Congo
Inviato: 03 giu 2015, 11:21
Siamo in Congo da ieri e Trésor è con noi [...]. Abbiamo una camera tutta per noi, come le altre famiglie venute qui per le adozioni. Il caldo equatoriale è insopportabile e rallenta i movimenti, le grosse zanzare africane mi spaventano: chissà che malattie portano. Ma sono felice. Trésor dorme tra me e mio marito, così dolce e fiducioso da lasciarci senza fiato. E' stato abbandonato a pochi mesi, ha sempre vissuto in un orfanotrofio e non ha parenti: deve essere molto forte e generoso per averci aperto subito le braccia.
Non vediamo l’ora di tornarcene a casa dove ci aspettano parenti e amici per festeggiare l’arrivo del piccolo. Il nostro soggiorno africano dovrebbe durare al massimo un paio di settimane per completare un iter burocratico iniziato mesi e mesi prima. Ma perché, allora, dopo 14 giorni non ci fanno partire? Perché ci tengono chiusi in questa oasi senza darci spiegazioni? Perché nessuno riesce ad avere notizie attendibili? Ci sono 31 bambini che dovrebbero venire in Italia. Che cosa sta succedendo?
«Alcuni dossier non sono in ordine», ci spiegano all’ambasciata. «Non si tratta di documenti di famiglie italiane. Ma il governo di Kinshasa ha deciso di sospendere tutte le adozioni di attesa in vederci più chiaro». Una doccia gelata. Nonostante le rassicurazioni, iniziamo a rosolare sulla graticola. Ricordo con chiarezza l’impegno da parte del ministero e soprattutto del responsabile dell’Unità di crisi della Farnesina, Edoardo Pucci, lo rivedo muoversi con decisione, incontrare le persone che contano nell’ambasciata e poi tornare a riferirci. L’attesa non ci fa bene, lo stress ci rende sospettosi e impauriti. La sera, senza farmi sentire da Trésor, piango disperata. Perdo quattro chili in meno di un mese. Mi sento fragile, intrappolata, incerta. Mio marito, esce [...] per fare un po’ di spesa nel supermercato, ma a noi è fortemente sconsigliato: «Per la vostra sicurezza», ci spiegano. Ci sono militari ovunque e non vedrebbero di buon occhio adulti bianchi assieme a bambini africani. Costretta a questa permanenza forzata, vorrei almeno poter dare un’occhiata al Paese di mio figlio. Ma vedo ben poco. Soltanto una capitale caotica e sterminata, afflitta da gravi problemi, uno su tutto la povertà. E tra strade sterrate, militari sospettosi e un numero altissimo di lustrascarpe, ci sono centinaia di bambini soli. Non è un caso se il Congo ha una richiesta altissima di adozioni da tutto il mondo.
Non vediamo l’ora di tornarcene a casa dove ci aspettano parenti e amici per festeggiare l’arrivo del piccolo. Il nostro soggiorno africano dovrebbe durare al massimo un paio di settimane per completare un iter burocratico iniziato mesi e mesi prima. Ma perché, allora, dopo 14 giorni non ci fanno partire? Perché ci tengono chiusi in questa oasi senza darci spiegazioni? Perché nessuno riesce ad avere notizie attendibili? Ci sono 31 bambini che dovrebbero venire in Italia. Che cosa sta succedendo?
«Alcuni dossier non sono in ordine», ci spiegano all’ambasciata. «Non si tratta di documenti di famiglie italiane. Ma il governo di Kinshasa ha deciso di sospendere tutte le adozioni di attesa in vederci più chiaro». Una doccia gelata. Nonostante le rassicurazioni, iniziamo a rosolare sulla graticola. Ricordo con chiarezza l’impegno da parte del ministero e soprattutto del responsabile dell’Unità di crisi della Farnesina, Edoardo Pucci, lo rivedo muoversi con decisione, incontrare le persone che contano nell’ambasciata e poi tornare a riferirci. L’attesa non ci fa bene, lo stress ci rende sospettosi e impauriti. La sera, senza farmi sentire da Trésor, piango disperata. Perdo quattro chili in meno di un mese. Mi sento fragile, intrappolata, incerta. Mio marito, esce [...] per fare un po’ di spesa nel supermercato, ma a noi è fortemente sconsigliato: «Per la vostra sicurezza», ci spiegano. Ci sono militari ovunque e non vedrebbero di buon occhio adulti bianchi assieme a bambini africani. Costretta a questa permanenza forzata, vorrei almeno poter dare un’occhiata al Paese di mio figlio. Ma vedo ben poco. Soltanto una capitale caotica e sterminata, afflitta da gravi problemi, uno su tutto la povertà. E tra strade sterrate, militari sospettosi e un numero altissimo di lustrascarpe, ci sono centinaia di bambini soli. Non è un caso se il Congo ha una richiesta altissima di adozioni da tutto il mondo.