Al primo posto rimane il latte materno. Nei casi in cui la montata lattea tarda ad arrivare, poche differenze tra il latte umano da donatore e il sostituto in formula. Dai neonatologi l'invito a far entrare i genitori nei reparti di terapia intensiva
Per assicurare una migliore prospettiva di vita a un neonato prematuro, è meglio alimentarlo con il latte materno donato o con un prodotto sostitutivo in formula? Una risposta univoca non c’è: al momento nessuna delle due soluzioni sembra prevalere sull’altra. È questa la conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista Jama Pediatrics. Secondo il gruppo di ricercatori olandesi cofirmatari della pubblicazione, l’incidenza combinata di infezioni gravi, enterocolite necrotizzante e morte è analoga nella maggioranza dei piccoli prematuri: a prescindere dal latte che si sceglie per alimentarli nei primi giorni di vita.
Gli studiosi sono giunti a questa sintesi dopo aver portato a termine uno studio clinico randomizzato cui hanno preso parte 373 neonati con peso molto basso alla nascita nati in Olanda. Di questi, 183 erano stati trattati con latte da donatrice e 190 con prodotti in formula. Ciò nonostante le mamme dei neonati inseriti in entrambi i gruppi avessero, nei primi dieci loro giorni di vita, sufficienti quantità di latte materno. Tra i due raggruppamenti ininfluenti sono state le differenze nell’incidenza di gravi infezioni, enterocolite necrotizzante e morte: 44,7 per cento nei neonati alimentati con latte in formula rispetto al 42,1 per cento riscontrato tra i piccoli alimentati con il latte donato. Conclusioni che, secondo Johannes van Goudoever dell’Emma Children’s Hospital – Academic Medical Center e VU University Medical Center di Amsterdam, «sottolineano l’importanza per i neonati prematuri dell’alimentazione al seno materno». I ricercatori hanno voluto indagare questo aspetto perché dopo un parto prematuro la montata lattea è spesso in ritardo e – nei giorni più critici – si finisce per optare per integrare la dieta, se non affidarsi completamente, a una delle due alternative. In realtà minime sarebbero le differenze, come emerge da questo studio. Motivo per cui, soprattutto nei casi in cui il latte materno è presente, rimane (anche in questo caso) la prima scelta.
Nel mondo il dieci per cento dei bambini nasce prematuro e tra questi il quindici per cento rientra nella fascia più a rischio: con un peso inferiore a 1,5 chili. In queste situazioni anche una infezione può risultare fatale. Le cause della prematurità sono molteplici. Si distinguono fattori di rischio materni (malattie immunologiche, endocrinologiche, ematologiche, neoplastiche, età, razza, peso corporeo, basso livello socioeconomico, stato di malnutrizione, attività fisica pesante, abuso di alcool o di sostanze stupefacenti, fumo di tabacco), cause ostetriche (elevato numero di gravidanze precedenti, gravidanza multipla, dovuta anche all’utilizzo di tecniche di fecondazione assistita, pregressi parti pretermine, malformazioni uterine, infezioni, patologie della placenta) e fetali (sofferenza fetale, ritardo di accrescimento intrauterino, anomalie fetali. Tutti questi bambini vivono le prime settimane di vita nei reparti di terapia intensiva neonatale, dove l’accesso dei genitori non è sempre consentito. «La situazione italiana è migliorata rispetto a vent’anni fa, ma è ancora profondamente diversa rispetto a quella che caratterizza i Paesi scandinavi, la Francia, la Germania e il Regno Unito – afferma Mauro Stronati, direttore della struttura di neonatologia e patologia neonatale del policlinico San Matteo di Pavia e presidente della Società Italiana di Neonatologia -. Inoltre la situazione è disomogenea tra i diversi ospedali: molte sono le ragioni addotte per limitare l’accesso dei genitori alle TIN, nessuna delle quali però ha una base scientifica».
Da qui la scelta dei neonatologi, assieme al Tavolo tecnico operativo interdisciplinare per la promozione dell’allattamento al seno operativo presso il Ministero della Salute e all’associazione Vivere Onlus di elaborare il documento dal titolo “Promozione dell’uso del latte materno nelle Unità di Terapia Intensiva Neonatale e accesso dei genitori ai reparti”. Nel testo si raccomanda l’importanza di far accedere i genitori alle terapie intensive neonatali, con lo scopo di sensibilizzarli sui vantaggi che l’allattamento materno e la loro presenza accanto al bambino comportano sulla salute del neonato: sia dal punto di vista nutrizionale che affettivo-psicologico. «La presenza costante della mamma accanto al neonato pretermine favorisce l’alimentazione con il latte materno: inizialmente tramite sondino o siringa e appena possibile, attaccando direttamente il bambino al seno», chiosa l’esperto. «La prematurità non costituisce di per sé un fattore in grado di determinare effetti negativi stabili e prevedibili sullo sviluppo del bambino. L’accesso della famiglia ai reparti di terapia intensiva neonatale porta a diversi effetti positivi: i genitori vivono meglio l’esperienza del ricovero, si riduce il loro grado d’ansia e imparano prima a prendersi cura del proprio bambino».
Qual è il latte migliore per un neonato prematuro?
Re: Qual è il latte migliore per un neonato prematuro?
I latti destinati al rapido recupero di peso sono contraddistinti con il numero zero; anche in questo caso, la scelta del tipo di latte dev'essere effettuata esclusivamente dal pediatra.
Spesso l'apparato gastrointestinale di questi bambini non è pronto a ricevere il nutrimento, perché non ancora completamente sviluppato. E' stato quindi studiato un protocollo alimentare specifico, che tenga conto della progressiva maturazione di organi ed apparati.
Il piano nutrizionale di un neonato pretermine o di basso peso prevede, in linea di massima, tre momenti:
- una fase di alimentazione parenterale esclusiva, quindi tramite flebo (nei primi 3-5/7 giorni di vita);
- una fase di transizione dall'alimentazione parenterale a quella enterale (5/7-14/20 giorni di vita);
- una fase di alimentazione esclusivamente enterale (dopo i 14/20 giorni di vita).
La prima fase viene seguita solo se il bambino non è in grado di ricevere il nutrimento per bocca. Ovviamente, dopo tale periodo è necessario passare gradualmente dalla nutrizione parenterale a quella enterale; da qui la necessita del periodo di transizione. Dopo pochi giorni, se possibile, è molto importante fornire i nutrienti per la classica via enterale, in modo da stimolare la produzione di enzimi digestivi ed in modo particolare la B-lattasi. Questo enzima è infatti indotto dal substrato (la sua sintesi aumenta se si assume lattosio e diminuisce se la dieta ne è priva).
L'inizio dell'alimentazione enterale deve avvenire il prima possibile anche per stimolare la produzione della bile e favorire il corretto sviluppo della mucosa e flora intestinale, elementi che saranno essenziali per il futuro e sano sviluppo del bambino.
Spesso l'apparato gastrointestinale di questi bambini non è pronto a ricevere il nutrimento, perché non ancora completamente sviluppato. E' stato quindi studiato un protocollo alimentare specifico, che tenga conto della progressiva maturazione di organi ed apparati.
Il piano nutrizionale di un neonato pretermine o di basso peso prevede, in linea di massima, tre momenti:
- una fase di alimentazione parenterale esclusiva, quindi tramite flebo (nei primi 3-5/7 giorni di vita);
- una fase di transizione dall'alimentazione parenterale a quella enterale (5/7-14/20 giorni di vita);
- una fase di alimentazione esclusivamente enterale (dopo i 14/20 giorni di vita).
La prima fase viene seguita solo se il bambino non è in grado di ricevere il nutrimento per bocca. Ovviamente, dopo tale periodo è necessario passare gradualmente dalla nutrizione parenterale a quella enterale; da qui la necessita del periodo di transizione. Dopo pochi giorni, se possibile, è molto importante fornire i nutrienti per la classica via enterale, in modo da stimolare la produzione di enzimi digestivi ed in modo particolare la B-lattasi. Questo enzima è infatti indotto dal substrato (la sua sintesi aumenta se si assume lattosio e diminuisce se la dieta ne è priva).
L'inizio dell'alimentazione enterale deve avvenire il prima possibile anche per stimolare la produzione della bile e favorire il corretto sviluppo della mucosa e flora intestinale, elementi che saranno essenziali per il futuro e sano sviluppo del bambino.