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Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 01 apr 2016, 23:46
da staff
Surrogata o adozione cambia la garanzia?
Michela Marzano ha condiviso il 16 marzo (attraverso il 'Corriere della sera') un articolo bello e ricco di spunti e suggestioni: come non condividere molte delle cose che afferma? Essere madre non è solo partorire un figlio, ma anche assumersi la responsabilità di occuparsi di lui con generosità e amore. E ancora, è assolutamente vero che «non si cresce e non si ha accesso alla propria umanità senza il desiderio profondo di chi, diventato padre o madre, cerca di trasmetterci il senso dell’esistenza», ed è vero anche che della maternità (e paternità) buona è parte integrante il riconoscere e accettare il figlio per quello che è, e trattarlo come soggetto portatore dei suoi propri desideri (dice Marzano: «Che gli si permetta di essere sempre 'altro' rispetto alle nostre aspettative e alle nostre domande»).
Ma è proprio a partire da queste premesse così condivisibili che le conclusioni appaiono invece davvero sconcertanti. Per prima cosa, chi si occupa per lavoro di madri, figli e relazioni non può che contestare l’affermazione secondo cui ciò che decide della bontà del rapporto è 'sempre e solo' il desiderio di maternità. Le madri (e i padri) reali, quelli che si incontrano nella vita vera, camminano sempre sulle fragili gambe di uomini e donne con i loro limiti e le loro fatiche, e neppure la maternità che nasce da un preciso e consapevole desiderio garantisce di per sé un migliore accesso alle necessarie capacità genitoriali: ho conosciuto, professionalmente e non, donne che si sono ritrovate incinte senza volerlo e che sono diventate capaci di vero amore per il figlio, e donne che invece lo hanno desiderato e cercato, ma che sono in seguito arrivate a rifiutarlo. I percorsi umani sono sempre complessi, intricati, mai scontati, e la relazione tra una madre e un figlio (quello specifico figlio) si inserisce in un tessuto che la precede, la accompagna, e spesso ne determina in modo imprevedibile gli esiti. Ma non è solo questo il punto: anche il passaggio sulla trasformazione della «sterilità biologica» in «fecondità simbolica» mi sembra trattato da Marzano in modo fuorviante.
Secondo Marzano, infatti, la maternità surrogata permetterebbe alle donne sterili di accedere alla fecondità simbolica attraverso l’aiuto di un’altra donna. Ma è proprio di questo che si tratta? Il tema della propria fecondità è centrale nella vita di ogni donna, e la capacità di portarlo su un piano simbolico è cruciale: sia che diventi madre sia che non lo diventi, per poter stare bene con se stessa la donna deve infatti poter declinare nel mondo ciò che di lei è il 'materno', quella specificazione di sé che la porta ad avere capacità di accoglienza, di cura, di immaginazione concreta e creativa a favore dell’altro. Per questo tutte le donne, anche la donna sterile o la donna vergine, sono potenzialmente capaci di grande fecondità se fanno fiorire il proprio 'materno' nei diversi ambiti della vita, dal lavoro a tutte le loro relazioni, senza che questo significhi piegarsi ad alcun genere di stereotipo. Ma il vero 'materno' è, appunto, qualcosa che riguarda la capacità di centrarsi fuori di sé, mettendo l’altro al centro.
Proprio per questo, ciò che la maternità surrogata ci propone va nella direzione sbagliata: perché il focus della questione viene messo sul 'dono' tra adulti (la madre che dona, la madre che riceve il 'dono', a patto che di questo si tratti e non di commercio) dimenticando completamente colui o colei che è il dono stesso, il figlio che deve nascere. Solo questa 'dimenticanza' cruciale può far paragonare questo tipo di 'dono' al dono di un organo, come se il figlio concepito, cresciuto nel proprio grembo e partorito, non avesse una sua specifica e originale dignità, una sua soggettività, proprio quella che, se riconosciuta, permetterà di considerarlo davvero, come la stessa Marzano auspica, portatore legittimo dei propri desideri.
Davvero possiamo dire la stessa cosa di un rene o di un pezzo di fegato? E dunque, è proprio il vero amore per ogni figlio dell’uomo ciò che impedisce di farne qualcosa che si regala (ammesso che di 'regalo' si tratti). Il desiderio legittimo di declinare la propria ricchezza materna nell’accudire e far crescere un figlio potrebbe dunque essere meglio speso nell’aprire il cuore e la vita a tutti quei piccoli già nati e che nessuno vuole: bambini che aspettano il dono di un amore che sa sceglierli, e che possono a loro volta essere dono, facendo germogliare la maternità e la paternità di adulti biologicamente sterili. E allora mi chiedo: cosa differenzia, agli occhi di chi sostiene la pratica della maternità surrogata, un neonato abbandonato in ospedale da un neonato che si riceve dalle braccia di una donna che lo ha partorito appositamente per te? Qual è la vera differenza? Non sarà forse che di un bambino abbandonato non si conosce l’origine e il bambino cosiddetto 'donato' è un bambino 'fabbricato' con qualche garanzia?
http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/ ... NZIA-.aspx

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 05 apr 2016, 14:46
da roulettrussa
Utero in affitto, fecondazione eterologa e turismo riproduttivo
Fatti, numeri e testimonianze

Il dibattito sulla surrogata divide chi sostiene che l’utero in affitto sia una pratica che mercifica il corpo della donna e crea bambini “su misura”, e chi ritiene che invece sia una via eticamente corretta per soddisfare – senza discriminazioni – il bisogno di genitorialità. La surrogata, però, potrebbe essere anche vista come l’estrema ratio di un percorso nel quale numerose coppie (soprattutto etero) cercano di avere un figlio. Esiste infatti una pratica più conveniente, più veloce, più vicina e più sicura, perché legale – da un anno e mezzo – anche in Italia: è la fecondazione eterologa.

L’ETEROLOGA ETERO

C’è sempre un coinvolgimento di tre parti. Lui, lei e un altro: una coppia e un gamete di un donatore maschile o, nella maggior parte dei casi, femminile. C’è un commercio di ovuli e spermatozoi. C’è la ricerca di affinità somatiche (per genitori biondi si trovano gameti da donatori biondi) ma la differenza con la surrogata è che a portare avanti la gravidanza è un membro della coppia. Questo fattore, secondo alcuni, garantisce che, nonostante la presenza di cromosomi esterni alla coppia, ci sia un coinvolgimento corporale che svii il “problema” di un genitore non biologico.

Fino al 2004 la pratica, in Italia, era legale, come nella maggior parte dei Paesi europei. Con l’introduzione della legge 40, è stato vietato il ricorso all’eterologa perché considerata come “preludio di pratiche eugenetiche”. Gli italiani, nel 2005, sono stati chiamati alle urne, su iniziativa dei radicali, per decidere se abrogare il divieto. Niente quorum, niente eterologa. Ma il problema si aggirava prendendo un volo e andando in Spagna. Nel 2014 la Corte costituzionale ha emanato una sentenza che ha dichiarato incostituzionale il divieto all’eterologa, ma il 75% delle coppie che ricorre a questa forma di fecondazione assistita continua ad andare all’estero. Perché?

LA (META) ETEROLOGA A METÀ

La legge italiana vieta di pagare chi dona ovuli o spermatozoi: “Il problema si risolve, in parte, attraverso una cooperazione con centri esteri importando gameti congelati provenienti da centri europei (soprattutto spagnoli)”, spiega Alberto Vaiarelli, ginecologo specialista in infertilità di coppia. “Mi è capitato una sola volta di avere una paziente che volesse donare ovuli. Ma è impensabile che una donna sostenga tutte le spese di donazione gratis. Le punture, la stimolazione, l’intervento chirurgico, l’assenza da lavoro per due settimane. Il risultato è che per evitare di creare un commercio di soldi sui gameti, considerato moralmente inaccettabile, la domanda venga soddisfatta con la creazione di altri due mercati: quello dei gameti congelati provenienti dall’estero e quello del turismo riproduttivo”.

Un po’ come approvare una legge che autorizzi la coltivazione di pomodori ogm che sopravvivono in terre aride, ma vietare la vendita dei semi ogm. “Se non abbiamo la materia prima da impiantare nell’utero della donna, in molti casi siamo costretti a consigliare di andare all’estero, come fanno circa 10.000 coppie l’anno”, chiosa il dottor Vaiarelli.

Compri un biglietto per la Spagna – meta preferita per vicinanza linguistica e geografica – evitando le lunghe file di attesa italiane. I centri scelgono per te ovuli esteticamente affini provenienti da donne pagate 1.500 euro (2.000 in Belgio). Paghi sui 7.000 euro e speri che la gravidanza vada a buon fine.

L’ETEROLOGA GAY

“In Italia l’eterologa per coppie gay è vietata perché – osserva il ginecologo – la tecnica è riservata esclusivamente alle coppie eterosessuali con dimostrazione di assoluta infertilità. Se una donna è lesbica, allora non può accedervi. Anche in quei casi consigliamo di andare all’estero dove la donna, anche se fertile, può usufruire della donazione di spermatozoi”. Aereo, 7.000 euro, speranza, attesa. “Le donne vanno nei centri dove si sentono più a loro agio. Per esempio esiste un centro di inseminazione, in Norvegia, dove lavorano solamente lesbiche: infermiere, ginecologhe, segretarie. Le donne lesbiche, lì, si sentono capite e non imbarazzate”.

E gli omosessuali? “Le coppie gay composte da due uomini, se ricchi, possono ricorrere all’utero in affitto, arrivando a pagare anche 200.000 mila euro”, una vera boutique dell’utero in affitto, come ha scritto Rossana Miranda. Ma rispetto ai 100 – 170.000 di cui Formiche.net aveva parlato, il prezzo cresce perché, spiega il ginecologo, “chi lo ha detto che l’ovulo sia della donna che presta l’utero?”. Quattro persone: gli affittuari, la locatrice e chi produce le chiavi per aprire casa. Un condominio affollato.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 06 apr 2016, 11:56
da Orchetta
Utero in affitto: due opinioni a confronto (fino all’ultimo punto in campo). Voi cosa ne pensate?
Non abbiamo sentito parlare d’altro ultimamente: sempre questo argomento, così importante, intimo e delicato. Con articoli, link “divertenti” su Facebook, si parla anche di Nichi Vendola che ha avuto un figlio tramite madre surrogata con il suo compagno. Lo condannano come se avesse fatto qualcosa di mostruoso ed abominevole.
Ci riempiamo la bocca dei nostri pregiudizi, dei precetti della nostra educazione cristiano-cattolica, del nostro stereotipo della famiglia della “Mulino Bianco”, mentre pochi di noi sanno ciò che si prova a voler avere un figlio e non poterlo avere.
Ci sono coppie sterili, coppie omosessuali, donne o uomini single, giovani donne a cui hanno asportato l’utero come conseguenza di una grave patologia, ragazze che hanno subito o subiscono cure mediche non compatibili con una gravidanza, persone a cui la “natura”, così importante per molti quando si parla di questo argomento, ha giocato un brutto scherzo del destino non predisponendo il loro corpo ad avere un figlio. Invece sì, alcune di voi lo sanno cosa significa, sanno il dolore e il vuoto che si prova, ma scelgono comunque di non ricorrere ad una pratica come l’utero in affitto ancora poco chiara a molti, illegale in Italia, fuori dai nostri schemi di “vera” famiglia e circondata ancora da troppi pregiudizi.

Il primo, il più importante: lo sfruttamento del corpo della donna. La paura di usare povere donne che muoiono di fame, che per sfamare la loro famiglia e magari assicurare un futuro dignitoso ai loro figli decidono di “affittare” il loro utero in cambio di ingenti somme di denaro. Ecco questo succede, è successo: perché c’è sempre un lato oscuro e “sporco” in tutte le cose, non possiamo non mettere in conto che anche per questa possa accadere.
In Paesi come l’Ucraina, l’India, il Sud Africa e la Thailandia, queste cose accadono, perché non c’è una regolamentazione chiara, perché sono Paesi con un tasso di povertà molto alto, sono Paesi in cui le donne vengono sfruttate da anni in svariati ambiti (sapete nulla del turismo sessuale molto praticato anche dai nostri maschietti italiani che difendono a spada tratta la famiglia tradizionale?). Ma questo non vuol dire che la pratica dell’utero in affitto non sia già giustamente regolamentata in altri Paesi del mondo.
La pratica dell’utero in affitto esiste, è già estremamente diffusa in Paesi come gli Stati Uniti ed il Canada.
Ma sappiamo realmente cosa si intende per utero in affitto o madre surrogata? La madre surrogata è una donna che si presta ad affrontare una gravidanza su commissione di coppie o single che sono impossibilitati a generare un bambino. La gestante non ha nessun legame biologico con il nascituro, può averlo invece uno dei membri della coppia dei genitori committenti. La fecondazione viene effettuata in vitro con seme e ovuli della coppia richiedente o da parte di donatori esterni.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 06 apr 2016, 11:57
da Orchetta
Negli Stati Uniti esistono delle agenzie specializzate che mettono in contatto la futura madre con la gestante e da cui molte volte nasce un buon rapporto d’amicizia. Sono donne consenzienti, molto spesso già madri che non hanno difficoltà nel portare avanti una gravidanza e che vogliono donare il loro corpo per una causa che definirei d’amore.
E’ consentita la pratica sia in modo altruistico che in modo lucrativo (la gestante riceve un compenso per portare il bambino nel proprio grembo) , esistono poi ulteriori norme: reddito minimo per assicurarsi che una donna non lo faccia esclusivamente per soldi ma anche perché vuole rendere felice una coppia che si ama. In Canada l’utero in affitto invece è solo ed esclusivamente di tipo altruistico (nessuna somma di denaro viene data alla gestante) ed è consentito a tutti accedervi: omosessuali, eterosessuali e single!
Tra l’altro le gestanti hanno accesso all’assistenza sanitaria gratuita del Paese, quindi non c’è assolutamente nessuno scambio di denaro tra la portatrice del bambino e la famiglia che lo accoglierà. Molte delle donne canadesi che affittano il proprio utero dicono di farlo per aiutare la nascita di una nuova famiglia, per rendere felice chi purtroppo non può crearsi questa felicità da solo. Vogliono fare un dono ad altre persone, perché dobbiamo vederci qualcosa di male in questo? Io ci vedo solo tanto coraggio, altruismo e amore. Chi sono io per giudicare un essere umano che fa del bene a qualcun altro? Perché passare da un “io non lo farei mai” ad un “nessuno dovrebbe farlo”?
Se personalmente è una cosa che non farei non vuole dire che una donna che si sente di fare un gesto cosi bello deve essere ostacolata da delle leggi o dal giudizio di terzi. Il punto è questo, un individuo è libero di dire: personalmente non riuscirei a donare un bimbo ad altre persone dopo averlo tenuto dentro di me per 9 mesi, ma se un’altra ci riesce perché devo giudicarla come un mostro? Perché devo pensare che sia sbagliato? Forse non ci sono spiegazioni reali e concrete da poter dare come giustificazione a questa pratica, nasce tutto da dentro, dal cuore di una persona.
Se volessi donare un rene, una mano o un occhio verrei vista come una stronza cerca soldi o verrei vista come una ragazza altruista e generosa? Con queste regole e premesse cosa cambia se affitto il mio utero? Lo slogan femminista “l’utero è mio, e lo gestisco io” è cosi sbagliato? E se anche io ragazza di 25 anni, italiana, lavoratrice, economicamente stabile, felice e serena, volessi portare in grembo un figlio per una coppia sterile, cosa c’è di male? Dovrei finire in galera per un gesto di puro amore? E’ sempre strano accettare un cambiamento, una novità, ma siamo esseri umani, la storia ci insegna che ci siamo evoluti, abbiamo migliorato in certi ambiti le nostre condizioni di vita e abbiamo sviluppato un senso di empatia che forse in altre specie animali non esiste.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 06 apr 2016, 11:57
da Orchetta
Possiamo e dobbiamo andare avanti, cercare di interiorizzare ciò che di nuovo la vita e la tecnologia ci offrono, dobbiamo essere aperti e disponibili al cambiamento, alle novità. L’utero in affitto è un passo avanti nella storia della formazione della famiglia, è un modo alternativo di crearne una, non per questo è un modo sbagliato o contro natura. In Italia questa pratica è illegale, infatti molto spesso persone che vanno all’estero per avere un figlio possono trovare dei problemi una volta rientrati in patria. Dal Canada e dagli Sati Uniti il bambino rientra con il passaporto del Paese in cui è nato, quindi non sorgono particolari problemi una volta portato in Italia, rientrando invece dalla Russia o dall’Ucraina il bambino non ha cittadinanza finché non acquisisce quella italiana. E’ da qui che possono sorgere problemi e ci possono essere delle segnalazioni per sospetto utero in affitto (ricordiamo che questa pratica è vietata in Italia dalla legge 40 ed è un reato punibile con la reclusione da 3 mesi a 2 anni e multa da 600.000 a 1 milione di euro).
Fortunatamente sembrerebbe che il buon senso sotto quest’aspetto abbia avuto la meglio, difatti la Corte Europea dei Diritti Umani ha dichiarato nel giugno del 2014 che “uno Stato è autorizzato a vietare la maternità surrogata sul proprio suolo, ma la Corte ha altresì sostenuto che tale divieto non deve essere fatto valere a discapito di bambini legalmente nati all’estero tramite maternità surrogata”.
Chi condanna l’utero in affitto si aggrappa principalmente a due punti: è contro natura/non esiste e Dio non l’accetterebbe mai. Vorrei specificare che molte delle cose di cui usufruiamo nel XXI secolo non esistono per natura e le hanno inventati uomini e donne come noi. Pensiamo a cose che fanno bene e ci aiutano, come le cure mediche, o che ci fanno male, come le sigarette. Siete sicuri che Dio disapproverebbe? Come fate a saperlo? Anche se personalmente non credo nella Sua esistenza ritengo che se davvero dovesse esistere vorrebbe il nostro bene, ci vorrebbe felici e uniti. Non vorrebbe guerre e violenze, ma vorrebbe sicuramente amore, l’amore tra esseri umani indifferentemente dal colore della pelle, dalla religione o dal sesso.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 06 apr 2016, 11:58
da Orchetta
Quindi cerchiamo di essere un po’ più empatici, di capire le situazioni, i sentimenti e gli stati d’animo degli altri, perché sapete potrebbe capitare anche a voi, a vostro fratello o a una vostra amica di non poter avere un figlio e non è bello sentirsi puntare il dito perché si ha voglia di amare, crescere ed educare un bambino. Essere genitori è un diritto? Sì. E’ una scelta? Sì. Se il mio corpo non mi permette di diventare madre posso diventarlo tramite qualcun altro? Sì, perché no? Essere genitori è un dovere? Ecco, sì, se diventi genitore hai il dovere di prenderti cura di tuo figlio, di nutrirlo e crescerlo nel migliore dei modi.
Genitore per me è chi ti cresce, chi ti vuole, chi ti ama, non chi dona il suo seme o chi ti partorisce. Essere padre o madre è un grande dono e non tutti quelli che sono per “natura” predisposti a farlo sono sempre dei bravi genitori. Non giudichiamo a priori chi cerca di esserlo affittando l’utero di una donna che ha il piacere di farlo e che non viene costretta da nessuno. E’ la libera scelta di persone intelligenti e consenzienti, persone mentalmente lucide. Prima di esprimere una sentenza proviamo a guardare le cose anche da una prospettiva diversa, io l’ho fatto. Non neghiamo la genitorialità per stupidi pregiudizi etici o morali, né alle coppie eterosessuali né alle coppie omosessuali, quindi cerchiamo di rispettare chi ricorre a questa pratica per crearsi una famiglia e ricordiamoci che le regole in alcuni Paesi già esistono, vanno solo rispettate. Non permettiamoci di condannare chi vuole donare amore, ma combattiamo con loro perché sia data a tutti la possibilità di creare una famiglia nel totale rispetto dei componenti di essa.
JESSICA MARITATO

Grazie Jessica. Per un doppio motivo. Primo per la tua email lucida e appassionata. Secondo perché mi permetti di affrontare con calma un argomento su cui ho pensato molto e su cui non mi trovo d’accordo con te (o almeno ho una valanga di dubbi in più). Il ritardo sull'”attualità” è dovuto soprattutto al mio caos lavorativo. Ma è un piacere discutere su questo blog dei temi a mente un po’ più fredda, quando umori e clamori si sono un po’ calmati.
Un paio di premesse. Per capirci. Io sono a favore delle nozze gay e dell’adozione per tutti, omosessuali compresi ovviamente. E sono favorevole a qualsiasi forma di fecondazione assistita, compresa l’eterologa, che possa aiutare ad avere un figlio chi non può averlo. E quel referendum perso lo ricordo ancora come una brutta, brutta pagina per tutti. Sono ateo, e taglio quindi, a prescindere, qualsiasi argomentazione religiosa, per quanto mi riguarda.
La questione della dell'”utero in affitto” riguarda in maniera minoritaria le coppie omosessuali, sono soprattutto quelle eterosessuali a cercarla. Nel loro caso sempre, come per l’amico Nichi Vendola, ma anche in molti di coppie “etero”, anche l’ovulo però è della madre surrogata. In queste circostanze c’è, eccome, “un legame biologico tra la gestante e il nascituro”.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 06 apr 2016, 11:58
da Orchetta
Questo secondo punto è solo una precisazione. Per me non è un elemento che incide tanto nel dibattito.
Partiamo dunque: in generale, credo che la “maternità surrogata volontaria” sia un fenomeno molto minoritario, quasi marginale. Si può fare per chi si conosce: fratelli, sorelle, parenti, amici. Per il resto, può esistere, per carità, ma sono poche le donne che volontariamente affrontano una gravidanza per poi separarsi dal bambino dopo il parto (e a volte questa “voglia di gravidanza” può nascondere problemi irrisolti, da risolvere non da fomentare nel caso).
Nella gran parte dei casi nel mondo si fa dietro compenso. Con l’orrore aggiuntivo di sfruttare nella gran parte dei casi la povertà estrema di donne poveri in contesti e Paesi poveri. In India, il tariffario è di 20 mila (almeno) a bambino.
Questo per me è uno sfruttamento indecente del corpo delle donne. Se diciamo che non è mai un oggetto a disposizione e in vendita, tanto più non lo sono 9 mesi di gravidanza. Mi rifaccio al documento coraggioso delle femministe italiane che hanno detto no a questa pratica, con firme al di sopra di ogni sospetto.
Si ribatte, giustamente: e la prostituzione? Io, che da maschio eterosessuale vivace l’ho sempre odiata e mai praticata/sfrutatta (mai stato insomma “un utilizzatore finale”), ritengo giusto che sia legale e che sia un reato solo lo sfruttamento della prostituzione. Soprattutto perché l’alternativa mi sempbra impensabile: reato al di fuori dei bordelli (con ritorno a una visione della sessualità da “papà che porta il figlio al casino per iniziarlo e figlia timorata a casa” che mi fa orrore, assieme alle “retate delle battone” che ne conseguirebbero).
In senso assoluto ho dei dubbi sul vendere sesso a pagamento, ma credo che esista questo diritto. E’ una questione di limite. Dove vogliamo porlo con la legge. Per me non tutto è negoziabile, anche volontariamente: non lo è la gravidanza, non si possono vendere e comprare reni, gambe o figli già nati. Ed è la legge che lo deve stabilire.
Il nostro diritto, figlio di quello romano, è ben diverso da quello americano, più ampio nella negoziabilità. Non abbiamo tutto a nostra disposizione per venderlo, nemmeno di noi stessi.
Però ammetto che il punto è discutibile. Basta che dall’altra parte si ammetta onestamente che nella stragrande maggioranza dei casi “l’utero è letteralmente in affitto”, dietro pagamento. Se si dice che aprendo anche in Europa a questo, potremmo regolamentare un fenomeno inarrestabile (secondo me negativo comunque per le donne), evitando lo sfruttamento più bieco della povertà in altri Paesi del mondo, se ne potrebbe pure parlare.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 06 apr 2016, 15:32
da ironica68
Utero in affitto in Ucraina, Cassazione: coniugi non perseguibili
Confermata assoluzione coppia napoletani
Roma, 5 apr. (askanews) - La pratica dell'utero in affitto è vietata in Italia ma non commettono reato i coniugi che accedano a tale pratica all'estero e pertanto non sono perseguibili. La Cassazzione ha così confermato l'assoluzione di una coppia di coniugi napoletani che si sono rivolti a una donna in Ucraina per avere un figlio con la pratica della maternità surrogata. Pratica consentita dalla legge in quel Paese dove è previsto che dopo il parto la madre dia il consenso affinchè il neonato sia dichiarato all'anagrafe figlio naturale della coppia che ha richiesto la maternità surrogata. La Procura di Napoli aveva chiesto la condanna della coppia per violazione della legge 40 sulla fecondazione assistita.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 08 apr 2016, 00:16
da alina99
La Cassazione conferma l’assoluzione della coppia che “affittò” un utero in Ucraina
Roma - Confermata dalla Cassazione l’assoluzione di una coppia di coniugi napoletani che erano andati in Ucraina per avere un figlio con la maternità surrogata, tramite una donna che aveva acconsentito a farsi impiantare gli spermatozoi dell’uomo insieme agli ovuli di una donatrice sconosciuta. La pratica è perfettamente lecita in Ucraina e prevede che, dopo il parto, la madre surrogata dia il consenso a che il neonato sia dichiarato all’anagrafe come figlio naturale della coppia “appaltante”.

Ad avviso della Suprema Corte, anche se in Italia questo “metodo” per diventare genitori rimane vietato nonostante la Consulta abbia allentato i “paletti” attorno al divieto di fecondazione eterologa, il ricorso all’utero in affitto in Ucraina non è perseguibile e la coppia italiana che se ne serve non commette reato.

Così è stato respinto il ricorso della Procura di Napoli che voleva condannare marito e moglie per violazione della legge 40 sulla fecondazione assistita e per falsità in atto pubblico e false dichiarazioni per quanto riguarda le generalità del bambino.

Re: ARTICOLI & NEWS

Inviato: 09 apr 2016, 11:14
da salsa
Utero in affitto in Ucraina: assolta coppia di Napoli
Di Marco Mancini, 5 Aprile 2016

Avere un figlio con la maternità surrogata nei Paesi stranieri in cui l’utero in affitto è una pratica lecita non rappresenta una violazione delle leggi italiane. Lo ha deciso la Corte di Cassazione, pronunciandosi sul caso di una coppia di coniugi napoletani che ha avuto un figlio ricorrendo alla maternità surrogata.

I due si erano recati in Ucraina, dove l’utero in affitto è consentito per avere un figlio ed è strettamente regolamentato per tutelare il benessere del neonato e della puerpera. La coppia aveva preso contatti con una donna disposta a portare avanti la gravidanza, facendosi impiantare gli spermatozoi dell’uomo e gli ovuli di una donatrice. La madre surrogata alla nascita del bambino aveva fornito il suo consenso, affinché il neonato venisse dichiarato figlio naturale della coppia all’anagrafe, come da prassi in Ucraina.

La Procura di Napoli aveva indagato la coppia per violazione della legge 40 sulla fecondazione assistita. Inoltre i due erano stati perseguiti dalle autorità giudiziarie per falsità in atto pubblico riguardo alle dichiarazioni sulle generalità del bambino. Tutte accuse respinte dalla Corte di Cassazione, che non ha accolto il ricorso contro l’assoluzione della coppia presentato dalla Procura di Napoli.
Utero in affitto: ogni anno 100 coppie italiane si recano in Ucraina

Come fa notare l’associazione Luca Coscioni il divieto vigente in Italia sta alimentando un fiorente mercato nei Paesi dell’Est. In Ucraina molte donne si offrono di portare avanti la gravidanza per coppie occidentali benestanti in cambio di un compenso che oscilla tra i 20 e i 40 mila euro.

Il sospetto che molti di questi bambini vengano registrati come figli naturali al rientro delle coppie in Italia senza citazione del ricorso alla pratica dell’utero in affitto è molto alto. Secondo il consolato di Kiev in un anno si registrano 1-2 neonati nati da coppie italiane, mentre secondo il Centro studi italo-ucraino di Kiev sono circa 100 all’anno le coppie italiane che ricorrono alla maternità surrogata in Ucraina, con una percentuale di successi del 30%.

Secondo le norme in vigore in Ucraina la madre surrogata deve disconoscere il figlio partorito, mentre in Italia la legge 40 obbliga a citare le generalità della partoriente. Per poter diventare legalmente madre del bambino la donna che ha fatto ricorso con il marito all’utero in affitto deve ricorrere necessariamente a un’adozione speciale. Finora tutti i giudici che si sono pronunciati su casi simili hanno riconosciuto i figli nati con la pratica dell’utero in affitto per tutelare gli interessi del minore.