Svezzamento
Re: Svezzamento
Pesce: cosa contiene e quando inserirlo nella pappa
Leggero, nutriente e ricco di preziose sostanze nutritive, è l’ideale per le prime pappe del bambino, anche perché è facilmente digeribile. I modi migliori per darlo al bebè
Pesce: cosa contiene e quando inserirlo nella pappa
Perché serve
La caratteristica fondamentale del pesce, rivalutata in questi ultimi anni, è la qualità dei suoi grassi. In particolare, questo alimento contiene acidi grassi polinsaturi, della serie Omega 3, che sono fondamentali per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e della retina. Il bambino, che ha questi organi in formazione, trova quindi nel pesce un’ottima fonte per trarre preziosi nutrienti.
Preziosa fonte di omega-3
I grassi omega-3 sono contenuti in quantità abbondanti nei pesci grassi dei freddi mari del Nord Europa, quindi nel pesce azzurro (in particolare sardine, sgombro, aringhe, acciughe, anguilla, salmone, tonno e pesce spada). Questi grassi sono detti anche essenziali, in quanto l’organismo non è in grado di produrli da solo ma li deve assumere attraverso gli alimenti che li contengono. Questi grassi sono benefici perché:
non innalzano il livello dei trigliceridi (grassi che derivano dall’eccessivo consumo di pane, pasta e dolci), permettendo così al sangue di essere più fluido, e regolano la pressione arteriosa, proteggendo quindi dalle malattie cardiovascolari (cioè a carico di cuore e circolazione);
migliorano la vista (in particolare, l’acuità visiva), favorendo lo sviluppo della retina, quella parte dell’occhio costituita da tessuto nervoso che ha la funzione di trasformare le immagini in impulsi nervosi che vengono poi trasmessi al cervello mediante il nervo ottico;
favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso;
possono migliorare l’intelletto in quanto sono componenti fondamentali della membrana cellulare, che diventa così più fluida permettendo il buon funzionamento dei neuroni (cellule del sistema nervoso deputate a eccitare e a condurre gli impulsi nervosi);
svolgono un’azione antinfiammatoria.
Leggero, nutriente e ricco di preziose sostanze nutritive, è l’ideale per le prime pappe del bambino, anche perché è facilmente digeribile. I modi migliori per darlo al bebè
Pesce: cosa contiene e quando inserirlo nella pappa
Perché serve
La caratteristica fondamentale del pesce, rivalutata in questi ultimi anni, è la qualità dei suoi grassi. In particolare, questo alimento contiene acidi grassi polinsaturi, della serie Omega 3, che sono fondamentali per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e della retina. Il bambino, che ha questi organi in formazione, trova quindi nel pesce un’ottima fonte per trarre preziosi nutrienti.
Preziosa fonte di omega-3
I grassi omega-3 sono contenuti in quantità abbondanti nei pesci grassi dei freddi mari del Nord Europa, quindi nel pesce azzurro (in particolare sardine, sgombro, aringhe, acciughe, anguilla, salmone, tonno e pesce spada). Questi grassi sono detti anche essenziali, in quanto l’organismo non è in grado di produrli da solo ma li deve assumere attraverso gli alimenti che li contengono. Questi grassi sono benefici perché:
non innalzano il livello dei trigliceridi (grassi che derivano dall’eccessivo consumo di pane, pasta e dolci), permettendo così al sangue di essere più fluido, e regolano la pressione arteriosa, proteggendo quindi dalle malattie cardiovascolari (cioè a carico di cuore e circolazione);
migliorano la vista (in particolare, l’acuità visiva), favorendo lo sviluppo della retina, quella parte dell’occhio costituita da tessuto nervoso che ha la funzione di trasformare le immagini in impulsi nervosi che vengono poi trasmessi al cervello mediante il nervo ottico;
favoriscono lo sviluppo del sistema nervoso;
possono migliorare l’intelletto in quanto sono componenti fondamentali della membrana cellulare, che diventa così più fluida permettendo il buon funzionamento dei neuroni (cellule del sistema nervoso deputate a eccitare e a condurre gli impulsi nervosi);
svolgono un’azione antinfiammatoria.
Re: Svezzamento
Proteine nobili
Il pesce è poi importante per l’alimentazione del piccolo in quanto fornisce proteine ad alto valore biologico, che contengono cioè tutti gli aminoacidi (unità base delle proteine) essenziali, che l’organismo non è in grado di produrre da solo. Le proteine sono utili per la crescita e il rinnovamento delle cellule e dei tessuti. Questo alimento ha quindi una validità nutrizionale paragonabile a quella della carne.
Ferro per il sangue
Il pesce è anche un ottimo apportatore di ferro, che ha un ruolo molto importante nella costituzione dell’emoglobina, una sostanza indispensabile per trasportare l’ossigeno ai vari organi. Nel pesce questo minerale è presente in forma biodisponibile, cioè viene rapidamente assorbito a livello intestinale.
Vitamine per tutto l’organismo
Nel pesce si trovano infine alcune vitamine, sostanze importanti in quanto all’interno delle cellule rendono possibili meccanismi essenziali alla vita:
A: si trova soprattutto nel pesce grasso, come l’aringa, l’anguilla e lo sgombro, nei crostacei e nei molluschi. È importante per gli occhi, per la pelle e per la crescita;
B12: è utile per la formazione dei globuli rossi (cellule del sangue) e per un buon funzionamento del sistema nervoso; inoltre, aiuta a tenere alto il tono fisico e l’umore;
B2 e B6: proteggono i tessuti, la pelle e la vista;
B3: serve per la crescita, il rinnovamento e il mantenimento delle cellule;
D: si trova soprattutto nel pesce grasso e consente l’assorbimento del calcio e del fosforo, minerali essenziali per lo sviluppo di ossa e denti;
K: utile per la coagulazione del sangue e per la salute di ossa e tessuti;
PP: importante per il metabolismo (insieme delle reazioni chimiche che avvengono nell’organismo) e la crescita.
Il calendario da seguire
A parte i bambini che sono a rischio di allergia nei confronti di questo alimento (perché hanno un genitore o un fratello che soffre del disturbo), per i quali è necessario aspettare che abbiano compiuto almeno un anno, in tutti gli altri casi il pesce può essere offerto già a partire dai 6 mesi di età, non solo per ampliare i gusti del bambino dopo la fase delle prime pappe, ma anche per reali esigenze nutrizionali legate alla sua crescita. A partire da questo momento, infatti, il piccolo è, di norma, protagonista di tutta una serie di cambiamenti che lo porteranno a raddoppiare il peso che aveva alla nascita e a incrementare l’altezza di circa 15 centimetri. È logico, quindi, che nel secondo semestre di vita aumenti il fabbisogno di energia da parte del bambino, così come quello di proteine che passa, di solito, da 13 a 21 grammi al giorno per i maschi e da 11 a 19 grammi per le femmine. Il pesce, poi, rappresenta un’ottima alternativa alla carne, dato che è anche più digeribile perché privo di tessuto connettivo.
I tipi con cui cominciare
Premesso che quello in vasetto (o liofilizzato) è l’ideale per l’inizio dello svezzamento, in quanto più digeribile, se si opta per il pesce fresco occorre cominciare con piccoli assaggi di trota, merluzzo e nasello, dal sapore più delicato. Maggiore attenzione va, invece, riservata a sogliola e platessa perché sono pesci di fondo e, quindi, più a rischio di contaminazioni, pur incontrando, di solito, i gusti dei bambini. A partire dai 10-12 mesi si possono offrire al piccolo anche le varietà dal sapore più intenso, come orata, branzino e salmone, tenendo comunque conto delle sue preferenze.
Il pesce è poi importante per l’alimentazione del piccolo in quanto fornisce proteine ad alto valore biologico, che contengono cioè tutti gli aminoacidi (unità base delle proteine) essenziali, che l’organismo non è in grado di produrre da solo. Le proteine sono utili per la crescita e il rinnovamento delle cellule e dei tessuti. Questo alimento ha quindi una validità nutrizionale paragonabile a quella della carne.
Ferro per il sangue
Il pesce è anche un ottimo apportatore di ferro, che ha un ruolo molto importante nella costituzione dell’emoglobina, una sostanza indispensabile per trasportare l’ossigeno ai vari organi. Nel pesce questo minerale è presente in forma biodisponibile, cioè viene rapidamente assorbito a livello intestinale.
Vitamine per tutto l’organismo
Nel pesce si trovano infine alcune vitamine, sostanze importanti in quanto all’interno delle cellule rendono possibili meccanismi essenziali alla vita:
A: si trova soprattutto nel pesce grasso, come l’aringa, l’anguilla e lo sgombro, nei crostacei e nei molluschi. È importante per gli occhi, per la pelle e per la crescita;
B12: è utile per la formazione dei globuli rossi (cellule del sangue) e per un buon funzionamento del sistema nervoso; inoltre, aiuta a tenere alto il tono fisico e l’umore;
B2 e B6: proteggono i tessuti, la pelle e la vista;
B3: serve per la crescita, il rinnovamento e il mantenimento delle cellule;
D: si trova soprattutto nel pesce grasso e consente l’assorbimento del calcio e del fosforo, minerali essenziali per lo sviluppo di ossa e denti;
K: utile per la coagulazione del sangue e per la salute di ossa e tessuti;
PP: importante per il metabolismo (insieme delle reazioni chimiche che avvengono nell’organismo) e la crescita.
Il calendario da seguire
A parte i bambini che sono a rischio di allergia nei confronti di questo alimento (perché hanno un genitore o un fratello che soffre del disturbo), per i quali è necessario aspettare che abbiano compiuto almeno un anno, in tutti gli altri casi il pesce può essere offerto già a partire dai 6 mesi di età, non solo per ampliare i gusti del bambino dopo la fase delle prime pappe, ma anche per reali esigenze nutrizionali legate alla sua crescita. A partire da questo momento, infatti, il piccolo è, di norma, protagonista di tutta una serie di cambiamenti che lo porteranno a raddoppiare il peso che aveva alla nascita e a incrementare l’altezza di circa 15 centimetri. È logico, quindi, che nel secondo semestre di vita aumenti il fabbisogno di energia da parte del bambino, così come quello di proteine che passa, di solito, da 13 a 21 grammi al giorno per i maschi e da 11 a 19 grammi per le femmine. Il pesce, poi, rappresenta un’ottima alternativa alla carne, dato che è anche più digeribile perché privo di tessuto connettivo.
I tipi con cui cominciare
Premesso che quello in vasetto (o liofilizzato) è l’ideale per l’inizio dello svezzamento, in quanto più digeribile, se si opta per il pesce fresco occorre cominciare con piccoli assaggi di trota, merluzzo e nasello, dal sapore più delicato. Maggiore attenzione va, invece, riservata a sogliola e platessa perché sono pesci di fondo e, quindi, più a rischio di contaminazioni, pur incontrando, di solito, i gusti dei bambini. A partire dai 10-12 mesi si possono offrire al piccolo anche le varietà dal sapore più intenso, come orata, branzino e salmone, tenendo comunque conto delle sue preferenze.
Re: Svezzamento
Quando introdurre la pastina nello svezzamento
Fornisce il carburante necessario per lo svolgimento di tutte le funzioni dell'organismo. Per questo non può mancare nella dieta del piccolo, cominciando dai formati più piccoli per passare via via a quelli più grandi, in modo da stimolare la capacità di masticare
Quando introdurre la pastina nello svezzamento
È fonte di energia
La pasta è indispensabile per offrire al bambino un’alimentazione corretta, soprattutto perché è ricca di carboidrati (zuccheri) complessi. Queste sostanze costituiscono una sorta di carburante, cui l’organismo attinge costantemente per garantire il normale svolgimento dei processi vitali, come, per esempio, il funzionamento del cuore e dei polmoni e il controllo della temperatura corporea. Gli zuccheri si dividono in semplici e complessi, a seconda del numero di molecole (saccaridi) che li compongono. I primi possono essere costituiti da una sola molecola (monosaccaridi), da due (disaccaridi) o più, fino a un massimo di dieci (oligosaccaridi). I carboidrati complessi, sono, invece, formati da catene di molecole: perciò sono detti polisaccaridi. Tra questi ultimi c’è l’amido, presente nei cereali (come riso, mais, frumento) e nelle patate. Gli zuccheri semplici sono assimilabili direttamente, mentre quelli complessi, proprio perché formati da più molecole, devono essere scomposti, attraverso i processi digestivi, in componenti semplici. Per questo, l’energia fornita dagli zuccheri complessi è detta anche “a lento rilascio” ed è per lo stesso motivo che, a parità di quantità, un piatto di pasta sazia di più di una fetta di torta.
Contiene proteine
Dette anche “mattoni” dell’organismo, sono sostanze fondamentali per lo svolgimento di innumerevoli funzioni. Quelle contenute nella pasta non sono complete come le proteine di origine animale (in pesce, carne, uova): per questo motivo sono definite a basso valore biologico. Ciò significa che non contengono tutti gli aminoacidi essenziali (le loro unità-base) che l’organismo non produce da sé e che vanno, quindi, introdotti con gli alimenti. L’abbinamento della pasta con i legumi (come i ceci, le lenticchie, i fagioli, le fave, i piselli e la soia) permette, tuttavia, di ottenere un alimento completo dal punto di vista proteico. È bene, però, aspettare che il bimbo abbia almeno dieci mesi per dargli i legumi, e all’inizio è opportuno scegliere quelli decorticati.
Come introdurla
da 6 mesi
Solo a partire da questa età si possono cominciare a dare al bambino cereali contenenti il glutine, una proteina che nei bambini predisposti può provocare una malattia, chiamata celiachia. Si inizierà quindi dalla pastina con formati molto piccoli, per poi offrirgli formati sempre più grossi, in modo da aiutarlo a imparare a masticare correttamente.
da 10 mesi
Intorno a questa età si può cominciare a dare al piccolo i primi spaghettini o capellini d’angelo, conditi con pomodoro (che finora era sconsigliato, in quanto a rischio di allergie), un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e uno di formaggio stagionato grattugiato, per esempio grana o parmigiano.
da 12 mesi
Con l’introduzione dei legumi, da proporre al piccolo solo passati, in modo da renderli più digeribili, si possono ora preparare al bambino piatti più ricchi, come per esempio pasta e fagioli o pasta e piselli. A quest’età si potrà proporgli anche il riso normale, bollito e condito con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e uno di formaggio stagionato grattugiato.
Fornisce il carburante necessario per lo svolgimento di tutte le funzioni dell'organismo. Per questo non può mancare nella dieta del piccolo, cominciando dai formati più piccoli per passare via via a quelli più grandi, in modo da stimolare la capacità di masticare
Quando introdurre la pastina nello svezzamento
È fonte di energia
La pasta è indispensabile per offrire al bambino un’alimentazione corretta, soprattutto perché è ricca di carboidrati (zuccheri) complessi. Queste sostanze costituiscono una sorta di carburante, cui l’organismo attinge costantemente per garantire il normale svolgimento dei processi vitali, come, per esempio, il funzionamento del cuore e dei polmoni e il controllo della temperatura corporea. Gli zuccheri si dividono in semplici e complessi, a seconda del numero di molecole (saccaridi) che li compongono. I primi possono essere costituiti da una sola molecola (monosaccaridi), da due (disaccaridi) o più, fino a un massimo di dieci (oligosaccaridi). I carboidrati complessi, sono, invece, formati da catene di molecole: perciò sono detti polisaccaridi. Tra questi ultimi c’è l’amido, presente nei cereali (come riso, mais, frumento) e nelle patate. Gli zuccheri semplici sono assimilabili direttamente, mentre quelli complessi, proprio perché formati da più molecole, devono essere scomposti, attraverso i processi digestivi, in componenti semplici. Per questo, l’energia fornita dagli zuccheri complessi è detta anche “a lento rilascio” ed è per lo stesso motivo che, a parità di quantità, un piatto di pasta sazia di più di una fetta di torta.
Contiene proteine
Dette anche “mattoni” dell’organismo, sono sostanze fondamentali per lo svolgimento di innumerevoli funzioni. Quelle contenute nella pasta non sono complete come le proteine di origine animale (in pesce, carne, uova): per questo motivo sono definite a basso valore biologico. Ciò significa che non contengono tutti gli aminoacidi essenziali (le loro unità-base) che l’organismo non produce da sé e che vanno, quindi, introdotti con gli alimenti. L’abbinamento della pasta con i legumi (come i ceci, le lenticchie, i fagioli, le fave, i piselli e la soia) permette, tuttavia, di ottenere un alimento completo dal punto di vista proteico. È bene, però, aspettare che il bimbo abbia almeno dieci mesi per dargli i legumi, e all’inizio è opportuno scegliere quelli decorticati.
Come introdurla
da 6 mesi
Solo a partire da questa età si possono cominciare a dare al bambino cereali contenenti il glutine, una proteina che nei bambini predisposti può provocare una malattia, chiamata celiachia. Si inizierà quindi dalla pastina con formati molto piccoli, per poi offrirgli formati sempre più grossi, in modo da aiutarlo a imparare a masticare correttamente.
da 10 mesi
Intorno a questa età si può cominciare a dare al piccolo i primi spaghettini o capellini d’angelo, conditi con pomodoro (che finora era sconsigliato, in quanto a rischio di allergie), un cucchiaio di olio extravergine d’oliva e uno di formaggio stagionato grattugiato, per esempio grana o parmigiano.
da 12 mesi
Con l’introduzione dei legumi, da proporre al piccolo solo passati, in modo da renderli più digeribili, si possono ora preparare al bambino piatti più ricchi, come per esempio pasta e fagioli o pasta e piselli. A quest’età si potrà proporgli anche il riso normale, bollito e condito con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e uno di formaggio stagionato grattugiato.
Re: Svezzamento
Come si prepara
per i più piccoli
La pastina ideale da usare all’inizio dello svezzamento è quella di formato molto piccolo, da cucinare in brodo. Questo va preparato prima, lessando per circa un’ora in un litro d’acqua una patata e una carota, pulite e tagliate. Seguendo il calendario dello svezzamento, per la preparazione del brodo si possono aggiungere in seguito anche zucchine, erbette, fagiolini e, via via, tutte le altre verdure. Il brodo va poi filtrato e può essere conservato in frigorifero per 24 ore al massimo, oppure surgelato. Per ogni porzione di pastina è necessaria una tazza (200-250 millilitri) di brodo. Il brodo può essere ottenuto anche diluendo un vasetto di omogeneizzato alle verdure in acqua calda (sempre 200-250 millimetri). Per rendere il piatto un pasto completo, si può aggiungere alla pastina un omogeneizzato di carne, un cucchiaino (5 g) di olio extravergine d’oliva e uno di formaggio grattugiato tipo grana.
per i più grandicelli
Più avanti, cioè intorno agli 8-10 mesi, si può introdurre la pastina di formato più grosso, arricchendo il piatto con l’aggiunta di un omogeneizzato di pesce. Dopo i 10 mesi si possono introdurre nella dieta del bambino le prime pastasciuttine, che vanno cotte in acqua bollente (400 millilitri per 30 grammi di pasta). Una volta scolata, la pasta può essere condita con un cucchiaino di olio extravergine d’oliva crudo e uno di formaggio grattugiato tipo grana e un cucchiaio di pomodoro passato.
A che età si può dare il glutine
Il glutine è una proteina presente in alcuni cereali, come grano, orzo, avena e segale (riso e mais, invece, non lo contengono). In alcune persone intolleranti alla gliadina (una proteina contenuta nel glutine) può causare un’intolleranza molto seria (la celiachia) che si manifesta con diarrea, gonfiore dell’addome e, nei bambini, con un rallentamento della crescita. In questo caso occorre eliminare dalla dieta tutti gli alimenti che contengono il glutine. Per prevenire la celiachia nei bambini predisposti a questa malattia (che ha una componente ereditaria), occorre evitare il contatto con il glutine nei primi sei mesi di vita, quando l’intestino del piccolo è ancora immaturo. Non esistendo ancora un modo per individuare l’intolleranza al glutine prima che la malattia si manifesti, si consiglia comunque, di provare gli effetti di questa proteina in tutti i bimbi verso i 6 mesi: regolari controlli dal pediatra permetteranno poi di individuare quelli che mostrano i primi segni di intolleranza. Non è corretto, invece, aspettare oltre i 6 mesi: i sintomi potrebbero essere così lievi da rendere molto difficoltoso il riconoscimento del disturbo.
per i più piccoli
La pastina ideale da usare all’inizio dello svezzamento è quella di formato molto piccolo, da cucinare in brodo. Questo va preparato prima, lessando per circa un’ora in un litro d’acqua una patata e una carota, pulite e tagliate. Seguendo il calendario dello svezzamento, per la preparazione del brodo si possono aggiungere in seguito anche zucchine, erbette, fagiolini e, via via, tutte le altre verdure. Il brodo va poi filtrato e può essere conservato in frigorifero per 24 ore al massimo, oppure surgelato. Per ogni porzione di pastina è necessaria una tazza (200-250 millilitri) di brodo. Il brodo può essere ottenuto anche diluendo un vasetto di omogeneizzato alle verdure in acqua calda (sempre 200-250 millimetri). Per rendere il piatto un pasto completo, si può aggiungere alla pastina un omogeneizzato di carne, un cucchiaino (5 g) di olio extravergine d’oliva e uno di formaggio grattugiato tipo grana.
per i più grandicelli
Più avanti, cioè intorno agli 8-10 mesi, si può introdurre la pastina di formato più grosso, arricchendo il piatto con l’aggiunta di un omogeneizzato di pesce. Dopo i 10 mesi si possono introdurre nella dieta del bambino le prime pastasciuttine, che vanno cotte in acqua bollente (400 millilitri per 30 grammi di pasta). Una volta scolata, la pasta può essere condita con un cucchiaino di olio extravergine d’oliva crudo e uno di formaggio grattugiato tipo grana e un cucchiaio di pomodoro passato.
A che età si può dare il glutine
Il glutine è una proteina presente in alcuni cereali, come grano, orzo, avena e segale (riso e mais, invece, non lo contengono). In alcune persone intolleranti alla gliadina (una proteina contenuta nel glutine) può causare un’intolleranza molto seria (la celiachia) che si manifesta con diarrea, gonfiore dell’addome e, nei bambini, con un rallentamento della crescita. In questo caso occorre eliminare dalla dieta tutti gli alimenti che contengono il glutine. Per prevenire la celiachia nei bambini predisposti a questa malattia (che ha una componente ereditaria), occorre evitare il contatto con il glutine nei primi sei mesi di vita, quando l’intestino del piccolo è ancora immaturo. Non esistendo ancora un modo per individuare l’intolleranza al glutine prima che la malattia si manifesti, si consiglia comunque, di provare gli effetti di questa proteina in tutti i bimbi verso i 6 mesi: regolari controlli dal pediatra permetteranno poi di individuare quelli che mostrano i primi segni di intolleranza. Non è corretto, invece, aspettare oltre i 6 mesi: i sintomi potrebbero essere così lievi da rendere molto difficoltoso il riconoscimento del disturbo.
Re: Svezzamento
Frutta: vitamine e fibre per lo svezzamento
La frutta è indispensabile per l'alimentazione del piccolo, in quanto è ricca di sostanze utili per la crescita, come le vitamine, i sali minerali e le fibre. Per questo può fare il suo ingresso già all'inizio dello svezzamento, nella fase di passaggio dal seno al cucchiaino
Frutta: vitamine e fibre per lo svezzamento
Contiene tante vitamine
Le vitamine svolgono diverse funzioni fondamentali per l’organismo: anzitutto, assicurano la corretta assimilazione delle proteine, dei grassi e degli zuccheri. Inoltre, regolano e coordinano le varie attività delle cellule. Sono così preziose che ne bastano piccolissime dosi: per alcune vitamine, infatti, il fabbisogno è di pochi milligrammi, per altre addirittura di alcuni milionesimi di grammo.
Ogni vitamina è importante e ciascuna svolge uno specifico ruolo. All’organismo in crescita del bambino, però, non deve mai mancare la vitamina C, presente soprattutto negli agrumi e nei kiwi. Questa sostanza, infatti, oltre ad aumentare la resistenza del sistema di difesa del piccolo, è indispensabile per la protezione delle membrane cellulari e per l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo. Fondamentale è anche il ruolo della vitamina A e del betacarotene (un precursore della vitamina) per la salute della pelle, degli occhi e delle mucose e per rinforzare le ossa e i denti. Sotto forma di betacarotene, la vitamina A è contenuta soprattutto nell’albicocca e in generale nella frutta di colore giallo-arancio, come la pesca.
Fornisce sali minerali
La frutta è ricca anche di sali minerali, indispensabili per l’organismo in quanto regolano la maggior parte delle sue funzioni. Il calcio e il fosforo partecipano alla costruzione di ossa e denti; il ferro è utile per la formazione dei globuli rossi del sangue; il sodio e il potassio regolano l’equilibrio idrosalino (tra sali e liquidi) dell’organismo.
È ricca di fibre
Queste sostanze non vengono assorbite dall’organismo e non forniscono energia, tuttavia sono estremamente utili per l’intestino perché ne stimolano e riequilibrano l’attività favorendo la peristalsi, cioè l’insieme dei movimenti che quest’organo compie per svuotarsi.
Questa funzione ha conseguenze positive anche sul metabolismo (i processi chimici che si verificano nell’organismo) e, di conseguenza, svolge un’azione preventiva contro le “malattie del benessere”, come obesità, diabete (disturbo legato allo scorretto funzionamento del pancreas) e ipertensione (pressione alta).
La frutta è indispensabile per l'alimentazione del piccolo, in quanto è ricca di sostanze utili per la crescita, come le vitamine, i sali minerali e le fibre. Per questo può fare il suo ingresso già all'inizio dello svezzamento, nella fase di passaggio dal seno al cucchiaino
Frutta: vitamine e fibre per lo svezzamento
Contiene tante vitamine
Le vitamine svolgono diverse funzioni fondamentali per l’organismo: anzitutto, assicurano la corretta assimilazione delle proteine, dei grassi e degli zuccheri. Inoltre, regolano e coordinano le varie attività delle cellule. Sono così preziose che ne bastano piccolissime dosi: per alcune vitamine, infatti, il fabbisogno è di pochi milligrammi, per altre addirittura di alcuni milionesimi di grammo.
Ogni vitamina è importante e ciascuna svolge uno specifico ruolo. All’organismo in crescita del bambino, però, non deve mai mancare la vitamina C, presente soprattutto negli agrumi e nei kiwi. Questa sostanza, infatti, oltre ad aumentare la resistenza del sistema di difesa del piccolo, è indispensabile per la protezione delle membrane cellulari e per l’assorbimento del ferro da parte dell’organismo. Fondamentale è anche il ruolo della vitamina A e del betacarotene (un precursore della vitamina) per la salute della pelle, degli occhi e delle mucose e per rinforzare le ossa e i denti. Sotto forma di betacarotene, la vitamina A è contenuta soprattutto nell’albicocca e in generale nella frutta di colore giallo-arancio, come la pesca.
Fornisce sali minerali
La frutta è ricca anche di sali minerali, indispensabili per l’organismo in quanto regolano la maggior parte delle sue funzioni. Il calcio e il fosforo partecipano alla costruzione di ossa e denti; il ferro è utile per la formazione dei globuli rossi del sangue; il sodio e il potassio regolano l’equilibrio idrosalino (tra sali e liquidi) dell’organismo.
È ricca di fibre
Queste sostanze non vengono assorbite dall’organismo e non forniscono energia, tuttavia sono estremamente utili per l’intestino perché ne stimolano e riequilibrano l’attività favorendo la peristalsi, cioè l’insieme dei movimenti che quest’organo compie per svuotarsi.
Questa funzione ha conseguenze positive anche sul metabolismo (i processi chimici che si verificano nell’organismo) e, di conseguenza, svolge un’azione preventiva contro le “malattie del benessere”, come obesità, diabete (disturbo legato allo scorretto funzionamento del pancreas) e ipertensione (pressione alta).
Re: Svezzamento
Il calendario da seguire
A quattro mesi
All’inizio dello svezzamento si può provare a dare al piccolo i primi cucchiaini di mela omogeneizzata dopo la pappa di mezzogiorno oppure dopo il biberon di latte a metà pomeriggio.
A cinque mesi
Trascorsa qualche settimana, si può provare a offrire al bimbo qualche cucchiaino di pera o di banana, sempre in forma omogeneizzata.
A sei mesi
Solamente intorno ai sei mesi di vita è bene cominciare a proporre al piccolo la frutta fresca, grattugiata e ridotta a una morbida crema. Sono particolarmente indicate la mela, la pera, la prugna e la banana.
A otto-nove mesi
A questa età si possono introdurre nella dieta del bambino le spremute di agrumi (come le arance o i mandarini). Anche la pesca e l’albicocca possono fare il loro ingresso, sotto forma di omogeneizzato.
A un anno
Dopo il compimento dell’anno di età, il piccolo può mangiare con tranquillità ogni tipo di frutta fresca, come le pesche, le albicocche o i kiwi. Per le fragole e le ciliege, invece, meglio attendere ancora fino ai due anni del bimbo, in quanto sono a rischio di allergia.
da 2 anni
A questa età il bimbo può, in teoria, mangiare tutti i tipi di frutta, ma è bene tenere conto dei suoi gusti e del contenuto calorico delle diverse varietà. Ecco le caratteristiche di alcuni frutti solitamente graditi al bambino:
fragole: saporite e gustose, sono ottime fonti di vitamina C e piuttosto ricche di zucchero e potassio;
ciliegie: contengono molti zuccheri semplici e molto potassio, oltre ad una discreta quantità di vitamina C.
uva: fornisce una notevole quantità di zuccheri, molto potassio e piccole quantità di vitamine. Per il suo elevato apporto calorico, non deve essere consumata in grandi quantità e troppo di frequente.
Fresca o in vasetto
All’inizio dello svezzamento è preferibile offrire quella in vasetto al bambino, perché è:
sicura: vengono utilizzate materie prime altamente selezionate, senza l’utilizzo di concimi chimici e pesticidi;
nutriente: viene in genere arricchita con vitamina C ed è quindi più nutriente del frutto fresco;
digeribile: essendo frantumata in polpa finissima, è facilmente digeribile e gradita al palato del bebé;
pratica: confezionata in vasetti di vetro sottovuoto, è igienica e facilmente trasportabile, quindi si può usare anche fuori casa.
In seguito, si può dare al bimbo anche la frutta fresca. In questo caso è sempre meglio scegliere quella di stagione, che andrebbe consumata in giornata dopo l’acquisto, per una maggiore garanzia di freschezza e integrità. Prima di offrirla al bambino è necessario sciacquarla molto accuratamente, in modo da eliminare tracce di sostanze dannose. La frutta fresca può essere offerta grattugiata o tagliata a piccoli pezzettini per renderla più digeribile.
A quattro mesi
All’inizio dello svezzamento si può provare a dare al piccolo i primi cucchiaini di mela omogeneizzata dopo la pappa di mezzogiorno oppure dopo il biberon di latte a metà pomeriggio.
A cinque mesi
Trascorsa qualche settimana, si può provare a offrire al bimbo qualche cucchiaino di pera o di banana, sempre in forma omogeneizzata.
A sei mesi
Solamente intorno ai sei mesi di vita è bene cominciare a proporre al piccolo la frutta fresca, grattugiata e ridotta a una morbida crema. Sono particolarmente indicate la mela, la pera, la prugna e la banana.
A otto-nove mesi
A questa età si possono introdurre nella dieta del bambino le spremute di agrumi (come le arance o i mandarini). Anche la pesca e l’albicocca possono fare il loro ingresso, sotto forma di omogeneizzato.
A un anno
Dopo il compimento dell’anno di età, il piccolo può mangiare con tranquillità ogni tipo di frutta fresca, come le pesche, le albicocche o i kiwi. Per le fragole e le ciliege, invece, meglio attendere ancora fino ai due anni del bimbo, in quanto sono a rischio di allergia.
da 2 anni
A questa età il bimbo può, in teoria, mangiare tutti i tipi di frutta, ma è bene tenere conto dei suoi gusti e del contenuto calorico delle diverse varietà. Ecco le caratteristiche di alcuni frutti solitamente graditi al bambino:
fragole: saporite e gustose, sono ottime fonti di vitamina C e piuttosto ricche di zucchero e potassio;
ciliegie: contengono molti zuccheri semplici e molto potassio, oltre ad una discreta quantità di vitamina C.
uva: fornisce una notevole quantità di zuccheri, molto potassio e piccole quantità di vitamine. Per il suo elevato apporto calorico, non deve essere consumata in grandi quantità e troppo di frequente.
Fresca o in vasetto
All’inizio dello svezzamento è preferibile offrire quella in vasetto al bambino, perché è:
sicura: vengono utilizzate materie prime altamente selezionate, senza l’utilizzo di concimi chimici e pesticidi;
nutriente: viene in genere arricchita con vitamina C ed è quindi più nutriente del frutto fresco;
digeribile: essendo frantumata in polpa finissima, è facilmente digeribile e gradita al palato del bebé;
pratica: confezionata in vasetti di vetro sottovuoto, è igienica e facilmente trasportabile, quindi si può usare anche fuori casa.
In seguito, si può dare al bimbo anche la frutta fresca. In questo caso è sempre meglio scegliere quella di stagione, che andrebbe consumata in giornata dopo l’acquisto, per una maggiore garanzia di freschezza e integrità. Prima di offrirla al bambino è necessario sciacquarla molto accuratamente, in modo da eliminare tracce di sostanze dannose. La frutta fresca può essere offerta grattugiata o tagliata a piccoli pezzettini per renderla più digeribile.
Re: Svezzamento
Formaggio: perché fa bene durante lo svezzamento
Con la crescita è importante assicurare al piccolo un adeguato apporto di calcio, presente in grandi quantità in tutti i latticini. Questa sostanza, infatti, svolge una funzione fondamentale per lo sviluppo delle ossa e dei denti del bambino
Formaggio: perché fa bene durante lo svezzamento
Si ottiene dal latte
Il formaggio è un derivato del latte, cioè viene prodotto attraverso quest’alimento mediante un processo, chiamato di coagulazione, che consiste nel far rapprendere il latte insieme al caglio (la sostanza che viene aggiunta al latte per farlo coagulare). Il risultato di questo procedimento viene in seguito sottoposto a una serie di trattamenti diversi, in relazione al tipo di formaggio che s’intende preparare. Il formaggio può vantare gli stessi principi nutritivi del latte, ma in una gamma estremamente diversificata in rapporto al tipo di latte utilizzato, alla lavorazione, alla pasta e alla percentuale di grassi. La classificazione del formaggio in base alla qualità del latte utilizzato, distingue quello preparato con latte vaccino, cioè di mucca, da quello di capra, di pecora, di bufala o ottenuto dalla combinazione di più tipi. A seconda del tipo di formaggio che si intende fare, si può poi utilizzare il latte intero, quello parzialmente scremato o quello scremato.
Sulla base della minore o maggiore presenza di acqua, si distingue tra formaggio a pasta molle, quando ne contiene in misura superiore al 40 per cento e a pasta dura, se invece ne contiene in misura inferiore. A seconda del tipo di lavorazione si parla, infine, di formaggi a pasta cotta, semicotta, cruda o a pasta filata, cioè trattata con acqua calda. I primi (come il grana e il parmigiano) sono quelli più digeribili, mentre quelli a pasta cruda (come il mascarpone, il caciocavallo o il quartirolo) sono tra i meno digeribili.
Perché fa bene
Il formaggio è un alimento indispensabile per la crescita del piccolo, in quanto apporta una grande quantità di calcio, utile per la formazione delle ossa e dei denti. È quindi importante assicurare ogni giorno al piccolo scorte adeguate di questo minerale, soprattutto a partire dallo svezzamento (che in genere avviene tra il quarto e il sesto mese di vita), quando il fabbisogno di calcio nel bambino aumenta in modo considerevole. Inoltre, il calcio presente nel formaggio viene assimilato più facilmente, in quanto questo alimento contiene anche il fosforo, una sostanza che legandosi con il calcio, forma il fosfato di calcio, che contribuisce allo sviluppo delle ossa e dei denti. Nel latte e nei suoi derivati, calcio e fosforo sono presenti nelle proporzioni ottimali: un eccesso di fosforo, infatti, potrebbe contrastare l’assimilazione del calcio. Il calcio contenuto nei formaggi, e nei latticini in generale (quindi anche nello yogurt), è maggiore rispetto a quello presente in altri cibi, come verdure o legumi. Basti pensare che 100 grammi di parmigiano contengono ben 1159 milligrammi di calcio, contro i 45 milligrammi forniti da un etto di lattuga o di piselli freschi.
Apporta proteine e vitamine
Il formaggio, come tutti gli alimenti di origine animale, è anche un’ottima fonte di proteine nobili, cioè complete di tutti gli aminoacidi (le loro unità-base) essenziali (9 nel bambino). Si tratta di aminoacidi che l’organismo non è in grado di produrre da solo, ma che deve introdurre con l’alimentazione, poiché sono indispensabili per la formazione delle cellule e dei tessuti. Contiene anche il fosforo, un minerale importante per i denti, le ossa, le cellule, i muscoli, i reni e la trasmissione degli impulsi nervosi; inoltre, aiuta ad assimilare il calcio. Il formaggio, poi, apporta la vitamina A (o retinolo), essenziale per la crescita e lo sviluppo di tutte le cellule, il sistema di difesa naturale dell’organismo, gli occhi, la pelle, e la vitamina B12 (cobalamina), importante per il metabolismo delle cellule e la formazione dei globuli rossi. I lattici, in particolare, contengono infine la vitamina B2: partecipa al metabolismo delle proteine e dei lipidi.
Il formaggio è, però, noto soprattutto per il suo contenuto di grassi (lipidi). La loro concentrazione dipende dal tipo di latte usato e dalla quantità di latte in essi presente: quelli a pasta molle (con più del 45 per cento di acqua), come la crescenza e la mozzarella, ne contengono di meno rispetto a quelli a pasta dura, come il grana e il pecorino (che hanno meno del 45 per cento di acqua). Anche i formaggi più magri, quindi, hanno, anche se in misura inferiore (meno del 20 per cento) un contenuto di grassi. Infine, nel formaggio fresco (come la crescenza e i formaggi cremosi) sono presenti anche batteri benefici, utili per l’equilibrio della flora batterica intestinale, non ancora del tutto sviluppata nel primo anno di età del piccolo, e quindi per il buon funzionamento dell’intestino.
Con la crescita è importante assicurare al piccolo un adeguato apporto di calcio, presente in grandi quantità in tutti i latticini. Questa sostanza, infatti, svolge una funzione fondamentale per lo sviluppo delle ossa e dei denti del bambino
Formaggio: perché fa bene durante lo svezzamento
Si ottiene dal latte
Il formaggio è un derivato del latte, cioè viene prodotto attraverso quest’alimento mediante un processo, chiamato di coagulazione, che consiste nel far rapprendere il latte insieme al caglio (la sostanza che viene aggiunta al latte per farlo coagulare). Il risultato di questo procedimento viene in seguito sottoposto a una serie di trattamenti diversi, in relazione al tipo di formaggio che s’intende preparare. Il formaggio può vantare gli stessi principi nutritivi del latte, ma in una gamma estremamente diversificata in rapporto al tipo di latte utilizzato, alla lavorazione, alla pasta e alla percentuale di grassi. La classificazione del formaggio in base alla qualità del latte utilizzato, distingue quello preparato con latte vaccino, cioè di mucca, da quello di capra, di pecora, di bufala o ottenuto dalla combinazione di più tipi. A seconda del tipo di formaggio che si intende fare, si può poi utilizzare il latte intero, quello parzialmente scremato o quello scremato.
Sulla base della minore o maggiore presenza di acqua, si distingue tra formaggio a pasta molle, quando ne contiene in misura superiore al 40 per cento e a pasta dura, se invece ne contiene in misura inferiore. A seconda del tipo di lavorazione si parla, infine, di formaggi a pasta cotta, semicotta, cruda o a pasta filata, cioè trattata con acqua calda. I primi (come il grana e il parmigiano) sono quelli più digeribili, mentre quelli a pasta cruda (come il mascarpone, il caciocavallo o il quartirolo) sono tra i meno digeribili.
Perché fa bene
Il formaggio è un alimento indispensabile per la crescita del piccolo, in quanto apporta una grande quantità di calcio, utile per la formazione delle ossa e dei denti. È quindi importante assicurare ogni giorno al piccolo scorte adeguate di questo minerale, soprattutto a partire dallo svezzamento (che in genere avviene tra il quarto e il sesto mese di vita), quando il fabbisogno di calcio nel bambino aumenta in modo considerevole. Inoltre, il calcio presente nel formaggio viene assimilato più facilmente, in quanto questo alimento contiene anche il fosforo, una sostanza che legandosi con il calcio, forma il fosfato di calcio, che contribuisce allo sviluppo delle ossa e dei denti. Nel latte e nei suoi derivati, calcio e fosforo sono presenti nelle proporzioni ottimali: un eccesso di fosforo, infatti, potrebbe contrastare l’assimilazione del calcio. Il calcio contenuto nei formaggi, e nei latticini in generale (quindi anche nello yogurt), è maggiore rispetto a quello presente in altri cibi, come verdure o legumi. Basti pensare che 100 grammi di parmigiano contengono ben 1159 milligrammi di calcio, contro i 45 milligrammi forniti da un etto di lattuga o di piselli freschi.
Apporta proteine e vitamine
Il formaggio, come tutti gli alimenti di origine animale, è anche un’ottima fonte di proteine nobili, cioè complete di tutti gli aminoacidi (le loro unità-base) essenziali (9 nel bambino). Si tratta di aminoacidi che l’organismo non è in grado di produrre da solo, ma che deve introdurre con l’alimentazione, poiché sono indispensabili per la formazione delle cellule e dei tessuti. Contiene anche il fosforo, un minerale importante per i denti, le ossa, le cellule, i muscoli, i reni e la trasmissione degli impulsi nervosi; inoltre, aiuta ad assimilare il calcio. Il formaggio, poi, apporta la vitamina A (o retinolo), essenziale per la crescita e lo sviluppo di tutte le cellule, il sistema di difesa naturale dell’organismo, gli occhi, la pelle, e la vitamina B12 (cobalamina), importante per il metabolismo delle cellule e la formazione dei globuli rossi. I lattici, in particolare, contengono infine la vitamina B2: partecipa al metabolismo delle proteine e dei lipidi.
Il formaggio è, però, noto soprattutto per il suo contenuto di grassi (lipidi). La loro concentrazione dipende dal tipo di latte usato e dalla quantità di latte in essi presente: quelli a pasta molle (con più del 45 per cento di acqua), come la crescenza e la mozzarella, ne contengono di meno rispetto a quelli a pasta dura, come il grana e il pecorino (che hanno meno del 45 per cento di acqua). Anche i formaggi più magri, quindi, hanno, anche se in misura inferiore (meno del 20 per cento) un contenuto di grassi. Infine, nel formaggio fresco (come la crescenza e i formaggi cremosi) sono presenti anche batteri benefici, utili per l’equilibrio della flora batterica intestinale, non ancora del tutto sviluppata nel primo anno di età del piccolo, e quindi per il buon funzionamento dell’intestino.
Re: Svezzamento
Attenzione ai grassi
Il formaggio presenta però il difetto di essere piuttosto ricco di grassi (lipidi), anche nelle varietà più magre. Vengono, infatti definiti magri i formaggi che contengono meno del 20 per cento di grassi, leggeri quelli che ne contengono dal 20 al 35 per cento, mentre non è riportata alcuna indicazione per i formaggi generici con contenuto di grassi superiore al 35 per cento.
Pertanto questo alimento dovrebbe essere proposto a bambino con moderazione e rispettando alcune regole:
non deve essere mangiato in aggiunta alla carne, al pesce o ad altre pietanze che contengono proteine animali, ma in sostituzione perché è un alimento completo;
può essere abbinato alla pasta o ad altri cereali perché ne migliora il valore proteico;
la verdura, grazie al suo contenuto salino, è l’accompagnamento ideale per i formaggi che vengono, così, digeriti più facilmente.
Si può aggiungere alla pappa
Il formaggio fa, in genere, il suo primo ingresso come ingrediente della prima pappa del piccolo, all’inizio dello svezzamento. Ecco il procedimento da seguire.
Preparare il brodo vegetale, facendo cuocere in un litro d’acqua una patata e una carota di circa 100 grammi ciascuna, per un’ora. Scolare le verdure utilizzando un mestolo forato e passarle con il passaverdure. Quindi unire a 200 millilitri di brodo due o tre cucchiai di passato di verdura.
In alternativa, per preparare il brodo vegetale, si può diluire un vasetto di verdura omogeneizzata in circa 200 millilitri di acqua.
Far bollire il passato, spegnere la fiamma e aggiungere quattro cucchiai (pari a 40 grammi) di crema di riso, mescolando con un cucchiaio perché non si formino grumi.
Versare la pappa in un piattino e condire con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e uno di formaggio stagionato tipo grana.
Dopo qualche settimana, si può proporre al piccolo anche il formaggino in vasetto, cominciando con un solo cucchiaino per arrivare gradualmente a un vasetto intero.
Il calendario da seguire
All’inizio dello svezzamento, intorno ai quattro mesi di vita, si può cominciare a far assaggiare al piccolo un cucchiaino (5 g) di formaggio stagionato tipo grana (molto digeribile grazie al particolare procedimento cui è sottoposto) sciolto nella pappa, oppure di formaggino per l’infanzia in vasetto. Meglio evitare, in questa fase, di offrire al bambino i formaggi spalmabili comuni perché troppo grassi e quindi di più difficile digestione. Successivamente, a partire dai 6 mesi circa di età, si può aumentare la dose e il bimbo può mangiare, sempre sciolto nella pappa, un cucchiaio (10 g) di formaggio grattugiato o di quello specifico per i più piccoli.
Sempre a questa età il bimbo può iniziare ad assaggiare, sempre sciolta nella pappa, anche la crescenza, ma in modiche quantità perché è piuttosto grassa e la ricotta che in realtà non è un vero e proprio formaggio, essendo ricavata dal siero, il liquido residuo della lavorazione del formaggio cotto e acidificato. Solo quando il bimbo ha circa 8 mesi gli si può offrire il formaggio come un secondo piatto, in alternativa alla carne o al pesce. Si può scegliere tra crescenza, ricotta e formaggio in vasetto, non superando i 60 g. In tutti i casi, occorre prestare attenzione che il tipo scelto sia freschissimo o conservato secondo le regole degli omogeneizzati. Infine, il formaggio è un’ottima base per preparare sformati, anche con la verdura, sempre tenendo conto del calendario dello svezzamento indicato dal pediatra.
Il formaggio presenta però il difetto di essere piuttosto ricco di grassi (lipidi), anche nelle varietà più magre. Vengono, infatti definiti magri i formaggi che contengono meno del 20 per cento di grassi, leggeri quelli che ne contengono dal 20 al 35 per cento, mentre non è riportata alcuna indicazione per i formaggi generici con contenuto di grassi superiore al 35 per cento.
Pertanto questo alimento dovrebbe essere proposto a bambino con moderazione e rispettando alcune regole:
non deve essere mangiato in aggiunta alla carne, al pesce o ad altre pietanze che contengono proteine animali, ma in sostituzione perché è un alimento completo;
può essere abbinato alla pasta o ad altri cereali perché ne migliora il valore proteico;
la verdura, grazie al suo contenuto salino, è l’accompagnamento ideale per i formaggi che vengono, così, digeriti più facilmente.
Si può aggiungere alla pappa
Il formaggio fa, in genere, il suo primo ingresso come ingrediente della prima pappa del piccolo, all’inizio dello svezzamento. Ecco il procedimento da seguire.
Preparare il brodo vegetale, facendo cuocere in un litro d’acqua una patata e una carota di circa 100 grammi ciascuna, per un’ora. Scolare le verdure utilizzando un mestolo forato e passarle con il passaverdure. Quindi unire a 200 millilitri di brodo due o tre cucchiai di passato di verdura.
In alternativa, per preparare il brodo vegetale, si può diluire un vasetto di verdura omogeneizzata in circa 200 millilitri di acqua.
Far bollire il passato, spegnere la fiamma e aggiungere quattro cucchiai (pari a 40 grammi) di crema di riso, mescolando con un cucchiaio perché non si formino grumi.
Versare la pappa in un piattino e condire con un cucchiaio di olio extravergine di oliva e uno di formaggio stagionato tipo grana.
Dopo qualche settimana, si può proporre al piccolo anche il formaggino in vasetto, cominciando con un solo cucchiaino per arrivare gradualmente a un vasetto intero.
Il calendario da seguire
All’inizio dello svezzamento, intorno ai quattro mesi di vita, si può cominciare a far assaggiare al piccolo un cucchiaino (5 g) di formaggio stagionato tipo grana (molto digeribile grazie al particolare procedimento cui è sottoposto) sciolto nella pappa, oppure di formaggino per l’infanzia in vasetto. Meglio evitare, in questa fase, di offrire al bambino i formaggi spalmabili comuni perché troppo grassi e quindi di più difficile digestione. Successivamente, a partire dai 6 mesi circa di età, si può aumentare la dose e il bimbo può mangiare, sempre sciolto nella pappa, un cucchiaio (10 g) di formaggio grattugiato o di quello specifico per i più piccoli.
Sempre a questa età il bimbo può iniziare ad assaggiare, sempre sciolta nella pappa, anche la crescenza, ma in modiche quantità perché è piuttosto grassa e la ricotta che in realtà non è un vero e proprio formaggio, essendo ricavata dal siero, il liquido residuo della lavorazione del formaggio cotto e acidificato. Solo quando il bimbo ha circa 8 mesi gli si può offrire il formaggio come un secondo piatto, in alternativa alla carne o al pesce. Si può scegliere tra crescenza, ricotta e formaggio in vasetto, non superando i 60 g. In tutti i casi, occorre prestare attenzione che il tipo scelto sia freschissimo o conservato secondo le regole degli omogeneizzati. Infine, il formaggio è un’ottima base per preparare sformati, anche con la verdura, sempre tenendo conto del calendario dello svezzamento indicato dal pediatra.
Re: Svezzamento
Condimenti e lo svezzamento: quali e quando usarli
Si inizia con olio extravergine d'olia e formaggio stagionato tipo grana. Sono fondamentali fin dalla prima pappa
Svezzamento: i condimenti per la pappa
Condimenti
L’olio e il formaggio rendono più appetitose la pappa del piccolo: sono molti i benefici che assicurano, ma non bisogna esagerare tenendo in considerazione l’età del bambino
Quanti tipi di grassi
I grassi possono essere distinti in saturi, monoinsaturi e polinsaturi, a seconda della stabilità dei legami chimici all’interno delle loro molecole (parte più piccola di una sostanza che ne racchiude le caratteristiche). Quelli saturi sono stabili, i monoinsaturi hanno un solo legame instabile (detto anche punto di frattura), mentre i polinsaturi hanno due o più punti di frattura.
I grassi con diversi punti di frattura possono spezzarsi con maggiore facilità, dando origine ai radicali liberi, spezzoni di molecole che si ossidano a contatto con l’ossigeno, favorendo l’invecchiamento delle cellule.
saturi
I grassi saturi sono contenuti soprattutto negli alimenti di origine animale (come il burro e il formaggio). Favoriscono l’accumulo di colesterolo Ldl, detto anche cattivo, in quanto se presente in eccesso può provocare problemi al cuore e alla circolazione del sangue.
monoinsaturi
I grassi monoinsaturi (presenti, per esempio, nell’olio di oliva) consentono di ridurre la frazione del colesterolo Ldl o “cattivo”, mentre non intaccano il colesterolo Hdl, detto “buono”, in quanto svolge la funzione di liberare le arterie dai depositi di colesterolo “cattivo”.
polinsaturi
Presenti in alta percentuale negli oli di semi, i polinsaturi non devono essere assunti in quantità eccessive, perché potrebbero risultare dannosi per l’organismo. Inoltre, questi grassi riducono la percentuale di colesterolo totale, sia quello “cattivo” (Ldl) sia quello “buono” (Hdl).
L’olio
Dal punto di vista nutrizionale, l’olio di oliva è il grasso più equilibrato: è costituito, infatti, per il 98 per cento da acidi grassi, presenti nella proporzione ideale per l’organismo del piccolo. Essi sono infatti così ripartiti:
per il 74,45 per cento da monoinsaturi;
per il 16,16 per cento da saturi;
per l’8,84 per cento da polinsaturi.
L’olio extravergine contiene, quindi, la quantità ideale di grassi: la percentuale maggiore è rappresentata infatti dai monoinsaturi, i grassi “buoni” per eccellenza, che liberano le arterie dai depositi cattivi di colesterolo; contiene poi una percentuale non troppo elevata di grassi saturi e una percentuale ancora inferiore di polinsaturi. La presenza di questi ultimi, in particolare, non è negativa in assoluto: al contrario, una giusta percentuale di grassi polinsaturi è addirittura indispensabile per produrre sostanze come gli ormoni e per lo sviluppo della retina (la membrana interna dell’occhio) e del sistema nervoso centrale.
Nell’olio d’oliva sono presenti, poi, anche se in percentuale minima (nel due per cento), sostanze antiossidanti, in particolare i tocoferoli (vitamina E) e i polifenoli, dette “ossigeno-protettori”, in quanto contrastano i processi di ossidazione che altererebbero il prodotto. Gli antiossidanti agiscono bloccando la formazione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento delle cellule e impedendo così l’ossidazione. Grazie agli antiossidanti, quindi, l’olio mantiene intatte tutte le sue proprietà nutritive e protettive nei confronti dell’organismo.
Si inizia con olio extravergine d'olia e formaggio stagionato tipo grana. Sono fondamentali fin dalla prima pappa
Svezzamento: i condimenti per la pappa
Condimenti
L’olio e il formaggio rendono più appetitose la pappa del piccolo: sono molti i benefici che assicurano, ma non bisogna esagerare tenendo in considerazione l’età del bambino
Quanti tipi di grassi
I grassi possono essere distinti in saturi, monoinsaturi e polinsaturi, a seconda della stabilità dei legami chimici all’interno delle loro molecole (parte più piccola di una sostanza che ne racchiude le caratteristiche). Quelli saturi sono stabili, i monoinsaturi hanno un solo legame instabile (detto anche punto di frattura), mentre i polinsaturi hanno due o più punti di frattura.
I grassi con diversi punti di frattura possono spezzarsi con maggiore facilità, dando origine ai radicali liberi, spezzoni di molecole che si ossidano a contatto con l’ossigeno, favorendo l’invecchiamento delle cellule.
saturi
I grassi saturi sono contenuti soprattutto negli alimenti di origine animale (come il burro e il formaggio). Favoriscono l’accumulo di colesterolo Ldl, detto anche cattivo, in quanto se presente in eccesso può provocare problemi al cuore e alla circolazione del sangue.
monoinsaturi
I grassi monoinsaturi (presenti, per esempio, nell’olio di oliva) consentono di ridurre la frazione del colesterolo Ldl o “cattivo”, mentre non intaccano il colesterolo Hdl, detto “buono”, in quanto svolge la funzione di liberare le arterie dai depositi di colesterolo “cattivo”.
polinsaturi
Presenti in alta percentuale negli oli di semi, i polinsaturi non devono essere assunti in quantità eccessive, perché potrebbero risultare dannosi per l’organismo. Inoltre, questi grassi riducono la percentuale di colesterolo totale, sia quello “cattivo” (Ldl) sia quello “buono” (Hdl).
L’olio
Dal punto di vista nutrizionale, l’olio di oliva è il grasso più equilibrato: è costituito, infatti, per il 98 per cento da acidi grassi, presenti nella proporzione ideale per l’organismo del piccolo. Essi sono infatti così ripartiti:
per il 74,45 per cento da monoinsaturi;
per il 16,16 per cento da saturi;
per l’8,84 per cento da polinsaturi.
L’olio extravergine contiene, quindi, la quantità ideale di grassi: la percentuale maggiore è rappresentata infatti dai monoinsaturi, i grassi “buoni” per eccellenza, che liberano le arterie dai depositi cattivi di colesterolo; contiene poi una percentuale non troppo elevata di grassi saturi e una percentuale ancora inferiore di polinsaturi. La presenza di questi ultimi, in particolare, non è negativa in assoluto: al contrario, una giusta percentuale di grassi polinsaturi è addirittura indispensabile per produrre sostanze come gli ormoni e per lo sviluppo della retina (la membrana interna dell’occhio) e del sistema nervoso centrale.
Nell’olio d’oliva sono presenti, poi, anche se in percentuale minima (nel due per cento), sostanze antiossidanti, in particolare i tocoferoli (vitamina E) e i polifenoli, dette “ossigeno-protettori”, in quanto contrastano i processi di ossidazione che altererebbero il prodotto. Gli antiossidanti agiscono bloccando la formazione dei radicali liberi, responsabili dell’invecchiamento delle cellule e impedendo così l’ossidazione. Grazie agli antiossidanti, quindi, l’olio mantiene intatte tutte le sue proprietà nutritive e protettive nei confronti dell’organismo.
Re: Svezzamento
Perché fa bene
aiuta ad assimilare le vitamine
L’olio è importante anzitutto perché facilita l’assimilazione di alcune vitamine, dette liposolubili, in quanto si sciolgono appunto nei grassi (o lipidi), a differenza di quelle idrosolubili che invece si sciolgono nell’acqua. Sono liposolubili quattro vitamine:
la vitamina A, utile per la crescita dell’organismo in generale e per la vista;
la vitamina D, che serve per lo sviluppo di ossa e denti perché permette l’assimilazione di calcio e fosforo;
la vitamina E, che svolge un ruolo di primo piano nel sistema di difesa e ha un’azione protettiva nei confronti del cuore e della circolazione in generale;
la vitamina K, che regola la coagulazione del sangue.
combatte l’invecchiamento delle cellule
Una funzione importantissima dell’olio è, poi, quella di combattere l’invecchiamento cellulare. Contiene, infatti, sostanze antiossidanti fondamentali per prevenire la formazione di radicali liberi (parti di molecole che si ossidano a contatto con l’ossigeno), responsabili della degenerazione delle cellule.
previene disturbi della circolazione
Grazie al suo contenuto di acidi grassi monoinsaturi, l’olio di oliva aiuta a prevenire i problemi di circolazione (cioè a cuore, vene e arterie) che possono comparire nell’età adulta. I grassi monoinsaturi, infatti, agiscono in accordo con il colesterolo “buono” (HDL) che libera le arterie dai depositi di colesterolo nocivo (LDL).
regolarizza l’attività dell’intestino
Infine l’olio è utile anche per agevolare il funzionamento dell’intestino: grazie alle sue capacità emollienti, infatti, questo alimento, rende le feci più morbide e facilita l’evacuazione. È bene aggiungere sempre, quindi, uno-due cucchiaini di olio extravergine di oliva alla pappa per prevenire problemi di stitichezza.
Quello più adatto al bebè
Per le pappe del bimbo è da preferire l’olio extravergine di oliva, perché è ottenuto dalla prima spremitura delle olive con tecniche meccaniche e non attraverso procedimenti chimici. Inoltre il suo tasso di acidità non supera l’1 per cento: durante la spremitura, cioè, solo una particella su cento di un grasso (l’acido oleico) si libera dalla glicerina, un alcol presente in natura. Ed è proprio l’acido oleico libero a essere dannoso. In commercio esistono, poi, oli appositamente studiati per l’alimentazione dei bambini piccoli. Hanno un gusto delicato, sono preparati con olive selezionate e integrati con vitamine A, D, E, e B6, sostanze utili per la crescita del piccolo.
L’olio va aggiunto alla pappa a crudo. In questo modo, infatti, l’olio di oliva non solo mantiene inalterate le sue caratteristiche nutritive, ma risulta anche più digeribile. All’inizio dello svezzamento si può aggiungere un cucchiaino (5 g) di olio extravergine di oliva alla pappa del bebè. Va ricordato, infine, che è bene conservare l’olio in un ambiente fresco (la temperatura dovrebbe essere compresa tra i 10 e i 15 gradi) e al riparo dalla luce. Anche se conservato nelle condizioni ottimali, comunque, l’olio di oliva va consumato entro un anno dalla data di produzione, termine oltre il quale potrebbe irrancidirsi, cioè aumentare il grado di acidità, assumendo odore e sapore sgradevoli.
Il formaggio
Oltre a rappresentare una valida alternativa alla carne e al pesce per il suo contenuto di proteine, il formaggio può essere utilizzato anche come condimento per completare la pappa fin dall’inizio dello svezzamento. Il formaggio è una buona fonte di proteine al alto valore biologico, complete cioè di tutti gi aminoacidi essenziali (8 per l’adulto, 9 per il bambino) che l’organismo non può produrre da solo e che quindi deve assumere attraverso l’alimentazione. Nella dieta del piccolo, il formaggio è importante, però, soprattutto per il suo contenuto di minerali (calcio e fosforo), indispensabili per la mineralizzazione di ossa e denti. Contiene, poi, anche la vitamina B 12 (cianocobalamina), utile per il sistema nervoso e per la produzione dei globuli rossi del sangue. È bene, però, tenere presente che tutti i formaggi hanno anche un alto contenuto di lipidi (grassi), perciò non bisogna superare le dosi indicate dal pediatra. Per condire la pappa, per esempio, è sufficiente un cucchiaino (5 g) di formaggio stagionato grattugiato. Il formaggio stagionato, come il grana e il parmigiano, è indicato fin dall’inizio dello svezzamento in quanto contiene proteine nella forma più digeribile. Ciò è dovuto al processo di stagionatura, cui questo tipo di formaggio è sottoposto, che fa sì che le proteine risultino “pre-digerite” e, quindi, più facilmente assimilabili dall’intestino del bebè.
A partire dal sesto mese di vita si possono usare anche la ricotta, la crescenza e il quartirolo per insaporire la pappa del bimbo. Pur essendo tra i tipi più magri, questi formaggi sono a pasta cruda e quindi meno digeribili di parmigiano e grana. È bene cominciare aggiungendo un cucchiaino (5 g) di formaggio alla pappa. In alternativa al formaggio grattugiato, si possono usare i formaggini per l’infanzia, disponibili anche in pratici vasetti richiudibili. Sono privi di conservanti (per questo, una volta aperti, vanno tenuti in frigorifero e consumati entro 24 ore), con basso contenuto di grassi (ipolipidici), un buon contenuto di sali minerali e sono caratterizzati da alta digeribilità unita a un sapore delicato. Sono, inoltre, arricchiti con vitamine A (utile per la crescita in generale e la vista) ed E (per il sistema di difesa naturale dell’organismo e il buon funzionamento del cuore e della circolazione in generale),
aiuta ad assimilare le vitamine
L’olio è importante anzitutto perché facilita l’assimilazione di alcune vitamine, dette liposolubili, in quanto si sciolgono appunto nei grassi (o lipidi), a differenza di quelle idrosolubili che invece si sciolgono nell’acqua. Sono liposolubili quattro vitamine:
la vitamina A, utile per la crescita dell’organismo in generale e per la vista;
la vitamina D, che serve per lo sviluppo di ossa e denti perché permette l’assimilazione di calcio e fosforo;
la vitamina E, che svolge un ruolo di primo piano nel sistema di difesa e ha un’azione protettiva nei confronti del cuore e della circolazione in generale;
la vitamina K, che regola la coagulazione del sangue.
combatte l’invecchiamento delle cellule
Una funzione importantissima dell’olio è, poi, quella di combattere l’invecchiamento cellulare. Contiene, infatti, sostanze antiossidanti fondamentali per prevenire la formazione di radicali liberi (parti di molecole che si ossidano a contatto con l’ossigeno), responsabili della degenerazione delle cellule.
previene disturbi della circolazione
Grazie al suo contenuto di acidi grassi monoinsaturi, l’olio di oliva aiuta a prevenire i problemi di circolazione (cioè a cuore, vene e arterie) che possono comparire nell’età adulta. I grassi monoinsaturi, infatti, agiscono in accordo con il colesterolo “buono” (HDL) che libera le arterie dai depositi di colesterolo nocivo (LDL).
regolarizza l’attività dell’intestino
Infine l’olio è utile anche per agevolare il funzionamento dell’intestino: grazie alle sue capacità emollienti, infatti, questo alimento, rende le feci più morbide e facilita l’evacuazione. È bene aggiungere sempre, quindi, uno-due cucchiaini di olio extravergine di oliva alla pappa per prevenire problemi di stitichezza.
Quello più adatto al bebè
Per le pappe del bimbo è da preferire l’olio extravergine di oliva, perché è ottenuto dalla prima spremitura delle olive con tecniche meccaniche e non attraverso procedimenti chimici. Inoltre il suo tasso di acidità non supera l’1 per cento: durante la spremitura, cioè, solo una particella su cento di un grasso (l’acido oleico) si libera dalla glicerina, un alcol presente in natura. Ed è proprio l’acido oleico libero a essere dannoso. In commercio esistono, poi, oli appositamente studiati per l’alimentazione dei bambini piccoli. Hanno un gusto delicato, sono preparati con olive selezionate e integrati con vitamine A, D, E, e B6, sostanze utili per la crescita del piccolo.
L’olio va aggiunto alla pappa a crudo. In questo modo, infatti, l’olio di oliva non solo mantiene inalterate le sue caratteristiche nutritive, ma risulta anche più digeribile. All’inizio dello svezzamento si può aggiungere un cucchiaino (5 g) di olio extravergine di oliva alla pappa del bebè. Va ricordato, infine, che è bene conservare l’olio in un ambiente fresco (la temperatura dovrebbe essere compresa tra i 10 e i 15 gradi) e al riparo dalla luce. Anche se conservato nelle condizioni ottimali, comunque, l’olio di oliva va consumato entro un anno dalla data di produzione, termine oltre il quale potrebbe irrancidirsi, cioè aumentare il grado di acidità, assumendo odore e sapore sgradevoli.
Il formaggio
Oltre a rappresentare una valida alternativa alla carne e al pesce per il suo contenuto di proteine, il formaggio può essere utilizzato anche come condimento per completare la pappa fin dall’inizio dello svezzamento. Il formaggio è una buona fonte di proteine al alto valore biologico, complete cioè di tutti gi aminoacidi essenziali (8 per l’adulto, 9 per il bambino) che l’organismo non può produrre da solo e che quindi deve assumere attraverso l’alimentazione. Nella dieta del piccolo, il formaggio è importante, però, soprattutto per il suo contenuto di minerali (calcio e fosforo), indispensabili per la mineralizzazione di ossa e denti. Contiene, poi, anche la vitamina B 12 (cianocobalamina), utile per il sistema nervoso e per la produzione dei globuli rossi del sangue. È bene, però, tenere presente che tutti i formaggi hanno anche un alto contenuto di lipidi (grassi), perciò non bisogna superare le dosi indicate dal pediatra. Per condire la pappa, per esempio, è sufficiente un cucchiaino (5 g) di formaggio stagionato grattugiato. Il formaggio stagionato, come il grana e il parmigiano, è indicato fin dall’inizio dello svezzamento in quanto contiene proteine nella forma più digeribile. Ciò è dovuto al processo di stagionatura, cui questo tipo di formaggio è sottoposto, che fa sì che le proteine risultino “pre-digerite” e, quindi, più facilmente assimilabili dall’intestino del bebè.
A partire dal sesto mese di vita si possono usare anche la ricotta, la crescenza e il quartirolo per insaporire la pappa del bimbo. Pur essendo tra i tipi più magri, questi formaggi sono a pasta cruda e quindi meno digeribili di parmigiano e grana. È bene cominciare aggiungendo un cucchiaino (5 g) di formaggio alla pappa. In alternativa al formaggio grattugiato, si possono usare i formaggini per l’infanzia, disponibili anche in pratici vasetti richiudibili. Sono privi di conservanti (per questo, una volta aperti, vanno tenuti in frigorifero e consumati entro 24 ore), con basso contenuto di grassi (ipolipidici), un buon contenuto di sali minerali e sono caratterizzati da alta digeribilità unita a un sapore delicato. Sono, inoltre, arricchiti con vitamine A (utile per la crescita in generale e la vista) ed E (per il sistema di difesa naturale dell’organismo e il buon funzionamento del cuore e della circolazione in generale),