Translucenza nucale: cos’è e a cosa serve
Inviato: 28 ago 2015, 17:38
La translucenza nucale è un test di diagnosi prenatale teso a fornire alla gestante, una percentuale probabilistica circa la presenza di alcune malformazioni genetiche e cromosomiche come: la Sindrome di Down (trisonomia 21)e le meno frequenti trisonomia 13 e trisonomia 18.
Quali vantaggi presenta?
Il vantaggio della translucenza nucale consta nel fatto che è un esame non invasivo e, se incrociato con i risultati ematici del bitest, fornisce dei risultati piuttosto precisi. Queste caratteristiche fanno sì che, molte coppie, prima di ricorrere all’esame dell’amniocentesi (dal risultato certo ma sicuramente più invasivo), decidono di fare del valore probabilistico la base su cui poggiare le successive decisioni.
Come si esegue la translucenza nucale?
La procedura di esecuzione è molto semplice e, sostanziandosi in una semplice ecografia, è assolutamente indolore per la gestante ed innocua per il feto.
Pur seguendo lo stesso iter di una normale ecografia, la translucenza nucale è un esame diagnostico probabilistico eseguito al fine di misurare un dato ben preciso: il versamento di fluido che, nel periodo utile per la sua misurazione, confluisce nella parte posteriore della nuca del feto.
Quando va effettuata?
L’epoca gestazionale perfetta per eseguire la translucenza nucale è quello intercorrente tra l’11° e la fine della 13° settimana di gestazione. Questo, infatti, è il periodo di gravidanza in cui questa concentrazione di fluido raggiunge lo spessore maggiore ed è quindi visibile in modo più nitido e chiaro.
I range di valori all’interno dei quali lo spessore della plica nucale può essere considerata normale, variano in base ad alcuni elementi quali:
l’età della gestante;
l’epoca di gestazione in cui si esegue la translucenza nucale.
Tuttavia si può affermare che, quanto maggiore è lo spessore della plica nucale, tanto più elevata è la probabilità che il piccolo presenti problemi cardiaci congeniti o anomalie cromosomiche.
Ovviamente anche lo strumento ecografico utilizzato e la competenza del professionista che esegue l’esame giocano un ruolo fondamentale; un semplice millimetro in più, infatti, può suonare come un campanello d’allarme!
Durante l’esame l’operatore misurerà lo spessore più volte, al fine di ottenere differenti angolazioni della testa ed avvicinarsi così,il più possibile, al risultato definitivo.
Quali vantaggi presenta?
Il vantaggio della translucenza nucale consta nel fatto che è un esame non invasivo e, se incrociato con i risultati ematici del bitest, fornisce dei risultati piuttosto precisi. Queste caratteristiche fanno sì che, molte coppie, prima di ricorrere all’esame dell’amniocentesi (dal risultato certo ma sicuramente più invasivo), decidono di fare del valore probabilistico la base su cui poggiare le successive decisioni.
Come si esegue la translucenza nucale?
La procedura di esecuzione è molto semplice e, sostanziandosi in una semplice ecografia, è assolutamente indolore per la gestante ed innocua per il feto.
Pur seguendo lo stesso iter di una normale ecografia, la translucenza nucale è un esame diagnostico probabilistico eseguito al fine di misurare un dato ben preciso: il versamento di fluido che, nel periodo utile per la sua misurazione, confluisce nella parte posteriore della nuca del feto.
Quando va effettuata?
L’epoca gestazionale perfetta per eseguire la translucenza nucale è quello intercorrente tra l’11° e la fine della 13° settimana di gestazione. Questo, infatti, è il periodo di gravidanza in cui questa concentrazione di fluido raggiunge lo spessore maggiore ed è quindi visibile in modo più nitido e chiaro.
I range di valori all’interno dei quali lo spessore della plica nucale può essere considerata normale, variano in base ad alcuni elementi quali:
l’età della gestante;
l’epoca di gestazione in cui si esegue la translucenza nucale.
Tuttavia si può affermare che, quanto maggiore è lo spessore della plica nucale, tanto più elevata è la probabilità che il piccolo presenti problemi cardiaci congeniti o anomalie cromosomiche.
Ovviamente anche lo strumento ecografico utilizzato e la competenza del professionista che esegue l’esame giocano un ruolo fondamentale; un semplice millimetro in più, infatti, può suonare come un campanello d’allarme!
Durante l’esame l’operatore misurerà lo spessore più volte, al fine di ottenere differenti angolazioni della testa ed avvicinarsi così,il più possibile, al risultato definitivo.