COSA SIGNIFICA
La sindrome dell'ovaio policistico o PCOS (una sigla inglese che sta per Polycystic Ovarian Syndome), chiamata anche policistosi ovarica o sindrome di Stein-Leventhal (dal nome dei due medici che l'hanno descritta per primi nel 1935), è una delle cause più comuni di infertilità femminile e sicuramente la più complessa. Nonostante sia studiatissima, infatti, è ancora in gran parte misteriosa: non se ne conoscono esattamente le cause e ci sono pareri diversi anche su come classificarne i vari tipi.
In sostanza si tratta di una disfunzione ovulatoria associata a iperandrogenismo, cioè a una eccessiva produzione di ormoni maschili da parte delle ovaie e delle ghiandole surrenali; in molti casi, ma non sempre, si ha anche una eccessiva produzione di insulina, come nei diabetici.
Caratteristico della PCOS è che le ovaie sono più grandi del normale, hanno un "rivestimento" più spesso, e presentano al loro interno un accumulo di piccoli follicoli immaturi (di 2-8 mm di diametro) che non riescono a svilupparsi e si trasformano in cisti. Le immagini qui accanto mostrano appunto, rispettivamente, un disegno di un ovaio policistico e l'mmagine ecografica di un ovaio policistico.
L'aspetto policistico delle ovaie, però, non è di per sé indice di PCOS: in molte donne l'ecografia mostra un aspetto policistico delle ovaie senza che a questo si associ alcun disturbo dell'ovulazione. In questi casi si parla non di PCOS ma di ovaio multifollicolare, una situazione molto diversa dalla PCOS e che nella maggior parte dei casi non crea seri problemi di infertilità.
PERCHE' E' UN PROBLEMA
La sindrome dell'ovaio policistico causa seri disturbi dell'ovulazione: non essendoci un normale sviluppo follicolare non c'è ovulazione, dunque i cicli sono anovulatori e le mestruazioni molto irregolari o assenti. Si calcola che la PCOS causi quasi il 90% dei casi di oligomenorrea e il 30-40% dei casi di amenorrea. Ovviamente in assenza di ovulazione il concepimento è impossibile, e infatti l'infertilità è considerata uno dei tratti definitori della PCOS.
CAUSE
Non è chiaro quali siano le cause della PCOS ed esistono varie teorie a riguardo. Secondo alcuni si tratterebbe di un problema genetico, visto che spesso la PCOS si ritrova in varie donne della stessa famiglia.
SINTOMI E DIAGNOSI
Il sintomo più tipico dell'iperandrogenismo è l'irsutismo, cioè una crescita eccessiva di peli scuri in zone tipicamente maschili (faccia, spalle, torace). Possono esserci anche altri segni di mascolinizzazione, ad esempio diminuzione del volume del seno, aumento della massa muscolare, perdita di capelli, modifica del timbro delle voce; questi sintomi sono più netti nei casi gravi, spesso dovuti alla presenza di un tumore che sercerne testosterone. Altri due sintomi comuni sono l'acne e l'obesità; la maggior parte delle donne che soffrono di PCOS sono sovrappeso e il 30-50% sono obese. In tutti i casi c'è irregolarità mestruale: i cicli sono molto più lunghi del normale (oligomenorrea) e a volte mancano per vari mesi consecutivi (amenorrea).
La diagnosi si fa tramite un'ecografia e i dosaggi ormonali, che mostrano un aumento degli androgeni e dell'LH, che risulta più alto dell'FSH (v. Dosaggi ormonali). Quasi nessuno ricorre oggi alla biopsia ovarica per esaminare il tessuto delle ovaie.
TERAPIA
La terapia si basa anzitutto sui farmaci e sulla dieta. Nei casi di eccesso di insulina si prescrivono farmaci antidiabete, mentre per curare l'iperandrogenismo la scelta del farmaco dipende da qual è il risultato che si vuole ottenere. Se la donna non è alla ricerca di una gravidanza e vuole solo curare l'irsutismo e l'acne si possono usare vari tipi di antiandrogeni (pillole anticoncezionali, progestinici e altre sostanze); questi farmaci possono provocare malformazioni fetali, dunque non si può concepire durante la cura e anzi vanno sempre associati a un anticoncezionale. Se invece la donna è alla ricerca di una gravidanza si usano farmaci per indurre l'ovulazione, cioè clomifene o gonadotropine (v. Farmaci per l'infertilità); nelle donne con la PCOS c'è un rischio maggiore di iperstimolazione ovarica (v. L'iperstimolazione), quindi questi farmaci vanno usati con molta cautela. In tutti i casi è essenziale una dieta ipocalorica, che consente di perdere peso e di ridurre sia l'iperandrogenismo sia l'eccesso di insulina; spesso la dieta è sufficiente a ripristinare spontaneamente l'ovulazione.
Se la donna non risponde ai farmaci si può ricorrere alla chirurgia per asportare parte dei follicoli incistati, riducendo così la produzione di testosterone (nella donna gli ormoni maschili sono prodotti sia dalle ghiandole surrenali sia dai follicoli stessi).
In passato si usava spesso un intervento chiamato resezione cuneiforme dell'ovaia, che consiste nell'asportare uno o più "tasselli" o "spicchi" da una o entrambe le ovaie, ma oggi questo metodo è quasi completamente abbandonato perché può procurare seri danni alle ovaie; infatti molto spesso si formano aderenze sulle ovaie e sulle tube (v. Le aderenze), e inoltre l'asportazione di una parte consistente dell'ovaia può causare una riduzione del patrimonio follicolare e talvolta addirittura menopausa precoce (v. L'FSH alto).
In alternativa si usa oggi un intervento chiamato drilling ovarico o diatermia ovarica, che consiste nel fare sulle ovaie una serie di piccoli buchi (da 4 a 20 buchi di circa 3 mm di diametro) usando un ago cauterizzatore o un laser introdotto per via laparoscopica o, meno spesso, per via transvaginale. I risultati dell'intervento sono in genere buoni (si calcola che il 70-80% delle donne riprende a ovulare dopo il drilling) e rispetto alla resezione cuneiforme c'è un minore rischio che si formino aderenze e che si danneggi la riserva follicolare; è comunque un intervento riservato ai casi in cui non ha funzionato la terapia con i farmaci.

L'ovaio policistico
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