la crioconservazione degli ovociti
Inviato: 19 lug 2015, 13:02
La crioconservazione dei gameti può essere di grande importanza in cicli di PMA.
Mentre però sono ottimi i risultati con gli spermatozoi, sussistono delle difficoltà nella conservazione degli ovociti. Si è osservato infatti che dopo lo scongelamento questi risultano spesso danneggiati, con conseguente riduzione delle percentuali di successo.
La questione è particolarmente importante per quei paesi che non consentono la conservazione di embrioni, come l’Italia. La formulazione originaria della legge 40 infatti vieta il congelamento e la soppressione di embrioni, limitando la possibilità di produrre solo quelli necessari ad un impianto contemporaneo, non superiore al numero di tre. Le recenti sentenze però hanno di fatto liberalizzato la produzione (e di conseguenza il congelamento) di un numero di embrioni a discrezione del medico che effettua la fecondazione, nell’ottica di salvaguardare la donna e la sua salute, di evitare inutili e ripetute stimolazioni e di massimizzare le percentuali di successo (con l’impianto di più di tre embrioni, per alcuni casi particolari).
Un altro ambito in cui è importante la conservazione degli ovociti è la salvaguardia del potenziale riproduttivo per donne che devono sottoporsi a cure anti tumorali, dato che chemioterapie e radioterapie possono distruggere parte della riserva. Stesso discorso vale per alcune patologie, come malattie autoimmuni, frequenti cisti ovariche o infiammazioni del colon. La paziente può incorrere nella sindrome della menopausa precoce, per cui prelevare e conservare gli ovociti può rivelarsi importantissimo per il raggiungimento di future gravidanze.
Per questa ragione si continua a sviluppare la ricerca, per arrivare a mettere a punto delle tecniche che consentano di scongelare gli ovociti ed utilizzarli, limitando al minimo il tasso di degenerazione e di mancate fecondazioni o impianti.
Al momento vengono utilizzate due tecniche: una tradizionale, di congelamento lento e una più moderna, che usa un congelamento rapido (vitrificazione).
Mentre però sono ottimi i risultati con gli spermatozoi, sussistono delle difficoltà nella conservazione degli ovociti. Si è osservato infatti che dopo lo scongelamento questi risultano spesso danneggiati, con conseguente riduzione delle percentuali di successo.
La questione è particolarmente importante per quei paesi che non consentono la conservazione di embrioni, come l’Italia. La formulazione originaria della legge 40 infatti vieta il congelamento e la soppressione di embrioni, limitando la possibilità di produrre solo quelli necessari ad un impianto contemporaneo, non superiore al numero di tre. Le recenti sentenze però hanno di fatto liberalizzato la produzione (e di conseguenza il congelamento) di un numero di embrioni a discrezione del medico che effettua la fecondazione, nell’ottica di salvaguardare la donna e la sua salute, di evitare inutili e ripetute stimolazioni e di massimizzare le percentuali di successo (con l’impianto di più di tre embrioni, per alcuni casi particolari).
Un altro ambito in cui è importante la conservazione degli ovociti è la salvaguardia del potenziale riproduttivo per donne che devono sottoporsi a cure anti tumorali, dato che chemioterapie e radioterapie possono distruggere parte della riserva. Stesso discorso vale per alcune patologie, come malattie autoimmuni, frequenti cisti ovariche o infiammazioni del colon. La paziente può incorrere nella sindrome della menopausa precoce, per cui prelevare e conservare gli ovociti può rivelarsi importantissimo per il raggiungimento di future gravidanze.
Per questa ragione si continua a sviluppare la ricerca, per arrivare a mettere a punto delle tecniche che consentano di scongelare gli ovociti ed utilizzarli, limitando al minimo il tasso di degenerazione e di mancate fecondazioni o impianti.
Al momento vengono utilizzate due tecniche: una tradizionale, di congelamento lento e una più moderna, che usa un congelamento rapido (vitrificazione).