranza al glutine prima che la malattia si manifesti, si consiglia comunque, di provare gli effetti di questa proteina in tutti i bimbi verso i 6 mesi: regolari controlli dal pediatra permetteranno poi di individuare quelli che mostrano i primi segni di intolleranza. Non è corretto, invece, aspettare oltre i 6 mesi: i sintomi potrebbero essere così lievi da rendere molto difficoltoso il riconoscimento del disturbo.
Re: Svezzamento
Yogurt: cosa contiene e perché è importante nello svezzamento
Ha le stesse proprietà nutritive del latte, ma grazie ai fermenti lattici è più facilmente digeribile anche dall'organismo in crescita dei più piccoli. All'inizio è da preferire quello per l'infanzia, perché ha un sapore naturalmente più dolce
Yogurt: cosa contiene e perché è importante nello svezzamento
In base alla legge italiana si può definire yogurt soltanto quello che deriva dalla fermentazione del latte con due specifici microrganismi: lo Streptococcus thermophilus e il Lactobacillus bulcaricus. Sono, invece, definiti latti fermentati i prodotti ottenuti con l’aggiunta di altri microrganismi, i cosiddetti “probiotici” (dal greco “pro” e “bios”, cioè a favore della vita), tra i quali rientrano i Bifidobatteri e alcuni tipi di Lactobacilli, per esempio l’Acidophilus e il Casei imunitas. I latti fermentati possono anche essere ulteriormente arricchiti con l’aggiunta dei fruttoligosaccaridi, sostanze zuccherine non digeribili dette “prebiotici” (sempre dal greco “pre” e “bio”, vale a dire “prima della vita”). Questi ultimi, svolgendo una funzione positiva sui batteri probiotici, ne stimolano la crescita e l’attività, rendendendoli, di conseguenza, ancora più efficaci per l’organismo.
Stimola l’attività dell’intestino
Lo yogurt contiene moltissimi fermenti lattici, microrganismi vivi utili all’organismo, grazie ai quali favorisce l’equilibrio della flora intestinale, cioè l’insieme dei batteri che svolgono una funzione protettiva sull’intestino, limitando la proliferazione di quelli nocivi. Proprio perché il consumo di yogurt aiuta la naturale regolarizzazione delle funzioni intestinali, questo alimento è indicato soprattutto in caso di diarrea o stitichezza, disturbi molto diffusi nei bambini, a causa dell’immaturità del loro organismo. La funzionalità intestinale, poi, può essere compromessa anche da alcuni farmaci, come gli antibiotici, che insieme ai germi nocivi, distruggono anche i batteri buoni. Per questo, dopo una cura di questo tipo, l’assunzione di yogurt può aiutare la flora batterica a ripristinarsi.
È facilmente digeribile
Per le sue dosi di digeribilità, lo yogurt può essere proposto ai bambini dopo l’inizio dello svezzamento. Il processo di fermentazione cui viene sottoposto il latte per diventare yogurt, infatti, fa sì che il lattosio (lo zucchero del latte) venga trasformato in acido lattico, più facilmente digeribile dall’organismo del bambino. In pratica, lo zucchero del latte viene in parte “predigerito” dai fermenti aggiunti a questo alimento.
Questa caratteristica fa sì che lo yogurt possa essere consumato anche dai bambini con un’intolleranza al lattosio, nei quali cioè non è presente, a causa di un’infiammazione o di un malessere intestinale, un enzima, chiamato lattasi, che digerisce lo zucchero del latte a livello intestinale. Solo in casi rari, quando la mancanza dell’enzima è congenita, per cui la lattasi non viene prodotta dall’organismo del piccolo fin dalla nascita, il consumo di yogurt risulta sconsigliato.
Ha le stesse proprietà nutritive del latte, ma grazie ai fermenti lattici è più facilmente digeribile anche dall'organismo in crescita dei più piccoli. All'inizio è da preferire quello per l'infanzia, perché ha un sapore naturalmente più dolce
Yogurt: cosa contiene e perché è importante nello svezzamento
In base alla legge italiana si può definire yogurt soltanto quello che deriva dalla fermentazione del latte con due specifici microrganismi: lo Streptococcus thermophilus e il Lactobacillus bulcaricus. Sono, invece, definiti latti fermentati i prodotti ottenuti con l’aggiunta di altri microrganismi, i cosiddetti “probiotici” (dal greco “pro” e “bios”, cioè a favore della vita), tra i quali rientrano i Bifidobatteri e alcuni tipi di Lactobacilli, per esempio l’Acidophilus e il Casei imunitas. I latti fermentati possono anche essere ulteriormente arricchiti con l’aggiunta dei fruttoligosaccaridi, sostanze zuccherine non digeribili dette “prebiotici” (sempre dal greco “pre” e “bio”, vale a dire “prima della vita”). Questi ultimi, svolgendo una funzione positiva sui batteri probiotici, ne stimolano la crescita e l’attività, rendendendoli, di conseguenza, ancora più efficaci per l’organismo.
Stimola l’attività dell’intestino
Lo yogurt contiene moltissimi fermenti lattici, microrganismi vivi utili all’organismo, grazie ai quali favorisce l’equilibrio della flora intestinale, cioè l’insieme dei batteri che svolgono una funzione protettiva sull’intestino, limitando la proliferazione di quelli nocivi. Proprio perché il consumo di yogurt aiuta la naturale regolarizzazione delle funzioni intestinali, questo alimento è indicato soprattutto in caso di diarrea o stitichezza, disturbi molto diffusi nei bambini, a causa dell’immaturità del loro organismo. La funzionalità intestinale, poi, può essere compromessa anche da alcuni farmaci, come gli antibiotici, che insieme ai germi nocivi, distruggono anche i batteri buoni. Per questo, dopo una cura di questo tipo, l’assunzione di yogurt può aiutare la flora batterica a ripristinarsi.
È facilmente digeribile
Per le sue dosi di digeribilità, lo yogurt può essere proposto ai bambini dopo l’inizio dello svezzamento. Il processo di fermentazione cui viene sottoposto il latte per diventare yogurt, infatti, fa sì che il lattosio (lo zucchero del latte) venga trasformato in acido lattico, più facilmente digeribile dall’organismo del bambino. In pratica, lo zucchero del latte viene in parte “predigerito” dai fermenti aggiunti a questo alimento.
Questa caratteristica fa sì che lo yogurt possa essere consumato anche dai bambini con un’intolleranza al lattosio, nei quali cioè non è presente, a causa di un’infiammazione o di un malessere intestinale, un enzima, chiamato lattasi, che digerisce lo zucchero del latte a livello intestinale. Solo in casi rari, quando la mancanza dell’enzima è congenita, per cui la lattasi non viene prodotta dall’organismo del piccolo fin dalla nascita, il consumo di yogurt risulta sconsigliato.
Re: Svezzamento
Contiene proteine e vitamine
Lo yogurt contiene proteine, sostanze che costituiscono il fondamento di tutti i tessuti del corpo e perciò dette anche “mattoni dell’organismo”. Quelle contenute nello yogurt, poi, derivano dal latte e sono quindi di origine animale; in quanto tali, vengono definite “nobili” o ad alto valore biologico, perché complete di tutti gli aminoacidi (unità-base di cui sono costituite le proteine) essenziali (otto nell’adulto e nove nel bambino), così detti in quanto l’organismo non è in grado di produrli da solo e quindi devono essere introdotti con l’alimentazione. Nello yogurt sono poi presenti tutte le vitamine che si trovano nel latte (A, per la crescita, la vista e la pelle; D per l’assorbimento di calcio e fosforo, E contro l’invecchiamento delle cellule e K per la coagulazione del sangue e la funzionalità del fegato), e quelle del gruppo B, importanti per la vita delle cellule e per il sistema nervoso.
È ricco di calcio e fosforo
In quanto derivato del latte, lo yogurt fornisce anche un ottimo apporto di calcio e fosforo, minerali fondamentali per il corretto sviluppo delle ossa e dei denti del piccolo. Il calcio, inoltre, stimola il funzionamento cellulare, mentre il fosforo fornisce energia alle cellule e facilita il trasporto delle sostanze nutritive agli organi e ai tessuti.
Il calendario dello svezzamento
Lo yogurt può essere introdotto nell’alimentazione del piccolo a partire dal sesto mese di vita, come alternativa al latte, sostituendo così la poppata del pomeriggio. Insieme alla frutta, lo yogurt rappresenta infatti una delle prime e più tradizionali merende del bambino. Il più indicato per iniziare è quello privo di conservanti, coloranti e aromatizzanti: per questo, occorre leggere bene l’etichetta che riporta tutte queste indicazioni. Si può proporre al bimbo sia lo yogurt bianco sia quello alla frutta (nelle quantità di un vasetto al giorno), cominciando dalle varianti alla mela, alla pera e alla banana. Per le varianti agli agrumi è meglio attendere il decimo mese di età, mentre per i gusti alle fragole e ai frutti di bosco occorre aspettare il compimento dell’anno: questi frutti, infatti, se introdotti precocemente, potrebbero provocare nei bambini predisposti un’allergia, cioè una reazione esagerata dell’organismo nei confronti di sostanze normalmente innocue.
Lo yogurt contiene proteine, sostanze che costituiscono il fondamento di tutti i tessuti del corpo e perciò dette anche “mattoni dell’organismo”. Quelle contenute nello yogurt, poi, derivano dal latte e sono quindi di origine animale; in quanto tali, vengono definite “nobili” o ad alto valore biologico, perché complete di tutti gli aminoacidi (unità-base di cui sono costituite le proteine) essenziali (otto nell’adulto e nove nel bambino), così detti in quanto l’organismo non è in grado di produrli da solo e quindi devono essere introdotti con l’alimentazione. Nello yogurt sono poi presenti tutte le vitamine che si trovano nel latte (A, per la crescita, la vista e la pelle; D per l’assorbimento di calcio e fosforo, E contro l’invecchiamento delle cellule e K per la coagulazione del sangue e la funzionalità del fegato), e quelle del gruppo B, importanti per la vita delle cellule e per il sistema nervoso.
È ricco di calcio e fosforo
In quanto derivato del latte, lo yogurt fornisce anche un ottimo apporto di calcio e fosforo, minerali fondamentali per il corretto sviluppo delle ossa e dei denti del piccolo. Il calcio, inoltre, stimola il funzionamento cellulare, mentre il fosforo fornisce energia alle cellule e facilita il trasporto delle sostanze nutritive agli organi e ai tessuti.
Il calendario dello svezzamento
Lo yogurt può essere introdotto nell’alimentazione del piccolo a partire dal sesto mese di vita, come alternativa al latte, sostituendo così la poppata del pomeriggio. Insieme alla frutta, lo yogurt rappresenta infatti una delle prime e più tradizionali merende del bambino. Il più indicato per iniziare è quello privo di conservanti, coloranti e aromatizzanti: per questo, occorre leggere bene l’etichetta che riporta tutte queste indicazioni. Si può proporre al bimbo sia lo yogurt bianco sia quello alla frutta (nelle quantità di un vasetto al giorno), cominciando dalle varianti alla mela, alla pera e alla banana. Per le varianti agli agrumi è meglio attendere il decimo mese di età, mentre per i gusti alle fragole e ai frutti di bosco occorre aspettare il compimento dell’anno: questi frutti, infatti, se introdotti precocemente, potrebbero provocare nei bambini predisposti un’allergia, cioè una reazione esagerata dell’organismo nei confronti di sostanze normalmente innocue.
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Re: Svezzamento
Cosa contengono e quando dare i biscotti nello svezzamento
Molto amati dai bambini, per i quali rappresentano un cibo goloso, da gustare tra un pasto e l’altro, questi prodotti sono anche utili per la crescita, in quanto ricchi di tutte le sostanze di cui hanno bisogno per diventare grandi. Ecco quando darli al bambino
Frappé con biscotti
Che cosa contengono
I biscotti per l’infanzia sono studiati dal punto di vista nutrizionale per rispondere alle esigenze del bebè. In particolare:
i biscotti sono una fonte di carboidrati (zuccheri) fondamentali per il bambino in quanto forniscono all’organismo il carburante necessario per svolgere tutte le sue funzioni. In particolare i carboidrati complessi (come l’amido presente nella farina) forniscono energia a lento rilascio, che può essere perciò utilizzata nel tempo, mentre quelli semplici (nello zucchero) entrano subito in circolo e vengono bruciati.
sono arricchiti con proteine sia di origine animale (nel latte) sia vegetale (nella farina). Le proteine sono elementi fondamentali per la crescita delle cellule e dei tessuti dell’organismo del bambino (per questo vengono definite anche “mattoni dell’organismo”). Quelle del latte, poi (come tutte quelle di origine animale), forniscono tutti gli aminoacidi essenziali (8 nell’adulto, 9 nel bambino), che il corpo non è in grado di produrre da solo e che quindi vanno introdotti attraverso gli alimenti;
sono integrati con vitamine e minerali. Le principali vitamine aggiunte sono quelle del gruppo B, indispensabili per l’assorbimento del calcio e per il rinnovo cellulare, e la vitamina C (stimola le difese naturali dell’organismo e favorisce l’assorbimento del ferro). Quanto ai minerali, vengono aggiunti quasi sempre calcio e fosforo (per lo sviluppo dell’apparato scheletrico e dei denti), rame (per il sistema nervoso), ferro (per la formazione dei globuli rossi del sangue) e zinco (per potenziare ossa e muscoli oltre al sistema immunitario;
spesso quelli indicati per i bimbi più grandicelli sono proposti in formulazioni ricche di molte varietà di cereali: frumento, avena e orzo per abituare il bambino a una varietà di gusti.
Il calendario da seguire
Per l’introduzione dei biscotti nell’alimentazione del bambino, come per tutti gli altri cibi, è bene essere graduali e cercare di soddisfare i reali bisogni del piccolo. A quattro mesi è sufficiente l’aggiunta di un solo cucchiaino di biscotto granulato o un solo biscottino nel biberon; via via che cresce, si possono aumentare le dosi, seguendo le indicazioni del pediatra.
Molto amati dai bambini, per i quali rappresentano un cibo goloso, da gustare tra un pasto e l’altro, questi prodotti sono anche utili per la crescita, in quanto ricchi di tutte le sostanze di cui hanno bisogno per diventare grandi. Ecco quando darli al bambino
Frappé con biscotti
Che cosa contengono
I biscotti per l’infanzia sono studiati dal punto di vista nutrizionale per rispondere alle esigenze del bebè. In particolare:
i biscotti sono una fonte di carboidrati (zuccheri) fondamentali per il bambino in quanto forniscono all’organismo il carburante necessario per svolgere tutte le sue funzioni. In particolare i carboidrati complessi (come l’amido presente nella farina) forniscono energia a lento rilascio, che può essere perciò utilizzata nel tempo, mentre quelli semplici (nello zucchero) entrano subito in circolo e vengono bruciati.
sono arricchiti con proteine sia di origine animale (nel latte) sia vegetale (nella farina). Le proteine sono elementi fondamentali per la crescita delle cellule e dei tessuti dell’organismo del bambino (per questo vengono definite anche “mattoni dell’organismo”). Quelle del latte, poi (come tutte quelle di origine animale), forniscono tutti gli aminoacidi essenziali (8 nell’adulto, 9 nel bambino), che il corpo non è in grado di produrre da solo e che quindi vanno introdotti attraverso gli alimenti;
sono integrati con vitamine e minerali. Le principali vitamine aggiunte sono quelle del gruppo B, indispensabili per l’assorbimento del calcio e per il rinnovo cellulare, e la vitamina C (stimola le difese naturali dell’organismo e favorisce l’assorbimento del ferro). Quanto ai minerali, vengono aggiunti quasi sempre calcio e fosforo (per lo sviluppo dell’apparato scheletrico e dei denti), rame (per il sistema nervoso), ferro (per la formazione dei globuli rossi del sangue) e zinco (per potenziare ossa e muscoli oltre al sistema immunitario;
spesso quelli indicati per i bimbi più grandicelli sono proposti in formulazioni ricche di molte varietà di cereali: frumento, avena e orzo per abituare il bambino a una varietà di gusti.
Il calendario da seguire
Per l’introduzione dei biscotti nell’alimentazione del bambino, come per tutti gli altri cibi, è bene essere graduali e cercare di soddisfare i reali bisogni del piccolo. A quattro mesi è sufficiente l’aggiunta di un solo cucchiaino di biscotto granulato o un solo biscottino nel biberon; via via che cresce, si possono aumentare le dosi, seguendo le indicazioni del pediatra.
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Re: Svezzamento
A 4 mesi
I primi biscottini specifici per l’infanzia possono essere introdotti già a partire dal quarto mese di vita. A questa età, però, possono essere offerti al bebè solo i biscottini senza glutine. Si tratta di una proteina presente nella maggior parte dei cereali (come frumento, segale, orzo, farro e avena) che se introdotta prima dei sei mesi può provocare, nei bambini predisposti, la celiachia, una seria intolleranza alimentare che danneggia la mucosa (tessuto di rivestimento interno) intestinale. Si manifesta con vomito, gonfiore addominale e diarrea.
A 6 – 8 mesi
A questa età si può iniziare a dare al piccolo i biscotti, sia granulati sia solubili, contenenti glutine. Oltre che nel latte, a quest’età i biscotti possono essere sciolti anche nello yogurt o nella frutta omogeneizzata o grattugiata (iniziando con la mela, la pera e la banana e proseguendo con gli altri frutti indicati dal pediatra) e proposti al piccolo a merenda.
Da 8 mesi
Possono fare la loro comparsa i classici biscotti per l’infanzia. Sono, in genere, molto graditi ai piccoli, tanto da rappresentare anche dopo il primo anno uno degli ingredienti basilari della colazione o merenda. Si possono aggiungere al latte (3-5 biscotti) o nello yogurt (2-3 biscotti) oppure sgranocchiare da soli (non più di 6 al giorno) perché si sciolgono in bocca. I biscotti sono un’ottima soluzione per stimolare il piccolo a esplorare il cibo, a coordinare le mani e gli occhi e ad allenarsi alla masticazione. Stimolano, infatti, il cervello e i sensi del piccolo.
Verso gli 8-9 mesi, quando di solito il bebè vuole iniziare a mangiare da solo, gli si può proporre un biscotto per l’infanzia: non si sbriciola e consente un’ottima presa alle manine ancora inesperte.
Da 2 anni
A quest’età si possono offrire ai bambini i biscotti comuni, facendo però attenzione a scegliere quelli con un minor contenuto di grasso, come quelli secchi. I biscotti sono un alimento nutriente, gustoso, ma anche molto calorico. Bisogna, quindi, darli al bimbo con moderazione e soprattutto non in aggiunta ad altri alimenti (meglio quindi a merenda che a fine pasto). I biscotti ripieni non vanno offerti prima dei tre anni e solo in occasioni particolari, perché molto calorici e di difficile digestione.
Come conservarli
Perché i biscotti si mantengano fragranti e non perdano le loro caratteristiche nutritive ecco qualche consiglio utile:
se la confezione contiene più pacchetti di biscotti, è meglio aprirne uno alla volta: in questo modo si evitano sprechi e si può consumare solo la quantità di prodotto che si intende usare;
conservare le confezioni al riparo di aria, luce, calore e umidità: si tratta di fattori che non solo potrebbero alterare il sapore e la fragranza dei biscotti, ma anche le caratteristiche nutritive;
richiudere sempre la confezione dei biscottini quando non la si usa perché in questo modo il prodotto non prende aria e si mantiene integro sia nel gusto sia nelle sostanze nutritive.
I primi biscottini specifici per l’infanzia possono essere introdotti già a partire dal quarto mese di vita. A questa età, però, possono essere offerti al bebè solo i biscottini senza glutine. Si tratta di una proteina presente nella maggior parte dei cereali (come frumento, segale, orzo, farro e avena) che se introdotta prima dei sei mesi può provocare, nei bambini predisposti, la celiachia, una seria intolleranza alimentare che danneggia la mucosa (tessuto di rivestimento interno) intestinale. Si manifesta con vomito, gonfiore addominale e diarrea.
A 6 – 8 mesi
A questa età si può iniziare a dare al piccolo i biscotti, sia granulati sia solubili, contenenti glutine. Oltre che nel latte, a quest’età i biscotti possono essere sciolti anche nello yogurt o nella frutta omogeneizzata o grattugiata (iniziando con la mela, la pera e la banana e proseguendo con gli altri frutti indicati dal pediatra) e proposti al piccolo a merenda.
Da 8 mesi
Possono fare la loro comparsa i classici biscotti per l’infanzia. Sono, in genere, molto graditi ai piccoli, tanto da rappresentare anche dopo il primo anno uno degli ingredienti basilari della colazione o merenda. Si possono aggiungere al latte (3-5 biscotti) o nello yogurt (2-3 biscotti) oppure sgranocchiare da soli (non più di 6 al giorno) perché si sciolgono in bocca. I biscotti sono un’ottima soluzione per stimolare il piccolo a esplorare il cibo, a coordinare le mani e gli occhi e ad allenarsi alla masticazione. Stimolano, infatti, il cervello e i sensi del piccolo.
Verso gli 8-9 mesi, quando di solito il bebè vuole iniziare a mangiare da solo, gli si può proporre un biscotto per l’infanzia: non si sbriciola e consente un’ottima presa alle manine ancora inesperte.
Da 2 anni
A quest’età si possono offrire ai bambini i biscotti comuni, facendo però attenzione a scegliere quelli con un minor contenuto di grasso, come quelli secchi. I biscotti sono un alimento nutriente, gustoso, ma anche molto calorico. Bisogna, quindi, darli al bimbo con moderazione e soprattutto non in aggiunta ad altri alimenti (meglio quindi a merenda che a fine pasto). I biscotti ripieni non vanno offerti prima dei tre anni e solo in occasioni particolari, perché molto calorici e di difficile digestione.
Come conservarli
Perché i biscotti si mantengano fragranti e non perdano le loro caratteristiche nutritive ecco qualche consiglio utile:
se la confezione contiene più pacchetti di biscotti, è meglio aprirne uno alla volta: in questo modo si evitano sprechi e si può consumare solo la quantità di prodotto che si intende usare;
conservare le confezioni al riparo di aria, luce, calore e umidità: si tratta di fattori che non solo potrebbero alterare il sapore e la fragranza dei biscotti, ma anche le caratteristiche nutritive;
richiudere sempre la confezione dei biscottini quando non la si usa perché in questo modo il prodotto non prende aria e si mantiene integro sia nel gusto sia nelle sostanze nutritive.
Re: Svezzamento
Pesce: cosa contiene e quando inserirlo nella pappa
Leggero, nutriente e ricco di preziose sostanze nutritive, è l’ideale per le prime pappe del bambino, anche perché è facilmente digeribile. I modi migliori per darlo al bebè
Pesce: cosa contiene e quando inserirlo nella pappa
Perché serve
La caratteristica fondamentale del pesce, rivalutata in questi ultimi anni, è la qualità dei suoi grassi. In particolare, questo alimento contiene acidi grassi polinsaturi, della serie Omega 3, che sono fondamentali per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e della retina. Il bambino, che ha questi organi in formazione, trova quindi nel pesce un’ottima fonte per trarre preziosi nutrienti.
Preziosa fonte di omega-3
I grassi omega-3 sono contenuti in quantità abbondanti nei pesci grassi dei freddi mari del Nord Europa, quindi nel pesce azzurro (in particolare sardine, sgombro, aringhe, acciughe, anguilla, salmone, tonno e pesce spada). Questi grassi sono detti anche essenziali, in quanto l’organismo non è in grado di produrli da solo ma li deve assumere attraverso gli alimenti che li contengono. Questi grassi sono benefici perché:
non innalzano il livello dei trigliceridi (grassi che derivano dall’eccessivo consumo di pane, pasta e dolci), permettendo così al sangue di essere più fluido, e regolano la pressione arteriosa, proteggendo quindi dalle malattie cardiovascolari (cioè a carico di cuore e circolazione);
migliorano la vista (in particolare, l’acuità visiva), favorendo lo sviluppo della retina, quella parte dell’occhio costituita da tessuto nervoso che ha la funzione di trasformare le immagini in impulsi nervosi che vengono poi trasmessi al cervello mediante il nervo ottico;
favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso;
possono migliorare l’intelletto in quanto sono componenti fondamentali della membrana cellulare, che diventa così più fluida permettendo il buon funzionamento dei neuroni (cellule del sistema nervoso deputate a eccitare e a condurre gli impulsi nervosi);
svolgono un’azione antinfiammatoria.
Leggero, nutriente e ricco di preziose sostanze nutritive, è l’ideale per le prime pappe del bambino, anche perché è facilmente digeribile. I modi migliori per darlo al bebè
Pesce: cosa contiene e quando inserirlo nella pappa
Perché serve
La caratteristica fondamentale del pesce, rivalutata in questi ultimi anni, è la qualità dei suoi grassi. In particolare, questo alimento contiene acidi grassi polinsaturi, della serie Omega 3, che sono fondamentali per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e della retina. Il bambino, che ha questi organi in formazione, trova quindi nel pesce un’ottima fonte per trarre preziosi nutrienti.
Preziosa fonte di omega-3
I grassi omega-3 sono contenuti in quantità abbondanti nei pesci grassi dei freddi mari del Nord Europa, quindi nel pesce azzurro (in particolare sardine, sgombro, aringhe, acciughe, anguilla, salmone, tonno e pesce spada). Questi grassi sono detti anche essenziali, in quanto l’organismo non è in grado di produrli da solo ma li deve assumere attraverso gli alimenti che li contengono. Questi grassi sono benefici perché:
non innalzano il livello dei trigliceridi (grassi che derivano dall’eccessivo consumo di pane, pasta e dolci), permettendo così al sangue di essere più fluido, e regolano la pressione arteriosa, proteggendo quindi dalle malattie cardiovascolari (cioè a carico di cuore e circolazione);
migliorano la vista (in particolare, l’acuità visiva), favorendo lo sviluppo della retina, quella parte dell’occhio costituita da tessuto nervoso che ha la funzione di trasformare le immagini in impulsi nervosi che vengono poi trasmessi al cervello mediante il nervo ottico;
favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso;
possono migliorare l’intelletto in quanto sono componenti fondamentali della membrana cellulare, che diventa così più fluida permettendo il buon funzionamento dei neuroni (cellule del sistema nervoso deputate a eccitare e a condurre gli impulsi nervosi);
svolgono un’azione antinfiammatoria.