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Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 04 feb 2016, 00:55
da rosmarina
A proposito dell’ipotesi che il Governo intervenga con un decreto sull’eterologa, si tratta, secondo lei, delle stesse forze oscurantiste che avevano portato alla legge 40?
“Sono sempre all’attacco. Anche se, le sofferenze inflitte alle coppie negli anni della legge 40 e i pronunciamenti della Corte Costituzionale sulla incostituzionalità e illeberalità di quelle norme, hanno innalzato il livello di attenzione dell’opinione pubblica sul tema. Adesso resta un altro passo da fare”.
Quale?
“A Maggio la Corte Costituzionale dovrebbe esprimersi sull’ultimo divieto ancora in piedi, quello di utilizzare, ai fini della ricerca, gli embrioni non impiantati. La questione è semplice: al momento, la legge 40 impone di conservare per sempre e a carico dei centri, gli embrioni che non si sono trasferiti nell’utero perché malati. Sarebbe logico donarli alla ricerca che potrebbe disporre di uno strumento importante per studiare la genesi e l’evoluzione delle malformazioni, ad esempio. Che senso ha conservarli per sempre?”.
In America come funziona?
“L’America, a differenza del nostro Paese, sostiene e promuove la ricerca scientifica da sempre. Lì si può fare tutto. Si creano anche embrioni artificiali per fare ricerca; si ricavano dagli embrioni naturali stessi: creati dalla ricerca per la ricerca. Parliamo di un altro mondo, dove la scienza ha le porte aperte. Così come, da tanto tempo, negli Stati Uniti è ammessa la pratica del ‘dono del grembo’”.
Dono del grembo?
“In Italia, proprio per denigrare questa pratica, si parla di utero in affitto. Noi la chiamiamo ‘dono del grembo’ perché di questo si tratta. Pensate a tutte le donne, e non sono poche, che nascono senza utero. Anche loro devono andare all’estero”.
Quindi, se la Corte Costituzionale abolisse il divieto di donare gli embrioni non impiantati alla scienza, per la ricerca italiana sarebbe un passo avanti?
“Sicuramente sarebbe importante. Anche se i problemi legati alla ricerca in Italia sono tanti. Come detto, sembra che il nostro Paese non creda nella ricerca, non la sostiene e non la finanzia. È così da troppo tempo, tanto che la spinta si è esaurita”.
In che senso?
“A Palermo, ad esempio, nel campo della Fecondazione assistita, la ricerca biologica esercitava una grandissima trazione Basti ricordare che, Alberto Monroy, considerato il caposcuola dei biologi, ha cominciato qui. Poi è andato via e con lui tanti ricercatori”.
E dove sono andati?
“Tanti in America dove si sono raggiunti altissimi livelli. E, vedi caso, il più grande biologo americano nel campo della procreazione assistita, è un italiano di Bari, Giampiero Palermo l’inventore della ICSI (Iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo)”.
Insomma, in Italia non prevede ulteriori progressi nel campo della procreazione medicalmente assistita?
“Sicuramente è una branca inflazionata, fatta di tanti che cercano clienti e poco interessati alla scienza”.
fecondazione assistitaEppure la sua passione non si è mai esaurita. È rimasto in Italia, a Palermo, e ancora oggi, resta un maestro nel campo.
“Il mio approccio è diverso perché la mia formazione è diversa. Sono stato impregnato dall’insegnamento di due grandi maestri: Franc Novac, il grande chirurgo di Lubiana che guadagnava 120.000 lire al mese, quando io all’Università, guadagnavo un milione. Era il più grande chirurgo del mondo e camminava con le scarpe da tennis anche d’inverno, perché non aveva i soldi per comprarne altre. Ebbene, per farle capire cosa era per lui la medicina, le racconto un episodio. La moglie di un siciliano molto noto venne da me perché affetta da un cancro all’utero. Mi resi conto che solo Novac avrebbe potuto salvarla. Oltre che mio maestro, era diventato mio amico. Così gli chiesi di venire a Palermo per visitare questa signora, cosa che fece. La notte dopo l’operazione, nonostante gli avessimo offerto la migliore ospitalità, si rifiutò di allontanarsi dalla clinica: ‘L’ho operata io e devo sorvegliarla io’. Non solo. Alla sua partenza il marito della signora gli offrì 5 milioni di lire per la sua prestazione. Li rifiutò dicendo che lui era venuto a Palermo per un problema clinico e per la sua amicizia con me”.
Sembra incredibile.
“Già. Ma la passione per la medicina e per la scienza è questa. Un altro episodio simile che le posso raccontare riguarda uno dei più grandi ginecologi di tutti i tempi, Raul Palmer che avevo conosciuto nei miei anni della specializzazione a Parigi. Ogni tanto veniva a Palermo, risolveva casi considerati senza speranza, e chiedeva 15.000 lire quando colleghi italiani, molto meno bravi di lui, ne chiedevano il doppio. Lui diceva che la malattia non è una condanna e che le cure contro l’infertilità non potevano essere precluse a chi non aveva soldi. Un mondo diverso. Mi piace ricordare anche che Palmer ha festeggiato a Palermo il suo pensionamento. Con tutti i suoi allievi”.
Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 04 feb 2016, 00:55
da rosmarina
Eppure lei non è mai voluto andare via dalla Sicilia, dall’Italia.
“No. Mi è sempre piaciuta l’idea di andare fuori e portare indietro le conoscenza che acquisivo. Così come ho sempre voluto organizzare qua i convegni più importanti. L’ultimo, lo scorso settembre a Ragusa , cui hanno partecipato i massimi esperti in tema di infertilità di tutto il mondo”.
Una domanda sul nostro sistema sanitario: ci stiamo americanizzando?
“Decisamente sì, da tanto tempo. Già tra il 2001 e il 2004, quando ero assessore in Sicilia, comparivano libri come quello di Nerina Dirindin, assessore alla sanità in Sardegna, che parlava della privatizzazione silenziosa della sanità (il libro è In buona salute. Dieci argomenti per difendere la sanità pubblica, PaoloVineis e Nerina Dirindin, Einaudi, 2004; ndr). Gli ospedali pubblici hanno ceduto su prestazioni che non sono di loro interesse. Come la chirurgia plastica tirata fuori dai LEA (livelli essenziali di assistenza), anche se la chirurgia plastica non è solo estetica, ma rigenerativa. Insomma, una serie di prestazioni cedute al privato ha fatto in modo che la gente si spostasse”.
L’Italia non crede nel pubblico?
“A parole. Nella pratica credere nel pubblico significa creare le strutture e, soprattutto, investire su di esse, e da noi, soprattutto in Sicilia, questo non è mai stato fatto. Sono arrivato nel 1949 a Palermo per fare il liceo, c’era un solo ospedale pubblico, il Civico e nessuno ci andava. Un po’ come a New York: nel 1998 c’erano sette grandissimi complessi universitari-ospedalieri, come il Columbia, l’ Einstein, tutti privati. Uno solo pubblico, il New York City che veniva considerato l’ospedale degli immigrati. Chi ha provato a cambiare le cose, come Obama, ha avuto solo batoste e piccole soddisfazioni”. Quello americano è un sistema complicato. Una volta ero a NewYork e mia moglie ha avuto un problema allergico. Sono andato in farmacia dove mi hanno detto che era necessaria la prescrizione del dermatologo. Abbiamo pagato 100 dollari per la visita per poi comprare una una pomata di 3 dollari”.
Ogni tanto la politica italiana annuncia provvedimenti per fare rientrare i cosiddetti cervelli in fuga. Che ne pensa?
“Penso che sono solo annunci cui non seguirà nulla di concreto. Pensiamo ai ricercatori italiani all’estero, abituati ormai ad operare in strutture attrezzatissime, abituati ad essere incentivati e gratificati. Dovrebbero tornare in Italia per lavorare nei nostri ospedali pubblici, carenti di tutto e pagati male? Chi lo farebbe? Nessuno”.
Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 28 mar 2016, 11:30
da staff
Fecondazione assistita, la Consulta dice no alla ricerca sugli embrioni
Oltre 30 tribunali in 12 anni per la legge 40 sulla procreazione assistita e 10 mila embrioni orfani di destino
La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità relativa al divieto di donare embrioni non impiantabili a scopo di ricerca. Il problema era stato sollevato dal Tribunale di Firenze nell'ambito di una causa intentata da una coppia contro un centro di fecondazione e lo Stato italiano.
I giudici della Consulta hanno infatti sancito quanto previsto dal legislatore nell'articolo 13 della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita che vieta la ricerca clinica e sperimentale sull'embrione non finalizzata alla tutela dello stesso.
La legge sulla procreazione assistita, emanata nel 2004, è uno dei più discussi provvedimenti del nostro Paese tanto da arrivare oltre 30 volte nelle aule dei tribunali, da quelli di primo grado fino alla Corte Costituzionale e la Corte europea dei diritti di Strasburgo. Ad oggi ha collezionato 19 'bocciature' e la 'riscrittura' di alcune sue parti con sentenza della Consulta. Proprio per i numerosi paletti imposti dalla legge sulla fecondazione assistita nel 2005 si tenne un referendum abrogativo per il quale però non venne raggiunto il quorum.
Quattro i 'pilastri' della legge ad oggi abbattuti dai giudici: il divieto di produrre più di tre embrioni (Corte costituzionale 2009), l'obbligo di impianto contemporaneo di tutti quelli prodotti (Corte costituzionale 2009), il divieto alla diagnosi preimpianto per le coppie infertili (2008 Tar del Lazio), il divieto di fecondazione eterologa (Corte costituzionale 2014).
FECONDAZIONE ASSISTITA: CIRCA 10MILA EMBRIONI ORFANI DI DESTINO
Sono oltre 10mila gli embrioni attualmente congelati ed orfani di destino, dopo il pronunciamento della Consulta.I dati provengono dal Registro Nazionale PMA (Procreazione medicalmente assistita): 3.862 sono quelli embrioni crioconservati ufficialmente abbandonati, per i quali è stata fatta una rinuncia scritta circa un futuro impianto da parte della coppia o per cui il centro di riferimento documenta l'impossibilità di poter ricontattare i 'genitori'; 6.279 sono invece gli embrioni crioconservati considerati in stato di abbandono perché le coppie non sono più rintracciabili.
Secondo gli esperti, la ricerca sulle cellule staminali embrionali presenterebbe numerosi campi di applicazione, a partire dal Parkinson: tra il 2011 e il 2014, un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Lund ha sviluppato un protocollo per produrre in laboratorio neuroni dopaminergici, quelli che degenerano con il progredire del Parkinson, partendo proprio da cellule staminali embrionali.
Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 30 mar 2016, 12:04
da Texta
Fecondazione assistita: novità positive!
Nuovi passi in avanti per la fecondazione assistita. Una ricerca italiana dimostra che anche embrioni con cellule malate possono generare bambini sani
Fecondazione assistita: novità positive!
La ricerca sulla fecondazione assistita sta compiendo passi da gigante, pur con le limitazioni importanti che incontra nel nostro Paese a livello legislativo, così come in buona parte dell’Europa. In particolar modo, una ricerca italiana dedicata alla fecondazione assistita è giunta a un risultato-chiave. Infatti, gli studiosi sono riusciti a dimostrare che anche embrioni parzialmente malati possono generare bambini sani.
Da embrioni imperfetti a bambini sani
La ricerca italiana, pubblicata sul New England Journal Of Medicine, ha analizzato le gravidanze originate da embrioni in parte malati, chiamati aneuploidi a mosaico (che comprendono solo alcune cellule malate). Ebbene, anche questo tipo di impianti, ha dato origine a gravidanze normali concluse con la nascita di bambini sani.
Lo studio sugli impianti
Per giungere a questi importanti traguardi sulla fecondazione assistita, i ricercatori italiani hanno effettuato 18 impianti. Da questi ultimi, sono nati 6 bambini sani. Guidata dal professor Ermanno Greco, l’équipe ha analizzato più di 3.000 blastociti, di cui il 5% a mosaico. La struttura a mosaico significa la contemporanea presenza, nell’embrione, di cellule sane e cellule malate.
Gli embrioni si autocorreggono
La ricerca è molto importante poiché riabilita anche le cellule malate, in quanto comunque utili per il trasferimento in utero. Questo tipo di embrioni, oggi, viene congelato in Italia o eliminato in altri Paesi. Gli embrioni a mosaico, infatti, svolgono comunque una funzione importante secondo questi ultimi studi: possono “autocorreggersi”. Ovvero, dopo l’impianto, le cellule sane possono vincere su quelle malate, dando il via a una gravidanza del tutto sana e normale.
Utilizzo anche di cellule malate
Ma perché è così importante riabilitare anche gli embrioni a mosaico? Perché questo “utilizzo” aumenta le percentuali di successo della fecondazione in vitro, rendendola anche più sicura…Addirittura, per alcune coppie, questo tipo di procedura rappresenta la sola possibilità di poter sperare in una gravidanza. Si tratta di quei casi, e non sono pochi, in cui tutti gli embrioni formatisi hanno una struttura a mosaico.
Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 22 apr 2016, 00:32
da minuminu
L' Eterologa negata
Liste d'attesa, costi alti
Non solo interruzione volontaria di gravidanza ostacolata, come ha fatto notare al nostro Paese il Consiglio d'Europa. Anche la fecondazione eterologa, il cui divieto è caduto dopo la sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile 2014, è un trattamento accessibile a pochi in Italia. Ne parla l'inchiesta pubblicata da La Repubblica che mette in luce tutti i problemi che devono affrontare le donne italiane che vogliono ricorrere a questa pratica. Liste di attesa lunghissime, mancanza di centri pubblici specializzati e poche donatrici di ovuli sono le incognite che scoraggiano le coppie sterili. Spesso si è costretti ancora ad recarsi all'estero per avere un bambino, con maggiori rischi per le donne e costi elevati. In Italia sono solo tre le regioni dove il trattamento è garantito nel servizio pubblico: Toscana, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Il costo medio del ticket è 500 euro ma le coppie che in due anni sono riuscite a sottoporsi al trattamento sono solo 415 e si aspetta oltre un anno per la prima visita. Il paradosso, fanno notare Bocci e Pasolini di La Repubblica, è che le coppie originarie delle regioni che garantiscono il trattamento nel pubblico, a causa delle lunghe liste d'attesa, vanno all'estero, poi tornano e chiedono il rimborso alla propria ASL. La difficoltà maggiore è quella di trovare donatrici; due le soluzioni: comprare ovociti da cliniche estere o puntare sull' egg sharing ossia la donazione di ovociti in sovrannumero da parte di donne che fanno l'omologa. Quest'ultimo è il sistema utilizzato nel centro pubblico di Cattolica, dove si pratica anche la donazione di gameti tra coppie in cui uno dei due partner è fertile.
Nel settore privato, si stima che i trattamenti siano stati tra i 1000 e i 2000 ma il costo va dai 2000 agli 8000 euro. Il risultato è che l'avere figli diventa un privilegio dei ricchi, come spiega Nino Guglielmino del centro privato Hera di Catania. Una soluzione, continua il Professore, sarebbe inserire la fecondazione eterologa nei Lea, i livelli essenziali di assistenza che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini.
Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 22 apr 2016, 00:58
da Carnis
La fecondazione eterologa resta un diritto per pochi privilegiati
Due anni fa la corte costituzionale dichiarava l’illegittimità del divieto della cosiddetta eterologa, cioè la possibilità di ricorrere a un gamete altrui.
Caduto il divieto, è davvero possibile accedere a questa forma di procreazione medicalmente assistita (pma)? Non tanto, secondo l’inchiesta di Elvira Zaccari e Filippo Poltronieri, realizzata per l’associazione Luca Coscioni.
Prima di elencare gli ostacoli nei dettagli, è bene rileggere le motivazioni della sentenza 162 dell’aprile 2014.
La corte ha ribadito che:
la scelta di tale coppia di diventare genitori e di formare una famiglia che abbia anche dei figli costituisce espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi, libertà che, come questa corte ha affermato, sia pure ad altri fini ed in un ambito diverso, è riconducibile agli artt. 2, 3 e 31 Cost., poiché concerne la sfera privata e familiare. Conseguentemente, le limitazioni di tale libertà, ed in particolare un divieto assoluto imposto al suo esercizio, devono essere ragionevolmente e congruamente giustificate dall’impossibilità di tutelare altrimenti interessi di pari rango (sentenza n. 332 del 2000). La determinazione di avere o meno un figlio, anche per la coppia assolutamente sterile o infertile, concernendo la sfera più intima ed intangibile della persona umana, non può che essere incoercibile, qualora non vulneri altri valori costituzionali, e ciò anche quando sia esercitata mediante la scelta di ricorrere a questo scopo alla tecnica di pma di tipo eterologo, perché anch’essa attiene a questa sfera. In tal senso va ricordato che la giurisprudenza costituzionale ha sottolineato come la legge n. 40 del 2004 sia appunto preordinata alla “tutela delle esigenze di procreazione”, da contemperare con ulteriori valori costituzionali, senza peraltro che sia stata riconosciuta a nessuno di essi una tutela assoluta, imponendosi un ragionevole bilanciamento tra gli stessi (sentenza n. 151 del 2009).
La corte ha anche ricordato che l’avere figli – indipendentemente dal dato genetico – è considerato favorevolmente e che non dovrebbero esserci ostacoli insuperabili al raggiungimento di tale fine.
La libertà e volontarietà dell’atto che consente di diventare genitori e di formare una famiglia, nel senso sopra precisato, di sicuro non implica che la libertà in esame possa esplicarsi senza limiti. Tuttavia, questi limiti, anche se ispirati da considerazioni e convincimenti di ordine etico, pur meritevoli di attenzione in un ambito così delicato, non possono consistere in un divieto assoluto, come già sottolineato, a meno che lo stesso non sia l’unico mezzo per tutelare altri interessi di rango costituzionale.
Non c’è solo il rimando al diritto di avere una famiglia, ma addirittura al diritto alla salute (fisica e psichica).
In relazione a questo profilo, non sono dirimenti le differenze tra pma di tipo omologo ed eterologo, benché soltanto la prima renda possibile la nascita di un figlio geneticamente riconducibile ad entrambi i componenti della coppia. Anche tenendo conto delle diversità che caratterizzano dette tecniche, è, infatti, certo che l’impossibilità di formare una famiglia con figli insieme al proprio partner, mediante il ricorso alla pma di tipo eterologo, possa incidere negativamente, in misura anche rilevante, sulla salute della coppia, nell’accezione che al relativo diritto deve essere data, secondo quanto sopra esposto.
Ricorrere a un gamete altrui deve essere possibile e vietarlo viola interessi forti e innegabili.
Una sentenza chiara dunque, ma rimasta una promessa non mantenuta.
Nonostante le rassicurazioni del ministro della salute (era il luglio 2014), infatti, l’eterologa non è nei livelli essenziali di assistenza (prestazioni e servizi che il servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire ai cittadini) e l’eliminazione di un divieto legale non ha reso la tecnica molto più accessibile. Non ci sono fondi per garantire le tecniche nelle strutture pubbliche, quindi la discriminazione d’accesso rimane nonostante la corte parlasse di un diritto alla salute – non di un capriccio. La genitorialità sembra essere sacra e importantissima solo quando non richiede l’intervento di tecniche riproduttive, soprattutto alcune di queste.
Come ai tempi del divieto le soluzioni sono varie, dalle più casalinghe a quelle più tradizionali. C’è chi si organizza con un donatore amico, chi cerca su forum o banche del seme online, chi va in un altro paese.
Zaccari e Poltronieri raccontano alcune delle soluzioni alternative a quella che dovrebbe essere la procedura dal 2014. A chi ordina i gameti su internet, scegliendo in base all’autopresentazione dei donatori, arriva un contenitore di ghiaccio o azoto liquido. Lo spirito di iniziativa non manca, come non mancano le discriminazioni e i rischi in pratiche non attentamente monitorate. Complice anche la pigrizia istituzionale. Non c’è mai stata una campagna informativa e non sono previsti rimborsi per chi dona (e nemmeno la giornata lavorativa pagata). Chi ha bisogno di gameti femminili ha difficoltà ancora maggiori, perché il prelievo degli ovociti è una procedura molto più impegnativa del prelievo di gameti maschili.
Si importano gameti dall’estero? Forse. Ma non ci sono risposte ufficiali. Il centro nazionale trapianti e l’istituto superiore di sanità non danno informazioni e dati al riguardo. Gli unici disponibili sono quelli presenti nella relazione della responsabile del registro pma Giulia Scaravelli. Nei primi 6 mesi del 2015 sarebbero stati importati 855 contenitori di cellule riproduttive congelate: 441 con liquido seminale, 315 con ovociti e 99 con embrioni.
Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 22 apr 2016, 00:58
da Carnis
Un diritto privo di mezzi per applicarlo rimane in un limbo in cui chi è privilegiato può provare a realizzarlo
Le regioni hanno provato a garantire l’applicazione delle tecniche eterologhe approvando il Documento sulle problematiche relative alla fecondazione eterologa a seguito della sentenza della Corte costituzionale nr. 162/2014 del 4 settembre 2014. Basilicata, Campania, Calabria e Sardegna non hanno recepito il documento, e le altre regioni hanno comunque diverse difficoltà nell’applicare la decisione della corte.
Di fatto l’accesso è garantito solo in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Toscana, con tempi di attesa molto lunghi (in Toscana la prima data disponibile è luglio 2017).
Il Piano nazionale per la fertilità celebra la Genitorialità (con la “G”) e intende favorire la natalità sviluppando politiche educative e sanitarie. Si prefigge di “informare i cittadini sul ruolo delle Fertilità” (sic), di “fornire assistenza sanitaria qualificata” e di “celebrare questa rivoluzione culturale istituendo il ‘Fertility Day’ […] dove la parola d’ordine sarà scoprire il ‘Prestigio della Maternità’”.
Il ministero della salute avrebbe dovuto chiarire che la maternità è prestigiosa solo se naturale, perché se hai bisogno di ricorrere alle tecnologie riproduttive forse non sei tanto da celebrare. È curioso che il Piano si concentri molto sulla diminuzione della natalità, affidandosi però a rimedi influenzati dal pensiero magico e dall’ossessione moralistica (“gli anticoncezionali di barriera e il tempestivo impiego dei presidi medici possono prevenire o ridurre i danni sulla fertilità femminile ma non sono sufficienti senza un comportamento sessuale consapevole e responsabile” – il corsivo è mio).
D’altra parte avremmo dovuto capirlo che la pma non va tanto bene. “La medicina con la pma può aiutare la fertilità naturale ma non sostituirla”. Chissà se avrebbero scritto la stessa cosa parlando di deambulazione e di tecniche per rimediare alla diminuzione della capacità di camminare da soli.
Un diritto privo di mezzi per applicarlo rimane sospeso in un limbo in cui chi è privilegiato può provare a realizzarlo, chi invece ha meno mezzi è condannato a cercare soluzioni al ribasso o a rinunciare. La fine di un divieto non basta, così come non bastano le promesse e le giornate di celebrazione della genitorialità e della famiglia.
Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 22 apr 2016, 11:14
da rosalia
Fecondazione: associazione Coscioni, eterologa al palo, al via ricorsi coppie
Gallo, ostacoli persistono dopo 2 anni da sentenza Corte costituzionale
Roma, 21 apr. (AdnKronos Salute) - La fecondazione eterologa non decolla in Italia e le coppie sterili iniziano a muoversi contro un "Paese in cui ancora oggi viene negato un diritto fondamentale, quello di formare una famiglia". A denunciarlo Filomena Gallo, segretario dell'associazione Coscioni, in una conferenza stampa oggi alla Camera. "Stiamo procedendo in queste ore - annuncia - con ricorsi a vari tribunali italiani contro gli ostacoli che impediscono a queste coppie di avere accesso alla donazione di gameti: dai vincoli per il rimborso delle prestazioni effettuate all'estero, dato che in Italia solo 3 Regioni le offrono, al limite di 43 anni d'età per la donna, fissato dalle norme regionali".
Sono trascorsi già due anni dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto di fecondazione eterologa previsto dalla legge 40/2004, eppure l'applicazione di queste tecniche nel settore pubblico è pressoché nulla. Tra ostacoli burocratici, mancanza di donatori e resistenze politiche, l'accesso all'eterologa nel nostro Paese resta ancora un diritto per pochi, mentre sono sempre di più coloro che ricorrono a metodi 'fai-da-te'. Un quadro confermato anche dall'inchiesta dell'associazione Coscioni 'Il seme della discordia'.
"La situazione in Italia - dice Gallo, avvocato che assiste le coppie che si rivolgono ai tribunali - è di una gravità assoluta. Nonostante tutte le strutture autorizzate ad applicare la fecondazione assistita, sia pubbliche che private, possano procedere già dal maggio 2014, di fatto l'eterologa in Italia è applicata solo in pochi centri pubblici e con lunghissime liste di attesa".
"Il principio di garanzia di accesso alle cure - sottolinea - non è rispettato e ciò a causa della mancanza di volontà politica. E' bene ricordare infatti che, sebbene a dicembre del 2014 il ministro della Salute abbia annunciato l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), fermi al 2001, a oggi non c’è stato alcun aggiornamento e non ci sono fondi per eseguire le tecniche di Pma a carico del Ssn nelle strutture pubbliche".
"Da maggio del 2014 - insiste l'avvocato - nessuna campagna informativa è stata predisposta dal ministero sulla donazione di gameti. Sempre il ministro della Salute ha poi consentito che il Centro nazionale trapianti violasse per tre mesi l'anonimato dei pochi donatori e delle famiglie che hanno avuto accesso a queste tecniche, senza prendere alcun provvedimento. Come associazione Luca Coscioni stiamo procedendo sia con diffide per interruzione di servizio nei confronti delle aziende ospedaliere che non garantiscono l'applicazione dell'eterologa, anche attivando convenzioni con l'estero per il reperimento di gameti, sia con azioni nei confronti delle istituzioni responsabili per il rimborso delle cure, che in assenza di servizio pubblico vederanno l'accesso nelle strutture private".
Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 25 apr 2016, 00:19
da tartaruga
Eterologa, mani estere sul mercato italiano
Sarà anche «libera e gratuita» sulla carta, ma le difficoltà oggettive delle strutture pubbliche italiane con la fecondazione eterologa – in particolare per la mancanza di donne disposte a donare i propri ovociti e di fondi per acquistarli all’estero – continuano a favorire i centri privati. Su tutti quelli stranieri, che nell’ultimo anno sono entrati di forza nel business della provetta nostrana a suon di investimenti milionari in strutture, consulenze scientifiche, pubblicità.
La Spagna è capofila, forte di una preferenza accordata storicamente dalle coppie italiane ai suoi centri un po’ per vicinanza geografica e linguistica, un po’ per le cifre abbordabili dei trattamenti (ma non stracciate come quelle dei meno accreditati Paesi dell’Est). Non a caso una clinica robusta come l’Instituo valenciano de infertilidad (Ivi) – sede principale a Barcellona, oltre venti ambulatori disseminati in tutta la penisola iberica – dal 2004 a oggi vanta ben 11.137 pazienti italiani. Parola di Daniela Galliano, direttrice della filiale nostrana, un primo "spot" inaugurato la scorsa estate nel quartiere Parioli di Roma. Da qui pochi giorni fa ha snocciolato i numeri di un largo successo.
Al centro Ivi della Capitale sono stati oltre mille (1.048 per la precisione) i pazienti che hanno solcato l’ingresso in appena otto mesi. E «se poco più di un quarto (264, pari al 25%) arriva da Roma, il resto copre l’intero stivale, da Milano (56, ovvero il 5%) a Firenze (46, ovvero il 4,4%) a Taranto (23, pari al 2,1%)». Il target? Altrettanto prevedibile: «La maggior parte – riferisce la clinica – ha tra i 40 e i 44 anni (473), seguono le 35-39enni (236) e le ultra-45enni (216)». Riguardo i trattamenti il più richiesto – manco a dirlo – è proprio l’ovodonazione per la fecondazione eterologa: servizio che come gli altri, «dopo tutte le fasi di screening e analisi, viene effettuato nei centri spagnoli dell’Ivi». In Spagna infatti gli ovociti non mancano visto che per le donatrici è previsto un "rimborso spese compensativo" (per le assenze dal lavoro e le spese sostenute, sostengono i centri) che in molti casi si aggira intorno ai mille euro.
Struttura-sportello in Italia, trattamenti fuori: la formula premia: le coppie, in primis, visto che le liste d’attesa in questo modo vengono praticamente azzerate (nel centro pubblico più impegnato su questo fronte, il Careggi di Firenze, per tentare l’eterologa si deve aspettare un anno e 5 mesi); ma soprattutto le cliniche, che in questo modo incrementano il parco-clienti senza incappare in problematiche e lungaggini italiane. D’altra parte i centri, se autorizzati, possono senza problemi trasportare embrioni e gameti da un Paese all’altro e, anche se la cosa preoccupa molte coppie sui numerosi forum online che documentano l’affidabilità delle strutture spagnole, trionfa ovviamente il partito dei fan: costerà, certo, forse ci saranno opacità, ma tempi e procedure almeno sono snelle e soprattutto non c’è il rischio di sentirsi dire di no.
Anche la Eugin, altro colosso iberico che ha inaugurato una accattivante sede a Modena, promette di esaudire davvero ogni sogno: compreso quello di diventare mamma da sola, o con una partner femminile. Come? Effettuando i trattamenti a Barcellona, dove la legge spagnola li consente, ma con l’optional non trascurabile di un team italiano. E di un primo colloquio in Italia, di visite di controllo in Italia, insomma di un’assistenza quotidiana a un passo da casa anche per ciò che a casa non è consentito. Il sito della clinica da questo punto di vista è sbalorditivo, con un simulatore immediato che in meno di un minuto permette una diagnosi medica dettagliata e un preventivo preciso: per esempio, se si chiede di diventare madre da single, a 50 anni, viene prospettata «una fecondazione in vitro con ovuli da donatrice e sperma da donatore» a Barcellona e «una probabilità di gravidanza accertata e certificata che arriva al 94%» (percentuale unica al mondo, se confermata, visto che l’eterologa si attesta mediamente intorno al 55%-60% secondo gli esperti, 65% per i più ottimisti) e un costo «definitivo, senza sorprese» di 7.690 euro (esente da Iva, si specifica, e dai costi degli esami preliminari, ma compreso della «medicazione della donatrice», pari a 1.500 euro). Da definire il viaggio in Spagna: in due tranche oppure in una sola.
Il mercato italiano dell’eterologa è fiorente non solo al dettaglio, cioè per quanto riguarda le coppie, ma anche all’ingrosso: ospedali pubblici e spesso anche cliniche private sono a caccia di gameti. Tutta spagnola è per esempio anche la Ovobank, una banca di ovociti «creata – recita il sito – per lavorare con le cliniche di riproduzione assistita aiutandole nella ricerca di gameti da donatori». Fondata nel 2012 (e fornitrice di oltre 45 centri tra Spagna, Portogallo, Sud America e Canada) anche questa società dal 2014 ha aperto la filiale italiana, a Pavia, ed è già stata scelta da 25 centri come partner per procurare gameti: tra essi spicca di nuovo l’Ospedale Careggi.
Più restii a mettere radici da noi – per ora – gli imprenditori della provetta dei pur agguerriti Paesi scandinavi e di quelli dell’Est, questi ultimi concentrati sulle maternità surrogate affidandosi alla consulenza di avvocati italiani: è il caso dello studio legale Menzione-Lollini, con sede a Pisa e Roma, che viene indicato nel sito della Biotexcom (tra le cliniche leader in Ucraina) come il luogo dove trovare «maggiori informazioni e consulenza» in materia di utero in affitto. O del Centro studi italo-ucraino di Kiev, una sede a Milano, dove le coppie possono rivolgersi per indicazioni e consigli su come affrontare il viaggio oltreconfine.
Intanto, da oggi nei cinema del circuito Uci-Cinemas viene programmato uno spot di 90 sulla fecondazione artificiale a cura della Società italiana di fertilità e sterilità e medicina della riproduzione.
Re: ARTICOLI & NEWS
Inviato: 26 apr 2016, 12:24
da francesina
Fecondazione assistita: le attese, i costi, le regioni più efficienti
Negli ospedali pubblici l’eterologa è possibile solo in Friuli, Emilia e Toscana. Per coronare un sogno si spendono dai 2 mila ai 10 mila euro. Diminuisce la corsa alle donazione dall’estero
Per la fecondazione assistita non bisogna affidarsi al «fai da te». Le liste d’attesa rimangono lunghe e l’eterologa un lusso.
C’è chi si è sentita offesa, trattata come un pollo in batteria bombardata con dosi standard di ormoni, chi ha dovuto avere a che fare con medici freddi e spicci che alimentavano semplicistiche speranze in stanze tappezzate da foto di neonati sorridenti, chi ha imparato a usare le fiale di ormoni sui forum perché non c’è stata alcuna spiegazione da parte del ginecologo, chi ha subito pick up senza anestesia.
LE REGIONI CHE PRATICANO L’ETEROLOGA
Poi ci sono le storie di successo ma sono poche e riguardano soprattutto chi ha i soldi per pagarsi le cure per l’infertilità. L’accesso alla Pma per tutti, in Italia è ancora un miraggio e anche districarsi nella scelta del centro, dei trattamenti, ricevere un aiuto psicologico è difficile.
Inoltre, a due anni dalla caduta del divieto di eterologa, negli ospedali pubblici è possibile solo in tre regioni: Toscana (Careggi di Firenze) Emilia Romagna (S’Orsola Malpighi di Bologna) e Friuli Venezia Giulia (Santa Maria degli Angeli, Pordenone).
ADOZIONI
Come denuncia Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, attivi in questi anni per modificare la legge 40 «non c’è equità nell’accesso alle cure nel pubblico: se non ho 7 mila euro da spendere nel privato devo rinunciare ad una cura. Forse una soluzione potrebbe essere convenzionare i privati quando il pubblico non riesce a fornire la tecnica. Chi non ha soldi non può accedere a queste tecniche e non può adottare perché bambini italiani non ce ne sono e per le adozioni internazionali si spendono dai 20 ai 30 mila euro».
COME AVVIENE LA SCELTA DEL CENTRO
In Italia non è pubblico il numero di gravidanze ottenute nei singoli centri e sono oltre 300 centri censiti dal registro nazionale sulla fecondazione assistita dell’Istituto superiore di sanità. E quindi è difficile capire dove farsi curare, diversamente dall’Inghilterra che ha scelto la strada della trasparenza pubblicando i risultati.
Ma in assenza di informazione come si può scegliere il centro migliore? Lo spiega Luca Gianaroli, ginecologo e presidente della Società italiana ospedaliera sterilità dell’ Aogoi, l’associazione dei ginecologi italiani: «Non bisogna assolutamente scegliere da soli o ricorrendo a internet ma chiedere al proprio medico di fiducia, di famiglia, ginecologo o andrologo.
Mancando un sistema obiettivo - che noi stiamo costruendo con una certificazione europea - rivolgersi al proprio medico rimane il modo più affidabile. Non basta sapere il numero di cicli iniziati per struttura e anche la percentuale di gravidanze di per sé è insignificante. L’infertilità dipende da diverse cause e non è detto che tutti i centri abbiano la stessa specificità. Non bisogna assolutamente affidarsi ai forum che sono permeabili a qualsiasi tipo di considerazione, le storie di successo rimangono personali».
I COSTI
L’Italia è uno dei paesi con il maggior numero di centri di riproduzione assistita in Europa, la gran parte privati. I costi di trattamenti in questi centri possono superare i 10 mila euro, si parte dai 2000 euro a trattamento per l’omologa e 4000 mila per l’eterologa, e a salire.
Contando che non c’è un limite fisso di trattamenti a cui la donna si può sottoporre, i costi lievitano facilmente. Nel pubblico si spende meno anche se questi trattamenti non sono ancora nei Lea nazionali, e le singole regioni decidono se farli rientrare nella spesa sanitaria regionale.
In controtendenza la Toscana che offre sia omologa che eterologa con il solo pagamento del ticket. Il Piemonte dal 2009 offre l’omologa per le donne che non abbiano superato i 43 anni e fino a tre tentativi per i quali si pagano 440 euro (esclusi i farmaci per la stimolazione e gli esami preliminari).
Il presidente del Lazio Nicola Zingaretti ha approvato lo scorso 4 febbraio nuove tariffe per l’accesso alla Pma omologa ed eterologa negli ospedali pubblici con costi che vanno dai 1500 a 4 mila euro per l’eterologa e sotto i mille euro per l’omologa, a seconda del tipo di trattamento (di primo, secondo e terzo livello). In Umbria l’omologa, Fivet o l’Icsi (2° e 3° livello), ha un costo di ticket di 2000 euro. In Molise nessuno ospedale pubblico offre la Pma.
Il problema più grande per l’eterologa è l’assenza di banche di gameti femminili e maschili. Non ci può essere eterologa senza materiale genetico esterno alla coppia. «Dipendiamo molto dalla donazione che fanno in altri paesi: neghiamo il rimborso ma andiamo a prendere i gameti in Spagna dove la donatrice ha un rimborso di 800 euro» spiega Gianaroli, anche a capo del centro di fecondazione assistita Sismer di Bologna. «Un donatore oggi in Italia si deve pagare gli esami, il viaggio, nel caso delle donne serve anche un intervento chirurgico e il problema femminile è più cogente perché ce n’è più richiesta» aggiunge.
Per Filomena Gallo: «È la volontà politica che manca, ci sono ancora troppi ostacoli burocratici. Nel resto del mondo c’è un rimborso spese per chi dona, 1000 euro di rimborso non vuol dire commercializzare un gamete».