russurrogate.com

Monitoraggio fetale: quando farlo e a cosa serve

Rispondi
alexia
Messaggi: 530
Iscritto il: 08 mag 2015, 21:56

Monitoraggio fetale: quando farlo e a cosa serve

Messaggio da alexia »

Il monitoraggio fetale (anche detto cardiotocografia) è un esame prescritto nell’ultimo periodo di gestazione e fornisce preziose informazioni circa lo stato di salute del bambino.
Monitoraggio fetale: quando farlo?

Di solito il primo monitoraggio si effettua due settimane prima della data prevista per il parto. I controlli successivi avverranno con cadenza periodica e continueranno fino al travaglio.
L’esame non è invasivo ed è totalmente privo di rischi.
Monitoraggio fetale : in cosa consiste

La gestante viene fatta accomodare su di un lettino e, dopo avere controllato la posizione del bambino, sul suo ventre saranno applicati dei rilevatori cardiaci. Questi saranno fermati con delle cinte elastiche e collegati ad un cardiotocografo.
Monitoraggio fetale: a cosa serve?

Durante il monitoraggio fetale si prendono in esame due parametri:

La frequenza cardiaca del feto ( di solito è considerata normale una frequenza cardiaca fetale compresa tra 120 e 160 battiti al minuto);
La presenza delle contrazioni uterine.

Il primo valore fornisce preziose informazioni circa lo stato di salute del feto mentre il secondo dato consente al personale medico di capire se la gestante sta entrando in travaglio, permettendogli così di monitorare costantemente il decorso della fase dilatativa.

Tanto le attività cardiache, quanto le eventuali contrazioni uterine saranno segnate su di un foglio di carta millimetrata (tracciato).

Al termine dell’esame, il personale medico valuterà il tracciato al fine di escludere la presenza di pericolose depression cardiache (battito fetale rallentato) e verificare l’eventuale presenza di contrazioni uterine.
Monitoraggio fetale: qualche consiglio in più

Se state per sottoporvi al vostro primo monitoraggio vi consiglio di portare con voi un buon libro. La durata dell’esame è piuttosto lunga (dai 30 ai 45 minuti). Non è il caso di restare a fissare il soffitto per tutto questo tempo.

Per fornire informazioni corrette, l’esame cardiotografico deve essere eseguito nel momento in cui il bambino è nella fase di veglia. Se il piccolo dorme quindi, potrebbe essere necessario prolungare l’esame. Per sicurezza vi consiglio di giocare d’anticipo, portando con voi un piccolo cioccolatino da mangiare all’occorrenza. Vi sembrerà assurdo, ma con i miei ha funzionato! ;)
dementa
Messaggi: 374
Iscritto il: 17 giu 2015, 10:55

Re: Monitoraggio fetale: quando farlo e a cosa serve

Messaggio da dementa »

Introduzione al monitoraggio cardiotocografico

Gli ultimi due mesi di gravidanza vengono vissuti dalla donna con particolare attenzione. Inizia infatti una sorta di conto alla rovescia tutto finalizzato al momento cruciale della gravidanza: la nascita del bambino.
Oltre ai preparativi logistici (acquisto di tutto cio' che servirà al neonato, dai vestitini alla culletta e passeggino), la futura mamma comunemente vive l'attesa del parto, specie se si tratta del primo, come un grande punto interrogativo. Le domande piu' frequenti riguardano il periodo del travaglio (saro' in grado di affrontare la fase espulsiva?, e' meglio praticare l'anestesia epidurale?...) e da un punto di vista medico, la gestione di questa ultima fase della gravidanza e' finalizzata a garantire e monitorizzare il benessere fetale.
Che cos'e' il benessere fetale e sua valutazione

Il benessere fetale e' sostanzialmente la condizione di regolare crescita del feto e la sua valutazione consente di evitare quelle rare condizioni che possono portare allo svilupparsi di danni neurologici irreversibili, fino alla morte endouterina del feto. Si tratta quindi di prevenire ed individuare eventuali segni di sofferenza fetale attraverso alcune indagini strumentali che sono diventate di routine nella gestione delle ultime fasi della gravidanza.
Analizzeremo solo alcune di queste indagini riservate a monitorizzare la gravidanza fisiologica ed in normale evoluzione, tralasciando le tecniche meno comuni utilizzate nella gestione della gravidanza patologica ed a rischio.
Il benessere fetale e' sostanzialmente correlato ad una adeguata ossigenazione del sangue fetale attraverso la placenta, che consente una regolare crescita ed attività del feto. Queste ultime vengono monitorizzate attraverso l'ecografia e la flussimetria fetale.
Ecografia e flussimetria

L'ecografia eseguita intorno alla 32-34 settimana di gravidanza consente di osservare il profilo biofisico e comportamentale del feto, osservandone quindi lo stato di benessere.
L'ecografia permette di osservare:

1. i movimenti respiratori fetali;
2. i movimenti del corpo fetale;
3. il tono fetale, ossia la posizione in flessione degli arti superiori, di quelli inferiori sull'addome e della testa sul tronco;
4. i movimenti fetali oculari;
5. il volume del liquido amniotico, calcolando il volume delle sacche localizzate sui 4 quadranti addominali materni;
6. il grado di maturità placentare;
7. le misurazioni fetali associate al peso.

La flussimetria fetale e' un'indagine che si esegue contemporaneamente all'ecografia descritta.
Consente di studiare il flusso sanguigno a livello dei vasi ombelicali e cerebrali del poligono di Willis.
Dall'analisi di questi fattori (rapporto sistole-diastole, indice di pulsatilità P.I., rapporto di Pourcelot P.R.) associato talora allo studio delle resistenze vascolari delle arterie uterine, e' possibile confermare lo stato di benessere fetale o individuare condizioni di iniziale sofferenza fetale.
La flussimetria fetale e' infatti in grado di evidenziare la cosiddetta centralizzazione del circolo, ossia una condizione di ipoossigenazione che privilegia i distretti nobili cardiaco e cerebrale con riduzione del circolo nel distretto addominale. Questa condizione rischia di portare il feto in sofferenza.
L'ultimo mese di gravidanza (dalla 36 settimana in poi) e' caratterizzato, da un punto di vista medico, dall'esecuzione dei monitoraggi cardiotocografici fetali (CTG)
dementa
Messaggi: 374
Iscritto il: 17 giu 2015, 10:55

Re: Monitoraggio fetale: quando farlo e a cosa serve

Messaggio da dementa »

Il monitoraggio cardiotocografico fetale (CTG)

Esso individua 2 fattori:

1. la frequenza cardiaca fetale (Cardio);
2. la contrattilità uterina (Toco).

Viene utilizzato uno strumento che si avvale di ultrasuoni per il rilevamento del battito cardiaco fetale ed un sistema di variazione di pressione per il rilevamento delle contrazioni uterine.
Queste due sonde vengono applicate sull'addome della donna e mantenute in posizione mediante delle fasce elastiche.
La cardiotocografia fetale in condizioni normali viene denominata "non stress test" (NST), sotto stimolo di ossitocina viene definita "stress test", ma e' riservata a particolari condizioni eseguibili in ambiente ospedaliero.
Il monitoraggio CTG mette in evidenza quindi se vi e' un'attività contrattile dell'utero, ma analizza soprattutto le variazioni di frequenza cardiaca del feto.

Durante 20 minuti circa di tracciato si registra:

1.la linea di base, ossia la linea di frequenza cardiaca basale media;
2.la variabilità, ossia la differenza fra la frequenza massima e minima;
3.la presenza di accelerazioni, ossia un aumento della frequenza cardiaca media;
4.la presenza di decelerazioni, ossia una netta riduzione della frequenza cardiaca;
5.i movimenti attivi fetali (MAF), ossia la presenza dei movimenti percepiti dalla gestante.

In un tracciato normale, queste variabili devono avere queste caratteristiche:

1. linea di base: la frequenza cardiaca deve oscillare tra 120 e 160 battiti/minuto. Si definisce bradicardia se la frequenza e' inferiore a 120, tachicardia se superiore a 160;
2. variabilità: normalmente e' intorno a 10/15 battiti/minuto, identificandosi un tracciato tipo 0 silente (inferiore a 5), tipo 1 ondulatorio ristretto (tra 5 e 10), tipo 2 ondulatorio (tra 10 e 25), tipo 3 saltatorio (superiore a 25);
3. accelerazioni: devono essere presenti, superare i 5 battiti/minuto rispetto alla linea di base e durare piu' di 15 secondi;
4. decelerazioni: non devono essere presenti in un tracciato normale. Se presenti possono denotare uno stato di ipoossigenazione e centralizzazione del circolo;
5. movimenti fetali: devono essere presenti in un tracciato normale.

In base all'analisi di questi fattori si identificano 4 tipi di tracciato CTG:

1. tipo A: tracciato poco variabile, senza accelerazioni, puo' esprimere una condizione patologica;
2. tipo B: tracciato variabile con accelerazioni e movimenti fetali;
3. tipo C: tracciato variabile senza movimenti fetali;
4. tipo D: tracciato molto variabile di difficile interpretazione.

CONCLUSIONI

In conclusione, il monitoraggio cardiotocografico e' un esame da eseguire settimanalmente a partire dalla 36 settimana fino al parto ed e' un'utile indagine diagnostica volta a garantire un controllo dell'evoluzione della gravidanza.
Una eventuale alterazione di uno dei monitoraggi porterà il ginecologo ad attuare tutte le misure finalizzate alla realizzazione della nascita di un bambino sano.
Rispondi

Torna a “Esami e Analisi”