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Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 03 mar 2016, 12:16
da staff
«Non negateci il diritto di diventare madri»
Maria Laura Catalogno, affetta da una rara sindrome che causa infertilità, spiega perchè la polemica sulla maternità surrogata l'ha ferita
Forse Tobia Antonio non lo saprà mai, ma la sua nascita ha riattizzato il dibattito sulla maternità surrogata. Il piccolo, figlio del leader di Sel Nichi Vendola e del suo compagno italo-canadese Ed Testa (il padre biologico), è nato qualche giorno fa da una donna californiana di origine indonesiana. Ma il lieto evento è stato definito, su Twitter, un atto di «disgustoso egoismo» dal leader leghista Salvini. Ed è rimbalzato al centro di una aspra polemica sui social, dove si parla di «uteri in affitto», «bambini comprati», «fabbriche di bambini».

Ma i toni con cui si discute della maternità surrogata hanno ferito un gruppo di donne, quelle per cui la «gestazione per altri» potrebbe essere l’unica possibilità, oltre all’adozione, per diventare madri. Sono quelle affette dalla Sindrome di Mayer Rokitansky Kuster Hauser, una condizione rara, che loro chiamano «Roki». Maria Laura Catalogna, trentunenne di Teramo che ha fondato l’associazione nazionale delle donne nate con la sindrome, non ci sta.

«La nostra è una condizione congenita caratterizzata dalla mancata formazione (totale o parziale), della vagina e dell’utero – spiega – che può essere associata a altri difetti renali, vertebrali, cardiaci. Non vengono le mestruazioni, non si possono avere rapporti sessuali, a meno di ricorrere alla ricostruzione del canale vaginale, e la mancanza di utero provoca infertilità». A queste donne «deve essere offerta una possibilità. Io, personalmente, ricorrerei all’adozione, perché non sono così favorevole alla maternità surrogata, ma ritengo che ognuna di noi debba poter scegliere che cosa sia meglio per lei».

Maria Laura ha scoperto di essere affetta dalla sindrome di «Roki» a 10 anni, perché era ancora incontinente e non riusciva a trattenere la pipì. Il pediatra l’ha indirizzata da un medico di Bologna, che ha capito che era la sindrome a causare questo problema, perché il collo della vescica era largo e corto. Maria Laura ha saputo anche che il suo utero era mal formato e non collegato con vagina. Poi è cominciata la serie interminabile di interventi: sono stati asportati utero e tube ed è stata ricostruita la vagina. Ed è stata necessaria un’operazione al cuore.


«Per fortuna le ovaie erano in condizioni buone: un domani potrei utilizzare i miei ovuli o donarli. Ma alcune ragazze affette da “Roki” hanno un solo un ovaio o un solo rene – dice Maria Laura -. E praticamente tutte abbiamo problemi alla colonna vertebrale».

Le donne con questa sindrome devono sottoporsi a frequenti controlli, e devono pagarseli tutti: il codice di esenzione vale solo in Piemonte e in Valle d’Aosta. «Inoltre, spesso il personale sanitario non conosce questa sindrome e ogni volta dobbiamo spiegare da capo di che cosa si tratta».

Agli aspetti pratici si somma il carico emotivo: «Sì, ci sentiamo diverse. Alcune sono imbarazzate, non riescono a parlarne. E quando conosciamo un ragazzo non sappiamo se e quando è ora di spiegargli della sindrome. Quando finisce la storia, poi, ci chiediamo sempre quanto ha inciso la consapevolezza della nostra condizione, quella di non poter avere figli».

«Ed è odioso sentire parlare di maternità surrogata così come si sta facendo in questi giorni. E’ un tema che riguarda non solo le coppie omosessuali, ma anche altre persone. E non può essere liquidata come una questione egoistica».

Secondo Maria Laura, volere un figlio, anche quando non arriva facilmente e quando la natura non basta, è un diritto: «Ogni coppia fertile lo può decidere: arriva un giorno in cui decide di volere un figlio e inizia a cercarlo. Perché noi non dovremmo farlo?».

http://www.vanityfair.it/news/italia/16 ... -surrogata

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 03 mar 2016, 12:19
da staff
Utero in affitto: boom su web,da provetta a culla con 30.000 euro
Roma - "Diventa una surrogata, guadagna fino a 50.000 dollari": è lo slogan di una delle tante agenzie per la maternità surrogata pubblicato su twitter. Basta navigare un po' per scoprire un mondo inesplorato di offerte, pacchetti e servizi su siti specializzati per far diventare genitori coppie o single di ogni genere.

C'è l'agenzia ucraina che offre pacchetti per tutte le tasche: si va dai 29.000 euro dell'opzione più economica (con alloggio di 20 metri quadri, una camera d'albergo insomma) ai 39.000 dello 'Standard', che prevede una sistemazione in appartamento di 50-70 metri quadri gestito da una governante, fino ai 49.000 euro del pacchetto 'vip': appartamento da 100-150 metri quadri, governante e vettura con autista. Su Internet, gli americani sembrano i piu' chiari: listino prezzi, contratti con penali, dettagliatissimi servizi 'dalla provetta alla culla'.

Il campionario comprende anche 'semplici' donazioni di seme o ovuli. Le pubblicità si rivolgono sia alle coppie di aspiranti genitori che alle mamme 'ospitanti'. Mamme che possono guadagnare fino a 50.000 dollari ma devono "diffidare di chi offre di piu' per poi non andare oltre i 30/40.000".

Fra i Paesi in cui è ammessa la maternità surrogata ci sono alcuni Stati degli Usa, il Canada, la Russia, l'Ucraina, la Thailandia e l'India. Nel subcontinente indiano questa pratica è molto recente e ci sono margini di rischio giuridico. Tornando ai costi, generalmente le agenzie prevedono versamenti cadenzati: alla firma del contratto, alla seconda visita e prima della fecondazione, dopo la dodicesima settimana di gestazione, dopo la nascita e l'ultima alla consegna del certificato di nascita. Le ultime clausole? Il sovrapprezzo per parti gemellari e le garanzie sul recupero delle somme già versate in caso di aborto spontaneo. Generalmente non sono previsti rimborsi ma saranno considerati versamenti già effettuati in vista del successivo tentativo. (AGI)
http://www.agi.it/cronaca/2016/03/02/ne ... ro-576411/

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 05 mar 2016, 09:54
da delissa
«Utero in affitto, il proibizionismo è perdente: subito una legge»

corriere.it
Cesare Zapperi

«Abbiamo assistito ad un vociare disordinato con punte di volgarità insopportabili. Forse è il contrappasso sguaiato a 20 anni di silenzio totale sui diritti civili, meritorie eccezioni a parte e quasi tutte legate alla famiglia radicale». Emma Bonino era lontana dall’Italia quando il Senato ha approvato, tra canguri mancati e scambi di insulti, la legge sulle unioni civili. Ma non è solo per lo spettacolo che si è evitata che non nasconde un certo fastidio.

Cos’è che non la convince?
«È stato fatto un passo avanti, una tardiva presa d’atto della realtà. Come non ricordare i Dico del 2007? Mentre il Parlamento si perdeva in giochini inenarrabili il Paese è andato avanti. Anzi, dirò di più: gli italiani hanno interiorizzato la cultura del “mi arrangio da solo”. Come se non si aspettassero più nulla dalle istituzioni… ».

Nel 2007, lo ha ricordato lei, non se ne fece nulla. Stavolta cosa è cambiato?
«I tempi erano così maturi… Vedo che c’è ancora chi si ostina a combattere una battaglia in difesa solo della famiglia tradizionale, che a ben vedere nessuno sa più definire esattamente».

C’è stato perfino un nuovo Family Day, per la verità.
«Io ho visto due manifestazioni. In una lo slogan era: siamo una famiglia anche noi. Nell’altra, invece, era: la famiglia siamo solo noi. La cultura proibizionista non muore mai, anche ora che non c’è più l’alibi della Chiesa.

Ma il cardinal Bagnasco si è fatto sentire.
«Sì, ma l’interventismo del passato era ben altra cosa. E comunque è sempre uscito sconfitto».

Le ritornano in mente le antiche battaglie per il divorzio, l’aborto…
«Sì, ho visto tornare a galla parole d’ordine di trent’anni fa. In realtà di fronte a problemi sociali nuovi o complessi ci sono due strade possibili: regolamentare o proibire. E in Italia si tende a scegliere sempre la seconda. Che poi il proibizionismo non funzioni, e anzi dia luogo a fenomeni come costosi turismi sanitari o altro, sembra non interessare a nessuno, meno che mai al legislatore. La differenza è lampante. Da una parte chi si sforza di regolamentare, scegliendo una strada forse più complessa ma efficace. Dall’altra, chi risponde con il proibizionismo velleitario. Infatti i radicali presentano con l’associazione Luca Coscioni una proposta di regolamentazione della maternità per terzi, attingendo alle pratiche ed esperienze di altri paesi, evitando il più possibile lo sfruttamento. Altri si apprestano a farne un reato addirittura mondiale».

I decenni sono passati invano, allora?
«In effetti rispetto ad una cultura legislativa liberale e rispettosa delle scelte di vita dei cittadini è davvero cambiato poco. L’eventuale “io non lo farei” diventa automaticamente “nessuno lo deve fare”, magari rafforzato da una serie di volgari falsità, come era emerso anche in occasione della drammatica vicenda di Eluana Englaro. C’è veramente da augurarsi adesso che riprende il dibattito in Parlamento su testamento biologico e eutanasia, anche in questo caso dopo tanti anni, la politica sappia esprimersi in modo più rispettoso rispetto ai tanti drammi umani che tutti conosciamo».

Non si spengono le polemiche sulla maternità surrogata.
«Su tutte le materie di scelta di vita penso che debba prevalere la scelta responsabile delle persone. Io sono per una legge che regolamenti la gravidanza per terzi. L’associazione Luca Coscioni ha pronta una proposta di legge. Qui si tratta di stabilire regole, non di inventare nuovi reati. L’automatico furore proibizionista non solo non funzionerà, ma provocherà altri guai. Come dimostra tutta la storia dei proibizionismi dalla cannabis al divieto di procreazione assistita. Di fronte alle scelte delle persone bisogna avere rispetto».

Nel mirino c’è Nichi Vendola.
«La contestualità del dibattito parlamentare con la nascita del figlio ha fatto assumere alla vicenda un rilievo eccessivo. E anche in questo caso, mi duole ripetermi, c’è chi ha dato fondo a tutta la sua volgarità. Una signora in contatto con l’associazione Coscioni ha chiesto un giorno: ma se è lecito donare un rene perché non posso prestare l’utero a mia figlia?».

Nessuno scandalo, insomma, anche se pure tra alcune femministe storiche sono volate parole di condanna.
«Ho molti amici, omosessuali e no, che hanno cercato e cercano di avere un figlio in questo modo. Alcuni si possono sentire a disagio o disapprovare. Ma da qui a farlo divenire reato mondiale davvero ce ne corre…».

http://effemeride.it/utero-affitto-il-p ... una-legge/

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 05 mar 2016, 09:58
da delissa
Ha solo pochi giorni di vita, eppure la sua storia è già sulla bocca di tutti. Parliamo del piccolo Tobia Antonio (a cui diamo il nostro più caloroso benvenuto su questo mondo), il bimbo che Nichi Vendola e il compagno Edy Testa hanno avuto attraverso un procedimento un po’ laborioso. Un procedimento che ormai, grazie ai battibecchi social di questa settimana, sappiamo bene che ha avuto per protagoniste tante (troppe?) persone. In primis due donne, una ragazza californiana , che ha donato l’ovulo fecondato dal seme di Edy, e un’indonesiana, che ha poi portato in grembo il nascituro dato alla luce sabato scorso, 27 febbraio.

I post su Facebook e i cinguettii su Twitter ci hanno dato sotto, ma anche questa è una cosa che sappiamo bene grazie ai nostri amici che non ci hanno risparmiato le loro opinioni sulla vicenda.

Non è altrettanto scontato il dato ufficiale, quello che davvero gli italiani pensano sulla maternità surrogata. Due sondaggi effettuati nei giorni precedenti al “caso Vendola”, di Ipr Marketing e di Istituto Tecnè, hanno provato a fare chiarezza al riguardo: favorevoli all’utero in affitto sono il 53% e il 49% degli intervistati, ma soltanto per le coppie eterosessuali. Per quelle omosessuali i numeri scendono drasticamente, arrivando al 15% secondo Ipr e al 14% secondo Tecnè. Ci stiamo naturalmente riferendo a un campione maggiorenne, di persone belle mature che tra una quindicina d’anno dovranno fare spazio alle nuove generazioni.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 06 mar 2016, 10:45
da baum
Una legge per la maternità surrogata? Si deve iniziare da qualche parte


Oggi l’Associazione Luca Coscioni, durante una conferenza presso la sala stampa della Camera dei deputati, ha presentato una proposta di legge sulla maternità surrogata, Disciplina della gestazione per altri.

La premessa di Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretario e Tesoriere dell’Associazione, è che lo strumento migliore per evitare e ridurre gli abusi sia la regolamentazione e non l’invocazione di reati universali.

“Nel dibattito su ciò che, in modo dispregiativo, è chiamato ‘utero in affitto’ in pochi sembrano voler distinguere tra sfruttamento e solidarietà, tra mercificazione e progetto parentale. I rischi per le donne, paventati da molti, e le discriminazioni si contrastano solo colmando il vuoto normativo nel quale si annidano. Per questo con gli esperti dell’Associazione abbiamo preparato un testo di legge per regolamentare la gravidanza per altri anche nel nostro Paese, tutelando le donne attraverso limiti e paletti e garantendo così i diritti di tutti”.

Si comincia con le definizioni: “Per gestazione per altri s’intende quella di una donna che volontariamente e liberamente ospita nel proprio utero, fino al termine della gravidanza, un embrione prodotto attraverso le tecniche di fecondazione in vitro e che, prima dell’inizio della gestazione, si è impegnata con atto irrevocabile, da sola o unitamente alla persona con cui è sposata o è convivente, a partorire il figlio del genitore o dei genitori e rinunciare a qualsivoglia diritto genitoriale sul bambino che nascerà. Tutti i soggetti qui coinvolti accettano integralmente il contenuto del successivo articolo 6 con dichiarazione inclusa nell’atto di cui al successivo articolo 5” (articolo 1).

I gameti possono essere donati oppure appartenere a chi si rivolge alla gestazione per altri, ma non dalla gestante (articolo 2). In questo modo la portatrice non sarà geneticamente affine al nascituro.





Quando si può fare ricorso alla gestazione per altri?

Quando i richiedenti sono maggiorenni, viventi e in età potenzialmente fertile; quando ci sono problemi di salute o condizioni che impediscono la riproduzione, sia per coppie di sesso diverso sia dello stesso sesso. È anche possibile farvi ricorso se giudicato opportuno all’interno del rapporto tra medico e paziente e nel rispetto della normativa vigente. La condizione necessaria sarà, in tutti i casi, l’informazione completa riguardo alle conseguenze giuridiche della pratica a entrambe le parti, così come un supporto psicologico (articolo 3).

Le donne che possono portare avanti la gravidanza per altridevono essere maggiorenni e avere già altri figli, non essere in condizioni di bisogno – cioè essere in grado di provvedere al proprio mantenimento – e dovranno sottoporsi ad alcuni esami clinici previsti dalla normativa vigente, equivalenti a quelli richiesti per la donazione dei gameti al fine di garantire la sicurezza e la tracciabilità (articolo 4).

L’accordo di gestazione per altri è una scrittura privata tra i soggetti, firmata davanti a un avvocato che attesta l’autenticità della firma e l’effettiva e consapevole volontà della donna portatrice. Quest’ultima rinuncia all’esercizio di qualunque ruolo genitoriale e s’impegna a sottoporsi agli accertamenti medici necessari e previsti nel corso di una gravidanza. Tutte le spese sono a carico del genitore o della coppia di genitori. A tale importo andrà aggiunto un rimborso equivalente alla perdita del redditodurante il periodo precedente alla gestazione, durante e successivo. Il genitore o i genitori si assumono la piena custodia del nascituro. Tutte le parti devono rispettare la riservatezza e la confidenzialità dell’accordo (articolo 5).

Al nato sarà attribuito lo statuto di figlio di chi ha chiesto di accedere alla surrogata, e così sarà indicato nell’atto di nascita. Il consenso originariamente formulato non è revocabile e i genitori non possono disconoscere o negare il rapporto di filiazione (articolo 6).

Infine, per quanto riguarda l’applicazione delle tecniche di riproduzione e per i divieti e le sanzioni si rinvia alle norme in vigore in materia di procreazione medicalmente assistita, cioè alla legge 40 (articolo 7).

Una legge perfetta? No. Una legge che risolverebbe tutte le possibili complicazioni? Nemmeno.

Ma una legge che ha il merito di provare a regolare una possibile decisione libera e informata di alcune persone. E che non si appoggia sui possibili abusi per giustificare un divieto per tutti.

In ogni accordo e in ogni decisione si possono verificare difficoltà o controversie. Succede in ogni circostanza e non può essere una ragione abbastanza forte per impedire e per formulare un no assoluto. Anche nei matrimoni possono verificarsi complicazioni, litigi, dispute e ripicche. Alcune parti possono essere o sentirsi danneggiate. Da questo non segue l’inferenza “allora dovremmo vietare a tutti di scegliere di sposarsi”.

Siamo fatti diversamente, abbiamo preferenze e gusti differenti. Per questo un sistema autoritario e moralistico è peggiore di uno liberale e leggero dal punto di vista giuridico. Questa proposta potrebbe essere un inizio su cui discutere e ragionare, sottraendosi alle espressioni ormai irrigidite ma poco sensate, come “è immorale comprare i bambini” o “non si mercifica il corpo delle donne!”.
http://www.associazionelucacoscioni.it/ ... lche-parte

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 06 mar 2016, 10:46
da baum
Giulia Innocenzi: "Farei la madre surrogata, non è sfruttamento"

Intervista alla ex conduttrice di "Announo": "Il rischio della mercificazione esiste proprio perché non c'è una legge, ecco perché le coppie italiane vanno all'estero
ROMA - "Per molti è ancora inaccettabile che una donna dica di volere decidere sul proprio corpo e così rispondono con i peggiori insulti di stampo sessuale...". Giulia Innocenzi, giornalista, blogger, ex conduttrice tv di "Announo", da settimane è nel mirino su Twitter e Facebook per avere detto che si offrirebbe per una maternità surrogata. Oggi farà da madrina alla manifestazione delle Famiglie Arcobaleno e delle associazioni gay a Roma.

Innocenzi, è quindi disposta a offrire il suo utero in affitto?
"Ho detto: se mia sorella, una mia cara amica o un mio caro amico dovessero avere bisogno nella loro vita di una maternità surrogata, io mi offrirei. Perché penso che sia un grandissimo gesto di amore. E penso che questo allargherebbe le nostre famiglie e arricchirebbe le nostre vite. Altro che mercificazione e sfruttamento!".

Non vede il pericolo di sfruttamento?
"C'è il rischio di sfruttamento proprio nel momento in cui non c'è una legge. Le coppie italiane che vogliono la maternità surrogata si rivolgono alle agenzie americane nella migliore delle ipotesi".

Nella peggiore?
" Io dico che per mia sorella farei quella scelta per amore. Cosa risponde l'Italia? Vai a cercarti una cambogiana... Ma è impossibile per legge fermare il desiderio di una coppia a diventare famiglia. Regolamentiamo il fenomeno".

Con la Carta di Parigi un gruppo di donne e di femministe invitano a vietare l'utero in affitto. La proibizione ha delle ragioni, non crede?
"Con il proibizionismo si crea il sottobosco di sfruttamento, facendo leva proprio sulla disperazione. In Usa, dove la pratica è possibile, le donne che fanno maternità surrogata non devono essere in difficoltà economica, proprio per tutelarle. Chi dice che vuole difendere le donne, le sta mettendo alla mercé di chi le vuole sfruttare".

È amareggiata per gli attacchi ricevuti sui social media?
"Se dicessi che non mi toccano, mentirei. Ma ho deciso di rispondere pubblicando i loro nomi e cognomi insieme alle nefandezze che mi hanno scritto. I cuor di leoni si sono affrettati a cancellare i commenti. E tantissimi mi hanno espresso la loro vicinanza. I politici sono ipocriti. Questa legge sulle unioni civili è vecchia di 30 anni".

La scelta di Vendola e del suo compagno Ed di avere un bimbo è però diventata un caso politico.
"È stata commentata la vita intima di Vendola in un modo schifoso, in un altro paese non sarebbe accaduto. Dov'è la contraddizione di Vendola? E se in Italia c'è tanto disgusto per la maternità surrogata, allora si faccia una legge perché i gay possano adottare semplicemente".

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 09 mar 2016, 08:09
da marica
Nuovi e insaziabili diritti che la legge deve realizzare




Hieronymus Bosch : Christus in the Limbus

Eutanasia, cannabis, utero in affitto: sono l’oggetto di diverse proposte di legge, per alcune delle quali sta iniziando l’iter alla Camera dei deputati. Insomma, il calendario dei lavori non si fa mancare niente in quanto a tematiche antropologicamente sensibili, considerando anche che prosegue il cammino della legge sulle unioni civili – passata a Montecitorio – mentre inizia la discussione sul testamento biologico in commissione Affari sociali.

I tempi per arrivare alla votazione finale sulle diverse proposte entro questa legislatura ci sono tutti (anche se per la maternità surrogata, presentata finora solo in conferenza stampa, l’aria è quella di una provocazione con scarse possibilità di esiti concreti): è innegabile una pressione sempre più pesante, un vero e proprio assedio culturale, mediatico e, inevitabilmente, anche politico, che mira a costruire un Mondo Nuovo in cui si scardinano le certezze delle relazioni fondanti che da sempre hanno caratterizzato l’umanità. Un Mondo Nuovo in cui non ci sono più padri e madri ma genitori a numero progressivo (uno, due, tre...), definiti da appositi contratti commerciali, in cui si vendono, si comprano o si affittano parti del corpo e bambini, a seconda delle necessità; un Mondo Nuovo in cui la solidarietà verso chi soffre non significa più condividere bisogni e alleviare il dolore, ma offrire la morte in una solitudine medicalmente assistita; un Mondo Nuovo in cui è legittimo spiaccicarsi cervello e volontà nei cosiddetti "paradisi artificiali", e pazienza se sono i più giovani a farlo.

Un Mondo Nuovo che però non ha dietro di sé reali richieste popolari: non ci sono maggioranze nel Paese a rivendicare tutto questo, quanto piuttosto circoli ed élite iper-rappresentati nel dibattito pubblico, che utilizzano il mantra della «regolamentazione».

Il ragionamento è semplice: siamo davanti a fenomeni nuovi, che esistono e si stanno diffondendo sempre di più, e per questo li dobbiamo «regolamentare», cioè accettare, rendere legittimi, far entrare nel quadro normativo. Ma perché non il contrario? Per quale motivo "mettere una regola" ai contratti di utero in affitto, all’eutanasia, alla droga deve sempre e comunque significare aprire le porte a tutte queste pratiche, anziché chiuderle? Perché deve significare "sfrenare" e non piuttosto "arginare"?

Il fatto è che la regolamentazione non è intesa nelle centrali di certe iniziative legislative come un modo per limitare i danni e presidiare l’umano (dopo la sentenza che tracciato la via per portare alla mo rte di Eluana Englaro, per esempio, anche sui queste pagine ci si è battuti per una legge sul «fine vita» capace di impedisse che altre persone morissero come lei, a causa della negazione di acqua e cibo), ma è diventata la strada per realizzare il "lo facciamo perché è possibile": se qualcosa si può realizzare, e io lo voglio, diventa un mio diritto poterlo fare, e quindi ci deve essere una legge per disegnare questo "diritto".
Qualcuno li ha chiamati i "diritti insaziabili", quelli su cui si basa il Mondo Nuovo, quelli in cui a ogni desiderio corrisponde un diritto, che quindi richiede una legge che lo "regoli", cioè lo renda legittimo ed esigibile.

E quando questo non accade, allora c’è sempre qualcuno che parla di "vuoto normativo", e per questo a gran voce invoca la legge che realizzi il desiderio, trasformandolo in diritto, in un crescendo vorticoso di desideri, diritti e leggi come quello a cui stiamo assistendo in questi tempi nella nostra società e, negli ultimi mesi, nel nostro Parlamento. Un quadro davanti al quale dovremmo piuttosto fermarci, e riflettere se è veramente questo Mondo Nuovo che davvero vogliamo.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 09 mar 2016, 08:11
da marica
Libere di giudicare. Quello che i diritti non dicono
Articolo di Filomena Gallo (Manifesto 8.3.16)

“”Ogni anno, tra mimose e cioccolatini, in tanti dimenticano che la giornata dell’8 marzo affonda le proprie radici nella lotta per la dignità e l’uguaglianza che, nel secolo scorso, tante donne e lavoratrici hanno condotto anche a costo della vita. In oltre cento anni sono cambiate molte cose, ma non abbastanza da rendere giustizia al loro sacrificio. Il tasso di occupazione femminile cresce, ma la piena equiparazione degli stipendi e dei ruoli resta una meta lontana. Soprattutto in Italia, dove storie di maltrattamenti e violenza sulle donne, dentro e fuori la famiglia, sono purtroppo all’ordine del giorno.C’è però un capitolo che quasi mai si affronta con la dovuta attenzione: quello delle violenze inflitte alle donne dalla legge. Ad esempio alle donne che, costrette a interrompere una gravidanza, devono scontrarsi con la quotidiana violazione della legge 194. Com’è noto, il numero di medici obiettori è in costante crescita, al punto che nel 35% delle strutture italiane autorizzate non si eseguono più aborti. Le Regioni, chiamate a vigilare sull’applicazione della legge, tacciono. Mentre il governo addirittura punisce le vittime di questa violazione, cioè le donne, con un vertiginoso innalzamento della multa per aborto clandestino: una misura che riporta il Paese a un clima pre 194. Questa imperdonabile leggerezza da parte dell’esecutivo porta in superficie anche una contraddizione marchiana.
Se da una parte il ministro Lorenzin finge di ignorare come l’obiezione di coscienza abbia causato il ritorno della piaga dell’aborto clandestino – tanto da non farne menzione nella sua relazione al Parlamento sull’applicazione della legge 194 – dall’altra intende punire con multe salatissime le donne che sono costrette a farvi ricorso, poiché non riescono a ottenere l’interruzione di gravidanza per vie legali proprio a causa dell’aumento di medici obiettori. Il risultato è che invece di occuparsi della salute delle donne, vigilando sul rispetto della legge e sanzionando chi non garantisce l’accesso all’interruzione di gravidanza, lo Stato si accanisce sulle vittime punendole due volte: prima con la privazione dei diritti, poi con migliaia di euro di multa.
Per non parlare, poi, della quotidiana lapidazione pubblica nel nome della difesa della vita a cui sono sottoposte coloro che, attraverso la procreazione assistita, non vorrebbero che generarla, questa vita. Sono tantissime le donne che dal 2004 a oggi hanno dovuto combattere nei tribunali per smantellare i divieti liberticidi della 40, che nessun Governo ha mai voluto riformare. Per fortuna a tutelare i cittadini c’è la Carta Costituzionale, che dovrebbe essere alla base di tutte le leggi. E ci sono i giudici della Consulta, posti a guardia dei fondamenti costituzionali, che per tre volte hanno bocciato i divieti liberticidi della legge 40 e il prossimo 22 marzo si pronunceranno di nuovo sul divieto di utilizzo per la ricerca degli embrioni italiani non idonei alla gravidanza. Embrioni condannati alla distruzione, mentre i nostri ricercatori devono importarli dall’estero per continuare a cercare la cura per il parkinson, il diabete e altre gravi patologie.
Un altro schiaffo alle donne arriva dal dibattito di questi giorni sulla criminalizzazione della gestazione per altri, etichettata con la definizione dispregiativa di “utero in affitto”. E’ infatti chiaro che uno stato pronto a proibire la libertà di una donna di contribuire alla nascita di un bambino per altri, sarà anche pronto a proibire la scelta della interruzione volontaria di gravidanza. Ecco perché come Associazione Luca Coscioni abbiamo presentato una proposta di legge per regolamentare anche in Italia la gravidanza per altri. Crediamo infatti che soltanto con una buona legge sia possibile combattere lo sfruttamento e, al contempo, garantire a tutti pari diritti.
Per le donne italiane c’è dunque ben poco da festeggiare. Questo 8 marzo dovrebbe invece servire ad accendere i riflettori sul rischio di un’involuzione culturale. Una tendenza che va contrastata sgombrando il terreno del diritto dagli argomenti da stato etico con cui, anche in Parlamento, si vorrebbero condizionare le scelte e le libertà individuali. In questa nuova battaglia per difendere diritti che si ritenevano ormai acquisiti e per rivendicare la propria libertà di scelta e di autodeterminazione, è però necessario che i cittadini tornino a fare squadra. All’Italia serve una nuova grande stagione di mobilitazione sui diritti e le libertà civili, delle donne e non solo.
La strada è ancora lunga e l’obiettivo non è dietro l’angolo. Noi Radicali siamo come sempre in prima fila dalla parte di cittadini, per riportare al centro di una politica sorda e troppo lontana la vita reale delle persone.”"

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 09 mar 2016, 10:07
da diavolettabuona
Maternità surrogata: i vip che vi hanno fatto ricorso
La neopaternità di Nichi Vendola non ha mancato di suscitare scalpore e polemiche. Ma non è il primo personaggio famoso a ricorrere all'utero in affitto.


Sanihelp.it - «Con la tecnica dell'utero in affitto è nato in Canada il figlio dell'ex governatore della Puglia Nichi Vendola e del suo compagno Ed Testa. Al piccolo è stato dato il nome di Tobia Antonio» così l’Ansa ha lanciato lo scorso 28 febbraio la notizia destinata poi a suscitare un vero e proprio vespaio di polemiche. L’utero in affitto o, come oggi si preferisce definire, la gestazione per altri, non è ammessa in Italia ma lo è negli Stati Uniti dove la coppia si è rivolta e anche in Canada, paese di Ed Testa, che è il padre biologico del bambino. Il clamore è certamente imputabile al ricorso a questa tecnica da parte di un Italiano noto, ma non solo.

Prima di tutto, hanno inciso il tempismo, se così possiamo definirlo, della nascita, avvenuta a ridosso del dibattito sulla stepchild adoption (che riguarda la possibilità di adottare il figlio del partner, non necessariamente frutto di una gestazione per altri) che ha animato il nostro Paese, e certamente anche il ruolo di Nichi Vendola, ex presidente della Regione Puglia, noto anche a chi segue poco la politica, probabilmente più del senatore PD Sergio Lo Giudice, cofirmatario del ddl Cirinnà, e padre di un bimbo di due anni avuto, con il compagno, sempre ricorrendo all’utero in affitto.

Vendola non è però il primo personaggio di spicco omosessuale ad essere diventato padre ricorrendo a una madre surrogato, soprattutto se allarghiamo l’orizzonte oltre i confini nazionali. Come non ricordare, infatti, le celebrity Elton John (papà di Zac e Elijah), Ricky Martin (papà di Matteo e Valentino) e Miguel Bosé (che ha avuto due coppie di gemelli: Diego, Tadeo, Ivo e Telmo): le loro scelte, però, hanno suscitato comunque meno clamore di quelle del politico italiano.

Minore ancora è stata l’attenzione verso i molti vip eterosessuali internazionali che hanno fatto ricorso a questa tecnica. Ne ricordiamo un paio: l’ultima in ordine di tempo, la top model Tyra Banks, e un attore di grosso calibro come Robert De Niro, che ricorso per due volte a una mamma surrogato, nel 1995 con la compagna di allora e poi nuovamente nel 2011 con l’attuale moglie.

Alcuni hanno scelto l’utero in affitto anche dopo essere diventati genitori in modo tradizionale: è il caso di Sarah Jessica Parker e del marito Matthew Broderick, che così hanno avuto nel 2009 le gemelline Thabita e Loretta, dopo il primogenito James, partorito naturalmente, o di Nicole Kidman che ha avuto con la gestazione per altri la sua quarta figlia, dopo l’adozione dei primi due e il concepimento e parto della terzogenita, avvenuto però con enormi difficoltà.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 15 mar 2016, 09:53
da staff
Perché serve una (buona) legge sulla gestazione per altri - See more at: http://www.associazionelucacoscioni.it/ ... fN8Ci.dpuf
Il dibattito politico di queste settimane sui temi che riguardano la vita e la sfera personale di ciascuno di noi - e quello degli ultimi quindici anni - evidenzia un inesorabile scivolamento verso i toni da "stato etico". In atto c`è infatti il tentativo, da parte di alcune forze o soggetti politici, di servirsi degli strumenti della legge per confinare i comportamenti e le scelte individuali all`interno di un perimetro morale. Un modo di legiferare che nulla ha a che vedere con il diritto e risponde invece a schemi ideologici, che vorrebbero imporre ai tutti i cittadini un modello di vita selezionato con criteri assolutamente arbitrari.

Pensiamo se qualcuno ci costringesse a vivere a sua immagine e somiglianza, imponendoci di fare solo le scelte che condivide e di astenerci da condotte a suo avviso inopportune o immorali. Ma in una democrazia liberale il mondo morale, nostro o di chiunque altro, non può rappresentare il terreno su cui fare delle leggi. In una democrazia liberale deve invece essere garantita la libertà e l`autodeterminazione dei cittadini, con regole puntuali che consentano a ciascuno di poter scegliere senza ledere i diritti dell`altro. Ecco perché morale e diritto rappresentano due piani diversi, da tenere saldamente distinti. Eppure sempre più spesso i due piani vengono sovrapposti.

Accade ad esempio sul tema della gravidanza per altri, al centro in questi giorni di accese polemiche.

Come Associazione Luca Coscioni abbiamo presentato una proposta di legge per regolamentare anche in Italia questa pratica di fecondazione. Crediamo infatti che soltanto con una buona legge sia possibile combattere lo sfruttamento e, al contempo, garantire a tutti pari diritti, senza più discriminazioni. "Io non lo farei" non può tradursi in "nessuno lo può fare". Le norme hanno altri fondamenti.

Riconoscere il diritto di accedere, attraverso regole chiare e precise, alla gravidanza per altri non significa certo obbligare qualcuno a fare qualcosa contro la propria volontà. Siamo tutti concordi nel condannare ogni forma di sfruttamento e a chiedere tutele massime per le persone coinvolte. Si può infatti parlare di crimine solo in presenza di una vittima. La pratica delle mutilazioni genitali femminili, ad esempio, è un crimine perché c`è una vittima in carne e ossa, come nel caso dei matrimoni giovanili o forzati, che causano la morte di tantissime bambine dopo la prima notte di nozze.

Ma chi è la vittima, se si permette a un malato terminale di scegliere di porre fine alla propria vita senza inutili e atroci sofferenze? Chi è la vittima, se una donna mette liberamente, senza costrizioni, il proprio utero a disposizione di chi non può avere un bambino?

Chi propone di criminalizzare la gravidanza per altri, applicata in Paesi dove ci sono delle leggi che la regolamentano, dovrebbe spiegarlo. Uno stato pronto a negare a una donna la libertà di contribuire alla nascita di un bambino per altri può anche arrivare a proibire la scelta della interruzione volontaria di gravidanza.

Forse il bambino che nascerà è la vittima? A chi invece si appella al diritto dei bambini di avere un padre e una madre rispondiamo che i bambini hanno bisogno soprattutto dell`amore di chi li circonda un`esigenza di certo non garantita dalla cosiddetta "famiglia tradizionale", come ricordano spesso le cronache.

Insomma, non è certo istituendo divieti liberticidi che si potranno mettere i cittadini al riparo da pericoli e abusi, ma solo fissando regole chiare e precise che, attraverso la forza del diritto, garantiscano a ciascuno di essere libero di scegliere all`interno del proprio mondo morale.
Chi è la vittima se una donna, senza costrizioni e per quanto possibile in sicurezza, mette liberamente il proprio utero a disposizione di chi non può avere un bambino?
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