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clacla
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Iscritto il: 17 giu 2013, 08:31

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Messaggio da clacla »

vorrei aprire un topic di letture...non solo campagne stampa che combattono, ma qualche voce autorevole che incoraggia...in ogni fase, prima e soprattutto dopo, quando l'Italia ahime' ci perseguita...e talora fa perdere la voglia di tutto

Il suo corpo, il mio bambino

di Chiara Lalli - 27/07/2013

La scelta di essere madre. Anche surrogata.

Il 24 luglio 2013 Marina Terragni indirizza a Ivan Scalfarotto un post (Omofobia: caro Ivan Scalfarotto…). Non è però sull’omofobia che voglio scrivere, ma sulla visione di Terragni della maternità surrogata: “un uomo, di qualunque orientamento sessuale, etero o gay, non ha il diritto di portare via un bambino alla madre, di recidere quel legame (anche se la madre è d’accordo: ma il bambino no). Non sto parlando di genitorialità gay: sto parlando di uomini che si fanno fare bambini dalle donne e glieli portano via (non è il caso, come ti sarà chiaro, di una lesbica che mette al mondo un bambino, perché lì il legame è preservato, tra le due pratiche non c’è simmetria). Qui c’è misoginia, qui c’è odio per le donne. Qui c’è questione maschile”.

Cominciamo dalla parte del bambino: che non sia d’accordo a recidere quel legame è un po’ faticoso da dimostrare. Come può un bambino manifestare accordo o disaccordo, come può avere un parere tanto complesso? Anche se il senso fosse quello di voler stabilire un diritto al legame biologico con la propria madre, avremmo qualche difficoltà e dovremmo farci la stessa domanda sulle adozioni o sulla scelta di portare avanti la gravidanza pur non potendosi prendere cura del nascituro. Dovremmo anche andare a vedere cosa succedeva nei secoli scorsi e altrove. Il legame biologico non ci autorizza a considerarlo inscindibile, sacro, intrinsecamente buono.

Passiamo dalla parte della madre: forse il primo fantasma è quel presunto istinto materno di cui tanto si parla. Elisabeth Badinter ne ha scritto in L’amore in più: “l’istinto materno non esiste” – è una sinossi davvero sintetica, ma rende l’idea. Il secondo è che la maternità surrogata sia sempre un atto misogino, odioso, violento, moralmente dubbio. Che una donna possa decidere di portare avanti una gravidanza per qualcun altro può apparire incomprensibile, assurdo, doloroso, inimmaginabile. Ci sono alcune donne che non vorrebbero portare avanti una gravidanza nemmeno per sé, figuriamoci per un’altra (o per un altro).

Fin qui nulla di strano e ognuno la pensa come vuole. Però parlare di diritti violati e di “portare via” non è solo pensarla diversamente, o mormorare “io non lo farei mai” (cambierebbe se fosse una donna a “portare via”?). È pensare che non ci sia la possibilità – nemmeno teorica – che una donna possa “fare” un bambino per un uomo, e non con un uomo.

La maternità surrogata è un argomento esplosivo. Ricordo bene la prima volta che ne ho sentito parlare. È facile che alcune obiezioni ci sembrino forti, ma è altrettanto facile che cadano se abbiamo la pazienza di aspettare che passi l’iniziale reazione di stupore. È ancora più facile ammorbidire il giudizio ascoltando o leggendo i racconti di quelle donne che scelgono di essere madri surrogate (o portatrici).

Ho usato “scelgono” perché ovviamente sono escluse da questo discorso le persone obbligate direttamente o dalle circostanze. Ho usato “scelgono” perché in paesi come il Canada ci sono dei prerequisiti abbastanza rigidi proprio per evitare gli abusi. Una delle condizioni necessarie è di avere già figli, per esempio, perché almeno si ha un’idea di cosa comporti una gravidanza e un parto.

Dicevo i racconti delle donne che hanno scelto di portare avanti una gravidanza per qualcun altro. E che a distanza di anni non hanno avuto ripensamenti, che a volte mantengono un rapporto con la famiglia che hanno contribuito a creare.

Quelle donne raccontano in modi diversi perché hanno scelto di fare qualcosa che per molti è incomprensibile. Perché erano così convinte che la vita senza figli fosse intollerabile da voler aiutare altre famiglie. Perché amavano essere incinte ma erano consapevoli che non avrebbero potuto allevare più di 2 o 3 figli. Perché sentivano una motivazione affine all’attivismo. Perché credevano in una specie di karma, per cui dare qualcosa di tanto prezioso significava ricevere qualcosa di altrettanto raro.
milli
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Iscritto il: 15 mar 2012, 13:39

Re: articoli

Messaggio da milli »

Ciao clacla, come stai? Hai trovato un bel articolo ;)
]vorrei aprire un topic di letture...non solo campagne stampa che combattono, ma qualche voce autorevole che incoraggia...in ogni fase, prima e soprattutto dopo, quando l'Italia ahime' ci perseguita...e talora fa perdere la voglia di tutto

Il suo corpo, il mio bambino

di Chiara Lalli - 27/07/2013

La scelta di essere madre. Anche surrogata.

Il 24 luglio 2013 Marina Terragni indirizza a Ivan Scalfarotto un post (Omofobia: caro Ivan Scalfarotto…). Non è però sull’omofobia che voglio scrivere, ma sulla visione di Terragni della maternità surrogata: “un uomo, di qualunque orientamento sessuale, etero o gay, non ha il diritto di portare via un bambino alla madre, di recidere quel legame (anche se la madre è d’accordo: ma il bambino no). Non sto parlando di genitorialità gay: sto parlando di uomini che si fanno fare bambini dalle donne e glieli portano via (non è il caso, come ti sarà chiaro, di una lesbica che mette al mondo un bambino, perché lì il legame è preservato, tra le due pratiche non c’è simmetria). Qui c’è misoginia, qui c’è odio per le donne. Qui c’è questione maschile”.

Cominciamo dalla parte del bambino: che non sia d’accordo a recidere quel legame è un po’ faticoso da dimostrare. Come può un bambino manifestare accordo o disaccordo, come può avere un parere tanto complesso? Anche se il senso fosse quello di voler stabilire un diritto al legame biologico con la propria madre, avremmo qualche difficoltà e dovremmo farci la stessa domanda sulle adozioni o sulla scelta di portare avanti la gravidanza pur non potendosi prendere cura del nascituro. Dovremmo anche andare a vedere cosa succedeva nei secoli scorsi e altrove. Il legame biologico non ci autorizza a considerarlo inscindibile, sacro, intrinsecamente buono.

Passiamo dalla parte della madre: forse il primo fantasma è quel presunto istinto materno di cui tanto si parla. Elisabeth Badinter ne ha scritto in L’amore in più: “l’istinto materno non esiste” – è una sinossi davvero sintetica, ma rende l’idea. Il secondo è che la maternità surrogata sia sempre un atto misogino, odioso, violento, moralmente dubbio. Che una donna possa decidere di portare avanti una gravidanza per qualcun altro può apparire incomprensibile, assurdo, doloroso, inimmaginabile. Ci sono alcune donne che non vorrebbero portare avanti una gravidanza nemmeno per sé, figuriamoci per un’altra (o per un altro).

Fin qui nulla di strano e ognuno la pensa come vuole. Però parlare di diritti violati e di “portare via” non è solo pensarla diversamente, o mormorare “io non lo farei mai” (cambierebbe se fosse una donna a “portare via”?). È pensare che non ci sia la possibilità – nemmeno teorica – che una donna possa “fare” un bambino per un uomo, e non con un uomo.

La maternità surrogata è un argomento esplosivo. Ricordo bene la prima volta che ne ho sentito parlare. È facile che alcune obiezioni ci sembrino forti, ma è altrettanto facile che cadano se abbiamo la pazienza di aspettare che passi l’iniziale reazione di stupore. È ancora più facile ammorbidire il giudizio ascoltando o leggendo i racconti di quelle donne che scelgono di essere madri surrogate (o portatrici).

Ho usato “scelgono” perché ovviamente sono escluse da questo discorso le persone obbligate direttamente o dalle circostanze. Ho usato “scelgono” perché in paesi come il Canada ci sono dei prerequisiti abbastanza rigidi proprio per evitare gli abusi. Una delle condizioni necessarie è di avere già figli, per esempio, perché almeno si ha un’idea di cosa comporti una gravidanza e un parto.

Dicevo i racconti delle donne che hanno scelto di portare avanti una gravidanza per qualcun altro. E che a distanza di anni non hanno avuto ripensamenti, che a volte mantengono un rapporto con la famiglia che hanno contribuito a creare.

Quelle donne raccontano in modi diversi perché hanno scelto di fare qualcosa che per molti è incomprensibile. Perché erano così convinte che la vita senza figli fosse intollerabile da voler aiutare altre famiglie. Perché amavano essere incinte ma erano consapevoli che non avrebbero potuto allevare più di 2 o 3 figli. Perché sentivano una motivazione affine all’attivismo. Perché credevano in una specie di karma, per cui dare qualcosa di tanto prezioso significava ricevere qualcosa di altrettanto raro.[/quote]
dora
Messaggi: 174
Iscritto il: 20 mag 2013, 13:47

Re: articoli

Messaggio da dora »

Clacla , grazie, mi ha fatto piacere leggere ...
vorrei aprire un topic di letture...non solo campagne stampa che combattono, ma qualche voce autorevole che incoraggia...in ogni fase, prima e soprattutto dopo, quando l'Italia ahime' ci perseguita...e talora fa perdere la voglia di tutto

Il suo corpo, il mio bambino

di Chiara Lalli - 27/07/2013

La scelta di essere madre. Anche surrogata.

Il 24 luglio 2013 Marina Terragni indirizza a Ivan Scalfarotto un post (Omofobia: caro Ivan Scalfarotto…). Non è però sull’omofobia che voglio scrivere, ma sulla visione di Terragni della maternità surrogata: “un uomo, di qualunque orientamento sessuale, etero o gay, non ha il diritto di portare via un bambino alla madre, di recidere quel legame (anche se la madre è d’accordo: ma il bambino no). Non sto parlando di genitorialità gay: sto parlando di uomini che si fanno fare bambini dalle donne e glieli portano via (non è il caso, come ti sarà chiaro, di una lesbica che mette al mondo un bambino, perché lì il legame è preservato, tra le due pratiche non c’è simmetria). Qui c’è misoginia, qui c’è odio per le donne. Qui c’è questione maschile”.

Cominciamo dalla parte del bambino: che non sia d’accordo a recidere quel legame è un po’ faticoso da dimostrare. Come può un bambino manifestare accordo o disaccordo, come può avere un parere tanto complesso? Anche se il senso fosse quello di voler stabilire un diritto al legame biologico con la propria madre, avremmo qualche difficoltà e dovremmo farci la stessa domanda sulle adozioni o sulla scelta di portare avanti la gravidanza pur non potendosi prendere cura del nascituro. Dovremmo anche andare a vedere cosa succedeva nei secoli scorsi e altrove. Il legame biologico non ci autorizza a considerarlo inscindibile, sacro, intrinsecamente buono.

Passiamo dalla parte della madre: forse il primo fantasma è quel presunto istinto materno di cui tanto si parla. Elisabeth Badinter ne ha scritto in L’amore in più: “l’istinto materno non esiste” – è una sinossi davvero sintetica, ma rende l’idea. Il secondo è che la maternità surrogata sia sempre un atto misogino, odioso, violento, moralmente dubbio. Che una donna possa decidere di portare avanti una gravidanza per qualcun altro può apparire incomprensibile, assurdo, doloroso, inimmaginabile. Ci sono alcune donne che non vorrebbero portare avanti una gravidanza nemmeno per sé, figuriamoci per un’altra (o per un altro).

Fin qui nulla di strano e ognuno la pensa come vuole. Però parlare di diritti violati e di “portare via” non è solo pensarla diversamente, o mormorare “io non lo farei mai” (cambierebbe se fosse una donna a “portare via”?). È pensare che non ci sia la possibilità – nemmeno teorica – che una donna possa “fare” un bambino per un uomo, e non con un uomo.

La maternità surrogata è un argomento esplosivo. Ricordo bene la prima volta che ne ho sentito parlare. È facile che alcune obiezioni ci sembrino forti, ma è altrettanto facile che cadano se abbiamo la pazienza di aspettare che passi l’iniziale reazione di stupore. È ancora più facile ammorbidire il giudizio ascoltando o leggendo i racconti di quelle donne che scelgono di essere madri surrogate (o portatrici).

Ho usato “scelgono” perché ovviamente sono escluse da questo discorso le persone obbligate direttamente o dalle circostanze. Ho usato “scelgono” perché in paesi come il Canada ci sono dei prerequisiti abbastanza rigidi proprio per evitare gli abusi. Una delle condizioni necessarie è di avere già figli, per esempio, perché almeno si ha un’idea di cosa comporti una gravidanza e un parto.

Dicevo i racconti delle donne che hanno scelto di portare avanti una gravidanza per qualcun altro. E che a distanza di anni non hanno avuto ripensamenti, che a volte mantengono un rapporto con la famiglia che hanno contribuito a creare.

Quelle donne raccontano in modi diversi perché hanno scelto di fare qualcosa che per molti è incomprensibile. Perché erano così convinte che la vita senza figli fosse intollerabile da voler aiutare altre famiglie. Perché amavano essere incinte ma erano consapevoli che non avrebbero potuto allevare più di 2 o 3 figli. Perché sentivano una motivazione affine all’attivismo. Perché credevano in una specie di karma, per cui dare qualcosa di tanto prezioso significava ricevere qualcosa di altrettanto raro.[/quote]
Cami
Messaggi: 75
Iscritto il: 29 giu 2013, 12:39

Re: articoli

Messaggio da Cami »

Un opinione di una persona che non ha niente a che fare con la surrogazione , ormai sono diventati tutti opinionisti ...
clacla"]vorrei aprire un topic di letture...non solo campagne stampa che combattono, ma qualche voce autorevole che incoraggia...in ogni fase, prima e soprattutto dopo, quando l'Italia ahime' ci perseguita...e talora fa perdere la voglia di tutto

Il suo corpo, il mio bambino

di Chiara Lalli - 27/07/2013

La scelta di essere madre. Anche surrogata.

Il 24 luglio 2013 Marina Terragni indirizza a Ivan Scalfarotto un post (Omofobia: caro Ivan Scalfarotto…). Non è però sull’omofobia che voglio scrivere, ma sulla visione di Terragni della maternità surrogata: “un uomo, di qualunque orientamento sessuale, etero o gay, non ha il diritto di portare via un bambino alla madre, di recidere quel legame (anche se la madre è d’accordo: ma il bambino no). Non sto parlando di genitorialità gay: sto parlando di uomini che si fanno fare bambini dalle donne e glieli portano via (non è il caso, come ti sarà chiaro, di una lesbica che mette al mondo un bambino, perché lì il legame è preservato, tra le due pratiche non c’è simmetria). Qui c’è misoginia, qui c’è odio per le donne. Qui c’è questione maschile”.

Cominciamo dalla parte del bambino: che non sia d’accordo a recidere quel legame è un po’ faticoso da dimostrare. Come può un bambino manifestare accordo o disaccordo, come può avere un parere tanto complesso? Anche se il senso fosse quello di voler stabilire un diritto al legame biologico con la propria madre, avremmo qualche difficoltà e dovremmo farci la stessa domanda sulle adozioni o sulla scelta di portare avanti la gravidanza pur non potendosi prendere cura del nascituro. Dovremmo anche andare a vedere cosa succedeva nei secoli scorsi e altrove. Il legame biologico non ci autorizza a considerarlo inscindibile, sacro, intrinsecamente buono.

Passiamo dalla parte della madre: forse il primo fantasma è quel presunto istinto materno di cui tanto si parla. Elisabeth Badinter ne ha scritto in L’amore in più: “l’istinto materno non esiste” – è una sinossi davvero sintetica, ma rende l’idea. Il secondo è che la maternità surrogata sia sempre un atto misogino, odioso, violento, moralmente dubbio. Che una donna possa decidere di portare avanti una gravidanza per qualcun altro può apparire incomprensibile, assurdo, doloroso, inimmaginabile. Ci sono alcune donne che non vorrebbero portare avanti una gravidanza nemmeno per sé, figuriamoci per un’altra (o per un altro).

Fin qui nulla di strano e ognuno la pensa come vuole. Però parlare di diritti violati e di “portare via” non è solo pensarla diversamente, o mormorare “io non lo farei mai” (cambierebbe se fosse una donna a “portare via”?). È pensare che non ci sia la possibilità – nemmeno teorica – che una donna possa “fare” un bambino per un uomo, e non con un uomo.

La maternità surrogata è un argomento esplosivo. Ricordo bene la prima volta che ne ho sentito parlare. È facile che alcune obiezioni ci sembrino forti, ma è altrettanto facile che cadano se abbiamo la pazienza di aspettare che passi l’iniziale reazione di stupore. È ancora più facile ammorbidire il giudizio ascoltando o leggendo i racconti di quelle donne che scelgono di essere madri surrogate (o portatrici).

Ho usato “scelgono” perché ovviamente sono escluse da questo discorso le persone obbligate direttamente o dalle circostanze. Ho usato “scelgono” perché in paesi come il Canada ci sono dei prerequisiti abbastanza rigidi proprio per evitare gli abusi. Una delle condizioni necessarie è di avere già figli, per esempio, perché almeno si ha un’idea di cosa comporti una gravidanza e un parto.

Dicevo i racconti delle donne che hanno scelto di portare avanti una gravidanza per qualcun altro. E che a distanza di anni non hanno avuto ripensamenti, che a volte mantengono un rapporto con la famiglia che hanno contribuito a creare.

Quelle donne raccontano in modi diversi perché hanno scelto di fare qualcosa che per molti è incomprensibile. Perché erano così convinte che la vita senza figli fosse intollerabile da voler aiutare altre famiglie. Perché amavano essere incinte ma erano consapevoli che non avrebbero potuto allevare più di 2 o 3 figli. Perché sentivano una motivazione affine all’attivismo. Perché credevano in una specie di karma, per cui dare qualcosa di tanto prezioso significava ricevere qualcosa di altrettanto raro.[/quote]
spray78
Messaggi: 248
Iscritto il: 23 feb 2011, 12:15

Re: articoli

Messaggio da spray78 »

A me invece sembra un commento di una persona onesta e sincera
"Cami"]Un opinione di una persona che non ha niente a che fare con la surrogazione , ormai sono diventati tutti opinionisti ...
clacla"]vorrei aprire un topic di letture...non solo campagne stampa che combattono, ma qualche voce autorevole che incoraggia...in ogni fase, prima e soprattutto dopo, quando l'Italia ahime' ci perseguita...e talora fa perdere la voglia di tutto

Il suo corpo, il mio bambino

di Chiara Lalli - 27/07/2013

La scelta di essere madre. Anche surrogata.

Il 24 luglio 2013 Marina Terragni indirizza a Ivan Scalfarotto un post (Omofobia: caro Ivan Scalfarotto…). Non è però sull’omofobia che voglio scrivere, ma sulla visione di Terragni della maternità surrogata: “un uomo, di qualunque orientamento sessuale, etero o gay, non ha il diritto di portare via un bambino alla madre, di recidere quel legame (anche se la madre è d’accordo: ma il bambino no). Non sto parlando di genitorialità gay: sto parlando di uomini che si fanno fare bambini dalle donne e glieli portano via (non è il caso, come ti sarà chiaro, di una lesbica che mette al mondo un bambino, perché lì il legame è preservato, tra le due pratiche non c’è simmetria). Qui c’è misoginia, qui c’è odio per le donne. Qui c’è questione maschile”.

Cominciamo dalla parte del bambino: che non sia d’accordo a recidere quel legame è un po’ faticoso da dimostrare. Come può un bambino manifestare accordo o disaccordo, come può avere un parere tanto complesso? Anche se il senso fosse quello di voler stabilire un diritto al legame biologico con la propria madre, avremmo qualche difficoltà e dovremmo farci la stessa domanda sulle adozioni o sulla scelta di portare avanti la gravidanza pur non potendosi prendere cura del nascituro. Dovremmo anche andare a vedere cosa succedeva nei secoli scorsi e altrove. Il legame biologico non ci autorizza a considerarlo inscindibile, sacro, intrinsecamente buono.

Passiamo dalla parte della madre: forse il primo fantasma è quel presunto istinto materno di cui tanto si parla. Elisabeth Badinter ne ha scritto in L’amore in più: “l’istinto materno non esiste” – è una sinossi davvero sintetica, ma rende l’idea. Il secondo è che la maternità surrogata sia sempre un atto misogino, odioso, violento, moralmente dubbio. Che una donna possa decidere di portare avanti una gravidanza per qualcun altro può apparire incomprensibile, assurdo, doloroso, inimmaginabile. Ci sono alcune donne che non vorrebbero portare avanti una gravidanza nemmeno per sé, figuriamoci per un’altra (o per un altro).

Fin qui nulla di strano e ognuno la pensa come vuole. Però parlare di diritti violati e di “portare via” non è solo pensarla diversamente, o mormorare “io non lo farei mai” (cambierebbe se fosse una donna a “portare via”?). È pensare che non ci sia la possibilità – nemmeno teorica – che una donna possa “fare” un bambino per un uomo, e non con un uomo.

La maternità surrogata è un argomento esplosivo. Ricordo bene la prima volta che ne ho sentito parlare. È facile che alcune obiezioni ci sembrino forti, ma è altrettanto facile che cadano se abbiamo la pazienza di aspettare che passi l’iniziale reazione di stupore. È ancora più facile ammorbidire il giudizio ascoltando o leggendo i racconti di quelle donne che scelgono di essere madri surrogate (o portatrici).

Ho usato “scelgono” perché ovviamente sono escluse da questo discorso le persone obbligate direttamente o dalle circostanze. Ho usato “scelgono” perché in paesi come il Canada ci sono dei prerequisiti abbastanza rigidi proprio per evitare gli abusi. Una delle condizioni necessarie è di avere già figli, per esempio, perché almeno si ha un’idea di cosa comporti una gravidanza e un parto.

Dicevo i racconti delle donne che hanno scelto di portare avanti una gravidanza per qualcun altro. E che a distanza di anni non hanno avuto ripensamenti, che a volte mantengono un rapporto con la famiglia che hanno contribuito a creare.

Quelle donne raccontano in modi diversi perché hanno scelto di fare qualcosa che per molti è incomprensibile. Perché erano così convinte che la vita senza figli fosse intollerabile da voler aiutare altre famiglie. Perché amavano essere incinte ma erano consapevoli che non avrebbero potuto allevare più di 2 o 3 figli. Perché sentivano una motivazione affine all’attivismo. Perché credevano in una specie di karma, per cui dare qualcosa di tanto prezioso significava ricevere qualcosa di altrettanto raro.[/quote][/quote]
clacla
Messaggi: 19
Iscritto il: 17 giu 2013, 08:31

Re: articoli

Messaggio da clacla »

carissime, la biografia di Chiara Lalli l'ho appena trovata...non e' un'opinionista...
http://www.associazionelucacoscioni.it/ ... iara-lalli

ho riportato quest'articolo perche' nemmeno il dopo e' facile per chi sceglie il nostro percorso...le nostre opinioni di persone che vivono e subiscono quest'esperienza, anche dopo il rientro in Italia, sono in questo forum, ma ci vuole anche qualcuno di autorevole che ci sostenga...
se leggete quotidiani cattolici, trovate parole terroristiche e crudeli, nessuno capisce, provate a cercare con google...
ci vuole qualcuno di laico, in uno stato che dovrebbe essere laico, ma non lo e' e discrimina i deboli...
noi siamo deboli, auguro a tutte voi di avere un bimbo, di tornare e di non subire la persecuzione giudiziaria che stiamo subendo in tanti...
un abbraccio e auguri
Nonna
Messaggi: 185
Iscritto il: 12 lug 2012, 14:45

Re: articoli

Messaggio da Nonna »

Cara clacla , com'è la tua situazione , si è sbloccato qualcosa ..
carissime, la biografia di Chiara Lalli l'ho appena trovata...non e' un'opinionista...
http://www.associazionelucacoscioni.it/ ... iara-lalli

ho riportato quest'articolo perche' nemmeno il dopo e' facile per chi sceglie il nostro percorso...le nostre opinioni di persone che vivono e subiscono quest'esperienza, anche dopo il rientro in Italia, sono in questo forum, ma ci vuole anche qualcuno di autorevole che ci sostenga...
se leggete quotidiani cattolici, trovate parole terroristiche e crudeli, nessuno capisce, provate a cercare con google...
ci vuole qualcuno di laico, in uno stato che dovrebbe essere laico, ma non lo e' e discrimina i deboli...
noi siamo deboli, auguro a tutte voi di avere un bimbo, di tornare e di non subire la persecuzione giudiziaria che stiamo subendo in tanti...
un abbraccio e auguri[/quote]
opium
Messaggi: 79
Iscritto il: 15 mar 2012, 13:37

Re: articoli

Messaggio da opium »

Hai perfetta ragione clacla, magari fossero di più le persone che abbiano il coragio di esprimersi in questa maniera !carissime, la biografia di Chiara Lalli l'ho appena trovata...non e' un'opinionista...
http://www.associazionelucacoscioni.it/ ... iara-lalli

ho riportato quest'articolo perche' nemmeno il dopo e' facile per chi sceglie il nostro percorso...le nostre opinioni di persone che vivono e subiscono quest'esperienza, anche dopo il rientro in Italia, sono in questo forum, ma ci vuole anche qualcuno di autorevole che ci sostenga...
se leggete quotidiani cattolici, trovate parole terroristiche e crudeli, nessuno capisce, provate a cercare con google...
ci vuole qualcuno di laico, in uno stato che dovrebbe essere laico, ma non lo e' e discrimina i deboli...
noi siamo deboli, auguro a tutte voi di avere un bimbo, di tornare e di non subire la persecuzione giudiziaria che stiamo subendo in tanti...
un abbraccio e auguri[/quote]
milli
Messaggi: 179
Iscritto il: 15 mar 2012, 13:39

Re: articoli

Messaggio da milli »

Cara clacla
Temo che solo gli articoli non bastino per i cambiamenti :((
carissime, la biografia di Chiara Lalli l'ho appena trovata...non e' un'opinionista...
http://www.associazionelucacoscioni.it/ ... iara-lalli

ho riportato quest'articolo perche' nemmeno il dopo e' facile per chi sceglie il nostro percorso...le nostre opinioni di persone che vivono e subiscono quest'esperienza, anche dopo il rientro in Italia, sono in questo forum, ma ci vuole anche qualcuno di autorevole che ci sostenga...
se leggete quotidiani cattolici, trovate parole terroristiche e crudeli, nessuno capisce, provate a cercare con google...
ci vuole qualcuno di laico, in uno stato che dovrebbe essere laico, ma non lo e' e discrimina i deboli...
noi siamo deboli, auguro a tutte voi di avere un bimbo, di tornare e di non subire la persecuzione giudiziaria che stiamo subendo in tanti...
un abbraccio e auguri[/quote]
spray78
Messaggi: 248
Iscritto il: 23 feb 2011, 12:15

Re: articoli

Messaggio da spray78 »

Condivido ;)
Hai perfetta ragione clacla, magari fossero di più le persone che abbiano il coragio di esprimersi in questa maniera !carissime, la biografia di Chiara Lalli l'ho appena trovata...non e' un'opinionista...
http://www.associazionelucacoscioni.it/ ... iara-lalli

ho riportato quest'articolo perche' nemmeno il dopo e' facile per chi sceglie il nostro percorso...le nostre opinioni di persone che vivono e subiscono quest'esperienza, anche dopo il rientro in Italia, sono in questo forum, ma ci vuole anche qualcuno di autorevole che ci sostenga...
se leggete quotidiani cattolici, trovate parole terroristiche e crudeli, nessuno capisce, provate a cercare con google...
ci vuole qualcuno di laico, in uno stato che dovrebbe essere laico, ma non lo e' e discrimina i deboli...
noi siamo deboli, auguro a tutte voi di avere un bimbo, di tornare e di non subire la persecuzione giudiziaria che stiamo subendo in tanti...
un abbraccio e auguri[/quote][/quote]
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