INFEZIONI VULVOVAGINALI
Inviato: 20 giu 2015, 11:21
VAGINOSI BATTERICA
VAGINITI DA CANDIDA
VAGINITE DA TRICHOMONAS
ULCERE GENITALI DA HERPES SIMPLEX
VERRUCHE GENITALI DA PAPILLOMAVIRUS UMANO
Introduzione
Le infezioni vulvovaginali interessano principalmente la mucosa vaginale e secondariamente la vulva. Le comuni infezioni vaginali sono trattate oltre e nella Tab. 238-1. Le cause meno frequenti includono alcuni batteri come la N. gonorrhoeae, la Chlamydia trachomatis, il Mycoplasma hominis, gli streptococchi, l'E. coli e gli stafilococchi; i corpi estranei; alcuni virus (p. es., l'herpes simplex); le fistole; le radiazioni; e le neoplasie del tratto genitale. Una perdita acquosa, specialmente se ematica, indica una neoplasia maligna. Le altre cause non infettive di sanguinamento includono i polipi cervicali (dopo il coito) e l'atrofia vaginale (tipica dopo la menopausa).
VAGINOSI BATTERICA
La vaginosi batterica rappresenta il 60% di tutte le infezioni vulvovaginali. La concentrazione dei patogeni anaerobi (Bacteroides sp, Peptostreptococcus sp, Gardnerella vaginalis e G. mobiluncus) aumenta da dieci a cento volte. I fattori di rischio per lo sviluppo di questa infezione includono la presenza di una STD, i numerosi partner sessuali e l'uso di un dispositivo intrauterino (IUD).
Sintomi, segni e diagnosi
Il sintomo più comune è costituito dalle perdite maleodoranti; sono frequenti anche il prurito e l'irritazione. L'odore amminico (di pesce) spesso diventa molto forte quando si verifica un'alcalinizzazione delle perdite, dopo il coito e le mestruazioni. L'arrossamento e l'edema sono rari.
La diagnosi viene fatta durante l'esame della pelvi. Il medico osserva la vagina, misura il pH e, usando uno speculum lubrificato con acqua, ottiene un campione con un bastoncino che ha la punta di cotone. Gli indizi iniziali sono rappresentati da una perdita grigiastra e omogenea e da un pH > 4,5. Si preparano dei vetrini bagnati con una soluzione salina e con una soluzione di potassio: il campione prelevato viene diviso tra i due vetrini e diluito con cloruro di sodio allo 0,9% su un vetrino e con idrossido di potassio sull'altro; quest'ultimo campione viene testato per l'odore di pesce (test dell'odore). All'esame microscopico, la presenza di cellule indiziarie (batteri aderenti alle cellule epiteliali di cui oscurano i margini cellulari) indica la vaginosi batterica. La presenza di tre dei quattro criteri (perdite grigiastre, pH > 4,5, odore di pesce e cellule indiziarie) è diagnostica. La presenza di GB su un vetrino indica un'infezione concomitante, come la gonorrea o l'infezione da chlamydia e richiede un esame colturale. Quest'ultimo non è consigliato di routine perché il 50-60% delle donne è portatore della G. vaginalis ed è asintomatico.
Terapia
Il metronidazolo per via orale, 250 mg tid o 500 mg bid per 7 gg, è efficace e ha rappresentato la terapia standard per anni. Tuttavia, il gel vaginale di metronidazolo allo 0,75%, applicato giornalmente per 5 gg o la crema vaginale di clindamicina al 2%, applicata giornalmente per 7 gg hanno meno effetti collaterali sistemici e un'uguale efficacia. Le donne che usano la crema alla clindamicina non possono usare i prodotti di lattice (cioè, i profilattici o il diaframma) per la contraccezione perché il farmaco indebolisce il lattice e aumentano le probabilità di una gravidanza. Il trattamento dei partner sessuali non è raccomandato dai Centers for Disease Control and Prevention.
Sebbene la vaginosi batterica sia, di solito, considerata un'infezione non consequenziale, è sempre più frequentemente associata a una malattia pelvica infiammatoria, a un'endometrite postabortiva, all'infezione del fondo vaginale dopo intervento di isterectomia, a una corioamnionite, a una endometrite post-partum, alla rottura prematura delle membrane, al travaglio pre-termine e alla nascita pre-termine. La profilassi preoperatoria riduce l'incidenza di endometriti postabortive. Il trattamento in corso di gravidanza non ha dimostrato di migliorare l'esito della gravidanza.
VAGINITI DA CANDIDA
VAGINITE DA TRICHOMONAS
ULCERE GENITALI DA HERPES SIMPLEX
VERRUCHE GENITALI DA PAPILLOMAVIRUS UMANO
Introduzione
Le infezioni vulvovaginali interessano principalmente la mucosa vaginale e secondariamente la vulva. Le comuni infezioni vaginali sono trattate oltre e nella Tab. 238-1. Le cause meno frequenti includono alcuni batteri come la N. gonorrhoeae, la Chlamydia trachomatis, il Mycoplasma hominis, gli streptococchi, l'E. coli e gli stafilococchi; i corpi estranei; alcuni virus (p. es., l'herpes simplex); le fistole; le radiazioni; e le neoplasie del tratto genitale. Una perdita acquosa, specialmente se ematica, indica una neoplasia maligna. Le altre cause non infettive di sanguinamento includono i polipi cervicali (dopo il coito) e l'atrofia vaginale (tipica dopo la menopausa).
VAGINOSI BATTERICA
La vaginosi batterica rappresenta il 60% di tutte le infezioni vulvovaginali. La concentrazione dei patogeni anaerobi (Bacteroides sp, Peptostreptococcus sp, Gardnerella vaginalis e G. mobiluncus) aumenta da dieci a cento volte. I fattori di rischio per lo sviluppo di questa infezione includono la presenza di una STD, i numerosi partner sessuali e l'uso di un dispositivo intrauterino (IUD).
Sintomi, segni e diagnosi
Il sintomo più comune è costituito dalle perdite maleodoranti; sono frequenti anche il prurito e l'irritazione. L'odore amminico (di pesce) spesso diventa molto forte quando si verifica un'alcalinizzazione delle perdite, dopo il coito e le mestruazioni. L'arrossamento e l'edema sono rari.
La diagnosi viene fatta durante l'esame della pelvi. Il medico osserva la vagina, misura il pH e, usando uno speculum lubrificato con acqua, ottiene un campione con un bastoncino che ha la punta di cotone. Gli indizi iniziali sono rappresentati da una perdita grigiastra e omogenea e da un pH > 4,5. Si preparano dei vetrini bagnati con una soluzione salina e con una soluzione di potassio: il campione prelevato viene diviso tra i due vetrini e diluito con cloruro di sodio allo 0,9% su un vetrino e con idrossido di potassio sull'altro; quest'ultimo campione viene testato per l'odore di pesce (test dell'odore). All'esame microscopico, la presenza di cellule indiziarie (batteri aderenti alle cellule epiteliali di cui oscurano i margini cellulari) indica la vaginosi batterica. La presenza di tre dei quattro criteri (perdite grigiastre, pH > 4,5, odore di pesce e cellule indiziarie) è diagnostica. La presenza di GB su un vetrino indica un'infezione concomitante, come la gonorrea o l'infezione da chlamydia e richiede un esame colturale. Quest'ultimo non è consigliato di routine perché il 50-60% delle donne è portatore della G. vaginalis ed è asintomatico.
Terapia
Il metronidazolo per via orale, 250 mg tid o 500 mg bid per 7 gg, è efficace e ha rappresentato la terapia standard per anni. Tuttavia, il gel vaginale di metronidazolo allo 0,75%, applicato giornalmente per 5 gg o la crema vaginale di clindamicina al 2%, applicata giornalmente per 7 gg hanno meno effetti collaterali sistemici e un'uguale efficacia. Le donne che usano la crema alla clindamicina non possono usare i prodotti di lattice (cioè, i profilattici o il diaframma) per la contraccezione perché il farmaco indebolisce il lattice e aumentano le probabilità di una gravidanza. Il trattamento dei partner sessuali non è raccomandato dai Centers for Disease Control and Prevention.
Sebbene la vaginosi batterica sia, di solito, considerata un'infezione non consequenziale, è sempre più frequentemente associata a una malattia pelvica infiammatoria, a un'endometrite postabortiva, all'infezione del fondo vaginale dopo intervento di isterectomia, a una corioamnionite, a una endometrite post-partum, alla rottura prematura delle membrane, al travaglio pre-termine e alla nascita pre-termine. La profilassi preoperatoria riduce l'incidenza di endometriti postabortive. Il trattamento in corso di gravidanza non ha dimostrato di migliorare l'esito della gravidanza.