IL PARTO naturale o cesareo?
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
Ma di solito la scelta del luogo del parto si fa in base a molti criteri, non si può escludere a priori la necessità della TIN, ci si deve un po' trovare in mezzo alla situazione...
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
Io ho un ospedale vicino casa e sebbene sia un buon ospedale nel reparto ostetricia.. ma era in ristrutturazione e quindi ho optato x un altro poco piu distante.. buono e anche le camere sono piu curate..cioe camere doppie quindi niente caos..
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
Io ho scelto un'ospedale con TIN, ma poi lì non c'erano posti, mentre partorivo si è occupato l'ultimo posto del secondo h contattato e alla fine è finita nel terzo h.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
Tante mamme della TIN avevano partorito in clinica e i loro bimbi erano stati trasferiti senza problemi.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
neanche dalle mie parti siamo messi bene in quanto a strutture ospedaliere.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
Parto naturale: cosa c’è da sapere fase per fase
Il parto naturale si chiama così perché asseconda – naturalmente – le necessità e i tempi della donna. Come funziona? Come arrivare preparate? Ecco qualche informazione utile.
Il parto naturale è un parto che rispetta i tempi della donna e le permette di fronteggiare – il più naturalmente possibile, appunto – le diverse fasi, dalle contrazioni fino all’espulsione. La futura mamma, così, è al centro dell’intero processo ed è lei che, ascoltando il suo corpo, detta i ritmi. Dal travaglio fino alla dilatazione, senza tralasciare i metodi per fronteggiare il dolore, ecco qualche consiglio utile.
Cosa succede durante il travaglio
Dopo il periodo di preparazione, durante il quale compaiono le prime doglie e l’utero si contrae scatenando un indolenzimento – più o meno forte – alla zona del basso ventre, inizia il travaglio vero e proprio. Questo si riconosce per la regolarità delle contrazioni che si presentano di 5 minuti in 5 minuti e durano, mediamente, un minuto ciascuna. Non tutte le contrazioni, però, sono uguali ed è proprio quando ci si accorge che la loro intensità aumenta che si capisce che ci si sta avvicinando alle fasi conclusive del parto. La durata del travaglio non è prestabilita e varia da donna a donna perché tutto dipende dal corpo e dalla capacità di sopportazione del dolore. In generale, comunque, il cosiddetto “travaglio attivo” per le primipare si aggira attorno alle 12 ore mentre la stessa fase per il secondo figlio ha generalmente tempistiche molto più brevi (attorno alle 3 ore complessive).
Dilatazione utero: come funziona?
Durante il periodo della gravidanza il collo dell’utero è chiuso ermeticamente per proteggere il bambino dagli agenti esterni. Con l’inizio delle contrazioni, quindi, il collo dell’utero inizia ad accorciarsi per preparare la strada del bambino salvo poi dilatarsi completamente nella seconda fase del travaglio (che è annunciata da contrazioni che diventano più dolorose e ravvicinate e dunque meno sopportabili perché, tra l’una e l’altra, la mamma ha poco tempo per “recuperare le forze”). Per il feto, comunque, si tratta di una fase non traumatica perché l’utero si indurisce e si rilassa seguendo un ritmo preciso e questo viene percepito dal bambino come un massaggio che stimola le funzioni basilari del suo organismo preparandolo alla nascita.
Dolori del parto: come affrontarli?
La fase finale del travaglio, che ha una durata variabile tra i 30 minuti e le due ore, è caratterizzata da contrazioni meno dolorose perché le fibre del collo dell’utero sono già dilatate e l’intervallo tra una e l’altra è mediamente più lungo. Vero, però, che questa fase può essere stressante per le mamme perché le forze – mediamente – iniziano a scarseggiare dopo la seconda fase di contrazioni. Per fronteggiare il dolore del parto naturale la scienza mette a disposizione delle donne l’anestesia epidurale che si esegue quando il collo dell’utero è aperto di 3-4 centimetri e comporta l’introduzione di un anestetico locale che viene iniettato nello spazio compreso tra le vertebre lombari. Se per qualsiasi ragione non si desidera ricorrere all’anestesia è possibile fronteggiare il dolore del parto semplicemente con una buona respirazione, che deve essere regolare e adattarsi alle spinte, nonché con una grande attenzione rivolta a soddisfare i segnali che il corpo invia. Captando i messaggi dell’organismo il parto sarà più fluido, più naturale e – di conseguenza – meno doloroso.
Il parto naturale si chiama così perché asseconda – naturalmente – le necessità e i tempi della donna. Come funziona? Come arrivare preparate? Ecco qualche informazione utile.
Il parto naturale è un parto che rispetta i tempi della donna e le permette di fronteggiare – il più naturalmente possibile, appunto – le diverse fasi, dalle contrazioni fino all’espulsione. La futura mamma, così, è al centro dell’intero processo ed è lei che, ascoltando il suo corpo, detta i ritmi. Dal travaglio fino alla dilatazione, senza tralasciare i metodi per fronteggiare il dolore, ecco qualche consiglio utile.
Cosa succede durante il travaglio
Dopo il periodo di preparazione, durante il quale compaiono le prime doglie e l’utero si contrae scatenando un indolenzimento – più o meno forte – alla zona del basso ventre, inizia il travaglio vero e proprio. Questo si riconosce per la regolarità delle contrazioni che si presentano di 5 minuti in 5 minuti e durano, mediamente, un minuto ciascuna. Non tutte le contrazioni, però, sono uguali ed è proprio quando ci si accorge che la loro intensità aumenta che si capisce che ci si sta avvicinando alle fasi conclusive del parto. La durata del travaglio non è prestabilita e varia da donna a donna perché tutto dipende dal corpo e dalla capacità di sopportazione del dolore. In generale, comunque, il cosiddetto “travaglio attivo” per le primipare si aggira attorno alle 12 ore mentre la stessa fase per il secondo figlio ha generalmente tempistiche molto più brevi (attorno alle 3 ore complessive).
Dilatazione utero: come funziona?
Durante il periodo della gravidanza il collo dell’utero è chiuso ermeticamente per proteggere il bambino dagli agenti esterni. Con l’inizio delle contrazioni, quindi, il collo dell’utero inizia ad accorciarsi per preparare la strada del bambino salvo poi dilatarsi completamente nella seconda fase del travaglio (che è annunciata da contrazioni che diventano più dolorose e ravvicinate e dunque meno sopportabili perché, tra l’una e l’altra, la mamma ha poco tempo per “recuperare le forze”). Per il feto, comunque, si tratta di una fase non traumatica perché l’utero si indurisce e si rilassa seguendo un ritmo preciso e questo viene percepito dal bambino come un massaggio che stimola le funzioni basilari del suo organismo preparandolo alla nascita.
Dolori del parto: come affrontarli?
La fase finale del travaglio, che ha una durata variabile tra i 30 minuti e le due ore, è caratterizzata da contrazioni meno dolorose perché le fibre del collo dell’utero sono già dilatate e l’intervallo tra una e l’altra è mediamente più lungo. Vero, però, che questa fase può essere stressante per le mamme perché le forze – mediamente – iniziano a scarseggiare dopo la seconda fase di contrazioni. Per fronteggiare il dolore del parto naturale la scienza mette a disposizione delle donne l’anestesia epidurale che si esegue quando il collo dell’utero è aperto di 3-4 centimetri e comporta l’introduzione di un anestetico locale che viene iniettato nello spazio compreso tra le vertebre lombari. Se per qualsiasi ragione non si desidera ricorrere all’anestesia è possibile fronteggiare il dolore del parto semplicemente con una buona respirazione, che deve essere regolare e adattarsi alle spinte, nonché con una grande attenzione rivolta a soddisfare i segnali che il corpo invia. Captando i messaggi dell’organismo il parto sarà più fluido, più naturale e – di conseguenza – meno doloroso.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
Niente TIN se non a oltre 100 km di distanza, scarsa pulizia (nel mio caso zanzarone i tutti i reparti), niente epidurale, niente parto in acqua e soprattutto la paura che se fosse servito un cesareo d'urgenza di notte o nei week end sarebbero passate ore prima di organizzare il tutto... Pero' mi rassicurava il fatto che il mio gine lavorasse li..
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
Purtroppo nelle regioni del sud dobbiamo "adattarci" e "affidarci" a quello che passa il convento...e a volte rimaniamo anche positivamente sorprese!
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Re: IL PARTO naturale o cesareo?
Per quanto riguarda la clinica, la mia era in convenzione, si pagava solo l'epidurale in caso di Parto Naturale ed eventualmente la stanza singola.
La mia è una struttura molto conosciuta a Roma e fa + di 1000 parti l'anno (gli unci reparti sono ginecologia ed ostetricia) , nn ha TIN di primo livello ma in caso di problemi è vicinissimo a 5 minuti l'ospedale pediatrico Bambin GEsù ... tant'è che è garantita una autombulanza per casi gravi 24h...se invece ad avere problemi fossero le mamme è vicino un ospedale.
La mia è una struttura molto conosciuta a Roma e fa + di 1000 parti l'anno (gli unci reparti sono ginecologia ed ostetricia) , nn ha TIN di primo livello ma in caso di problemi è vicinissimo a 5 minuti l'ospedale pediatrico Bambin GEsù ... tant'è che è garantita una autombulanza per casi gravi 24h...se invece ad avere problemi fossero le mamme è vicino un ospedale.
Re: IL PARTO naturale o cesareo?
si deve decidre in quel momento e pochissimi medici quando si tratta di parti decidono di rieschiare di andare avanti, sopattutto se c'è un calo di battito del bimbo e sofferenza fetale