Svezzamento
Re: Svezzamento
Torta soffice all’arancia
Età: da 12 mesi; Difficoltà: Bassa; Lista della spesa: uova, zucchero, farina, lievito, arance, marmellata di arancia, zucchero a velo
Torta soffice all’arancia
Ingredienti
4 uova, 170 g di zucchero, 250 g di farina, una bustina di lievito, 2 arance piccole, 50 g di marmellata di arancia, zucchero a velo
Preparazione
In una ciotola monta le uova con lo zucchero. Mischia la farina con il lievito e aggiungi poco alla volta al composto, sempre mescolando. Spremi il succo delle due arance e uniscilo, via via, al mix con le uova. Fodera una tortiera con la carta da forno, versavi il composto e cuoci nel forno già caldo a 180° C per 30 minuti circa. Lascia intiepidire la torta prima di toglierla dalla stampo. Una volta raffreddata la torta, dividila a metà per il lungo, spalma con la marmellata di arance, richiudila e spolvera con lo zucchero a velo e volendo scorze di arancia. Tagliala a quadrotti pronti da dare ai bambini.
Età: da 12 mesi; Difficoltà: Bassa; Lista della spesa: uova, zucchero, farina, lievito, arance, marmellata di arancia, zucchero a velo
Torta soffice all’arancia
Ingredienti
4 uova, 170 g di zucchero, 250 g di farina, una bustina di lievito, 2 arance piccole, 50 g di marmellata di arancia, zucchero a velo
Preparazione
In una ciotola monta le uova con lo zucchero. Mischia la farina con il lievito e aggiungi poco alla volta al composto, sempre mescolando. Spremi il succo delle due arance e uniscilo, via via, al mix con le uova. Fodera una tortiera con la carta da forno, versavi il composto e cuoci nel forno già caldo a 180° C per 30 minuti circa. Lascia intiepidire la torta prima di toglierla dalla stampo. Una volta raffreddata la torta, dividila a metà per il lungo, spalma con la marmellata di arance, richiudila e spolvera con lo zucchero a velo e volendo scorze di arancia. Tagliala a quadrotti pronti da dare ai bambini.
Re: Svezzamento
Gnocchi di carote
Età: da 10 mesi; Difficoltà: Media; Lista della spesa: patate, carote, farina, uova, noce moscata, olio e formaggio grattugiato
Gnocchi di carote
Ingredienti
300 g di patate, 300 g di carote, 150 g di farina di tipo 0, un tuorlo, 50 g di pisellini (anche surgelati), 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva, 2 cucchiai di formaggio grattugiato tipo grana, una grattata di noce moscata
Preparazione
Lessa le patate con la buccia per una mezz’ora finché risultano morbide. Quindi fai intiepidire, pelale e passale con lo schiacciapatate. Nel frattempo, lessa le carote, già pelate e spuntate, per una ventina di minuti. Tieni da parte una carota e frulla le altre. Lessa anche i pisellini e tienili da parte al caldo.
Aggiungi le carote alla farina, mescola, forma una fontana e al centro metti la farina, il tuorlo d’uovo e la noce moscata. Impasta bene, dai la forma di una palla e ricava dei cilindretti regolari che andranno tagliati per fare gli gnocchi di 1-2 cm. Rigali con una forchetta o con l’apposito rigagnocchi.
Fai bollire l’acqua, versavi gli gnocchi e prendili con una schiumarola quando affiorano in superficie. Nel frattempo, taglia a rondelle la carota e, se vuoi, dagli la forma di un cuore o di un fiore. Condisci gli gnocchi con l’olio, il formaggio, i pezzi di carota e i pisellini. Servi subito.
Età: da 10 mesi; Difficoltà: Media; Lista della spesa: patate, carote, farina, uova, noce moscata, olio e formaggio grattugiato
Gnocchi di carote
Ingredienti
300 g di patate, 300 g di carote, 150 g di farina di tipo 0, un tuorlo, 50 g di pisellini (anche surgelati), 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva, 2 cucchiai di formaggio grattugiato tipo grana, una grattata di noce moscata
Preparazione
Lessa le patate con la buccia per una mezz’ora finché risultano morbide. Quindi fai intiepidire, pelale e passale con lo schiacciapatate. Nel frattempo, lessa le carote, già pelate e spuntate, per una ventina di minuti. Tieni da parte una carota e frulla le altre. Lessa anche i pisellini e tienili da parte al caldo.
Aggiungi le carote alla farina, mescola, forma una fontana e al centro metti la farina, il tuorlo d’uovo e la noce moscata. Impasta bene, dai la forma di una palla e ricava dei cilindretti regolari che andranno tagliati per fare gli gnocchi di 1-2 cm. Rigali con una forchetta o con l’apposito rigagnocchi.
Fai bollire l’acqua, versavi gli gnocchi e prendili con una schiumarola quando affiorano in superficie. Nel frattempo, taglia a rondelle la carota e, se vuoi, dagli la forma di un cuore o di un fiore. Condisci gli gnocchi con l’olio, il formaggio, i pezzi di carota e i pisellini. Servi subito.
Re: Svezzamento
Yogurt: cosa contiene e perché è importante nello svezzamento
Ha le stesse proprietà nutritive del latte, ma grazie ai fermenti lattici è più facilmente digeribile anche dall'organismo in crescita dei più piccoli. All'inizio è da preferire quello per l'infanzia, perché ha un sapore naturalmente più dolce
Yogurt: cosa contiene e perché è importante nello svezzamento
In base alla legge italiana si può definire yogurt soltanto quello che deriva dalla fermentazione del latte con due specifici microrganismi: lo Streptococcus thermophilus e il Lactobacillus bulcaricus. Sono, invece, definiti latti fermentati i prodotti ottenuti con l’aggiunta di altri microrganismi, i cosiddetti “probiotici” (dal greco “pro” e “bios”, cioè a favore della vita), tra i quali rientrano i Bifidobatteri e alcuni tipi di Lactobacilli, per esempio l’Acidophilus e il Casei imunitas. I latti fermentati possono anche essere ulteriormente arricchiti con l’aggiunta dei fruttoligosaccaridi, sostanze zuccherine non digeribili dette “prebiotici” (sempre dal greco “pre” e “bio”, vale a dire “prima della vita”). Questi ultimi, svolgendo una funzione positiva sui batteri probiotici, ne stimolano la crescita e l’attività, rendendendoli, di conseguenza, ancora più efficaci per l’organismo.
Stimola l’attività dell’intestino
Lo yogurt contiene moltissimi fermenti lattici, microrganismi vivi utili all’organismo, grazie ai quali favorisce l’equilibrio della flora intestinale, cioè l’insieme dei batteri che svolgono una funzione protettiva sull’intestino, limitando la proliferazione di quelli nocivi. Proprio perché il consumo di yogurt aiuta la naturale regolarizzazione delle funzioni intestinali, questo alimento è indicato soprattutto in caso di diarrea o stitichezza, disturbi molto diffusi nei bambini, a causa dell’immaturità del loro organismo. La funzionalità intestinale, poi, può essere compromessa anche da alcuni farmaci, come gli antibiotici, che insieme ai germi nocivi, distruggono anche i batteri buoni. Per questo, dopo una cura di questo tipo, l’assunzione di yogurt può aiutare la flora batterica a ripristinarsi.
È facilmente digeribile
Per le sue dosi di digeribilità, lo yogurt può essere proposto ai bambini dopo l’inizio dello svezzamento. Il processo di fermentazione cui viene sottoposto il latte per diventare yogurt, infatti, fa sì che il lattosio (lo zucchero del latte) venga trasformato in acido lattico, più facilmente digeribile dall’organismo del bambino. In pratica, lo zucchero del latte viene in parte “predigerito” dai fermenti aggiunti a questo alimento.
Questa caratteristica fa sì che lo yogurt possa essere consumato anche dai bambini con un’intolleranza al lattosio, nei quali cioè non è presente, a causa di un’infiammazione o di un malessere intestinale, un enzima, chiamato lattasi, che digerisce lo zucchero del latte a livello intestinale. Solo in casi rari, quando la mancanza dell’enzima è congenita, per cui la lattasi non viene prodotta dall’organismo del piccolo fin dalla nascita, il consumo di yogurt risulta sconsigliato.
Ha le stesse proprietà nutritive del latte, ma grazie ai fermenti lattici è più facilmente digeribile anche dall'organismo in crescita dei più piccoli. All'inizio è da preferire quello per l'infanzia, perché ha un sapore naturalmente più dolce
Yogurt: cosa contiene e perché è importante nello svezzamento
In base alla legge italiana si può definire yogurt soltanto quello che deriva dalla fermentazione del latte con due specifici microrganismi: lo Streptococcus thermophilus e il Lactobacillus bulcaricus. Sono, invece, definiti latti fermentati i prodotti ottenuti con l’aggiunta di altri microrganismi, i cosiddetti “probiotici” (dal greco “pro” e “bios”, cioè a favore della vita), tra i quali rientrano i Bifidobatteri e alcuni tipi di Lactobacilli, per esempio l’Acidophilus e il Casei imunitas. I latti fermentati possono anche essere ulteriormente arricchiti con l’aggiunta dei fruttoligosaccaridi, sostanze zuccherine non digeribili dette “prebiotici” (sempre dal greco “pre” e “bio”, vale a dire “prima della vita”). Questi ultimi, svolgendo una funzione positiva sui batteri probiotici, ne stimolano la crescita e l’attività, rendendendoli, di conseguenza, ancora più efficaci per l’organismo.
Stimola l’attività dell’intestino
Lo yogurt contiene moltissimi fermenti lattici, microrganismi vivi utili all’organismo, grazie ai quali favorisce l’equilibrio della flora intestinale, cioè l’insieme dei batteri che svolgono una funzione protettiva sull’intestino, limitando la proliferazione di quelli nocivi. Proprio perché il consumo di yogurt aiuta la naturale regolarizzazione delle funzioni intestinali, questo alimento è indicato soprattutto in caso di diarrea o stitichezza, disturbi molto diffusi nei bambini, a causa dell’immaturità del loro organismo. La funzionalità intestinale, poi, può essere compromessa anche da alcuni farmaci, come gli antibiotici, che insieme ai germi nocivi, distruggono anche i batteri buoni. Per questo, dopo una cura di questo tipo, l’assunzione di yogurt può aiutare la flora batterica a ripristinarsi.
È facilmente digeribile
Per le sue dosi di digeribilità, lo yogurt può essere proposto ai bambini dopo l’inizio dello svezzamento. Il processo di fermentazione cui viene sottoposto il latte per diventare yogurt, infatti, fa sì che il lattosio (lo zucchero del latte) venga trasformato in acido lattico, più facilmente digeribile dall’organismo del bambino. In pratica, lo zucchero del latte viene in parte “predigerito” dai fermenti aggiunti a questo alimento.
Questa caratteristica fa sì che lo yogurt possa essere consumato anche dai bambini con un’intolleranza al lattosio, nei quali cioè non è presente, a causa di un’infiammazione o di un malessere intestinale, un enzima, chiamato lattasi, che digerisce lo zucchero del latte a livello intestinale. Solo in casi rari, quando la mancanza dell’enzima è congenita, per cui la lattasi non viene prodotta dall’organismo del piccolo fin dalla nascita, il consumo di yogurt risulta sconsigliato.
Re: Svezzamento
Contiene proteine e vitamine
Lo yogurt contiene proteine, sostanze che costituiscono il fondamento di tutti i tessuti del corpo e perciò dette anche “mattoni dell’organismo”. Quelle contenute nello yogurt, poi, derivano dal latte e sono quindi di origine animale; in quanto tali, vengono definite “nobili” o ad alto valore biologico, perché complete di tutti gli aminoacidi (unità-base di cui sono costituite le proteine) essenziali (otto nell’adulto e nove nel bambino), così detti in quanto l’organismo non è in grado di produrli da solo e quindi devono essere introdotti con l’alimentazione. Nello yogurt sono poi presenti tutte le vitamine che si trovano nel latte (A, per la crescita, la vista e la pelle; D per l’assorbimento di calcio e fosforo, E contro l’invecchiamento delle cellule e K per la coagulazione del sangue e la funzionalità del fegato), e quelle del gruppo B, importanti per la vita delle cellule e per il sistema nervoso.
È ricco di calcio e fosforo
In quanto derivato del latte, lo yogurt fornisce anche un ottimo apporto di calcio e fosforo, minerali fondamentali per il corretto sviluppo delle ossa e dei denti del piccolo. Il calcio, inoltre, stimola il funzionamento cellulare, mentre il fosforo fornisce energia alle cellule e facilita il trasporto delle sostanze nutritive agli organi e ai tessuti.
Il calendario dello svezzamento
Lo yogurt può essere introdotto nell’alimentazione del piccolo a partire dal sesto mese di vita, come alternativa al latte, sostituendo così la poppata del pomeriggio. Insieme alla frutta, lo yogurt rappresenta infatti una delle prime e più tradizionali merende del bambino. Il più indicato per iniziare è quello privo di conservanti, coloranti e aromatizzanti: per questo, occorre leggere bene l’etichetta che riporta tutte queste indicazioni. Si può proporre al bimbo sia lo yogurt bianco sia quello alla frutta (nelle quantità di un vasetto al giorno), cominciando dalle varianti alla mela, alla pera e alla banana. Per le varianti agli agrumi è meglio attendere il decimo mese di età, mentre per i gusti alle fragole e ai frutti di bosco occorre aspettare il compimento dell’anno: questi frutti, infatti, se introdotti precocemente, potrebbero provocare nei bambini predisposti un’allergia, cioè una reazione esagerata dell’organismo nei confronti di sostanze normalmente innocue.
Lo yogurt contiene proteine, sostanze che costituiscono il fondamento di tutti i tessuti del corpo e perciò dette anche “mattoni dell’organismo”. Quelle contenute nello yogurt, poi, derivano dal latte e sono quindi di origine animale; in quanto tali, vengono definite “nobili” o ad alto valore biologico, perché complete di tutti gli aminoacidi (unità-base di cui sono costituite le proteine) essenziali (otto nell’adulto e nove nel bambino), così detti in quanto l’organismo non è in grado di produrli da solo e quindi devono essere introdotti con l’alimentazione. Nello yogurt sono poi presenti tutte le vitamine che si trovano nel latte (A, per la crescita, la vista e la pelle; D per l’assorbimento di calcio e fosforo, E contro l’invecchiamento delle cellule e K per la coagulazione del sangue e la funzionalità del fegato), e quelle del gruppo B, importanti per la vita delle cellule e per il sistema nervoso.
È ricco di calcio e fosforo
In quanto derivato del latte, lo yogurt fornisce anche un ottimo apporto di calcio e fosforo, minerali fondamentali per il corretto sviluppo delle ossa e dei denti del piccolo. Il calcio, inoltre, stimola il funzionamento cellulare, mentre il fosforo fornisce energia alle cellule e facilita il trasporto delle sostanze nutritive agli organi e ai tessuti.
Il calendario dello svezzamento
Lo yogurt può essere introdotto nell’alimentazione del piccolo a partire dal sesto mese di vita, come alternativa al latte, sostituendo così la poppata del pomeriggio. Insieme alla frutta, lo yogurt rappresenta infatti una delle prime e più tradizionali merende del bambino. Il più indicato per iniziare è quello privo di conservanti, coloranti e aromatizzanti: per questo, occorre leggere bene l’etichetta che riporta tutte queste indicazioni. Si può proporre al bimbo sia lo yogurt bianco sia quello alla frutta (nelle quantità di un vasetto al giorno), cominciando dalle varianti alla mela, alla pera e alla banana. Per le varianti agli agrumi è meglio attendere il decimo mese di età, mentre per i gusti alle fragole e ai frutti di bosco occorre aspettare il compimento dell’anno: questi frutti, infatti, se introdotti precocemente, potrebbero provocare nei bambini predisposti un’allergia, cioè una reazione esagerata dell’organismo nei confronti di sostanze normalmente innocue.
Re: Svezzamento
Verdure: cosa contengono e quando inserirle nello svezzamento
Grazie ai loro preziosi componenti, rivestono un'importanza fondamentale per una dieta sana ed equilibrata. Ecco perché costituiscono il punto di partenza per preparare le prime pappe del piccolo. Con quali tipi cominciare
Verdure: cosa contengono e quando inserirle nello svezzamento
Le vitamine
Le vitamine consentono all’organismo di assimilare gli altri nutrienti come i carboidrati (zuccheri), le proteine e i lipidi (grassi). Tranne poche eccezioni (D, K, e B12) le vitamine non vengono sintetizzate dall’organismo, ma devono essere assunte attraverso l’alimentazione.
In base a come vengono assimilate, si dividono in due categorie: liposolubili e idrosolubili. Il primo tipo (cui appartengono la vitamina A, D, E e K) si sciolgono nei lipidi cioè nei grassi e vengono accumulate come riserva nei tessuti. Le seconde, invece, di cui fanno parte le vitamine del gruppo B (tra cui l’acido folico) e le vitamine P e C si sciolgono nell’acqua e nel plasma (la parte liquida del sangue) e devono essere introdotte ogni giorno nell’organismo attraverso l’alimentazione. Nelle verdure si trovano in particolare:
IL BETACAROTENE: presente soprattutto negli ortaggi di colore rosso-arancione (carote, zucca, pomodori) e nelle verdure a foglia verde (spinaci e bietole). Il betacarotene, precursore della vitamina A, è utile per la salute di occhi, pelle, capelli e per la crescita generale del corpo del bambino.
LE VITAMINE DEL GRUPPO B: contenute in asparagi, broccoli, carciofi, finocchi, cavolfiori e legumi, queste vitamine proteggono i tessuti dell’organismo, partecipano alla formazione dei globuli rossi (cellule) del sangue (la B9 e la B12) e regolano il sistema nervoso.
LA VITAMINA C: ne sono ricchi i broccoli, le patate, il cavolfiore, gli spinaci, i pomodori e i peperoni. È utile per rafforzare il sistema immunitario (cioè di difesa dell’organismo), i tessuti e per assimilare il ferro.
LA VITAMINA E: è contenuta nelle verdure a foglia verde. Essendo un antiossidante, protegge l’organismo dall’invecchiamento cellulare.
LA VITAMINA K: è presente soprattutto nelle verdure a foglia verde e nei cavoli. Protegge il fegato e favorisce la coagulazione del sangue.
I sali minerali
Svolgono compiti davvero importanti, soprattutto in un organismo in crescita come quello del bambino. Il calcio, il fosforo e il fluoro, per esempio, aiutano a “costruire” le ossa e i denti; il ferro è importante per la formazione dei globuli rossi del sangue; il sodio, il potassio e il cloro regolano l’equilibrio idrosalino, ossia tra sali e liquidi, e favoriscono il passaggio dei nutrienti attraverso la membrana cellulare; il rame, il manganese e lo zinco, infine, partecipano ai processi del metabolismo, cioè a tutte le trasformazioni chimiche che si svolgono all’interno dell’organismo.
Le fibre
Le fibre costituiscono la parte strutturale delle cellule vegetali, cioè lo “scheletro” che le sostiene e, anche se non vengono assorbite dall’organismo né forniscono energia, sono molto utili all’intestino, stimolandone e riequilibrandone l’attività.
Questa funzione ha, peraltro, conseguenze positive anche sul metabolismo (cioè sui processi chimici che avvengono all’interno dell’organismo), svolgendo un’azione preventiva sulle cosiddette malattie del benessere, come obesità, diabete (disturbo legato alla carenza di un ormone, l’insulina, oppure a un suo cattivo utilizzo) e ipertensione (pressione alta).
Esistono due tipi di fibre:
Solubili Si trovano prevalentemente in frutta e legumi e hanno la funzione di rallentare il transito intestinale, regolando l’assorbimento di nutrienti, come grassi e zuccheri;
Insolubili Sono quelle contenute nelle verdure (oltre che nei cereali) e hanno un’azione opposta a quella delle altre, servono cioè per accelerare il transito intestinale delle feci, aumentandone la massa.
Grazie ai loro preziosi componenti, rivestono un'importanza fondamentale per una dieta sana ed equilibrata. Ecco perché costituiscono il punto di partenza per preparare le prime pappe del piccolo. Con quali tipi cominciare
Verdure: cosa contengono e quando inserirle nello svezzamento
Le vitamine
Le vitamine consentono all’organismo di assimilare gli altri nutrienti come i carboidrati (zuccheri), le proteine e i lipidi (grassi). Tranne poche eccezioni (D, K, e B12) le vitamine non vengono sintetizzate dall’organismo, ma devono essere assunte attraverso l’alimentazione.
In base a come vengono assimilate, si dividono in due categorie: liposolubili e idrosolubili. Il primo tipo (cui appartengono la vitamina A, D, E e K) si sciolgono nei lipidi cioè nei grassi e vengono accumulate come riserva nei tessuti. Le seconde, invece, di cui fanno parte le vitamine del gruppo B (tra cui l’acido folico) e le vitamine P e C si sciolgono nell’acqua e nel plasma (la parte liquida del sangue) e devono essere introdotte ogni giorno nell’organismo attraverso l’alimentazione. Nelle verdure si trovano in particolare:
IL BETACAROTENE: presente soprattutto negli ortaggi di colore rosso-arancione (carote, zucca, pomodori) e nelle verdure a foglia verde (spinaci e bietole). Il betacarotene, precursore della vitamina A, è utile per la salute di occhi, pelle, capelli e per la crescita generale del corpo del bambino.
LE VITAMINE DEL GRUPPO B: contenute in asparagi, broccoli, carciofi, finocchi, cavolfiori e legumi, queste vitamine proteggono i tessuti dell’organismo, partecipano alla formazione dei globuli rossi (cellule) del sangue (la B9 e la B12) e regolano il sistema nervoso.
LA VITAMINA C: ne sono ricchi i broccoli, le patate, il cavolfiore, gli spinaci, i pomodori e i peperoni. È utile per rafforzare il sistema immunitario (cioè di difesa dell’organismo), i tessuti e per assimilare il ferro.
LA VITAMINA E: è contenuta nelle verdure a foglia verde. Essendo un antiossidante, protegge l’organismo dall’invecchiamento cellulare.
LA VITAMINA K: è presente soprattutto nelle verdure a foglia verde e nei cavoli. Protegge il fegato e favorisce la coagulazione del sangue.
I sali minerali
Svolgono compiti davvero importanti, soprattutto in un organismo in crescita come quello del bambino. Il calcio, il fosforo e il fluoro, per esempio, aiutano a “costruire” le ossa e i denti; il ferro è importante per la formazione dei globuli rossi del sangue; il sodio, il potassio e il cloro regolano l’equilibrio idrosalino, ossia tra sali e liquidi, e favoriscono il passaggio dei nutrienti attraverso la membrana cellulare; il rame, il manganese e lo zinco, infine, partecipano ai processi del metabolismo, cioè a tutte le trasformazioni chimiche che si svolgono all’interno dell’organismo.
Le fibre
Le fibre costituiscono la parte strutturale delle cellule vegetali, cioè lo “scheletro” che le sostiene e, anche se non vengono assorbite dall’organismo né forniscono energia, sono molto utili all’intestino, stimolandone e riequilibrandone l’attività.
Questa funzione ha, peraltro, conseguenze positive anche sul metabolismo (cioè sui processi chimici che avvengono all’interno dell’organismo), svolgendo un’azione preventiva sulle cosiddette malattie del benessere, come obesità, diabete (disturbo legato alla carenza di un ormone, l’insulina, oppure a un suo cattivo utilizzo) e ipertensione (pressione alta).
Esistono due tipi di fibre:
Solubili Si trovano prevalentemente in frutta e legumi e hanno la funzione di rallentare il transito intestinale, regolando l’assorbimento di nutrienti, come grassi e zuccheri;
Insolubili Sono quelle contenute nelle verdure (oltre che nei cereali) e hanno un’azione opposta a quella delle altre, servono cioè per accelerare il transito intestinale delle feci, aumentandone la massa.
Re: Svezzamento
Uovo nello svezzamento. I disturbi più comuni
Molti luoghi comuni lo sottovalutano. Eppure ha tanti pregi, soprattutto per il bambino in crescita. È, infatti, un alimento fondamentale nella dieta del piccolo, molto nutriente e saziante. Occorre, però, posticiparne l'introduzione perché è a rischio di reazione allergica
Uovo nello svezzamento. I disturbi più comuni
Un alimento sottovalutato
L’uovo è un alimento altamente nutritivo, ricco di proteine, sali minerali e vitamine. Per le sue caratteristiche nutrizionali, è considerato uno degli alimenti proteici più completi in natura, e un ottimo complemento dei carboidrati normalmente presenti nella dieta mediterranea. L’uovo è un ottimo nutriente per bambini e per ragazzi, ed è uno degli alimenti utilizzati dopo lo svezzamento per completare l’apporto nutritivo del latte. Possiede una buona dose di vitamina A (2 uova coprono circa un quarto del fabbisogno giornaliero) e del gruppo B (B1, B2, B12, PP) e discrete dose di vitamina E. L’uovo apporta anche calcio (33 mg per uovo, quasi completamente nel tuorlo) e ferro (0,7 mg per uovo), in quantità paragonabile a quella fornita dalla carne. Contiene circa 7 g di proteine cosiddette nobili, cioè ad alto valore biologico, in quanto complete di tutti gli aminoacidi essenziali (8 nell’adulto e 9 nel bambino), che l’organismo non è in grado di produrre e quindi deve assumere con gli alimenti.
La digeribilità dell’uovo è mediamente buona (varia in base al tipo di cottura) e il contenuto in grassi rientra nella media degli altri alimenti ricchi di proteine, sebbene sia relativamente ricco di colesterolo, sostanza che si deposita nel sangue e che in grosse quantità può risultare dannosa per la salute delle arterie. I Larn (Livelli di assunzione giornalieri raccomandati di nutrienti per la popolazione italiana) consigliano, per quanto riguarda il bebè, di non offrire l’uovo più di una volta la settimana, per non caricare in maniera eccessiva l’organismo di questo grasso.
Albume a rischio di allergie
L’allergia all’uovo è una reazione immunitaria (cioè dell’organismo) avversa alle proteine delle uova ed è considerata una delle più comuni allergie alimentari nei neonati e nei bambini. Le uova contengono diverse proteine, alcune delle quali, come l’ovoalbumina, l’ovotransferrina e la lisozima, molto allergizzanti. Queste proteine sono contenute soprattutto nell’albume (il bianco) che risulta così la parte allergizzante dell’uovo. più sicuro il tuorlo (titoletto) Il tuorlo (il rosso), invece, è la parte dell’uovo meno a rischio di allergia. Pertanto si può cominciare a introdurlo, come piccolo assaggio, nell’alimentazione del bambino a partire dall’8°-10° mese di vita. Per dare al bambino il “bianco”, invece, è bene aspettare l’anno di età.
Se il bimbo è allergico, è importante evitare di introdurre nella dieta del piccolo alimenti contenenti uova. Gli alimenti che contengono tracce di uova sono tanti, quindi è necessario porre molta attenzione alle informazioni riportate sull’etichetta delle confezioni alimentari. Tra i termini che segnalano la presenza di tracce di proteine delle uova rientrano: albume, uova polverizzate, albumina, globulina, lisozima, ovoalbumiina, ovotransferrina, silicio albuminato, vitellina.
Molti luoghi comuni lo sottovalutano. Eppure ha tanti pregi, soprattutto per il bambino in crescita. È, infatti, un alimento fondamentale nella dieta del piccolo, molto nutriente e saziante. Occorre, però, posticiparne l'introduzione perché è a rischio di reazione allergica
Uovo nello svezzamento. I disturbi più comuni
Un alimento sottovalutato
L’uovo è un alimento altamente nutritivo, ricco di proteine, sali minerali e vitamine. Per le sue caratteristiche nutrizionali, è considerato uno degli alimenti proteici più completi in natura, e un ottimo complemento dei carboidrati normalmente presenti nella dieta mediterranea. L’uovo è un ottimo nutriente per bambini e per ragazzi, ed è uno degli alimenti utilizzati dopo lo svezzamento per completare l’apporto nutritivo del latte. Possiede una buona dose di vitamina A (2 uova coprono circa un quarto del fabbisogno giornaliero) e del gruppo B (B1, B2, B12, PP) e discrete dose di vitamina E. L’uovo apporta anche calcio (33 mg per uovo, quasi completamente nel tuorlo) e ferro (0,7 mg per uovo), in quantità paragonabile a quella fornita dalla carne. Contiene circa 7 g di proteine cosiddette nobili, cioè ad alto valore biologico, in quanto complete di tutti gli aminoacidi essenziali (8 nell’adulto e 9 nel bambino), che l’organismo non è in grado di produrre e quindi deve assumere con gli alimenti.
La digeribilità dell’uovo è mediamente buona (varia in base al tipo di cottura) e il contenuto in grassi rientra nella media degli altri alimenti ricchi di proteine, sebbene sia relativamente ricco di colesterolo, sostanza che si deposita nel sangue e che in grosse quantità può risultare dannosa per la salute delle arterie. I Larn (Livelli di assunzione giornalieri raccomandati di nutrienti per la popolazione italiana) consigliano, per quanto riguarda il bebè, di non offrire l’uovo più di una volta la settimana, per non caricare in maniera eccessiva l’organismo di questo grasso.
Albume a rischio di allergie
L’allergia all’uovo è una reazione immunitaria (cioè dell’organismo) avversa alle proteine delle uova ed è considerata una delle più comuni allergie alimentari nei neonati e nei bambini. Le uova contengono diverse proteine, alcune delle quali, come l’ovoalbumina, l’ovotransferrina e la lisozima, molto allergizzanti. Queste proteine sono contenute soprattutto nell’albume (il bianco) che risulta così la parte allergizzante dell’uovo. più sicuro il tuorlo (titoletto) Il tuorlo (il rosso), invece, è la parte dell’uovo meno a rischio di allergia. Pertanto si può cominciare a introdurlo, come piccolo assaggio, nell’alimentazione del bambino a partire dall’8°-10° mese di vita. Per dare al bambino il “bianco”, invece, è bene aspettare l’anno di età.
Se il bimbo è allergico, è importante evitare di introdurre nella dieta del piccolo alimenti contenenti uova. Gli alimenti che contengono tracce di uova sono tanti, quindi è necessario porre molta attenzione alle informazioni riportate sull’etichetta delle confezioni alimentari. Tra i termini che segnalano la presenza di tracce di proteine delle uova rientrano: albume, uova polverizzate, albumina, globulina, lisozima, ovoalbumiina, ovotransferrina, silicio albuminato, vitellina.
Re: Svezzamento
I disturbi più comuni
L’allergia all’uovo può scatenare diversi disturbi come diarrea, nausea, vomito, orticaria (prurito), gonfiori, soprattutto alla gola. L’allergia all’uovo, inoltre, è tra le maggiori cause della comparsa di dermatiti atopiche ed eczema, malattie infiammatorie della pelle di natura allergica. Ecco perché se il bambino soffre di dermatite atopica occorre maggiore prudenza nell’introduzione di questo alimento: l’allergologo, infatti, potrebbe suggerire di non dare l’uovo al bimbo fino ai tre anni.
Un test dà, comunque, la possibilità di scoprire in anticipo se il piccolo è allergico all’uovo. L’esame può anche dare un risultato debolmente positivo. Ciò significa che il bambino si è sensibilizzato all’uovo, ma non necessariamente manifesta una reazione allergica. In questo caso sarà il pediatra a valutare se è il caso di introdurre ugualmente l’alimento nella sua dieta. La tecnica si chiama prick by prick test, si effettua direttamente sulla pelle del bambino usando l’alimento fresco. Il medico punge leggermente la pelle del bimbo con una lancetta intinta della sostanza che può dar luogo all’allergia, quindi osserva la reazione. Il prick test può dare esito:
negativo se non compare nessuna reazione. In questo caso si può introdurre l’uovo nell’alimentazione del bambino, seguendo il calendario dello svezzamento;
nettamente positivo se la zona si arrossa. In questo caso occorre rinviare l’introduzione dell’uovo nella dieta del bimbo;
debolmente positivo: in questo caso, per non condannare il bimbo a inutili diete, conviene sottoporlo al challenge test, cioè alla somministrazione sotto controllo specialistico di dosi crescenti dell’alimento.
L’allergia all’uovo spesso scompare con la crescita. Per questo motivo è consigliabile ripetere il prick test a distanza di 6 – 12 mesi. Quando il test dà esito negativo si può dare tranquillamente l’uovo al piccolo.
Il calendario dello svezzamento
È fondamentale svezzare il bimbo con gradualità, osservando scrupolosamente il calendario stabilito dal pediatra. Le proteine dell’uovo sono infatti complesse e, se giungono nell’intestino del bimbo quando quest’organo non è ancora in grado di riconoscerle, possono provocare allergie, nell’immediato o negli anni successivi. Verso il decimo mese, si può provare a offrire al bimbo il tuorlo, cioè il rosso. È sempre bene iniziare con un assaggino, verificando le reazioni del bimbo, per poi arrivare a dare al bebè un tuorlo intero; in ogni caso, uno alla settimana è più che sufficiente. Se il bambino è a rischio di allergie, e in ogni caso per quanto riguarda l’albume, occorre posticipare l’introduzione fino, almeno, all’anno di età.
Bisogna rispettare le tappe dello svezzamento anche per i cibi che contengono l’uovo tra gli ingredienti, come i budini e le merendine. È bene offrire al piccolo solo i prodotti specifici per l’infanzia, privi di additivi. In alternativa, vanno bene anche i dolci casalinghi ma occorre lavare accuratamente il guscio delle uova prima di romperle: si evita il rischio di contagio con la Salmonella. Dopo l’anno, invece, si può offrire anche l’uovo crudo (per esempio, offrendo il tuorlo con un po’ di zucchero o, quando il piccolo è più grandicello, sottoforma di zabaione). Ma bisogna tenere presente che è meno nutriente dell’uovo cotto perché l’albumina non viene digerita ed è eliminata con le feci. La cottura, invece, ne provoca la coagulazione e l’assorbimento da parte dell’intestino.
In particolare, gli albumi non andrebbero mai mangiati crudi perché contengono avidina, una proteina che ha la proprietà di combinarsi con la vitamina H (fondamentale per la pelle), impedendone l’assimilazione da parte dell’organismo. La cottura, invece, distrugge questa proteina e quindi non ci sono conseguenze per l’organismo. Inoltre, se si offre l’uovo crudo aumenta il rischio di salmonellosi (un’infezione intestinale); anche per questo motivo si inizia a proporre l’uovo sodo nella pappa del piccolo. In ogni caso, se le uova vengono consumate crude bisogna fare attenzione alle condizioni igieniche, utilizzarle poco tempo dopo la deposizione, scegliere quelle più pulite (eventualmente pulirle con un canovaccio).
L’allergia all’uovo può scatenare diversi disturbi come diarrea, nausea, vomito, orticaria (prurito), gonfiori, soprattutto alla gola. L’allergia all’uovo, inoltre, è tra le maggiori cause della comparsa di dermatiti atopiche ed eczema, malattie infiammatorie della pelle di natura allergica. Ecco perché se il bambino soffre di dermatite atopica occorre maggiore prudenza nell’introduzione di questo alimento: l’allergologo, infatti, potrebbe suggerire di non dare l’uovo al bimbo fino ai tre anni.
Un test dà, comunque, la possibilità di scoprire in anticipo se il piccolo è allergico all’uovo. L’esame può anche dare un risultato debolmente positivo. Ciò significa che il bambino si è sensibilizzato all’uovo, ma non necessariamente manifesta una reazione allergica. In questo caso sarà il pediatra a valutare se è il caso di introdurre ugualmente l’alimento nella sua dieta. La tecnica si chiama prick by prick test, si effettua direttamente sulla pelle del bambino usando l’alimento fresco. Il medico punge leggermente la pelle del bimbo con una lancetta intinta della sostanza che può dar luogo all’allergia, quindi osserva la reazione. Il prick test può dare esito:
negativo se non compare nessuna reazione. In questo caso si può introdurre l’uovo nell’alimentazione del bambino, seguendo il calendario dello svezzamento;
nettamente positivo se la zona si arrossa. In questo caso occorre rinviare l’introduzione dell’uovo nella dieta del bimbo;
debolmente positivo: in questo caso, per non condannare il bimbo a inutili diete, conviene sottoporlo al challenge test, cioè alla somministrazione sotto controllo specialistico di dosi crescenti dell’alimento.
L’allergia all’uovo spesso scompare con la crescita. Per questo motivo è consigliabile ripetere il prick test a distanza di 6 – 12 mesi. Quando il test dà esito negativo si può dare tranquillamente l’uovo al piccolo.
Il calendario dello svezzamento
È fondamentale svezzare il bimbo con gradualità, osservando scrupolosamente il calendario stabilito dal pediatra. Le proteine dell’uovo sono infatti complesse e, se giungono nell’intestino del bimbo quando quest’organo non è ancora in grado di riconoscerle, possono provocare allergie, nell’immediato o negli anni successivi. Verso il decimo mese, si può provare a offrire al bimbo il tuorlo, cioè il rosso. È sempre bene iniziare con un assaggino, verificando le reazioni del bimbo, per poi arrivare a dare al bebè un tuorlo intero; in ogni caso, uno alla settimana è più che sufficiente. Se il bambino è a rischio di allergie, e in ogni caso per quanto riguarda l’albume, occorre posticipare l’introduzione fino, almeno, all’anno di età.
Bisogna rispettare le tappe dello svezzamento anche per i cibi che contengono l’uovo tra gli ingredienti, come i budini e le merendine. È bene offrire al piccolo solo i prodotti specifici per l’infanzia, privi di additivi. In alternativa, vanno bene anche i dolci casalinghi ma occorre lavare accuratamente il guscio delle uova prima di romperle: si evita il rischio di contagio con la Salmonella. Dopo l’anno, invece, si può offrire anche l’uovo crudo (per esempio, offrendo il tuorlo con un po’ di zucchero o, quando il piccolo è più grandicello, sottoforma di zabaione). Ma bisogna tenere presente che è meno nutriente dell’uovo cotto perché l’albumina non viene digerita ed è eliminata con le feci. La cottura, invece, ne provoca la coagulazione e l’assorbimento da parte dell’intestino.
In particolare, gli albumi non andrebbero mai mangiati crudi perché contengono avidina, una proteina che ha la proprietà di combinarsi con la vitamina H (fondamentale per la pelle), impedendone l’assimilazione da parte dell’organismo. La cottura, invece, distrugge questa proteina e quindi non ci sono conseguenze per l’organismo. Inoltre, se si offre l’uovo crudo aumenta il rischio di salmonellosi (un’infezione intestinale); anche per questo motivo si inizia a proporre l’uovo sodo nella pappa del piccolo. In ogni caso, se le uova vengono consumate crude bisogna fare attenzione alle condizioni igieniche, utilizzarle poco tempo dopo la deposizione, scegliere quelle più pulite (eventualmente pulirle con un canovaccio).
Re: Svezzamento
Attenzione alla scelta
Quando si acquistano le uova è bene fare attenzione alla scelta. Per legge a partire dal 1° gennaio 2004, le uova devono riportare un codice alfanumerico (composto da lettere e numeri) assegnato a ogni allevamento dall’azienda sanitaria locale al fine di garantire la tracciabilità delle uova in Italia e in Europa. Se è possibile, sarebbe meglio scegliere uova prodotte con metodi poco intensivi che prediligano la qualità piuttosto che la quantità. Esistono anche le uova biologiche: le aziende produttrici dichiarano che sono più sicure in quanto le galline sono sottoposte ad allevamenti “poco stressanti” e più controllati.
Sarebbe poi bene scegliere uova di allevamento all’aperto perché garantisce una vita più sana e quindi un minor rischio di malattie per le galline. Le uova poi vanno conservate in frigorifero nella loro confezione originale, in quanto la refrigerazione rallenta i processi di invecchiamento, non vanno mai lavate con l’acqua per non rimuovere la cuticola esterna, al massimo si possono pulire con un panno asciutto. Il guscio, infatti, essendo poroso può assorbire l’acqua alterando così l’aspetto organolettico (colore, odore, sapore e consistenza) dell’uovo.
La freschezza è importante
Le uova devono essere sempre fresche e, anche se tenute in frigorifero, è opportuno consumarle entro dieci giorni dall’acquisto per ridurre rischi di tossinfezioni: le uova non più fresche tendono a galleggiare se immerse in acqua salata, il tuorlo si rompe facilmente durante la cottura e l’albume tende a liquefarsi. Non esiste, invece, alcuna relazione tra il colore delle uova e la loro qualità. Il colore del tuorlo non è simbolo di genuità, ma è dovuto al tipo di alimentazione delle galline e in particolare al contenuto di carotenoidi, pigmenti contenuti naturalmente nei vegetali ma anche nei concimi, che se assorbiti producono un tuorlo dal colore più intenso. Nello stesso modo, le uova dal guscio scuro non sono più genuine di quelle dal guscio bianco: il colore dipende esclusivamente dalla razza delle galline.
Quando si acquistano le uova è bene fare attenzione alla scelta. Per legge a partire dal 1° gennaio 2004, le uova devono riportare un codice alfanumerico (composto da lettere e numeri) assegnato a ogni allevamento dall’azienda sanitaria locale al fine di garantire la tracciabilità delle uova in Italia e in Europa. Se è possibile, sarebbe meglio scegliere uova prodotte con metodi poco intensivi che prediligano la qualità piuttosto che la quantità. Esistono anche le uova biologiche: le aziende produttrici dichiarano che sono più sicure in quanto le galline sono sottoposte ad allevamenti “poco stressanti” e più controllati.
Sarebbe poi bene scegliere uova di allevamento all’aperto perché garantisce una vita più sana e quindi un minor rischio di malattie per le galline. Le uova poi vanno conservate in frigorifero nella loro confezione originale, in quanto la refrigerazione rallenta i processi di invecchiamento, non vanno mai lavate con l’acqua per non rimuovere la cuticola esterna, al massimo si possono pulire con un panno asciutto. Il guscio, infatti, essendo poroso può assorbire l’acqua alterando così l’aspetto organolettico (colore, odore, sapore e consistenza) dell’uovo.
La freschezza è importante
Le uova devono essere sempre fresche e, anche se tenute in frigorifero, è opportuno consumarle entro dieci giorni dall’acquisto per ridurre rischi di tossinfezioni: le uova non più fresche tendono a galleggiare se immerse in acqua salata, il tuorlo si rompe facilmente durante la cottura e l’albume tende a liquefarsi. Non esiste, invece, alcuna relazione tra il colore delle uova e la loro qualità. Il colore del tuorlo non è simbolo di genuità, ma è dovuto al tipo di alimentazione delle galline e in particolare al contenuto di carotenoidi, pigmenti contenuti naturalmente nei vegetali ma anche nei concimi, che se assorbiti producono un tuorlo dal colore più intenso. Nello stesso modo, le uova dal guscio scuro non sono più genuine di quelle dal guscio bianco: il colore dipende esclusivamente dalla razza delle galline.
Re: Svezzamento
Succhi: quali sono e quando inserirli nello svezzamento
Sono amati da tutti i bambini. Via libera, dunque, a spremute e centrifugati di frutta fresca, seguendo il calendario di introduzione indicato dal pediatra
Succhi: quali sono e quando inserirli nello svezzamento
I succhi
Con il nome di succo di frutta, secondo la legge italiana, si indica il prodotto ottenuto dai frutti con procedimento meccanico, che ha colore, aroma e gusto caratteristici dei frutti di provenienza.
Dopo la spremitura, i succhi di frutta possono essere sottoposti a filtrazione: ecco perché in commercio si possono trovare succhi torbidi come quello di arancia, in quanto ottenuti per sola spremitura, oppure limpidi come quelli filtrati.
Tutti i succhi di frutta in commercio, confezionati in bottiglie, in cartoni plastificati o in lattine, vengono sottoposti a processo di pastorizzazione, trattamento indispensabile per la loro conservazione. Purtroppo però, la pastorizzazione provoca una riduzione del valore nutrizionale del succo stesso, soprattutto del contenuto vitaminico.
Esiste una distinzione chiara e precisa tra succhi di frutta e nettari di frutta, che, però, sfugge in genere alle mamme: per alcune i nettari sono addirittura una variante “ricca” dei succhi. In realtà non è così.
I nettari sono composti per almeno il 40 per cento da frutta e, per la parte restante, da acqua e zuccheri.
I succhi di frutta, invece, sono bevande composte al 100 per cento di frutta (o di verdura), senza aggiunta di altri zuccheri, al di fuori di quello naturalmente presente nella frutta (fruttosio).
I frullati e i centrifugati
Anche in casa è possibile preparare bevande dissetanti a base di frutta, con il vantaggio di poter essere consumate molto fresche, appena fatte. Occorre procurarsi frutta di stagione matura e succosa e uno speciale frullatore per l’infanzia in grado di centrifugare senza inglobare aria, responsabile delle coliche gassose.
I preparati casalinghi più comuni a base di frutta sono:
i centrifugati: la frutta è sottoposta a centrifugazione, cioè un procedimento che serve a separare la parte solida, cioè polpa e fibra, da quella liquida. Rappresentano l’equivalente casalingo dei succhi di frutta confezionati.
i frullati: la frutta viene frullata ma non divisa in succo e polpa. Il frullato rappresenta un nettare di frutta di preparazione casalinga.
È importante che la frutta utilizzata provenga da coltivazioni sicure, nelle quali, cioè, non si faccia uso di pesticidi. In ogni caso, occorre sempre lavarla molto bene e sbucciarla prima di utilizzarla. Contrariamente a quel che si crede, infatti, in questo modo non si perdono le vitamine, contenute nella polpa e non nella buccia.
La spremuta
Gli agrumi non devono essere dati al piccolo prima dell’anno di età, a causa del loro potenziale potere allergizzante. Questo vale anche per le spremute. Dall’anno di età, invece, le spremute sono molto raccomandate perché ricche di vitamina C, utile per favorire l’assorbimento del ferro (minerale che partecipa alla formazione dei globuli rossi del sangue) e per rafforzare il sistema immunitario (cioè di difesa) dell’organismo. La vitamina C è, però, facilmente deperibile: per questo occorre offrire al piccolo la spremuta appena fatta.
Il frappé
A partire dall’anno di età, si può aggiungere nel bicchiere del frullatore, insieme alla frutta a pezzetti, anche una pallina di gelato. I gusti da preferire sono quelli alla frutta, seguendo anche in questo caso il calendario dello svezzamento, oppure quelli a base di latte, come il fiordilatte o la vaniglia. Per fragola e cioccolato, invece, occorre attendere i due anni di età.
La granita
Per la preparazione casalinga è consigliabile utilizzare frutti molto ricchi di acqua, come per esempio l’anguria (dai due anni di età), frullando la polpa e lasciandola nel congelatore per almeno tre ore, ricordandosi di spezzettare di tanto in tanto il ghiaccio per dare alla granita la giusta consistenza. Questa bevanda è sicuramente rinfrescante, ma è povera dal punto di vista nutrizionale.
Sono amati da tutti i bambini. Via libera, dunque, a spremute e centrifugati di frutta fresca, seguendo il calendario di introduzione indicato dal pediatra
Succhi: quali sono e quando inserirli nello svezzamento
I succhi
Con il nome di succo di frutta, secondo la legge italiana, si indica il prodotto ottenuto dai frutti con procedimento meccanico, che ha colore, aroma e gusto caratteristici dei frutti di provenienza.
Dopo la spremitura, i succhi di frutta possono essere sottoposti a filtrazione: ecco perché in commercio si possono trovare succhi torbidi come quello di arancia, in quanto ottenuti per sola spremitura, oppure limpidi come quelli filtrati.
Tutti i succhi di frutta in commercio, confezionati in bottiglie, in cartoni plastificati o in lattine, vengono sottoposti a processo di pastorizzazione, trattamento indispensabile per la loro conservazione. Purtroppo però, la pastorizzazione provoca una riduzione del valore nutrizionale del succo stesso, soprattutto del contenuto vitaminico.
Esiste una distinzione chiara e precisa tra succhi di frutta e nettari di frutta, che, però, sfugge in genere alle mamme: per alcune i nettari sono addirittura una variante “ricca” dei succhi. In realtà non è così.
I nettari sono composti per almeno il 40 per cento da frutta e, per la parte restante, da acqua e zuccheri.
I succhi di frutta, invece, sono bevande composte al 100 per cento di frutta (o di verdura), senza aggiunta di altri zuccheri, al di fuori di quello naturalmente presente nella frutta (fruttosio).
I frullati e i centrifugati
Anche in casa è possibile preparare bevande dissetanti a base di frutta, con il vantaggio di poter essere consumate molto fresche, appena fatte. Occorre procurarsi frutta di stagione matura e succosa e uno speciale frullatore per l’infanzia in grado di centrifugare senza inglobare aria, responsabile delle coliche gassose.
I preparati casalinghi più comuni a base di frutta sono:
i centrifugati: la frutta è sottoposta a centrifugazione, cioè un procedimento che serve a separare la parte solida, cioè polpa e fibra, da quella liquida. Rappresentano l’equivalente casalingo dei succhi di frutta confezionati.
i frullati: la frutta viene frullata ma non divisa in succo e polpa. Il frullato rappresenta un nettare di frutta di preparazione casalinga.
È importante che la frutta utilizzata provenga da coltivazioni sicure, nelle quali, cioè, non si faccia uso di pesticidi. In ogni caso, occorre sempre lavarla molto bene e sbucciarla prima di utilizzarla. Contrariamente a quel che si crede, infatti, in questo modo non si perdono le vitamine, contenute nella polpa e non nella buccia.
La spremuta
Gli agrumi non devono essere dati al piccolo prima dell’anno di età, a causa del loro potenziale potere allergizzante. Questo vale anche per le spremute. Dall’anno di età, invece, le spremute sono molto raccomandate perché ricche di vitamina C, utile per favorire l’assorbimento del ferro (minerale che partecipa alla formazione dei globuli rossi del sangue) e per rafforzare il sistema immunitario (cioè di difesa) dell’organismo. La vitamina C è, però, facilmente deperibile: per questo occorre offrire al piccolo la spremuta appena fatta.
Il frappé
A partire dall’anno di età, si può aggiungere nel bicchiere del frullatore, insieme alla frutta a pezzetti, anche una pallina di gelato. I gusti da preferire sono quelli alla frutta, seguendo anche in questo caso il calendario dello svezzamento, oppure quelli a base di latte, come il fiordilatte o la vaniglia. Per fragola e cioccolato, invece, occorre attendere i due anni di età.
La granita
Per la preparazione casalinga è consigliabile utilizzare frutti molto ricchi di acqua, come per esempio l’anguria (dai due anni di età), frullando la polpa e lasciandola nel congelatore per almeno tre ore, ricordandosi di spezzettare di tanto in tanto il ghiaccio per dare alla granita la giusta consistenza. Questa bevanda è sicuramente rinfrescante, ma è povera dal punto di vista nutrizionale.
Re: Svezzamento
ecco un utile elenco con tutti iprincipali cibi dell'alimentazione di un bambino e l'età più adatta in cui iniziare ad inserirli della dieta.Frutta:- Mela, pera, banana e prugna: da 4 mesi;- Limone: qualche goccia nella frutta dai 4 mesi- Arance e mandarini: spremuti dai 5 mesi- Albicocche e pesche: dai 6 mesi- Kiwi, fragola, uva, cachi, fichi, anguria, melone, castagne, noci, mandorle: dopo i 12 mesi.
Verdura:- Patata, carota, zucchina e zucca: dai 5 mesi;- Sedano, porro, cipolla, insalata, finocchi, cavolfiori e spinaci: dai 6 mesi;- Pomodoro: senza buccia, dai 10 mesi;- Melanzane e carciofi: dopo i 12 mesi.
Cereali:- Riso: in crema dai 5 mesi, in chicchi dagli 8 mesi;- Mais e tapioca: in crema dai 5 mesi;- Semolino:dai 6 mesi;- Crema multicereali: dai 6 mesi;- Pastina minuscola, tipo sabbiolina: dai 7 mesi;- Pastina piccola, tipo forellini micron: dagli 8 mesi;- Pastina media, tipo anellini, stelline o puntine: dai 10 mesi;- Orzo e Farro: dai 12 mesi.
Carne:- Coniglio, tacchino, pollo, vitello e manzo: liofilizzato dai 5 mesi, omogenizzato dai 6 mesi, lessato o cotto al vapore dai 9 mesi;- Prosciutto cotto senza polifosfati: dagli 8 mesi;- Maiale: dopo i 12 mesi.Formaggi:- Parmigiano: dai 5 mesi;- Formaggio ipolipidico: dai 6 mesi;- Ricotta fresca: dai 7 mesi; - Bel paese, Caciotta, Fontina dolce, Caprino fresco e Crescenza: dagli 8 mesi.Pesce:- Merluzzo, trota, sogliola, platessa, nasello e palombo: dagli 8 mesi;- Pesce spada e salmone: dai 9 mesi.
Altri alimenti:- Olio extra vergine di oliva: dai 5 mesi nella pappa;- Brodo vegetale: dai 5 mesi;- Yogurt intero: dai 7 mesi;- Brodo di carne: dagli 8 mesi;- Legumi: dagli 8 mesi;- Uovo: tuorlo sciolto nella pappa, dai 9 mesi; uovo intero dopo i 12 mesi;- Miele: dopo i 12 mesi.
Verdura:- Patata, carota, zucchina e zucca: dai 5 mesi;- Sedano, porro, cipolla, insalata, finocchi, cavolfiori e spinaci: dai 6 mesi;- Pomodoro: senza buccia, dai 10 mesi;- Melanzane e carciofi: dopo i 12 mesi.
Cereali:- Riso: in crema dai 5 mesi, in chicchi dagli 8 mesi;- Mais e tapioca: in crema dai 5 mesi;- Semolino:dai 6 mesi;- Crema multicereali: dai 6 mesi;- Pastina minuscola, tipo sabbiolina: dai 7 mesi;- Pastina piccola, tipo forellini micron: dagli 8 mesi;- Pastina media, tipo anellini, stelline o puntine: dai 10 mesi;- Orzo e Farro: dai 12 mesi.
Carne:- Coniglio, tacchino, pollo, vitello e manzo: liofilizzato dai 5 mesi, omogenizzato dai 6 mesi, lessato o cotto al vapore dai 9 mesi;- Prosciutto cotto senza polifosfati: dagli 8 mesi;- Maiale: dopo i 12 mesi.Formaggi:- Parmigiano: dai 5 mesi;- Formaggio ipolipidico: dai 6 mesi;- Ricotta fresca: dai 7 mesi; - Bel paese, Caciotta, Fontina dolce, Caprino fresco e Crescenza: dagli 8 mesi.Pesce:- Merluzzo, trota, sogliola, platessa, nasello e palombo: dagli 8 mesi;- Pesce spada e salmone: dai 9 mesi.
Altri alimenti:- Olio extra vergine di oliva: dai 5 mesi nella pappa;- Brodo vegetale: dai 5 mesi;- Yogurt intero: dai 7 mesi;- Brodo di carne: dagli 8 mesi;- Legumi: dagli 8 mesi;- Uovo: tuorlo sciolto nella pappa, dai 9 mesi; uovo intero dopo i 12 mesi;- Miele: dopo i 12 mesi.