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I RISCHI DELLA GRAVIDANZA GEMELLARE

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donnaregina
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Iscritto il: 29 mag 2015, 09:07

I RISCHI DELLA GRAVIDANZA GEMELLARE

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Nel corso dei mesi sarà necessario un monitoraggio più attento, diverso a seconda del tipo di gestazione gemellare
Portare in grembo due (o più) piccoli contemporaneamente non significa, di per sé, andare incontro a una gravidanza problematica. Semplicemente, nel corso dei mesi sarà necessario un monitoraggio più attento, diverso a seconda del tipo di gravidanza gemellare.

Maggiori difficoltà possono insorgere, questo sì, con l’aumentare del numero di feti: un conto è averne due, un conto è aspettarne tre o più! Se si tratta di due bambini, come succede nella stragrande maggioranza dei casi, il rischio è legato principalmente al tipo di placenta. La situazione più frequente – e anche la più ‘tranquilla’ da un punto di vista medico – è quella in cui ogni embrione è nutrito dalla sua placenta ed è immerso nel suo liquido amniotico (è il caso di gravidanza bicoriale biamniotica).
Si possono però verificare casi in cui la placenta è una sola per entrambi, ma i sacchi amniotici sono due (gestazione monocoriale biamniotica) o in cui i due bebè devono condividere anche il sacco amniotico (monocoriale monoamniotica). I primi restano i più delicati, perché esiste la possibilità, sia pure limitata, che si verifichino scambi di sangue nella circolazione dei due bimbi, col rischio di grave anemia per uno dei feti e di un eccesso di globuli rossi per l’altro. Infine, quando anche il sacco è in comune, c’è il pericolo che i cordoni si attorciglino fra loro provocando una riduzione del flusso sanguigno.

Tre casi a parte

Come già accennato, un parto gemellare non costituisce di per sé un fattore di rischio.

Questo non toglie che, in linea generale, tutte le patologie tipiche della gestazione siano più frequenti nelle gravidanze gemellari.

Tre, principalmente, gli spauracchi per le future bis-mamme: la nascita pretermine, la preeclampsia e il ritardo nella crescita.

La causa del parto prematuro è semplice: più feti ci sono, più aumenta il volume e il peso che l’utero deve sostenere. Proprio per questo, la gestazione non si considera a termine a 40 settimane, come accade normalmente, ma a 37, quando i bambini pesano in media 2,5 kg ciascuno.

La preeclampsia (un disturbo caratterizzata da ipertensione e concentrazione anomala di proteine nelle urine) e il ritardo di crescita sono invece legati al funzionamento della placenta: il suo impianto, infatti, avviene in modo ‘sfortunato’, visto che se ne devono collocare due laddove di solito c’è posto solo per una e anche quando la placenta è una sola, comunque occupa il doppio del volume.
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