Come gestire la rabbia dei bambini, 9 consigli infallibili
Inviato: 03 mag 2016, 23:47
Il bimbo più tranquillo, a partire dai due anni, improvvisamente, in alcune situazioni, si trasforma in una piccola furia che urla e strepita. I genitori rimangono spiazzati ma è tutto normale: la rabbia è un segnale di crescita. Come comportarsi? Basta mantenere la calma e lasciare che la tempesta passi
Il tenero pargolo di ieri, dopo la sua seconda candelina, ha iniziato a dare in escandescenze. All'improvviso, nel corso della giornata, per le ragioni più svariate e 'pittoresche' (talvolta misteriose e incomprensibili!) dal punto di vista dell'adulto, l'ex angelo si trasforma in una creatura che urla e strepita. Piange, protesta e si oppone strenuamente, con tutte le sue forze, a ogni strategia pacificatoria di mamma e papà.
Uno scenario che ogni genitore ha ben presente e, spesso, alle prime esplosioni di stizza del bimbo, lascia perplessi. “L'adulto fa fatica perché non si immagina la rabbia di un piccolo che per due anni o più è stato un tesoro e ora si butta per terra e non accetta i confini”, dice Giuliana Franchini, psicologa e psicoterapeuta, autrice di numerosi libri (con Giuseppe Maiolo, Le carte di Ciripò, Giocare e inventare storie con le emozioni, Centro Studi Erickson).
Certo, non è facile per l'adulto affrontare al meglio l'espressione di un'emozione così forte, ma la rabbia è una manifestazione del tutto 'normale', una tappa della crescita di ogni bimbo. A partire dai 2 anni, infatti, spesso per tutto il periodo prescolare, il bimbo è travolto da questi stati di ira.
La 'burrasca' può scoppiare, in modo inaspettato, in qualsiasi luogo e per mille cause diverse: una torre di mattoncini che crolla, il peluche scomparso, un 'no' del genitore ('Ora è tardi, basta parco, andiamo a casa!')... Come mai accade e cosa significa?
1 La rabbia è un segnale positivo: il piccolo sta crescendo
Il genitore si sente spiazzato di fronte al figlio che piange disperato e scalpita, tuttavia non c'è motivo di preoccuparsi. “È un grande segnale positivo, il bimbo sta crescendo e scopre il proprio io, impara chi è e cosa vuole – spiega la psicologa. Ma per farlo, si trova in uno stato di continua lotta, fa fatica a decidere perché non sa bene cosa vuole davvero.
Per noi adulti, per esempio, se fa freddo, è immediato pensare di indossare una giacca pesante poiché l'abbiamo imparato, per un bimbo, invece, non è così facile: non ha ancora abbastanza esperienza.
Quindi, vive, spesso, un conflitto tra emozioni diverse, un'alternanza tra 'voglio' e 'non-voglio' quando, per esempio, il genitore gli dice 'no'.”, dice Franchini.
2 Il bambino si oppone ma non vivetela come una provocazione nei vostri confronti
Quando iniziano le 'prime scene', l'atteggiamento del bimbo, spesso, risulta molto difficile da accettare per l'adulto. Tanto che c'è chi afferma di non riconoscere più il pargolo che è diventato un piccolo mostro.
“ In realtà, il genitore non dovrebbe viverlo come un attacco da parte del bambino– spiega Giuliana Franchini. La sperimentazione passa attraverso ogni momento della vita quotidiana.
La caparbietà è una caratteristica dell'infanzia, proprio perché il piccolo deve sperimentare la sua autonomia”.
3 Quando scoppia la rabbia, aspettate che passi
Una situazione abbastanza tipica (e frequente), per esempio, che innesca una reazione esplosiva nel bimbo è la 'scomparsa' (una vera tragedia!) di un giocattolo a cui tiene molto in quel particolare momento. Ma anche un piccolo incidente mentre gioca (una costruzione che crolla) può dare adito a una vera 'emergenza'.
Come dovrebbe comportarsi, in questi casi, il genitore?
Quando il bimbo diventa intrattabile, e la rabbia esplode improvvisamente, non ha senso tentare subito di calmarlo e parlargli. Ancora peggio è alzare la voce o intimargli di smetterla.
Per la psicologa, occorre aspettare che passi e dargli il tempo di passare 'attraverso' e 'dopo' la rabbia.
“Se un bimbo piange perché non riesce a trovare un gioco, il genitore può trasformare questo episodio in una situazione giocosa improvvisando un po', - dice Giuliana Franchini. Un'idea, per esempio, è quella di diventare un mago, iniziando a cercare insieme al piccolo.
In genere, comunque, dopo che si è sfogato, il bimbo cerca spontaneamente il genitore e, in questo momento, è importante rassicurarlo, coccolarlo e calmarlo. In base all'età, si può poi discutere e spiegare cosa è successo”, dice la psicoterapeuta.
Il tenero pargolo di ieri, dopo la sua seconda candelina, ha iniziato a dare in escandescenze. All'improvviso, nel corso della giornata, per le ragioni più svariate e 'pittoresche' (talvolta misteriose e incomprensibili!) dal punto di vista dell'adulto, l'ex angelo si trasforma in una creatura che urla e strepita. Piange, protesta e si oppone strenuamente, con tutte le sue forze, a ogni strategia pacificatoria di mamma e papà.
Uno scenario che ogni genitore ha ben presente e, spesso, alle prime esplosioni di stizza del bimbo, lascia perplessi. “L'adulto fa fatica perché non si immagina la rabbia di un piccolo che per due anni o più è stato un tesoro e ora si butta per terra e non accetta i confini”, dice Giuliana Franchini, psicologa e psicoterapeuta, autrice di numerosi libri (con Giuseppe Maiolo, Le carte di Ciripò, Giocare e inventare storie con le emozioni, Centro Studi Erickson).
Certo, non è facile per l'adulto affrontare al meglio l'espressione di un'emozione così forte, ma la rabbia è una manifestazione del tutto 'normale', una tappa della crescita di ogni bimbo. A partire dai 2 anni, infatti, spesso per tutto il periodo prescolare, il bimbo è travolto da questi stati di ira.
La 'burrasca' può scoppiare, in modo inaspettato, in qualsiasi luogo e per mille cause diverse: una torre di mattoncini che crolla, il peluche scomparso, un 'no' del genitore ('Ora è tardi, basta parco, andiamo a casa!')... Come mai accade e cosa significa?
1 La rabbia è un segnale positivo: il piccolo sta crescendo
Il genitore si sente spiazzato di fronte al figlio che piange disperato e scalpita, tuttavia non c'è motivo di preoccuparsi. “È un grande segnale positivo, il bimbo sta crescendo e scopre il proprio io, impara chi è e cosa vuole – spiega la psicologa. Ma per farlo, si trova in uno stato di continua lotta, fa fatica a decidere perché non sa bene cosa vuole davvero.
Per noi adulti, per esempio, se fa freddo, è immediato pensare di indossare una giacca pesante poiché l'abbiamo imparato, per un bimbo, invece, non è così facile: non ha ancora abbastanza esperienza.
Quindi, vive, spesso, un conflitto tra emozioni diverse, un'alternanza tra 'voglio' e 'non-voglio' quando, per esempio, il genitore gli dice 'no'.”, dice Franchini.
2 Il bambino si oppone ma non vivetela come una provocazione nei vostri confronti
Quando iniziano le 'prime scene', l'atteggiamento del bimbo, spesso, risulta molto difficile da accettare per l'adulto. Tanto che c'è chi afferma di non riconoscere più il pargolo che è diventato un piccolo mostro.
“ In realtà, il genitore non dovrebbe viverlo come un attacco da parte del bambino– spiega Giuliana Franchini. La sperimentazione passa attraverso ogni momento della vita quotidiana.
La caparbietà è una caratteristica dell'infanzia, proprio perché il piccolo deve sperimentare la sua autonomia”.
3 Quando scoppia la rabbia, aspettate che passi
Una situazione abbastanza tipica (e frequente), per esempio, che innesca una reazione esplosiva nel bimbo è la 'scomparsa' (una vera tragedia!) di un giocattolo a cui tiene molto in quel particolare momento. Ma anche un piccolo incidente mentre gioca (una costruzione che crolla) può dare adito a una vera 'emergenza'.
Come dovrebbe comportarsi, in questi casi, il genitore?
Quando il bimbo diventa intrattabile, e la rabbia esplode improvvisamente, non ha senso tentare subito di calmarlo e parlargli. Ancora peggio è alzare la voce o intimargli di smetterla.
Per la psicologa, occorre aspettare che passi e dargli il tempo di passare 'attraverso' e 'dopo' la rabbia.
“Se un bimbo piange perché non riesce a trovare un gioco, il genitore può trasformare questo episodio in una situazione giocosa improvvisando un po', - dice Giuliana Franchini. Un'idea, per esempio, è quella di diventare un mago, iniziando a cercare insieme al piccolo.
In genere, comunque, dopo che si è sfogato, il bimbo cerca spontaneamente il genitore e, in questo momento, è importante rassicurarlo, coccolarlo e calmarlo. In base all'età, si può poi discutere e spiegare cosa è successo”, dice la psicoterapeuta.