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Svezzamento

Mauritia
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Re: Svezzamento

Messaggio da Mauritia »

Il calendario per introdurre la carne nello svezzamento
Grazie alle proteine complete che contiene, oltre al ferro e alle vitamine del gruppo B, la carne è l'alimento ideale per iniziare a diversificare l'alimentazione del bambino. L'importante è cominciare gradatamente, scegliendo con cura e senza esagerare con le dosi
Il calendario per introdurre la carne nello svezzamento

Perché serve all’organismo

La carne, sia bianca sia rossa, è molto ricca di proteine, sostanze naturali essenziali per gran parte delle funzioni vitali dell’organismo, tra cui la formazione delle cellule, dei tessuti, dei muscoli e della pelle. Le proteine presenti nella carne, rispetto a quelle di altri alimenti che ne contengono in quantità simili (come, per esempio, pane, riso, pasta e patate), sono dette “complete” o di elevato valore biologico: esse possiedono, infatti, tutti gli aminoacidi (composti contenenti carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto) essenziali (8 nell’adulto e 9 nel bambino), che devono essere introdotti con l’alimentazione, in quanto l’organismo non è in grado di produrli da sé. La carne è, inoltre, una fonte preziosa di vitamine del gruppo B: B1 (interviene nel metabolismo dei carboidrati), B2 (essenziale per ricavare energia dalle sostanze nutritive), B12 (indispensabile per le cellule e per la produzione dei globuli rossi) e niacina (serve al metabolismo delle cellule e contribuisce al mantenimento della pelle e del sistema digerente). La carne contiene, infine, considerevoli quantitativi di ferro, un minerale indispensabile per la formazione dei globuli rossi e, quindi, per prevenire l’anemia. In particolare la carne rossa ne è più ricca; il pollame e il coniglio ne contengono un po’ meno, mentre il tacchino ne è una buona fonte. Il ferro contenuto nella carne, a differenza di quello presente nelle verdure e nei leguni, è più facilmente assimilabile e viene quindi completamente utilizzato dall’organismo.

Bianca o rossa?

Tutti i tipi di carne, bianca o rossa, sono simili dal punto di vista nutrizionale, cioè per calorie e tipologia degli amminoacidi, gli elementi costitutivi delle proteine. Non esiste, quindi, un tipo di carne più nutriente: carne bianca (come il pollo, il tacchino, l’agnello o il coniglio) e carne rossa (come il vitello, il cavallo o il manzo) sono ugualmente indispensabili per la crescita del bambino. Le carni bianche, però, risultano particolarmente indicate per l’avvio dello svezzamento per due motivi: sono meno a rischio di allergia e più digeribili, in quanto contengono una percentuale minore di connettivo, una sostanza fibrosa presente all’interno dei muscoli della carne. Si può, quindi, cominciare lo svezzamento tra il quarto e il quinto mese di vita, dando al piccolo la carne di coniglio, pollo, tacchino e agnello. Qualche settimana più tardi, con il procedere dello svezzamento, gli si potrà proporre anche il manzo, il vitello e il cavallo; dal settimo mese, poi, gli si può proporre anche il prosciutto cotto, mentre per tutti gli altri tipi di carne occorre attendere il decimo-dodicesimo mese di vita.
Mauritia
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Re: Svezzamento

Messaggio da Mauritia »

Va introdotta con gradualità

Il piccolo deve avere la possibilità di abituarsi poco alla volta al sapore e alla consistenza di questo nuovo alimento. Procedendo in questo modo, inoltre, si ha la possibilità di verificare eventuali intolleranze o allergie e di rendersi conto dei gusti del bimbo. Si può, pertanto, cominciare aggiungendo alla pappa un cucchiaio di carne omogeneizzata o, comunque, triturata molto finemente, e aumentare via via fino ad arrivare a 80 grammi. A partire da circa 12 mesi si può, invece, proporgli questo alimento come piatto unico abbinato alle verdure, dapprima frullato o omogeneizzato, in seguito, quando il piccolo sarà in grado di masticare, anche tagliato a pezzettini. Data la grande differenziazione dei tipi di carne è, in ogni caso, consigliabile variare nella preparazione delle pappe del bambino, in modo da abituarlo ad apprezzare più sapori ed evitare la monotonia che può, talvolta, essere causa di inappetenza.

Il calendario da seguire
Età Carne Consistenza Quantità
4-5 mesi Agnello, coniglio, manzo, pollo, vitello, tacchino Finissima, cremosa 20-30 g di carne fresca; mezzo vasetto (40 g) di omogeneizzato
6 mesi Agnello, coniglio, manzo, pollo, vitello, tacchino Fine 30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
7 mesi Prosciutto cotto Fine 30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato
10 mesi Tutti i tipi Pezzetti grossolani 30-40 g di carne fresca; un vasetto (80 g) di omogeneizzato



All’inizio meglio in vasetto

Intorno al sesto mese di vita, l’apparato gastro-intestinale del bambino comincia, di norma, a essere pronto per ricevere anche i cibi solidi, ma è bene che gli vengano proposti nella forma più digeribile. Per questo motivo è da preferire la carne omogeneizzata o liofilizzata perché preparata in modo tale da risultare più leggera e adatta ai bambini. Le carni utilizzate per entrambi i prodotti, inoltre, sono sicure perché, le aziende specializzate ne garantiscono la provenienza e controllano ogni fase della preparazione, alcune a partire addirittura dall’allevamento del bestiame. Recentemente poi, di fronte a casi sempre più numerosi di allergia a una proteina della carne (la sieroalbumina), anche alcuni pediatri sottolineano come i procedimenti industriali di cottura e preparazione rendono più innocua questa sostanza, potenzialmente dannosa per i bimbi predisposti.

Gli omogeneizzati

Nella preparazione dell’omogeneizzato, la carne viene cotta a vapore e frammentata, con specifiche macchine, in modo da ottenere particelle di carne piccolissime (le fibre hanno dimensioni addirittura di 50-200 millesimi di millimetro). Il procedimento di cottura e omogeneizzazione avviene in modo tale da poter recuperare il brodo di cottura ed evitare la dispersione di proteine e sali. Sulla base del grado di frantumazione della carne, le aziende specializzate nella produzione di alimenti per l’infanzia, hanno messo sul mercato tre tipi di omogeneizzati, che rispecchiano le esigenze di gradualità imposte dallo svezzamento:

omogeneizzato a fine granulosità, in vasetto da 60 grammi, molto cremoso, adatto ai primi mesi di svezzamento;
omogeneizzato tradizionale, in vasetti da 80 e 120 grammi, con particelle più grossolane, quindi adatto quando oramai lo svezzamento è già avviato;
omogeneizzato di proseguimento, in vasetti da 120 grammi, che contiene carne in piccoli pezzetti per abituare il piccolo a masticare. Può essere proposto dal decimo mese in poi.
gabbianella
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Re: Svezzamento

Messaggio da gabbianella »

Cosa contengono e quando dare i biscotti nello svezzamento
Molto amati dai bambini, per i quali rappresentano un cibo goloso, da gustare tra un pasto e l’altro, questi prodotti sono anche utili per la crescita, in quanto ricchi di tutte le sostanze di cui hanno bisogno per diventare grandi. Ecco quando darli al bambino
Frappé con biscotti

Che cosa contengono

I biscotti per l’infanzia sono studiati dal punto di vista nutrizionale per rispondere alle esigenze del bebè. In particolare:

i biscotti sono una fonte di carboidrati (zuccheri) fondamentali per il bambino in quanto forniscono all’organismo il carburante necessario per svolgere tutte le sue funzioni. In particolare i carboidrati complessi (come l’amido presente nella farina) forniscono energia a lento rilascio, che può essere perciò utilizzata nel tempo, mentre quelli semplici (nello zucchero) entrano subito in circolo e vengono bruciati.
sono arricchiti con proteine sia di origine animale (nel latte) sia vegetale (nella farina). Le proteine sono elementi fondamentali per la crescita delle cellule e dei tessuti dell’organismo del bambino (per questo vengono definite anche “mattoni dell’organismo”). Quelle del latte, poi (come tutte quelle di origine animale), forniscono tutti gli aminoacidi essenziali (8 nell’adulto, 9 nel bambino), che il corpo non è in grado di produrre da solo e che quindi vanno introdotti attraverso gli alimenti;
sono integrati con vitamine e minerali. Le principali vitamine aggiunte sono quelle del gruppo B, indispensabili per l’assorbimento del calcio e per il rinnovo cellulare, e la vitamina C (stimola le difese naturali dell’organismo e favorisce l’assorbimento del ferro). Quanto ai minerali, vengono aggiunti quasi sempre calcio e fosforo (per lo sviluppo dell’apparato scheletrico e dei denti), rame (per il sistema nervoso), ferro (per la formazione dei globuli rossi del sangue) e zinco (per potenziare ossa e muscoli oltre al sistema immunitario;
spesso quelli indicati per i bimbi più grandicelli sono proposti in formulazioni ricche di molte varietà di cereali: frumento, avena e orzo per abituare il bambino a una varietà di gusti.
gabbianella
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Re: Svezzamento

Messaggio da gabbianella »

Il calendario da seguire

Per l’introduzione dei biscotti nell’alimentazione del bambino, come per tutti gli altri cibi, è bene essere graduali e cercare di soddisfare i reali bisogni del piccolo. A quattro mesi è sufficiente l’aggiunta di un solo cucchiaino di biscotto granulato o un solo biscottino nel biberon; via via che cresce, si possono aumentare le dosi, seguendo le indicazioni del pediatra.

A 4 mesi

I primi biscottini specifici per l’infanzia possono essere introdotti già a partire dal quarto mese di vita. A questa età, però, possono essere offerti al bebè solo i biscottini senza glutine. Si tratta di una proteina presente nella maggior parte dei cereali (come frumento, segale, orzo, farro e avena) che se introdotta prima dei sei mesi può provocare, nei bambini predisposti, la celiachia, una seria intolleranza alimentare che danneggia la mucosa (tessuto di rivestimento interno) intestinale. Si manifesta con vomito, gonfiore addominale e diarrea.

A 6 – 8 mesi

A questa età si può iniziare a dare al piccolo i biscotti, sia granulati sia solubili, contenenti glutine. Oltre che nel latte, a quest’età i biscotti possono essere sciolti anche nello yogurt o nella frutta omogeneizzata o grattugiata (iniziando con la mela, la pera e la banana e proseguendo con gli altri frutti indicati dal pediatra) e proposti al piccolo a merenda.

Da 8 mesi

Possono fare la loro comparsa i classici biscotti per l’infanzia. Sono, in genere, molto graditi ai piccoli, tanto da rappresentare anche dopo il primo anno uno degli ingredienti basilari della colazione o merenda. Si possono aggiungere al latte (3-5 biscotti) o nello yogurt (2-3 biscotti) oppure sgranocchiare da soli (non più di 6 al giorno) perché si sciolgono in bocca. I biscotti sono un’ottima soluzione per stimolare il piccolo a esplorare il cibo, a coordinare le mani e gli occhi e ad allenarsi alla masticazione. Stimolano, infatti, il cervello e i sensi del piccolo.

Verso gli 8-9 mesi, quando di solito il bebè vuole iniziare a mangiare da solo, gli si può proporre un biscotto per l’infanzia: non si sbriciola e consente un’ottima presa alle manine ancora inesperte.

Da 2 anni

A quest’età si possono offrire ai bambini i biscotti comuni, facendo però attenzione a scegliere quelli con un minor contenuto di grasso, come quelli secchi. I biscotti sono un alimento nutriente, gustoso, ma anche molto calorico. Bisogna, quindi, darli al bimbo con moderazione e soprattutto non in aggiunta ad altri alimenti (meglio quindi a merenda che a fine pasto). I biscotti ripieni non vanno offerti prima dei tre anni e solo in occasioni particolari, perché molto calorici e di difficile digestione.

Come conservarli

Perché i biscotti si mantengano fragranti e non perdano le loro caratteristiche nutritive ecco qualche consiglio utile:

se la confezione contiene più pacchetti di biscotti, è meglio aprirne uno alla volta: in questo modo si evitano sprechi e si può consumare solo la quantità di prodotto che si intende usare;
conservare le confezioni al riparo di aria, luce, calore e umidità: si tratta di fattori che non solo potrebbero alterare il sapore e la fragranza dei biscotti, ma anche le caratteristiche nutritive;
richiudere sempre la confezione dei biscottini quando non la si usa perché in questo modo il prodotto non prende aria e si mantiene integro sia nel gusto sia nelle sostanze nutritive.
gabbianella
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Re: Svezzamento

Messaggio da gabbianella »

Acqua durante l’allattamento e lo svezzamento
Se il bebè è allattato al seno, non ha di norma bisogno di altre integrazioni di liquidi. Il latte materno, infatti, è composto per oltre il 90 per cento da acqua e può essere offerto al bebè ogni volta che lo desidera
Acqua durante l’allattamento e lo svezzamento

Durante l’allattamento

Il latte materno non è sempre uguale per composizione, ma cambia. Il primo latte, per esempio, è più leggero e dissetante perché più ricco di acqua. Se la mamma allatta al seno, quindi, è sufficiente attaccare il piccolo al seno per fornirgli tutti i liquidi di cui ha bisogno. In alcune situazioni, tuttavia, un’integrazione di acqua può rendersi necessaria:

se il bebè è nutrito con il latte formulato;
in estate quando fa molto caldo, perché in questo caso il piccolo perde molti più liquidi sudando e, quindi, ha bisogno di una idratazione maggiore;
in caso di febbre: la temperatura alta provoca un aumento della dispersione dei liquidi, attraverso la sudorazione, che devono essere reintegrati;
in seguito a episodi di vomito o di diarrea: questi disturbi causano una forte perdita di liquidi che può indurre una disidratazione.

In questi casi è possibile offrire al piccolo un biberon di acqua mediominerale, anche se ricca di sali: poiché il latte della mamma ne ha una concentrazione bassissima, l’organismo del bebè può, infatti, tollerarne un’aggiunta senza problemi. Se, invece, il bebè è nutrito con il latte formulato, sono particolarmente adatte le acque oligominerali, cioè quelle con un basso contenuto di sali, per diluire la polvere nel biberon.

Con lo svezzamento

Dall’inizio dello svezzamento, infine, anche l’organismo del piccolo, come quello degli adulti, ha bisogno di bere liquidi. È bene quindi offrire al bebè, in diversi momenti della giornata un biberon con l’acqua oligominerale naturale. L’acqua in bottiglia è particolarmente adatta anche per la preparazione del brodo di verdura per le prime pappe del bimbo. Spesso, infatti, l’acqua di rubinetto viene trattata con cloro, una sostanza non adatta al bambino che, inoltre, potrebbe conferire al brodo un sapore poco gradito. Per la preparazione della pappa è preferibile l’utilizzo delle acque oligominerali naturali, cioè non gassate. Per quanto riguarda la qualità più indicata per il bebè, la neomamma può chiedere consiglio al pediatra.
gabbianella
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Re: Svezzamento

Messaggio da gabbianella »

Yogurt per lo svezzamento
È un prodotto sano e sempre consigliato ai bimbi. Quello per i più piccoli, ha un sapore dolce ed è arricchito con minerali e altri elementi importanti
Yogurt per lo svezzamento

Lo yogurt commercializzato dalle aziende che si occupano di prodotti per l’infanzia presenta caratteristiche particolari:

contiene, oltre ai fermenti classici presenti nello yogurt (Lactobacillus bulgaricus e Streptococcus Thermophilus) anche il Bifido infantis, un fermento che è naturalmente presente nei bambini nutriti al seno e che, via via, scompare con la crescita. Questa sostanza, rinforzando l’azione degli altri batteri, consente un’efficace opera di contrasto nei confronti dello sviluppo di batteri potenzialmente dannosi per l’organismo del piccolo.
è spesso arricchito di calcio, un minerale molto importante per la formazione e la crescita dei denti e delle ossa del bambino.
è proposto, in genere, in vasetti più piccoli, da 80 o 100 grammi, concepiti proprio a misura di consumo di bambino.
è studiato per avere un sapore non acidulo e una consistenza molto cremosa, in modo da renderlo più gradito al gusto dei più piccoli. Per questo, oltre alle varianti alla frutta (come mela, banana e pera), esiste anche una versione arricchita di biscotti.
donnaregina
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Re: Svezzamento

Messaggio da donnaregina »

Succhi e nettari per la prima infanzia
Ai più piccoli, durante lo svezzamento, è consigliabile offrire bevande studiate per la prima infanzia, che offrono maggiori garanzie sulla provenienza degli ingredienti
Succhi e nettari per la prima infanzia

Con il nome di succo di frutta, secondo la legge italiana, si indica il prodotto ottenuto dai frutti con procedimento meccanico, che ha colore, aroma e gusto caratteristici dei frutti di provenienza. Dopo la spremitura, i succhi di frutta possono essere sottoposti a filtrazione: ecco perché in commercio si possono trovare succhi torbidi come quello di arancia, in quanto ottenuti per sola spremitura, oppure limpidi come quelli filtrati. Tutti i succhi di frutta in commercio, confezionati in bottiglie, in cartoni plastificati o in lattine, vengono sottoposti a processo di pastorizzazione, trattamento indispensabile per la loro conservazione. Purtroppo però, la pastorizzazione provoca una riduzione del valore nutrizionale del succo stesso, soprattutto del contenuto vitaminico. Esiste una distinzione chiara e precisa tra succhi di frutta e nettari di frutta, che, però, sfugge in genere alle mamme: per alcune i nettari sono addirittura una variante “ricca” dei succhi. In realtà non è così.

I nettari sono composti per almeno il 40 per cento da frutta e, per la parte restante, da acqua e zuccheri.
I succhi di frutta, invece, sono bevande composte al 100 per cento di frutta (o di verdura), senza aggiunta di altri zuccheri, al di fuori di quello naturalmente presente nella frutta (fruttosio).

Quelli per i piccoli

Le aziende specializzate in prodotti per l’infanzia utilizzano materie prime selezionate con criteri rigorosi fino ad arrivare, in qualche caso, al controllo diretto di tutti i passaggi della produzione per garantire che la frutta sia coltivata lontano da fonti di inquinamento e senza l’uso di pesticidi e agenti chimici. I prodotti per i più piccoli, inoltre, non contengono conservanti né coloranti. I prodotti studiati appositamente per l’infanzia sono composti da succo e polpa di frutta selezionata, spesso arricchiti con vitamina C e privi di conservanti. Dato che sono pronti all’uso, consentono di essere offerti in ogni momento al bambino: le confezioni monodose sono comode perché evitano sprechi. I succhi di frutta, i nettari e gli omogeneizzati di frutta possono essere offerti al piccolo dopo i pasti o a merenda. In commercio esistono prodotti in pratiche bottiglie con tappo “apri e chiudi”, trasformabili in comodi biberon applicando la ghiera con la tettarella.
donnaregina
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Re: Svezzamento

Messaggio da donnaregina »

Pastina per lo svezzamento
La pastina studiata appositamente per i più piccoli ha un valore alimentare diverso da quella di uso comune, perché deve rispondere alle specifiche esigenze nutrizionali del bambino nella delicata fase dello svezzamento
Pastina per lo svezzamento

È a base, in genere, di grano tenero per risultare maggiormente digeribile. La farina con cui è preparata è diastasata, sottoposta cioè a uno specifico processo che scompone l’amido (uno zucchero complesso, che fornisce energia a lento rilascio) in elementi più semplici, rendendolo pertanto facilmente assimilabile dall’apparato digerente, ancora immaturo, del piccolo. In questo modo, infatti, il valore nutritivo dell’amido rimane inalterato, ma si risparmia all’organismo una parte del lavoro di digestione.

È contraddistinta da un elevato contenuto proteico (vegetale e animale) ed è integrata con sali minerali, come il calcio (importante per la formazione di ossa e denti, oltre che per i processi di coagulazione del sangue) e il ferro (importante per combattere l’anemia e rafforzare le difese immunitarie) e vitamine del gruppo B, utili per la crescita del piccolo. Il formato cresce con il bambino, per adeguarsi alle sue progressive esigenze di masticazione e per arrivare gradualmente alle prime pastasciuttine “da grandi”.
donnaregina
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Re: Svezzamento

Messaggio da donnaregina »

Omogeneizzati per lo svezzamento
Comodi per la mamma, gustosi per il bambino, ma anche completi dal punto di vista nutrizionale: sono l’ideale per le prime pappe del piccolo, quando da una dieta a base di solo latte inizia a consumare anche cibi solidi
Omogeneizzati per lo svezzamento

Omogeneizzato

Rispetto agli adulti, i piccoli sono molto più sensibili alle sostanze presenti negli alimenti, in quanto assumono una maggiore quantità di cibo in rapporto al loro peso corporeo. Dunque, in presenza di una qualsiasi sostanza dannosa, il neonato ne assumerebbe una dose più elevata con il rischio di un maggiore accumulo di sostanze tossiche.

Per questo gli alimenti destinati all’infanzia, tra cui quindi anche gli omogeneizzati, non devono contenere alcuna sostanza in quantità tale da poter nuocere alla salute dei bambini. Per legge sono stabiliti dei requisiti minimi, estremamente severi, che le aziende specializzate in alimentazione per l’infanzia devono rispettare. Spesso, poi, le stesse aziende di prodotti per l’infanzia, per offrire garanzie di sicurezza ancora maggiori ai piccoli consumatori, oltre a rispettare questi limiti di legge obbligatori, già molto severi, si sono date un codice di autoregolamentazione, che stabilisce norme ancora più restrittive per quanto riguarda l’intero processo produttivo, dalla coltivazione e dall’allevamento delle materie prime fino al prodotto finito.

Attenzione all’etichetta

Anche per quanto riguarda l’etichetta vi sono norme ben precise da rispettare. Infatti, su quella degli omogeneizzati devono comparire alcune informazioni fondamentali per il consumatore, quali:

l’età a partire dalla quale il prodotto è indicato. In nessun caso l’età può essere inferiore ai quattro mesi;
la presenza o l’assenza di glutine: questa proteina, se assunta prima dei sei mesi di età, può scatenare nei bambini predisposti, la celiachia, un’intolleranza molto seria. Questa indicazione è necessaria per i prodotti come creme, pastine e biscotti indicati a partire da un’età inferiore ai sei mesi;
il valore energetico espresso in calorie (Kcal), tenore di grassi, carboidrati e proteine per 100 grammi o millilitri di prodotto;
il tenore medio dei minerali e vitamine per i quali è previsto un limite nel D.P.R. 128/99;
le istruzioni per la preparazione.
donnaregina
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Re: Svezzamento

Messaggio da donnaregina »

No a ogm, conservanti e coloranti

La normativa vigente ha affrontato in modo molto severo le problematiche relative a diverse sostanze, tra cui additivi, Ogm e contaminanti vari, e ha imposto divieti significativi per garantire standard qualitativi elevati. In particolare, gli alimenti per lo svezzamento devono garantire per legge:

l’assenza di conservanti;
l’assenza di coloranti;
l’assenza di aromi artificiali;
l’assenza di Ogm;
il divieto di utilizzo di alcuni pesticidi e un tenore residuo di altri pesticidi tollerati fino allo 0,01 mg/kg (che è un valore ai limiti della rilevabilità, prossimo allo 0).

In più sono stabiliti per legge ulteriori limiti, ancora più restrittivi, per altri contaminanti, come nitrati, micotossine (alfatossine, ocratossina, patulina e altri), metalli pesanti (come il piombo e il cadmio), diossine e benzoapirene.

La composizione

Per quanto riguarda i baby food, ossia gli alimenti destinati all’infanzia, la normativa individua due classi principali di alimenti:

a base di cereali (per esempio, le farine di cereali, la pastina o i biscotti);

diversi da quelli a base di cereali, che comprendono tutti gli altri prodotti per l’infanzia: omogeneizzati in primo luogo, ma anche pappe pronte, merende o succhi di frutta.

Tra i criteri di composizione è importante ricordarne uno specifico che riguarda gli alimenti contenenti carne, pesce o altre fonti proteiche, nei quali la denominazione cambia in base alla percentuale dei loro ingredienti. Per esempio, un omogeneizzato di “manzo”, per essere definito tale, deve contenere almeno il 40 per cento di carne di manzo; se è con più fonti proteiche, per esempio, “manzo e prosciutto”, il totale dei due ingredienti deve essere rappresentato per una percentuale non inferiore al 40 per cento.

Inoltre, per i cibi specifici per l’infanzia diversi dagli alimenti a base di cereali, valgono i seguenti requisiti:

quantità di sodio inferiore a 200 milligrammi ogni 100 calorie o a 200 milligrammi ogni 100 grammi. Solo nel caso in cui sia il formaggio l’unico ingrediente citato nella denominazione del prodotto, il tenore finale di sodio deve essere inferiore a 300 milligrammi ogni 100 calorie;
divieto di aggiungere vitamina A, a eccezione dei succhi di frutta, e vitamina D.

Il processo di lavorazione

Il processo attraverso il quale, dal prodotto fresco, si arriva all’omogeneizzato è complesso e varia a seconda del tipo di alimento. Dal punto di vista tecnologico, il trattamento che subiscono i prodotti di origine animale (come la carne e il pesce) è molto simile a quello della verdura. La frutta, invece, avendo un pH sensibilmente acido, che non facilita la crescita di microorganismi nocivi, subisce un trattamento più blando. Di seguito, è spiegato il processo che subisce la carne (simile appunto a quello del pesce e della verdura).
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