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Allattamento

mokabita
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Re: Allattamento

Messaggio da mokabita »

Bambini e igiene orale: 1 su 5 ha già problemi ai denti e carie prima dei 6 anni
Spesso è colpa di una scorretta igiene orale se molti bambini hanno già problemi ai denti


Dimmi quante volte ti lavi i denti e ti dirò che sorriso avrai. I dati parlano chiaro: il 50% dei bambini si lava i denti una sola volta al giorno. È vero, insegnare ai più piccoli una corretta igiene orale non è una passeggiata, ma di sicuro è molto importante che i bambini abbiano cura dei loro denti. Perché non solo un bambino su cinque ha già problemi dentali come carie e placca entro i 6 anni, ma è proprio a partire dalla tenera età che si possono contrastare le malattie del cavo orale e i disturbi della bocca.

Carie e placca

Problemi dentali come carie, placca e altri ancora interessano anche i denti dei bambini. Complici sono i cibi ricchi di zuccheri, sostanze che contribuiscono, insieme a una cattiva igiene orale, a provocare tutta una serie di disturbi dentali e del parodonto.

Lo zucchero, nemico numero uno

L’abitudine di dare al bebè bevande zuccherine o addirittura il ciuccio intinto nello zucchero o nel miele, può abituare il palato dei bimbi a prediligere sapori eccessivamente dolci, esponendoli a problemi ai denti fin da bambini.

Il 50% li lava una volta al giorno

Una corretta igiene è essenziale fin dai primi anni di vita per mantenere sani i dentini (anche quelli da latte). Questa sana abitudine, però, pare sia poco diffusa, se si conta che la metà dei genitori lascia che i bambini si dedichino alla pulizia dei denti con lo spazzolino soltanto una volta al giorno. In più, il 76 per cento dei piccoli, non è mai stato portato dal dentista. Complice anche la crisi, che taglia i budget familiari destinati alla salute, in generale, e all’oral care, in particolare…

Igiene orale fin da subito

Dunque, è meglio iniziare corrette manovre di igiene orale fin dalla comparsa del primo dentino da latte, intorno ai 6 mesi: si può utilizzare uno spazzolino piccolo con setole molto morbide, oppure, per una pulizia ancor più delicata, all’inizio si può optare per una semplice garzina inumidita da passare sui dentini.

Trasformarla in un gioco

Dagli spazzolini colorati al “gioco dello specchio”. Esistono tanti modi divertenti e costruttivi per incentivare i piccoli all’igiene orale. Una volta a casa mettete il bimbo davanti a uno specchio: ripeterà i gesti corretti dello spazzolamento dei denti (dalla gengiva verso il dente) imitando mamma e papà. Bastano due minuti e il gioco è fatto.
In breve

SCEGLIERE IL DENTIFRICIO ADATTO

Anche la scelta del dentifricio è importante: è meglio usare quelli studiati per i bambini, perché non contengono fluoro o ne contengono solo in minima parte, per evitare problemi nel caso il bambino, lavandosi i denti, lo ingerisca.
claudy55
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Re: Allattamento

Messaggio da claudy55 »

Allattamento al seno: poche ce la fanno oltre i sei mesi
Poche donne riescono ad allattare, anche se molte ci provano: eppure è provato che l’allattamento al seno fa bene a mamma e bebè
Nove donne su dieci iniziano l’allattamento al seno dopo la nascita del neonato, ma già al momento delle dimissioni dall’ospedale la percentuale di successo diminuisce: in alcune regioni, già a distanza di pochi giorni dal parto, solo tre donne su dieci allattano il piccolo al seno in modo esclusivo, senza aggiunte con il biberon. Sono i dati forniti nel corso del 69° congresso della Sip (Società Italiana di pediatria) che evidenziano una realtà diversa da quanto raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità: assicurare l’ allattamento esclusivo al seno almeno fino ai sei mesi. Questo significa che, per il primo semestre di vita, il bambino non ha bisogno di introdurre altro alimento o bevanda ma può essere nutrito esclusivamente con il latte della mamma, senza alcuna integrazione di acqua, tisane o latte formulato.

Tanti vantaggi per il bebè

Attraverso il latte, il bambino riceve sostanze nutritive equilibrate nelle giuste proporzioni, oltre che preziosi anticorpi di cui il latte è ricchissimo, che lo proteggeranno nei confronti di virus e batteri nei primi mesi di vita. È dimostrato che il bimbo allattato al seno è meno soggetto al rischio di sviluppare allergie, in quanto le sostanze fornitegli attraverso il latte della mamma abituano il suo organismo ad avere una risposta immunitaria, cioè di difesa, più efficace nei confronti degli agenti esterni. Inoltre, l’allattamento esclusivo al seno permette di prevenire il rischio di obesità nell’età adulta grazie al corretto e bilanciato apporto di nutrienti presenti nel latte materno. Questo sembra dipendere anche dal fatto di indurre, attraverso l’allattamento a richiesta, una migliore autoregolazione nell’assunzione del latte da parte del neonato, che si abitua da subito a mangiare solamente ciò di cui ha bisogno. L’unicità del latte materno non si esaurisce ovviamente solo nella perfetta ed equilibrata composizione dei suoi nutrienti, ma consiste anche nella possibilità di interazione psicologica tra la mamma e il bambino.

Fa bene anche alla mamma

Un allattamento al seno prolungato, ossia che abbia la durata di almeno sei mesi, non solo fa bene al bambino, ma è importante anche per la mamma, che vede ridotto il rischio di tumore al seno e all’ovaio e anche di osteoporosi, il fisiologico processo di demineralizzazione delle ossa.
In breve

PROTEGGE IL BEBÈ DA INFEZIONI E MALATTIE

Attraverso il latte, la mamma passa al piccolo anche gli anticorpi, sostanze di difesa, che lo proteggono dalle più comuni infezioni e malattie nei primi mesi di vita, quando il suo sistema immunitario è ancora debole.
claudy55
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Iscritto il: 02 nov 2015, 16:30

Re: Allattamento

Messaggio da claudy55 »

Allattamento materno: perché il bambino a volte rifiuta il seno?
Per il neonato poppare è un istinto naturale. Talvolta, però, il piccolo rifiuta il seno per svariate ragioni
Per un neonato attaccarsi al seno è un istinto innato. Talvolta, però, il piccolo rifiuta il seno, apparentemente senza motivo. Molte mamme credono di non avere latte a sufficienza o che il bebè si sia stancato di poppare. In realtà, nella maggior parte dei casi le ragioni alla base di questo allontanamento momentaneo sono altre.

La colpa può essere di un ingorgo

Spesso, soprattutto nei primi giorni di vita del piccolo, la colpa di tutto è un ingorgo mammario. Si tratta di un’infiammazione e una congestione dell’intera mammella o di un’ampia zona di essa. Il seno appare duro, gonfio e caldo, la pelle può essere lucida e il latte non fuoriesce alla suzione o alla spremitura. Di conseguenza, il bambino ha più difficoltà ad attaccarsi e finisce con il rifiutare il seno.

Oppure fastidi e malattie

Quando compare a distanza di settimane o anche mesi dal parto, il rifiuto del seno può essere una reazione temporanea a cambiamenti o fattori esterni. In molte situazioni dipende dalla dentizione: il bimbo ha male alle gengive perché stanno spuntando i dentini, quindi, non mangia. Anche una malattia (come l’otite o il mughetto) o una piccola ferita (un piccolo taglio sulla lingua o sul palato) rendono doloroso l’allattamento e, di conseguenza, inducono il piccolo a fare “lo sciopero della mammella”.

Se dipende dalla mamma

Anche l’atteggiamento della donna è molto importante. Il rifiuto del seno può arrivare dopo che la mamma ha reagito bruscamente perché il bambino l’ha morsa, spaventandolo, oppure in un periodo di forte stress, per esempio in coincidenza della ripresa del lavoro, di un viaggio o di una crisi famigliare.

In breve

UNA REAZIONE A BIBERON E CIUCCIO

Alcuni bebè dicono no al seno materno in seguito all’introduzione del biberon o del succhietto. Infine, anche un cambio nelle abitudini dell’allattamento (come poppate più frettolose o a orari diversi) o dell’igiene della mamma (nuovo profumo, sapone, odore) possono allontanare il piccolo.
balena
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Iscritto il: 27 mag 2015, 23:40

Re: Allattamento

Messaggio da balena »

Attenzione alla vendita di latte materno su internet!
Da tempo ormai si assiste su internet anche alla vendita di latte materno. Un fenomeno in crescita che, però, nasconde dei rischi per la salute

Trattato alla stregua di un qualsiasi altro bene di consumo, da tempo si assiste su internet anche alla vendita di latte materno. Si tratta di una tendenza in crescita, già molto diffusa soprattutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna; ma la vendita di latte materno sta esplodendo anche in Italia. Purtroppo, però esistono dei rischi. E a dirlo chiaramente sono i pediatri che si rivolgono direttamente alle mamme e le invitano a rivolgersi alle banche ufficiali del latte materno “perché sono più sicure, in quanto il latte è sottoposto a continui e rigorosi controlli”.

Un giro d’affari notevole

Il fenomeno della vendita on line di latte materno è, quindi, in espansione e le venditrici di latte umano usano il circuito del web (forum e social network) per cercare possibili clienti “bisognose” di latte materno per i loro piccoli, perché non ne hanno in abbondanza o perché il latte formulato è tropo caro. Il giro di affari per chi acquista latte on line sarebbe allettante, se comparato con i costosi latti artificiali: le donne inglesi chiedono una sterlina (circa 1,2 euro) per 30 grammi, le americane la stessa quantità la fanno pagare 2 dollari (1,5 euro). Ma sul piano della sicurezza il rischio c’è, ed è quello che le donatrici possono assumere farmaci, droghe oppure avere malattie infettive come l’Aids o l’epatite… e chi acquista non lo sa. Ha spiegato bene Mitch Blair, delegata del Royal college of pediatrics and child health: “Per le mamme che non possono allattare è meglio rivolgersi alle banche ufficiali del latte materno, più sicure rispetto all’acquisto online; inoltre, bisogna incoraggiare le donne ad allattare al seno quando possibile, perché può dare dei reali benefici alla salute del bambino”.
In breve

26 BANCHE DEL LATTE IN TUTTA ITALIA

In Italia ci sono 26 Banche del latte materno presenti nei principali ospedali. Qui si seleziona, si raccoglie, si tratta, si conserva e si distribuisce il latte umano donato dalle mamme, da usare per specifiche necessità mediche e per salvare piccole vite. Spetta all’Aiblud (associazione senza fini di lucro, che si ispira alla Convenzione internazionale dei diritti dei minori) promuovere e diffondere l’allattamento materno, la donazione del latte materno e l’uso del latte umano donato nei centri di neonatologia e nelle terapie intensive neonatali.
balena
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Iscritto il: 27 mag 2015, 23:40

Re: Allattamento

Messaggio da balena »

Smettere di allattare: quando è il momento giusto?
Come si capisce quando è giunto il momento di smettere di allattare al seno? L’importante, comunque, è non interrompere finché fa piacere a mamma e bebè
È una domanda che tutte le mamme, prima o poi, si pongono: quando è il caso di smettere di allattare il bebè al seno? Che poi può essere anche “ribaltata”, e cioè fino a che età del piccolo si può continuare ad allattarlo? La risposta è semplice: finché la mamma e il bambino ne hanno voglia, perché anche quando il latte non è più l’alimento esclusivo del piccolo, resta comunque una fonte di nutrimento, di anticorpi e anche di coccole. È importante, quindi, che la donna non decida di smettere di allattare semplicemente perché teme che possa diventare un “vizio” o che sia “disdicevole”.

Fino ai 6 mesi di età

È ovvio comunque che, dopo i 6 mesi di età, il latte della mamma ha bisogno di essere integrato con alimenti solidi; tuttavia, se si fanno 3-4 poppate al giorno, come comunemente succede in questa fase, il latte materno continua a coprire circa il 25% del fabbisogno calorico quotidiano. Non solo: continua a essere ricchissimo di anticorpi e sostanze che aiutano lo sviluppo del sistema nervoso e la maturazione degli organi in crescita del bambino. Quando si inizia con le prime pappe, il latte diventa anche un ottimo “dolce” che si può offrire a richiesta tra i pasti quando lo richiede il bambino.

Dopo l’anno e anche oltre

Dopo i 12 mesi, quando ormai il bambino mangia un po’ di tutto, il latte continua a essere una preziosa fonte di anticorpi. Ecco perché l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) raccomanda l’allattamento esclusivo al seno fino ai sei mesi di vita e in via non esclusiva fino a 1-2 anni di età, compatibilmente con le esigenze della mamma.

L’allattamento va interrotto con gradualità

Quando, comunque, arriva il momento in cui bisogna smettere di alllattare al seno (perché il bebè non ha più voglia del latte materno, perché la mamma torna al lavoro, perché oggettivamente il latte è sempre di meno…), è bene cercare ugualmente di farlo con gradualità, dandosi un tempo di 2-3 settimane.
In breve

SI PUO' PROSEGUIRE ANCHE FINO AI 2 ANNI

Non ci sono controindicazioni né per la salute del piccolo nè per quella della mamma se si prosegue l’allattamento al seno anche per lunghi periodi, naturalmente integrando l’alimentazione del bambino secondo le indicazioni fornite dal pediatra riguardo lo svezzamento, e se la produzione di latte continua.
maryrose
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Iscritto il: 29 mag 2015, 09:12

Re: Allattamento

Messaggio da maryrose »

Banche del latte: come si diventa donatrici
Quando si allatta il proprio piccolo si può fornire il prezioso nutrimento anche a un altro bebè. Come? Diventando donatrice presso le Banche del latte. Ecco cosa c’è da sapere

Le Banche del latte si occupano della raccolta e della conservazione di latte materno, al fine di donarlo ai bambini che per vari motivi non possono essere allattati al seno. Diventare donatrice, se si ha tanto latte, è semplice. Ed è un’azione preziosissima. Per sé, per il bebè e per altri bambini: donando il tuo latte, infatti, non solo si nutre un bimbo che non può essere allattato al seno (si tratta spesso di neonati prematuri), ma grazie all’estrazione si stimola la “produzione” naturale del seno per il proprio bebè.

Chi può e chi no

Tutte le mamme in buona salute e con un corretto stile di vita, che producono una quantità di latte superiore alle necessità del proprio bambino, possono divenire donatrici delle Banche del latte. Chi desidera offrire parte del suo latte può contattare il centro di riferimento e sottoporsi a un semplice controllo che consiste nella valutazione della storia clinica della mamma e nell’esecuzione di esami specifici per escludere la presenza di disturbi gravi (epatite B, epatite C, infezione da Hiv). Le donatrici ricevono informazioni sulle procedure della raccolta, del trattamento termico, dell’utilizzo del latte umano e devono redigere un consenso scritto per il trattamento dei dati personali e per fare gli esami specifici. Non può, invece, diventare donatrice la donna che: fuma, beve alcolici o assume droghe; beve molto caffè; segue una dieta sbilanciata; è affetta da infezioni o malattie.

Basta anche una piccola quantità

Anche piccole quantità di latte sono utili per i neonati pretermine o malati (un neonato di peso molto basso spesso inizia ad alimentarsi con meno di 20 cc di latte al giorno). Molte donne preferiscono raccogliere il latte per le Banche del latte dopo la poppata del loro figlio. Questa pratica, determinando lo svuotamento completo dei seni, è anche uno stimolo per la produzione di latte. Ogni goccia di latte è importante, specialmente se è di madre che ha partorito prima del termine o da poche settimane (per le speciali caratteristiche nutrizionali e protettive). È preferibile, quindi, che la donazione inizi il prima possibile dopo il parto (entro il primo mese), dopo che è stata superata ogni difficoltà e l’allattamento al seno appare ben avviato. Non è incoraggiata invece la donazione oltre il sesto mese dal parto, quando inizia lo svezzamento del bambino e le caratteristiche del latte divengono meno adeguate ai fabbisogni dei neonati che lo ricevono.

Dall’estrazione alla conservazione

Il latte può essere estratto dal seno in un locale attrezzato correlato alla Banca oppure al proprio domicilio. La donatrice viene adeguatamente informata sulle procedure da seguire e fornita dei materiali e dei dispositivi necessari. La spremitura del seno può essere fatta manualmente o con un tiralatte (manuale o elettrico). Il latte è un ottimo terreno di coltura per i germi: per evitare che giunga alla Banca contaminato e che debba essere quindi scartato, è necessario che sia raccolto e conservato rispettando alcune semplici misure di igiene. Fra queste, l’accurato lavaggio delle mani (prima dell’estrazione) e di tutti i materiali che sono venuti a contatto con il latte.
Il latte deve essere conservato in idonei contenitori sterili forniti dalla struttura di riferimento. Dopo ogni singola raccolta il contenitore deve essere chiuso ermeticamente e raffreddato rapidamente. Si raccomanda di conservare il latte in frigorifero (a +4° C) per un periodo non superiore alle 24 ore, oltre è necessario porre il contenitore nel congelatore (a – 18° C). Ogni recipiente deve essere etichettato con il nome della donatrice e la data di estrazione. Il latte così conservato viene ritirato (se estratto a domicilio) da un incaricato della Banca di riferimento.
In breve

SOLO SE IN BUONA SALUTE

Tutte le mamme, se godono di buona salute e “producono” una quantità di latte superiore alle necessità del proprio bambino, possono diventare donatrici. Bsata contattare il centro di riferimento e sottoporsi a un semplice controllo che consiste nella valutazione della storia clinica della donna e nell’esecuzione di esami specifici per escludere la presenza di determinati disturbi.
didina
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Iscritto il: 15 giu 2015, 21:32

Re: Allattamento

Messaggio da didina »

Allattare al seno riduce anche la trasmissione da Hiv
Tra i molti benefici del nutrimento naturale per il bebè va anche segnalato che riduce il rischio di trasmissione del virus Hiv: accertata una concentrazione più bassa del virus nel latte nelle donne che allattano

Da tempo ormai la comunità scientifica, confortata da numerosi studi, lo sostiene apertamente: l’allattamento al seno è il miglior nutrimento per il bebè fino ai sei mesi di vita, in modo esclusivo, e affiancato ad altri nutrimenti fino all’anno di età del bambino e anche oltre. A sostegno delle qualità quasi miracolose del latte materno giunge ora una nuova notizia: riduce pure la trasmissione dell’Hiv, il virus dell’immunodeficienza umana.

Il nuovo studio

La sensazionale notizia arriva da un nuovo studio della Mailman School of Public Health della Columbia University: nelle mamme che hanno interrotto l’allattamento al seno prima del compimento dei quattro mesi di vita del bebè, infatti, è stata riscontrata una concentrazione di Hiv nel latte materno più alta rispetto alle donne che hanno continuato ad allattare il figlio al seno. Infine, quelle che hanno portato avanti in contemporanea allattamento naturale e allattamento artificiale hanno riportato valori intermedi tra i due gruppi. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Science Translational Medicine.

Scoperta importante per prevenire l’infezione nel bambino

Questa scoperta ha notevoli implicazioni sulla prevenzione della trasmissione dell’Hiv da madre a figlio. È stato calcolato, infatti, che nelle donne colpite dall’Hiv c’è in genere il 10-15 per cento di possibilità di trasmissione del virus dell’immunodeficienza umana al neonato attraverso il latte materno.
In breve

CHE COSA SONO LE MALATTIE SESSUALMENTE TRASMISSIBILI

Note anche con l’acronimo Mst o come malattie veneree, possono essere di origine virale o batterica: Il contagio avviene attraverso rapporti sessuali non protetti con partner infetti. Le Mst più comuni sono la sifilide, la gonorrea, il linfogranuloma venereo, l’ulcera molle, l’infezione da Trichomonas e, appunto, da Hiv. I fattori che mettono più a rischio di contrarre queste malattie sono l’aumento dei rapporti sessuali e la frequenza e il numero dei partner sessuali.
didina
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Iscritto il: 15 giu 2015, 21:32

Re: Allattamento

Messaggio da didina »

Ragadi: quei “taglietti” che ostacolano l’allattamento
Le ragadi al seno si formano se il piccolo si “attacca” male o a causa di una eccessiva igiene che può seccare la pelle. I consigli per curarle o, meglio ancora, prevenirle

Le ragadi sono taglietti lineari che segnano la cute del capezzolo. Possono essere evidenti e riconoscibili o al contrario minuscole, ma sono sempre accompagnate da dolore, arrossamento e, talvolta, sanguinamenti durante le poppate. Quando sono visibili, le ragadi si riconoscono facilmente perché i bordi delle lesioni sono bianchi e la zona intorno arrossata. Spesso sono anche avvertibili al tatto, in quanto la cute ai lati è rilevata e piuttosto dura. La prima conseguenza delle ragadi è l’allattamento difficoltoso e doloroso. La donna è portata a ridurre le poppate, per sentire meno male, con il rischio che compaia un ingorgo mammario o una mastite. È importante, invece, continuare a mantenere attiva la produzione del latte e se proprio fa molto male attaccare il piccolo, si può ricorrere al tiralatte in modo da dare al seno il tempo di guarire.

Due le cause principali

La prima causa delle ragadi è il modo sbagliato di attaccare il piccolo al seno. Il bebè, infatti, per poter succhiare in modo efficace senza ledere i capezzoli, si deve attaccare bene al seno: questo significa che deve avere in bocca non solo il capezzolo ma anche la parte intorno, in modo che le sue gengive siano alla base dell’areola. È bene poi controllare tutta la posizione del bebè. Quella classica è con la pancia aderente al corpo della mamma, il viso di fronte al seno, l’orecchio e la spalla allineati sullo stesso asse, il braccio nell’incavo dell’ascella della mamma, la testa leggermente inclinata all’indietro, così che il naso non prema contro il seno. La bocca deve essere ben spalancata, con le labbra a “ciucciotto”. L’ideale poi sarebbe variare anche le posizioni dell’allattamento, così che le gengive del piccolo non spremano sempre la stessa parte del capezzolo.
Un’altra causa frequente è l’eccessiva igiene: saponi e detergenti possono seccare la pelle e asportare lo strato di grasso che protegge e difende la cute, rendendola più fragile. Perciò basta una doccia al giorno, senza strofinare direttamente i capezzoli. Non è necessaria la pulizia con acqua sterilizzata o prodotti disinfettanti.

Si curano con prodotti specifici

Una volta formate, la guarigione delle ragadi si accelera con creme o unguenti appositi. Si tratta di prodotti cicatrizzanti, quindi in grado di riparare le irritazioni cutanee e le lesioni, lenitivi e idratanti per nutrire e rinforzare la pelle. Possono avere anche un’azione preventiva nei confronti dei vari disturbi del capezzolo, rendendo più forte questa parte. È ovvio che questi preparati devono essere a base di ingredienti naturali, in modo da non creare problemi al bimbo. Occorre in particolare che non alterino l’odore e il “sapore” del capezzolo, e che anche se ingeriti dal bebè non siano tossici.

I consigli per prevenirle

– Lasciare asciugare i capezzoli all’aria per una decina di minuti dopo la poppata ogni volta che è possibile per evitare la macerazione della cute.

– Spremere una goccia di latte da ogni seno dopo la poppata, perché aiuta l’idratazione e ha anche un naturale effetto antisettico.

– Usare coppette anti-ragadi tra una poppata e l’altra che permettono al capezzolo di stare asciutto.

– Evitare di attaccare il neonato se piange: prima va tranquillizzato, in modo che poi succhi senza troppa forza.


In breve

NON SMETTERE DI ALLATTARE: USA IL TIRALATTE

Le ragadi sono taglietti lineari che segnano la cute del capezzolo. La prima conseguenza delle ragadi è l’allattamento difficoltoso e doloroso. La neomamma è portata a ridurre le poppate, per sentire meno male, con il rischio che compaia un ingorgo mammario o una mastite. È importante, invece, continuare a mantenere attiva la produzione del latte e se proprio fa molto male attaccare il piccolo, si può ricorrere al tiralatte in modo da dare al seno il tempo di guarire. Si possono poi tenere sotto controllo ricorrendo a prodotti specifici e prevenire con piccoli accorgimenti.
ovuletta
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Iscritto il: 20 lug 2015, 09:06

Re: Allattamento

Messaggio da ovuletta »

Settimana mondiale dell’allattamento al seno
Dall’1 al 6 ottobre si celebra il ventennale della campagna per la settimana mondiale dell’allattamento al seno (Sam). Il focus? La strategia dell’Oms e dell’Unicef per aumentare l’allattamento esclusivo al seno. Ne parliamo con l’ostetrica Cristina Villa


Informare e promuovere l’allattamento esclusivo al seno almeno fino ai 6 mesi

L’Alleanza mondiale per interventi a favore dell’allattamento (Waba, World alliance for breastfeeding action) lanciava vent’anni fa la campagna della Settimana mondiale dell’allattamento al seno (Sam) per promuovere e sostenere, appunto, l’allattamento al seno. Da allora sono stati fatti molti progressi e ogni anno sono stati trattati vari argomenti legati a questa pratica.
Quest’anno la Settimana mondiale dell’allattamento al seno si concentra sui progressi ottenuti riguardo all’attuazione della strategia globale per l’alimentazione dei neonati e dei bambini che è stata adottata da dieci anni a questa parte dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’Unicef.
Mettere in pratica questa strategia è fondamentale per aumentare – come sottolinea anche la nostra esperta Cristina Villa – i tassi di allattamento al seno e in particolare incentivare l’allattamento esclusivo al seno per i primi sei mesi di vita del bambino.

La certificazione “Ospedali amici dei bambini”

Unicef e Oms spingono affinché l’allattamento esclusivo al seno diventi sempre più una realtà nel nostro Paese e non solo. Per questo nel 1992 è nata l’iniziativa “Ospedali amici dei bambini” volta a incoraggiare le buone pratiche per la promozione dell’allattamento materno. Affinché gli ospedali ricevano questa certificazione occorre che vengano rispettati tutta una serie di principi.

Poca informazione su come risolvere alcuni disturbi senza interrompere l’allattamento

Il punto è che a oggi permane una scarsa informazione sull’importanza dell’allattamento esclusivo oltre, a volte, a uno scoraggiamento delle neo mamme alle prime difficoltà che incontrano allattando, che le porta a interrompere questa pratica. Quest’ultimo aspetto – come sottolinea la dottoressa Villa – potrebbe essere corretto garantendo alle mamme un supporto informativo e di prevenzione maggiore in merito ai disturbi che possono presentarsi allattando e rassicurandole sulla possibilità di utilizzare dei rimedi che risolvano in fretta i vari tipi di problemi (ragadi, dolore all’attacco al seno ecc.).

I vantaggi dell’allattamento al seno per mamma e bambino

Ecco, in sintesi, i vantaggi che apporta al bambino essere allattato al seno:
– il latte materno si definisce “specie-specifico”, ovvero con caratteristiche determinate e specifiche proprio per quel bambino;
– è ricco di cellule immunitarie e di sostanze specifiche non riproducibili nei diversi latti artificiali in commercio;
– il latte si compone e si modifica in base al bambino, ovvero al suo peso, alla sua crescita, al periodo di vita ecc.
Vediamo ora quali sono i benefici per la mamma:
– gratificazione e autostima;
– minor rischio di incorrere nella “baby blues” (depressione post parto);
– diminuita incidenza di tumori alla mammella in età post menopausale;
– protezione dal rischio di emorragie post parto se il neonato viene subito attaccato al seno;
– azione preventiva anti osteoporosi permettendo di fare una buona scorta di calcio;
– contrariamente a quanto si pensa, favorisce il recupero fisico a distanza di 6 mesi da quanto si è cominciato ad allattare;
– può svolgere funzione anticoncezionale se si rispettano alcune regole, cioè se la mamma allatta esclusivamente e se i pasti del bambino non superano le 6 ore di distanza, se non torna il ciclo ovulatorio.

Le donne possono farsi aiutare a cominciare dal “rooming in”

Molte donne escludono a priori l’allattamento al seno perché non sono informate correttamente su come avvenga e sulla possibilità di attaccare subito il bebè se si partorisce in una struttura ospedaliera con servizio di “rooming in” (possibilità di tenere tutto il giorno con sé il bebè nella propria stanza) favorendo così la montata lattea. In caso contrario, infatti, ovvero se il bebè non viene attaccato precocemente, il seno non riceve il segnale di dover produrre latte, causando così difficoltà a produrre nutrimento sufficiente per un allattamento esclusivo.
A ogni modo, per spiegare il modo corretto di attaccare il bambino, le posizioni da preferire ecc. sarà l’ostetrica ospedaliera a seguire la neomamma per tutta la fase di avvio dell’allattamento. Alcuni ospedali, poi, prevedono un servizio di assistenza domiciliare o comunque la donna può rivolgersi ai consultori territoriali.
In breve

Promuovere l'allattamento esclusivo al seno per avere solo benefici

Ogni anno da vent’anni a questa parte, si celebra la giornata mondiale dell’attamento al seno, un’occasione per promuovere questo metodo di nutrizione naturale a tutto vantaggio sia della mamma sia del bambino. Con la giusta informazione e il supporto di ostetriche esperte in questo campo, allattare è facile e può portare tantissimi benefici in termini psicologici e di salute. Si può proseguire fino ai due anni di età del bambino togliendo progressivamente un pasto alla volta. A ogni modo Oms e Unifec indicano un allattamento esclusivo al seno almeno per i primi 6 mesi di vita del bambino.
katty
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Iscritto il: 27 mag 2015, 23:36

Re: Allattamento

Messaggio da katty »

Quando mi arriverà la montata lattea?
La montata lattea è un meccanismo naturale che si avvia a distanza di pochi giorni dal parto

Il termine montata lattea indica l’inizio della produzione di latte materno da parte della ghiandola mammaria nei giorni immediatamente successivi alla nascita del bebè, un fenomeno naturale che si verifica in oltre il 98 per cento dei casi.
A determinarlo è la suzione del capezzolo

Il principale stimolo alla comparsa della montata lattea è la suzione del capezzolo da parte del neonato: in base a quanto precocemente il bebè viene attaccato al seno, la montata lattea si manifesta dai 2-3 giorni fino ai 6-7 giorni dopo il parto.
I segnali? Inturgidimento e pesantezza del seno

Tra i segnali del suo imminente arrivo ci sono: il senso d’inturgidimento e pesantezza del seno che tende a ingrossarsi di circa due taglie, calore ben localizzato, sensazione di tensione della cute, presenza di un reticolo venoso di colore azzurrognolo sulla pelle, comparsa di un intenso flusso di latte quando si preme anche solo leggermente in corrispondenza dell’areola mammaria.
In poco tempo i sintomi descritti si attenuano: la produzione di latte si stabilizza in base alle esigenze del piccolo e il seno si sgonfia e si ammorbidisce, tornando a inturgidirsi solo quando risulta pieno prima della poppata.
All’origine, la diminuzione del progesterone

Il meccanismo biologico che determina la montata lattea viene attivato innanzitutto dall’abbassamento della concentrazione di progesterone (ormone tipico della gravidanza) che si verifica subito dopo il parto: tra i suoi diversi ruoli rientrava, infatti, quello di inibire la funzione di stimolo alla produzione del latte svolta dalla prolattina, l’ormone dell’allattamento prodotto dall’ipofisi, una ghiandola collocata nel cervello.
L’altro fattore scatenante è dovuto alla suzione del capezzolo da parte del bebè che consente che dall’ipofisi si liberi una maggiore quantità di prolattina, che stimola appunto la produzione e secrezione del latte dalla ghiandola mammaria e si attiva la produzione di ossitocina (un altro ormone), che provoca la contrazione delle cellule muscolari che avvolgono la ghiandola mammaria e quindi la dilatazione dei sottili canali (dotti galattofori) attraverso cui il latte scorre fino al capezzolo.
Attaccamento precoce: così raccomanda la Lega per l’allattamento materno

Per favorire la montata lattea e quindi l’avvio dell’allattamento naturale, la Leche League (Lega per l’allattamento materno) raccomanda l’attaccamento precoce (entro due ore dalla nascita) del neonato al seno della mamma: così si assicura un anticipo di circa 24 ore della comparsa del latte rispetto a un attaccamento posticipato.
Prima della montata lattea il piccolo ha già modo di nutrirsi in modo “naturale” grazie al colostro, una sostanza di colore giallognolo, più densa ma più digeribile del latte vero e proprio e in grado di soddisfare le esigenze nutritive del bebè nei primi giorni di vita. Il latte “maturo” che compare nel corso della montata è, invece, più fluido, di colore tendente al bianco e arricchito di tutti gli elementi nutritivi necessari alla crescita del neonato.
Da questo momento in poi la quantità del latte prodotta si calibrerà in base alle richieste del bambino.

In breve

L’inizio della produzione di latte materno interessa il 98% delle donne

Si chiama montata lattea ed è l’arrivo, nei giorni immediatamente successivi alla nascita del bebè, della produzione di latte materno da parte della ghiandola mammaria. I segnali che preannunciano la montata lattea sono l’inturgidimento del seno e l’aumento del suo volume, calore localizzato e sensazione di tensione alla cute. Non appena il neonato si attacca la produzione di latte si stabilizza in base alle esigenze del piccolo e il seno si sgonfia e si ammorbidisce.
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