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ancora una predica
Inviato: 05 ott 2013, 15:25
da spray78
Caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
di Costanza Miriano
Caro bambino che per nove mesi hai ascoltato una voce che non sentirai mai più, che hai mischiato il tuo sangue con quello di una donna che non ti cambierà i pannolini né ti leggerà le storie né ti racconterà dei suoi nonni, di cui pure porterai memoria nelle tue cellule per tutta la vita; caro bambino che non hai succhiato il latte pronto nel seno per te, che hai dormito, scalciato, e vissuto per nove mesi sotto il cuore di una mamma che non ti accarezzerà mai, perché è stata pagata per sparire; caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
Cara madre surrogata che per nove mesi hai sentito un bambino diventare grande tra le tue viscere, nutrirsi di te, del tuo sangue e del tuo liquido amniotico, del tuo respiro e della tua carne; cara madre che in un minuto sei stata separata da un bambino forse tuo anche geneticamente, di certo tuo per il sangue e per il cuore, chiedo anche a te perdono a nome dell’umanità, perché certo hai accettato di fare una cosa più grande di te per necessità, prendendo pochi spicci di quelli che tu e il tuo bambino avete messo in movimento. Se sei ancora in tempo, ti chiedo se davvero non puoi vivere senza quei soldi, se non c’è un altro modo per evitare tanto dolore.
Cari genitori che certo avete tanto sofferto per il fatto di non poter avere figli naturalmente, perché sterili o perché omosessuali, credo di poter solo immaginare il vostro dolore per il vuoto della mancanza di un figlio, la gioia più immensa che si possa avere. Ma proprio per il dolore che avete vissuto dovreste soccorrere il dolore altrui, e non moltiplicarlo. Vi prego, fermatevi: i figli non sono un diritto, e anche se il vostro dolore è grande, un vuoto accolto può diventare apertura ai bisogni degli altri in molti altri modi, per esempio l’affido e l’adozione.
Cari medici che vi rendete complici di questa barbarie, che trattate le donne come scatole incubatrici e i bambini come grumi di cellule, pronti a scegliere gli embrioni come se sfogliaste un campionario di stoffe, che maneggiate la vita e la morte come se vi appartenessero, vi auguro di capire un giorno tutto il male che state facendo, tutta la morte che avete seminato, tutto il dolore, la tristezza, l’errore, la confusione. Vi auguro di capirlo in tempo prima che la morte che portate dentro e che vi ha avvelenati abbia su di voi l’ultima parola, per sempre.
Care femministe che vi battete giustamente contro ogni forma di violenza e sfruttamento delle donne, vi chiedo di prendervi a cuore anche questa battaglia, perché non esistono una violenza e uno sfruttamento più grandi da infliggere a una donna, che quello di portarle via dal grembo il suo bambino. La nostra natura, la nostra grandezza di donne sta nell’essere a custodia e difesa della vita quando è più debole, e nessuna donna che abbia generato un figlio può non saperlo. Anche se dovesse averlo abortito, magari perché sola, in difficoltà, ingannata, non potrà un giorno evitarsi il terribile dolore di capire che ha ucciso quanto di più prezioso le era stato donato. Ogni donna sa, anche quando è troppo doloroso ammetterlo, che uccidendo suo figlio uccide se stessa.
Caro Occidente che dovevi essere un faro per l’umanità tutta, e portare progresso e benessere a tutti gli uomini, ti prego, fermati, smetti di sfruttare i poveri per i tuoi desideri. Un figlio non è solo un irresistibile fagottino che sorride e ciuccia il latte e riempie di gioia la casa (almeno fino a che i genitori riescono a proiettarsi su di lui). Un figlio è una persona, che ha il diritto di avere un padre, maschio, e una madre, femmina, possibilmente stabili, e conoscibili. O, se adottato, ha il diritto comunque di sapere la sua storia, e di farci i conti. Non vediamo quanta infelicità e tristezza continuiamo a spargere dicendo di difendere i nostri diritti? Non capiamo che quando vogliamo essere noi a dettare le regole – la vita, la morte, la paternità e la maternità tanto per cominciare – finiamo solo per soffrire noi e far soffrire gli altri?
fonte: Avvenire del 6 agosto 2013
Re: ancora una predica
Inviato: 05 ott 2013, 15:31
da spray78
forse anche io avendo 4 figli avrei ragionato in questo modo!
tanti auguri un articolo molto bello!!!
che purtroppo non trasmette i sentimenti di una donna che soffre di infertilita!
Re: ancora una predica
Inviato: 05 ott 2013, 16:12
da mammolo
INFATTI!!!
MI VIENE DA VOMITARE!
forse anche io avendo 4 figli avrei ragionato in questo modo!
tanti auguri un articolo molto bello!!!
che purtroppo non trasmette i sentimenti di una donna che soffre di infertilita![/quote]
Re: ancora una predica
Inviato: 05 ott 2013, 17:02
da Nonna
Re: ancora una predica
Inviato: 05 ott 2013, 23:19
da pissi
Perchè non raccontano di come è fatto un aborto??
Re: ancora una predica
Inviato: 06 ott 2013, 18:46
da dora
E invece la pedofilia ????
[quoteCaro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
di Costanza Miriano
Caro bambino che per nove mesi hai ascoltato una voce che non sentirai mai più, che hai mischiato il tuo sangue con quello di una donna che non ti cambierà i pannolini né ti leggerà le storie né ti racconterà dei suoi nonni, di cui pure porterai memoria nelle tue cellule per tutta la vita; caro bambino che non hai succhiato il latte pronto nel seno per te, che hai dormito, scalciato, e vissuto per nove mesi sotto il cuore di una mamma che non ti accarezzerà mai, perché è stata pagata per sparire; caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
Cara madre surrogata che per nove mesi hai sentito un bambino diventare grande tra le tue viscere, nutrirsi di te, del tuo sangue e del tuo liquido amniotico, del tuo respiro e della tua carne; cara madre che in un minuto sei stata separata da un bambino forse tuo anche geneticamente, di certo tuo per il sangue e per il cuore, chiedo anche a te perdono a nome dell’umanità, perché certo hai accettato di fare una cosa più grande di te per necessità, prendendo pochi spicci di quelli che tu e il tuo bambino avete messo in movimento. Se sei ancora in tempo, ti chiedo se davvero non puoi vivere senza quei soldi, se non c’è un altro modo per evitare tanto dolore.
Cari genitori che certo avete tanto sofferto per il fatto di non poter avere figli naturalmente, perché sterili o perché omosessuali, credo di poter solo immaginare il vostro dolore per il vuoto della mancanza di un figlio, la gioia più immensa che si possa avere. Ma proprio per il dolore che avete vissuto dovreste soccorrere il dolore altrui, e non moltiplicarlo. Vi prego, fermatevi: i figli non sono un diritto, e anche se il vostro dolore è grande, un vuoto accolto può diventare apertura ai bisogni degli altri in molti altri modi, per esempio l’affido e l’adozione.
Cari medici che vi rendete complici di questa barbarie, che trattate le donne come scatole incubatrici e i bambini come grumi di cellule, pronti a scegliere gli embrioni come se sfogliaste un campionario di stoffe, che maneggiate la vita e la morte come se vi appartenessero, vi auguro di capire un giorno tutto il male che state facendo, tutta la morte che avete seminato, tutto il dolore, la tristezza, l’errore, la confusione. Vi auguro di capirlo in tempo prima che la morte che portate dentro e che vi ha avvelenati abbia su di voi l’ultima parola, per sempre.
Care femministe che vi battete giustamente contro ogni forma di violenza e sfruttamento delle donne, vi chiedo di prendervi a cuore anche questa battaglia, perché non esistono una violenza e uno sfruttamento più grandi da infliggere a una donna, che quello di portarle via dal grembo il suo bambino. La nostra natura, la nostra grandezza di donne sta nell’essere a custodia e difesa della vita quando è più debole, e nessuna donna che abbia generato un figlio può non saperlo. Anche se dovesse averlo abortito, magari perché sola, in difficoltà, ingannata, non potrà un giorno evitarsi il terribile dolore di capire che ha ucciso quanto di più prezioso le era stato donato. Ogni donna sa, anche quando è troppo doloroso ammetterlo, che uccidendo suo figlio uccide se stessa.
Caro Occidente che dovevi essere un faro per l’umanità tutta, e portare progresso e benessere a tutti gli uomini, ti prego, fermati, smetti di sfruttare i poveri per i tuoi desideri. Un figlio non è solo un irresistibile fagottino che sorride e ciuccia il latte e riempie di gioia la casa (almeno fino a che i genitori riescono a proiettarsi su di lui). Un figlio è una persona, che ha il diritto di avere un padre, maschio, e una madre, femmina, possibilmente stabili, e conoscibili. O, se adottato, ha il diritto comunque di sapere la sua storia, e di farci i conti. Non vediamo quanta infelicità e tristezza continuiamo a spargere dicendo di difendere i nostri diritti? Non capiamo che quando vogliamo essere noi a dettare le regole – la vita, la morte, la paternità e la maternità tanto per cominciare – finiamo solo per soffrire noi e far soffrire gli altri?
fonte: Avvenire del 6 agosto 2013[/quote]
Re: ancora una predica
Inviato: 06 ott 2013, 18:56
da Sandra
Sono tutti bravi a chiacchierare!
quote="spray78"]Caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
di Costanza Miriano
Caro bambino che per nove mesi hai ascoltato una voce che non sentirai mai più, che hai mischiato il tuo sangue con quello di una donna che non ti cambierà i pannolini né ti leggerà le storie né ti racconterà dei suoi nonni, di cui pure porterai memoria nelle tue cellule per tutta la vita; caro bambino che non hai succhiato il latte pronto nel seno per te, che hai dormito, scalciato, e vissuto per nove mesi sotto il cuore di una mamma che non ti accarezzerà mai, perché è stata pagata per sparire; caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
Cara madre surrogata che per nove mesi hai sentito un bambino diventare grande tra le tue viscere, nutrirsi di te, del tuo sangue e del tuo liquido amniotico, del tuo respiro e della tua carne; cara madre che in un minuto sei stata separata da un bambino forse tuo anche geneticamente, di certo tuo per il sangue e per il cuore, chiedo anche a te perdono a nome dell’umanità, perché certo hai accettato di fare una cosa più grande di te per necessità, prendendo pochi spicci di quelli che tu e il tuo bambino avete messo in movimento. Se sei ancora in tempo, ti chiedo se davvero non puoi vivere senza quei soldi, se non c’è un altro modo per evitare tanto dolore.
Cari genitori che certo avete tanto sofferto per il fatto di non poter avere figli naturalmente, perché sterili o perché omosessuali, credo di poter solo immaginare il vostro dolore per il vuoto della mancanza di un figlio, la gioia più immensa che si possa avere. Ma proprio per il dolore che avete vissuto dovreste soccorrere il dolore altrui, e non moltiplicarlo. Vi prego, fermatevi: i figli non sono un diritto, e anche se il vostro dolore è grande, un vuoto accolto può diventare apertura ai bisogni degli altri in molti altri modi, per esempio l’affido e l’adozione.
Cari medici che vi rendete complici di questa barbarie, che trattate le donne come scatole incubatrici e i bambini come grumi di cellule, pronti a scegliere gli embrioni come se sfogliaste un campionario di stoffe, che maneggiate la vita e la morte come se vi appartenessero, vi auguro di capire un giorno tutto il male che state facendo, tutta la morte che avete seminato, tutto il dolore, la tristezza, l’errore, la confusione. Vi auguro di capirlo in tempo prima che la morte che portate dentro e che vi ha avvelenati abbia su di voi l’ultima parola, per sempre.
Care femministe che vi battete giustamente contro ogni forma di violenza e sfruttamento delle donne, vi chiedo di prendervi a cuore anche questa battaglia, perché non esistono una violenza e uno sfruttamento più grandi da infliggere a una donna, che quello di portarle via dal grembo il suo bambino. La nostra natura, la nostra grandezza di donne sta nell’essere a custodia e difesa della vita quando è più debole, e nessuna donna che abbia generato un figlio può non saperlo. Anche se dovesse averlo abortito, magari perché sola, in difficoltà, ingannata, non potrà un giorno evitarsi il terribile dolore di capire che ha ucciso quanto di più prezioso le era stato donato. Ogni donna sa, anche quando è troppo doloroso ammetterlo, che uccidendo suo figlio uccide se stessa.
Caro Occidente che dovevi essere un faro per l’umanità tutta, e portare progresso e benessere a tutti gli uomini, ti prego, fermati, smetti di sfruttare i poveri per i tuoi desideri. Un figlio non è solo un irresistibile fagottino che sorride e ciuccia il latte e riempie di gioia la casa (almeno fino a che i genitori riescono a proiettarsi su di lui). Un figlio è una persona, che ha il diritto di avere un padre, maschio, e una madre, femmina, possibilmente stabili, e conoscibili. O, se adottato, ha il diritto comunque di sapere la sua storia, e di farci i conti. Non vediamo quanta infelicità e tristezza continuiamo a spargere dicendo di difendere i nostri diritti? Non capiamo che quando vogliamo essere noi a dettare le regole – la vita, la morte, la paternità e la maternità tanto per cominciare – finiamo solo per soffrire noi e far soffrire gli altri?
fonte: Avvenire del 6 agosto 2013[/quote]
Re: ancora una predica
Inviato: 06 ott 2013, 18:57
da Sandra
Sono tutti bravi a chiacchierare!
quote="spray78"]Caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
di Costanza Miriano
Caro bambino che per nove mesi hai ascoltato una voce che non sentirai mai più, che hai mischiato il tuo sangue con quello di una donna che non ti cambierà i pannolini né ti leggerà le storie né ti racconterà dei suoi nonni, di cui pure porterai memoria nelle tue cellule per tutta la vita; caro bambino che non hai succhiato il latte pronto nel seno per te, che hai dormito, scalciato, e vissuto per nove mesi sotto il cuore di una mamma che non ti accarezzerà mai, perché è stata pagata per sparire; caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
Cara madre surrogata che per nove mesi hai sentito un bambino diventare grande tra le tue viscere, nutrirsi di te, del tuo sangue e del tuo liquido amniotico, del tuo respiro e della tua carne; cara madre che in un minuto sei stata separata da un bambino forse tuo anche geneticamente, di certo tuo per il sangue e per il cuore, chiedo anche a te perdono a nome dell’umanità, perché certo hai accettato di fare una cosa più grande di te per necessità, prendendo pochi spicci di quelli che tu e il tuo bambino avete messo in movimento. Se sei ancora in tempo, ti chiedo se davvero non puoi vivere senza quei soldi, se non c’è un altro modo per evitare tanto dolore.
Cari genitori che certo avete tanto sofferto per il fatto di non poter avere figli naturalmente, perché sterili o perché omosessuali, credo di poter solo immaginare il vostro dolore per il vuoto della mancanza di un figlio, la gioia più immensa che si possa avere. Ma proprio per il dolore che avete vissuto dovreste soccorrere il dolore altrui, e non moltiplicarlo. Vi prego, fermatevi: i figli non sono un diritto, e anche se il vostro dolore è grande, un vuoto accolto può diventare apertura ai bisogni degli altri in molti altri modi, per esempio l’affido e l’adozione.
Cari medici che vi rendete complici di questa barbarie, che trattate le donne come scatole incubatrici e i bambini come grumi di cellule, pronti a scegliere gli embrioni come se sfogliaste un campionario di stoffe, che maneggiate la vita e la morte come se vi appartenessero, vi auguro di capire un giorno tutto il male che state facendo, tutta la morte che avete seminato, tutto il dolore, la tristezza, l’errore, la confusione. Vi auguro di capirlo in tempo prima che la morte che portate dentro e che vi ha avvelenati abbia su di voi l’ultima parola, per sempre.
Care femministe che vi battete giustamente contro ogni forma di violenza e sfruttamento delle donne, vi chiedo di prendervi a cuore anche questa battaglia, perché non esistono una violenza e uno sfruttamento più grandi da infliggere a una donna, che quello di portarle via dal grembo il suo bambino. La nostra natura, la nostra grandezza di donne sta nell’essere a custodia e difesa della vita quando è più debole, e nessuna donna che abbia generato un figlio può non saperlo. Anche se dovesse averlo abortito, magari perché sola, in difficoltà, ingannata, non potrà un giorno evitarsi il terribile dolore di capire che ha ucciso quanto di più prezioso le era stato donato. Ogni donna sa, anche quando è troppo doloroso ammetterlo, che uccidendo suo figlio uccide se stessa.
Caro Occidente che dovevi essere un faro per l’umanità tutta, e portare progresso e benessere a tutti gli uomini, ti prego, fermati, smetti di sfruttare i poveri per i tuoi desideri. Un figlio non è solo un irresistibile fagottino che sorride e ciuccia il latte e riempie di gioia la casa (almeno fino a che i genitori riescono a proiettarsi su di lui). Un figlio è una persona, che ha il diritto di avere un padre, maschio, e una madre, femmina, possibilmente stabili, e conoscibili. O, se adottato, ha il diritto comunque di sapere la sua storia, e di farci i conti. Non vediamo quanta infelicità e tristezza continuiamo a spargere dicendo di difendere i nostri diritti? Non capiamo che quando vogliamo essere noi a dettare le regole – la vita, la morte, la paternità e la maternità tanto per cominciare – finiamo solo per soffrire noi e far soffrire gli altri?
fonte: Avvenire del 6 agosto 2013[/quote]
Re: ancora una predica
Inviato: 07 ott 2013, 10:44
da Sissi81TS
cara Costanza,
è evidente che lei non sa( e le auguro di non saperlo mai), cosa si prova a sentirsi dire " lei è sterile, il suo utero non potrà mai ospitare una gravidanza, e nè lei potrà mai produrre ovuli suoi. Beh, il suo articolo mi fa alquanto incavolare, io che ho solo 32 anni, una vita davanti, un uomo che amo tanto e che vorrei rendere padre, ma che per un crudele destino, ( che per carità, mi ha permesso di essere ancora qui, a discapito della mia fertilità), non potrò rendere completamente felice.
Lei non sa evidentemente che cosa si prova a sentirsi dire "l'adozione per lei è un percorso quasi impossibile", perchè a causa delle stesse leggi del SUO PAESE, che è anche il mio, e aggiungo PURTROPPO, un'invalida al 75% come me, con tutto quello che ha passato, non potrà garantire la lungovivenza necessaria per adottare un esserino che attende solo di essere amato. Questo stesso Paese che ora si sta battendo per garantire le adozioni e i matrimoni gay...... quante battaglie ....quanto falso moralismo e perbenismo si spande tra le righe dei quotidiani e sulle bocche dei ben pensanti come lei.
Ma allora perchè....considerate UMANO e NATURALE far portare in grembo ad una donna un bambino che poi verrà cresciuto dai gay..... e poi vi scandalizzate per chi, come me, vuole semplicemente arrivare a ricoprire il ruolo NATURALE che le è stato assegnato in quanto la DONNA è per natura MAMMA???
non ci vedo niente di strano mi dispiace.
Mi disgustano le sue parole....tanto più che arrivano da una "DONNA".
PS. scusate lo sfogo e magari le divagazioni fuori luogo...ma quest'argomento mi fa imbestialire ogni volta.
Vi abbraccio.
spray78 ha scritto:Caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
di Costanza Miriano
Caro bambino che per nove mesi hai ascoltato una voce che non sentirai mai più, che hai mischiato il tuo sangue con quello di una donna che non ti cambierà i pannolini né ti leggerà le storie né ti racconterà dei suoi nonni, di cui pure porterai memoria nelle tue cellule per tutta la vita; caro bambino che non hai succhiato il latte pronto nel seno per te, che hai dormito, scalciato, e vissuto per nove mesi sotto il cuore di una mamma che non ti accarezzerà mai, perché è stata pagata per sparire; caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
Cara madre surrogata che per nove mesi hai sentito un bambino diventare grande tra le tue viscere, nutrirsi di te, del tuo sangue e del tuo liquido amniotico, del tuo respiro e della tua carne; cara madre che in un minuto sei stata separata da un bambino forse tuo anche geneticamente, di certo tuo per il sangue e per il cuore, chiedo anche a te perdono a nome dell’umanità, perché certo hai accettato di fare una cosa più grande di te per necessità, prendendo pochi spicci di quelli che tu e il tuo bambino avete messo in movimento. Se sei ancora in tempo, ti chiedo se davvero non puoi vivere senza quei soldi, se non c’è un altro modo per evitare tanto dolore.
Cari genitori che certo avete tanto sofferto per il fatto di non poter avere figli naturalmente, perché sterili o perché omosessuali, credo di poter solo immaginare il vostro dolore per il vuoto della mancanza di un figlio, la gioia più immensa che si possa avere. Ma proprio per il dolore che avete vissuto dovreste soccorrere il dolore altrui, e non moltiplicarlo. Vi prego, fermatevi: i figli non sono un diritto, e anche se il vostro dolore è grande, un vuoto accolto può diventare apertura ai bisogni degli altri in molti altri modi, per esempio l’affido e l’adozione.
Cari medici che vi rendete complici di questa barbarie, che trattate le donne come scatole incubatrici e i bambini come grumi di cellule, pronti a scegliere gli embrioni come se sfogliaste un campionario di stoffe, che maneggiate la vita e la morte come se vi appartenessero, vi auguro di capire un giorno tutto il male che state facendo, tutta la morte che avete seminato, tutto il dolore, la tristezza, l’errore, la confusione. Vi auguro di capirlo in tempo prima che la morte che portate dentro e che vi ha avvelenati abbia su di voi l’ultima parola, per sempre.
Care femministe che vi battete giustamente contro ogni forma di violenza e sfruttamento delle donne, vi chiedo di prendervi a cuore anche questa battaglia, perché non esistono una violenza e uno sfruttamento più grandi da infliggere a una donna, che quello di portarle via dal grembo il suo bambino. La nostra natura, la nostra grandezza di donne sta nell’essere a custodia e difesa della vita quando è più debole, e nessuna donna che abbia generato un figlio può non saperlo. Anche se dovesse averlo abortito, magari perché sola, in difficoltà, ingannata, non potrà un giorno evitarsi il terribile dolore di capire che ha ucciso quanto di più prezioso le era stato donato. Ogni donna sa, anche quando è troppo doloroso ammetterlo, che uccidendo suo figlio uccide se stessa.
Caro Occidente che dovevi essere un faro per l’umanità tutta, e portare progresso e benessere a tutti gli uomini, ti prego, fermati, smetti di sfruttare i poveri per i tuoi desideri. Un figlio non è solo un irresistibile fagottino che sorride e ciuccia il latte e riempie di gioia la casa (almeno fino a che i genitori riescono a proiettarsi su di lui). Un figlio è una persona, che ha il diritto di avere un padre, maschio, e una madre, femmina, possibilmente stabili, e conoscibili. O, se adottato, ha il diritto comunque di sapere la sua storia, e di farci i conti. Non vediamo quanta infelicità e tristezza continuiamo a spargere dicendo di difendere i nostri diritti? Non capiamo che quando vogliamo essere noi a dettare le regole – la vita, la morte, la paternità e la maternità tanto per cominciare – finiamo solo per soffrire noi e far soffrire gli altri?
fonte: Avvenire del 6 agosto 2013
Re: ancora una predica
Inviato: 08 ott 2013, 18:32
da spray78
Carissima sissi, non sapevo tutti questi dettagli, mi dispiace tantissimo!
Sei una persona stupenda !
Ti abbraccio forte!
]cara Costanza,
è evidente che lei non sa( e le auguro di non saperlo mai), cosa si prova a sentirsi dire " lei è sterile, il suo utero non potrà mai ospitare una gravidanza, e nè lei potrà mai produrre ovuli suoi. Beh, il suo articolo mi fa alquanto incavolare, io che ho solo 32 anni, una vita davanti, un uomo che amo tanto e che vorrei rendere padre, ma che per un crudele destino, ( che per carità, mi ha permesso di essere ancora qui, a discapito della mia fertilità), non potrò rendere completamente felice.
Lei non sa evidentemente che cosa si prova a sentirsi dire "l'adozione per lei è un percorso quasi impossibile", perchè a causa delle stesse leggi del SUO PAESE, che è anche il mio, e aggiungo PURTROPPO, un'invalida al 75% come me, con tutto quello che ha passato, non potrà garantire la lungovivenza necessaria per adottare un esserino che attende solo di essere amato. Questo stesso Paese che ora si sta battendo per garantire le adozioni e i matrimoni gay...... quante battaglie ....quanto falso moralismo e perbenismo si spande tra le righe dei quotidiani e sulle bocche dei ben pensanti come lei.
Ma allora perchè....considerate UMANO e NATURALE far portare in grembo ad una donna un bambino che poi verrà cresciuto dai gay..... e poi vi scandalizzate per chi, come me, vuole semplicemente arrivare a ricoprire il ruolo NATURALE che le è stato assegnato in quanto la DONNA è per natura MAMMA???
non ci vedo niente di strano mi dispiace.
Mi disgustano le sue parole....tanto più che arrivano da una "DONNA".
PS. scusate lo sfogo e magari le divagazioni fuori luogo...ma quest'argomento mi fa imbestialire ogni volta.
Vi abbraccio.
spray78 ha scritto:Caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
di Costanza Miriano
Caro bambino che per nove mesi hai ascoltato una voce che non sentirai mai più, che hai mischiato il tuo sangue con quello di una donna che non ti cambierà i pannolini né ti leggerà le storie né ti racconterà dei suoi nonni, di cui pure porterai memoria nelle tue cellule per tutta la vita; caro bambino che non hai succhiato il latte pronto nel seno per te, che hai dormito, scalciato, e vissuto per nove mesi sotto il cuore di una mamma che non ti accarezzerà mai, perché è stata pagata per sparire; caro bambino nato da un utero in affitto, ti chiedo perdono a nome dell’umanità.
Cara madre surrogata che per nove mesi hai sentito un bambino diventare grande tra le tue viscere, nutrirsi di te, del tuo sangue e del tuo liquido amniotico, del tuo respiro e della tua carne; cara madre che in un minuto sei stata separata da un bambino forse tuo anche geneticamente, di certo tuo per il sangue e per il cuore, chiedo anche a te perdono a nome dell’umanità, perché certo hai accettato di fare una cosa più grande di te per necessità, prendendo pochi spicci di quelli che tu e il tuo bambino avete messo in movimento. Se sei ancora in tempo, ti chiedo se davvero non puoi vivere senza quei soldi, se non c’è un altro modo per evitare tanto dolore.
Cari genitori che certo avete tanto sofferto per il fatto di non poter avere figli naturalmente, perché sterili o perché omosessuali, credo di poter solo immaginare il vostro dolore per il vuoto della mancanza di un figlio, la gioia più immensa che si possa avere. Ma proprio per il dolore che avete vissuto dovreste soccorrere il dolore altrui, e non moltiplicarlo. Vi prego, fermatevi: i figli non sono un diritto, e anche se il vostro dolore è grande, un vuoto accolto può diventare apertura ai bisogni degli altri in molti altri modi, per esempio l’affido e l’adozione.
Cari medici che vi rendete complici di questa barbarie, che trattate le donne come scatole incubatrici e i bambini come grumi di cellule, pronti a scegliere gli embrioni come se sfogliaste un campionario di stoffe, che maneggiate la vita e la morte come se vi appartenessero, vi auguro di capire un giorno tutto il male che state facendo, tutta la morte che avete seminato, tutto il dolore, la tristezza, l’errore, la confusione. Vi auguro di capirlo in tempo prima che la morte che portate dentro e che vi ha avvelenati abbia su di voi l’ultima parola, per sempre.
Care femministe che vi battete giustamente contro ogni forma di violenza e sfruttamento delle donne, vi chiedo di prendervi a cuore anche questa battaglia, perché non esistono una violenza e uno sfruttamento più grandi da infliggere a una donna, che quello di portarle via dal grembo il suo bambino. La nostra natura, la nostra grandezza di donne sta nell’essere a custodia e difesa della vita quando è più debole, e nessuna donna che abbia generato un figlio può non saperlo. Anche se dovesse averlo abortito, magari perché sola, in difficoltà, ingannata, non potrà un giorno evitarsi il terribile dolore di capire che ha ucciso quanto di più prezioso le era stato donato. Ogni donna sa, anche quando è troppo doloroso ammetterlo, che uccidendo suo figlio uccide se stessa.
Caro Occidente che dovevi essere un faro per l’umanità tutta, e portare progresso e benessere a tutti gli uomini, ti prego, fermati, smetti di sfruttare i poveri per i tuoi desideri. Un figlio non è solo un irresistibile fagottino che sorride e ciuccia il latte e riempie di gioia la casa (almeno fino a che i genitori riescono a proiettarsi su di lui). Un figlio è una persona, che ha il diritto di avere un padre, maschio, e una madre, femmina, possibilmente stabili, e conoscibili. O, se adottato, ha il diritto comunque di sapere la sua storia, e di farci i conti. Non vediamo quanta infelicità e tristezza continuiamo a spargere dicendo di difendere i nostri diritti? Non capiamo che quando vogliamo essere noi a dettare le regole – la vita, la morte, la paternità e la maternità tanto per cominciare – finiamo solo per soffrire noi e far soffrire gli altri?
fonte: Avvenire del 6 agosto 2013
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