
Prematuri
Prematuri
Se il bebè nasce troppo presto
Piccoli, fragili e indifesi: sono i neonati prematuri, cioè nati prima della 37a settimana di gravidanza. In Italia capita a 40mila bimbi all’anno.
Ogni anno ne vengono al mondo 13 milioni, di cui 40mila solo in Italia. Sono bambini che cominciano la loro vita in salita, perché hanno bisogno di più cure, sostegno e aiuto. Nel nostro Paese sono circa il 10%, ma il numero è in crescita, a causa dell’aumento delle gravidanze a rischio. In compenso, migliorano le condizioni di salute: se 50 anni fa solo il 25% riusciva a vincere la sfida della sopravvivenza, oggi si arriva al 90%. In relazione al peso, oggi sopravvive circa il 40%dei nati di 500-700 gr e fino all’80% di quelli che pesano più di 700 gr.
Un fenomeno in crescita
In Italia circa 13 neonati al giorno nascono prima del previsto. Le cause più frequenti sono la gemellarità e alcune complicazioni della gravidanza, come la gestosi (una malattia della gravidanza), la placenta previa (cioè inserita troppo bassa), il distacco della placenta o la rottura prematura delle membrane. Anche problemi fisici della madre possono accelerare i tempi: diabete, pressione alta, fibromi, malformazioni all’utero o infezioni vaginali, così come abitudini negative come fumo, alcol o eccesso di peso. Aumentano inoltre le probabilità l’età avanzata o troppo giovane della mamma, i lavori pesanti, un livello elevato di stress e ansia, il fatto di aver già partorito in anticipo o aver vissuto in precedenza gravidanze problematiche. Non esistono esami in grado di calcolare il rischio di prematurità, che tuttavia può emergere dai normali controlli, nel momento in cui questi segnalano una situazione di rischio per il normale svolgimento della gestazione.
La vita inizia “in salita”
Un bambino nato prima del tempo non è ancora pronto per adattarsi alla vita fuori dal grembo materno: presenta infatti un’immaturità della maggior parte di organi e apparati. L’entità dei danni varia in base al livello di prematurità: quella cosiddetta tardiva comprende le nascite a 35-36 settimane, quella di media gravità comprende i nati tra la 35a e la 28a settimana, infine la prematurità estrema riguarda i bambini che vengono al mondo prima di aver completato la 28a settimana. Maggiore è l’anticipo della nascita, più elevato è il grado di immaturità funzionale e, di conseguenza, la necessità di cure. I prematuri estremi sono quelli che rischiano di più: gravi difficoltà respiratorie, infezioni, emorragie cerebrali e possibilità di contrarre la retinopatia della prematurità, una malattia dell’occhio che può portare alla cecità. Un bambino su 10 va incontro a danni neurologici permanenti, come la paralisi cerebrale infantile, o a deficit neurosensoriali. Tra 28 e 32 settimane il rischio principale è quello di una malattia respiratoria o infettiva, mentre sono meno frequenti le complicanze neurologiche. Tutte le malattie della prematurità sono più rare dopo le 32 settimane. La possibilità di subire dei danni è influenzata anche dai fattori che hanno causato il parto pretermine, per esempio una rottura molto precoce del sacco amniotico. Secondo l’Istituto superiore di sanità, tra i problemi più frequenti dei bimbi prematuri ci sono le infezioni dovute all’immaturità del sistema immunitario e ai numerosi trattamenti eseguiti in ospedale. Quest’evenienza è tenuta sotto controllo riducendo al minimo la manipolazione del neonato e con la somministrazione di antibiotici. Molte complicanze possono emergere a distanza di tempo dalla nascita, per esempio difficoltà di comportamento, apprendimento o socializzazione, oltre a malattie dell’età adulta a carico del cuore, dei reni o del metabolismo.
Piccoli, fragili e indifesi: sono i neonati prematuri, cioè nati prima della 37a settimana di gravidanza. In Italia capita a 40mila bimbi all’anno.
Ogni anno ne vengono al mondo 13 milioni, di cui 40mila solo in Italia. Sono bambini che cominciano la loro vita in salita, perché hanno bisogno di più cure, sostegno e aiuto. Nel nostro Paese sono circa il 10%, ma il numero è in crescita, a causa dell’aumento delle gravidanze a rischio. In compenso, migliorano le condizioni di salute: se 50 anni fa solo il 25% riusciva a vincere la sfida della sopravvivenza, oggi si arriva al 90%. In relazione al peso, oggi sopravvive circa il 40%dei nati di 500-700 gr e fino all’80% di quelli che pesano più di 700 gr.
Un fenomeno in crescita
In Italia circa 13 neonati al giorno nascono prima del previsto. Le cause più frequenti sono la gemellarità e alcune complicazioni della gravidanza, come la gestosi (una malattia della gravidanza), la placenta previa (cioè inserita troppo bassa), il distacco della placenta o la rottura prematura delle membrane. Anche problemi fisici della madre possono accelerare i tempi: diabete, pressione alta, fibromi, malformazioni all’utero o infezioni vaginali, così come abitudini negative come fumo, alcol o eccesso di peso. Aumentano inoltre le probabilità l’età avanzata o troppo giovane della mamma, i lavori pesanti, un livello elevato di stress e ansia, il fatto di aver già partorito in anticipo o aver vissuto in precedenza gravidanze problematiche. Non esistono esami in grado di calcolare il rischio di prematurità, che tuttavia può emergere dai normali controlli, nel momento in cui questi segnalano una situazione di rischio per il normale svolgimento della gestazione.
La vita inizia “in salita”
Un bambino nato prima del tempo non è ancora pronto per adattarsi alla vita fuori dal grembo materno: presenta infatti un’immaturità della maggior parte di organi e apparati. L’entità dei danni varia in base al livello di prematurità: quella cosiddetta tardiva comprende le nascite a 35-36 settimane, quella di media gravità comprende i nati tra la 35a e la 28a settimana, infine la prematurità estrema riguarda i bambini che vengono al mondo prima di aver completato la 28a settimana. Maggiore è l’anticipo della nascita, più elevato è il grado di immaturità funzionale e, di conseguenza, la necessità di cure. I prematuri estremi sono quelli che rischiano di più: gravi difficoltà respiratorie, infezioni, emorragie cerebrali e possibilità di contrarre la retinopatia della prematurità, una malattia dell’occhio che può portare alla cecità. Un bambino su 10 va incontro a danni neurologici permanenti, come la paralisi cerebrale infantile, o a deficit neurosensoriali. Tra 28 e 32 settimane il rischio principale è quello di una malattia respiratoria o infettiva, mentre sono meno frequenti le complicanze neurologiche. Tutte le malattie della prematurità sono più rare dopo le 32 settimane. La possibilità di subire dei danni è influenzata anche dai fattori che hanno causato il parto pretermine, per esempio una rottura molto precoce del sacco amniotico. Secondo l’Istituto superiore di sanità, tra i problemi più frequenti dei bimbi prematuri ci sono le infezioni dovute all’immaturità del sistema immunitario e ai numerosi trattamenti eseguiti in ospedale. Quest’evenienza è tenuta sotto controllo riducendo al minimo la manipolazione del neonato e con la somministrazione di antibiotici. Molte complicanze possono emergere a distanza di tempo dalla nascita, per esempio difficoltà di comportamento, apprendimento o socializzazione, oltre a malattie dell’età adulta a carico del cuore, dei reni o del metabolismo.
Re: Prematuri
Dal pancione all’incubatrice
Abituati a “nuotare” in un confortevole sacco di acqua calda, i piccoli faticano ad adattarsi a un ambiente fatto di aria fresca. L’incubatrice mantiene un clima “termoneutrale”, cioè tale da non sottoporre il bambino a nessuno sforzo metabolico per scaldarsi. Per i piccoli nati a 33 o 34 settimane può bastare una settimana, mentre per quelli che non superano il mezzo chilo possono essere necessari anche uno o due mesi. La durata del ricovero tiene conto anche di altri due fattori: l’acquisizione dell’autonomia respiratoria e cardiocircolatoria (solitamente più precoce rispetto alla capacità di termoregolazione) e la capacità di alimentarsi in modo autonomo. Per i problemi respiratori, ai nati prima della 34a settimana viene somministrato il cortisone prenatale, un farmaco che stimola lo sviluppo dei polmoni. L’uso di cannule nasali o di un respiratore artificiale suppliscono all’insufficienza respiratoria fino alla completa autonomia.
Meglio il latte della mamma
L’autonomia nutrizionale dipende dalla capacità del bambino di succhiare e deglutire, che si acquisisce intorno alla 33a settimana di gestazione. Più precoce è la nascita, maggiore è il tempo necessario a raggiungere questa abilità. Nel frattempo l’alimentazione avviene per via parenterale, prima con flebo, poi con sondini inseriti nello stomaco, attraverso i quali vengono somministrate modeste dosi di latte, graduamente aumentate nel corso dei giorni. L’ideale è che il piccolo venga nutrito con il latte materno. I prematuri nutriti con il latte della mamma, infatti, risultano più protetti dalle infezioni e favoriti nello sviluppo fisico e neurologico. Se il piccolo non può iniziare subito a poppare, è importante che la mamma stimoli la lattazione spremendo il seno nelle prime ore dopo il parto. Il latte pretermine tende ad avere alti valori proteici e ha una densità calorica maggiore di quello “maturo”: nelle prime tre settimane di vita del bambino, è l’alimento ideale per la sua crescita. Dopo 20 giorni circa la composizione del liquido cambia, per assomigliare sempre di più al latte prodotto dalle donne che hanno partorito a termine. A questo punto, se il latte non è più sufficiente a soddisfare le esigenze nutrizionali del piccolo (ciò dipende dal grado di prematurità), può essere presa in considerazione la possibilità di aggiungere sostanze fortificanti, come proteine e sali minerali.
Al primo posto il benessere dei piccoli
I nati prematuri devono subire, spesso per lunghi periodi, interventi dolorosi e manovre invasive. Per questo sempre più importanza viene data al concetto di “cura centrata sul bambino”, che consiste in una serie di pratiche utili al benessere del piccolo, come l’abitudine di favorire la vicinanza dei genitori o la gestione del dolore tramite particolari procedure o farmaci. Uno studio italiano evidenzia che i prematuri con un alto livello di cure assistenziali presentano condizioni di salute più stabili e livelli più bassi di stress. Al termine della degenza, i genitori vengono istruiti dal personale del reparto sulla gestione del bambino; è previsto anche un colloquio con i medici che seguiranno il piccolo dopo le dimissioni. Vengono programmati controlli fino all’età scolare: per i nati con peso inferiore a 1 kg, 5 visite nel primo anno e 1 ogni 6 mesi fino a 6 anni. Per i neonati con peso maggiore, le visite sono più diradate, ma la frequenza è stabilita in funzione delle problematiche del piccolo.
Abituati a “nuotare” in un confortevole sacco di acqua calda, i piccoli faticano ad adattarsi a un ambiente fatto di aria fresca. L’incubatrice mantiene un clima “termoneutrale”, cioè tale da non sottoporre il bambino a nessuno sforzo metabolico per scaldarsi. Per i piccoli nati a 33 o 34 settimane può bastare una settimana, mentre per quelli che non superano il mezzo chilo possono essere necessari anche uno o due mesi. La durata del ricovero tiene conto anche di altri due fattori: l’acquisizione dell’autonomia respiratoria e cardiocircolatoria (solitamente più precoce rispetto alla capacità di termoregolazione) e la capacità di alimentarsi in modo autonomo. Per i problemi respiratori, ai nati prima della 34a settimana viene somministrato il cortisone prenatale, un farmaco che stimola lo sviluppo dei polmoni. L’uso di cannule nasali o di un respiratore artificiale suppliscono all’insufficienza respiratoria fino alla completa autonomia.
Meglio il latte della mamma
L’autonomia nutrizionale dipende dalla capacità del bambino di succhiare e deglutire, che si acquisisce intorno alla 33a settimana di gestazione. Più precoce è la nascita, maggiore è il tempo necessario a raggiungere questa abilità. Nel frattempo l’alimentazione avviene per via parenterale, prima con flebo, poi con sondini inseriti nello stomaco, attraverso i quali vengono somministrate modeste dosi di latte, graduamente aumentate nel corso dei giorni. L’ideale è che il piccolo venga nutrito con il latte materno. I prematuri nutriti con il latte della mamma, infatti, risultano più protetti dalle infezioni e favoriti nello sviluppo fisico e neurologico. Se il piccolo non può iniziare subito a poppare, è importante che la mamma stimoli la lattazione spremendo il seno nelle prime ore dopo il parto. Il latte pretermine tende ad avere alti valori proteici e ha una densità calorica maggiore di quello “maturo”: nelle prime tre settimane di vita del bambino, è l’alimento ideale per la sua crescita. Dopo 20 giorni circa la composizione del liquido cambia, per assomigliare sempre di più al latte prodotto dalle donne che hanno partorito a termine. A questo punto, se il latte non è più sufficiente a soddisfare le esigenze nutrizionali del piccolo (ciò dipende dal grado di prematurità), può essere presa in considerazione la possibilità di aggiungere sostanze fortificanti, come proteine e sali minerali.
Al primo posto il benessere dei piccoli
I nati prematuri devono subire, spesso per lunghi periodi, interventi dolorosi e manovre invasive. Per questo sempre più importanza viene data al concetto di “cura centrata sul bambino”, che consiste in una serie di pratiche utili al benessere del piccolo, come l’abitudine di favorire la vicinanza dei genitori o la gestione del dolore tramite particolari procedure o farmaci. Uno studio italiano evidenzia che i prematuri con un alto livello di cure assistenziali presentano condizioni di salute più stabili e livelli più bassi di stress. Al termine della degenza, i genitori vengono istruiti dal personale del reparto sulla gestione del bambino; è previsto anche un colloquio con i medici che seguiranno il piccolo dopo le dimissioni. Vengono programmati controlli fino all’età scolare: per i nati con peso inferiore a 1 kg, 5 visite nel primo anno e 1 ogni 6 mesi fino a 6 anni. Per i neonati con peso maggiore, le visite sono più diradate, ma la frequenza è stabilita in funzione delle problematiche del piccolo.
Re: Prematuri
Intervenire presto è di vitale importanza
La sopravvivenza di un bambino pretermine dipende anche dalla rapidità con cui vengono intraprese le prime cure. È fondamentale riconoscere i segnali di un parto prematuro e recarsi il prima possibile in una struttura dotata di un reparto di terapia intensiva neonatale, l’unico in grado di gestire questo tipo di situazioni. I sintomi a cui prestare attenzione sono la comparsa di contrazioni dolorose al basso ventre, le perdite di sangue o la fuoriuscita di liquido aminiotico. A volte il riposo e l’uso di farmaci tocolitici, in grado cioè di inibire le contrazioni, possono rimandare di qualche giorno la nascita del bambino.
Dalla parte della mamma
Anche la mamma può vivere come un trauma la prematura separazione dal figlio. Una ricerca condotta su 1.300 donne di 13 Paesi rivela che le mamme di neonati pretermine soffrono di ansia, sensi di colpa e impotenza, dovute soprattutto alla sensazione di non aver portato a termine il proprio compito. Per questo è fondamentale andare a trovare spesso il bambino durante la degenza. Oggi le terapie intensive neonatali prevedono la possibilità per i genitori di accedere 24 ore su 24 e consentono di effettuare la marsupioterapia. La mamma può tenere in braccio il bambino, allattarlo o solo avvicinarlo al seno, anche se il piccino non succhia: le areole emanano calore e ciò aumenta il contatto fisico.
La sopravvivenza di un bambino pretermine dipende anche dalla rapidità con cui vengono intraprese le prime cure. È fondamentale riconoscere i segnali di un parto prematuro e recarsi il prima possibile in una struttura dotata di un reparto di terapia intensiva neonatale, l’unico in grado di gestire questo tipo di situazioni. I sintomi a cui prestare attenzione sono la comparsa di contrazioni dolorose al basso ventre, le perdite di sangue o la fuoriuscita di liquido aminiotico. A volte il riposo e l’uso di farmaci tocolitici, in grado cioè di inibire le contrazioni, possono rimandare di qualche giorno la nascita del bambino.
Dalla parte della mamma
Anche la mamma può vivere come un trauma la prematura separazione dal figlio. Una ricerca condotta su 1.300 donne di 13 Paesi rivela che le mamme di neonati pretermine soffrono di ansia, sensi di colpa e impotenza, dovute soprattutto alla sensazione di non aver portato a termine il proprio compito. Per questo è fondamentale andare a trovare spesso il bambino durante la degenza. Oggi le terapie intensive neonatali prevedono la possibilità per i genitori di accedere 24 ore su 24 e consentono di effettuare la marsupioterapia. La mamma può tenere in braccio il bambino, allattarlo o solo avvicinarlo al seno, anche se il piccino non succhia: le areole emanano calore e ciò aumenta il contatto fisico.
Re: Prematuri
Prematuri, il calendario dei controlli
I prematuri vivono tranquillamente al pari dei piccoli nati in termine. L’importante è che il bambino prematuro venga seguito da uno specialista che tenga sotto controllo le fasi di crescita. Vediamo quali
La nascita di un bambino prima del termine della gravidanza comporta delle difficoltà per il neonato e rischi di complicazioni, specie se il parto è avvenuto molto prima del previsto. L’assistenza neonatale in ospedale e a casa permette, però, la crescita e lo sviluppo dei prematuri che poco a poco si mettono al passo dei piccoli coetanei nati a termine. La mortalità dei nati pretermine con peso inferiore a 1,5 chili si è ridotta di cinque volte negli ultimi quarant’anni grazie alla tempestività delle cure e i controlli dei primi tre anni.
Golden hour, la prima ora di vita
La prima ora di vita, la cosiddetta “golden hour”, e i giorni immediatamente successivi alla nascita sono fondamentali. Le cure in questo periodo sono importanti anche a lungo termine. I neonati a rischio devono essere assistiti, a seconda delle necessità, con rianimazione cardiorespiratoria, termoregolazione, terapia antibiotica e nutrizione parenterale.
Il follow up anche a casa
Se è fondamentale seguire il bimbo nelle prime ore di vita, altrettanto importante è sapere cosa fare dopo le dimissioni, nella fase “follow-up”. Certamente il bimbo, che condurrà una vita estremamente normale, in egual modo dei bimbi nati a termine, dovrà sottoporsi a maggiori controlli.
Controlli neuromotori
Ci si dovrà affidare a un pediatra o neonatologo che segua le fasi di crescita del bambino passo dopo passo e verifichi spesso la crescita in altezza, in peso e della circonferenza cranica del piccolo. Dovrà anche tenere sotto controllo la nutrizione (promuovendo quando possibile l’allattamento materno). Non devono mancare i controlli neurologici per il rischio maggiore per i bambini pretermine di deficit neuromotori e propensione ad autismo e problemi di relazione.
In breve
LE TAPPE DEI CONTROLLI
Le tappe dei controlli ci vengono spiegate da Mauro Stronati, direttore di Neonatologia e patologia neonatale del policlinico San Matteo di Pavia e presidente della Sin, la Società italiana di neonatologia. “Alcuni neonati pretermine necessitano di un follow-up personalizzato, ma nella maggioranza dei casi un calendario dei controlli adeguato prevede delle valutazioni a 7-10 giorni dopo la dimissione, quindi alla quarantesima settimana di età, corrispondente al momento in cui il neonato avrebbe dovuto nascere. I successivi controlli si effettueranno tra i 2 e 3 mesi, tra i 6 e gli 8 mesi, tra i 12 e i 14 mesi, tra i 18 e i 24 mesi. Infine ai 36 mesi di età corretta”.
I prematuri vivono tranquillamente al pari dei piccoli nati in termine. L’importante è che il bambino prematuro venga seguito da uno specialista che tenga sotto controllo le fasi di crescita. Vediamo quali
La nascita di un bambino prima del termine della gravidanza comporta delle difficoltà per il neonato e rischi di complicazioni, specie se il parto è avvenuto molto prima del previsto. L’assistenza neonatale in ospedale e a casa permette, però, la crescita e lo sviluppo dei prematuri che poco a poco si mettono al passo dei piccoli coetanei nati a termine. La mortalità dei nati pretermine con peso inferiore a 1,5 chili si è ridotta di cinque volte negli ultimi quarant’anni grazie alla tempestività delle cure e i controlli dei primi tre anni.
Golden hour, la prima ora di vita
La prima ora di vita, la cosiddetta “golden hour”, e i giorni immediatamente successivi alla nascita sono fondamentali. Le cure in questo periodo sono importanti anche a lungo termine. I neonati a rischio devono essere assistiti, a seconda delle necessità, con rianimazione cardiorespiratoria, termoregolazione, terapia antibiotica e nutrizione parenterale.
Il follow up anche a casa
Se è fondamentale seguire il bimbo nelle prime ore di vita, altrettanto importante è sapere cosa fare dopo le dimissioni, nella fase “follow-up”. Certamente il bimbo, che condurrà una vita estremamente normale, in egual modo dei bimbi nati a termine, dovrà sottoporsi a maggiori controlli.
Controlli neuromotori
Ci si dovrà affidare a un pediatra o neonatologo che segua le fasi di crescita del bambino passo dopo passo e verifichi spesso la crescita in altezza, in peso e della circonferenza cranica del piccolo. Dovrà anche tenere sotto controllo la nutrizione (promuovendo quando possibile l’allattamento materno). Non devono mancare i controlli neurologici per il rischio maggiore per i bambini pretermine di deficit neuromotori e propensione ad autismo e problemi di relazione.
In breve
LE TAPPE DEI CONTROLLI
Le tappe dei controlli ci vengono spiegate da Mauro Stronati, direttore di Neonatologia e patologia neonatale del policlinico San Matteo di Pavia e presidente della Sin, la Società italiana di neonatologia. “Alcuni neonati pretermine necessitano di un follow-up personalizzato, ma nella maggioranza dei casi un calendario dei controlli adeguato prevede delle valutazioni a 7-10 giorni dopo la dimissione, quindi alla quarantesima settimana di età, corrispondente al momento in cui il neonato avrebbe dovuto nascere. I successivi controlli si effettueranno tra i 2 e 3 mesi, tra i 6 e gli 8 mesi, tra i 12 e i 14 mesi, tra i 18 e i 24 mesi. Infine ai 36 mesi di età corretta”.
Re: Prematuri
Neonati prematuri: quali danni al cervello?
I prematuri hanno più spesso degli altri problemi neurologici e psichiatrici. Secondo studiosi americani, ciò dipende da connessioni cerebrali “deboli”
I bimbi nati prematuri hanno un rischio maggiore di soffrire di problemi neurologici e psichiatrici. Uno studio ha cercato di indagare le motivazioni e ha scoperto che tali “deficit” possono essere dovuti a connessioni cerebrali più deboli che, nei piccoli nati prima del termine previsto, altererebbero le capacità di attenzione, comunicazione ed elaborazione delle emozioni.
Differenze nella materia bianca
Lo studio è opera di un gruppo di ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis (Stati Uniti) che hanno confrontato le scansioni cerebrali di 58 bambini nati a termine con quelle di 76 nati almeno con 10 settimane di anticipo. Hanno così constatato che alcune reti cerebrali responsabili dell’attenzione, della comunicazione e delle emozioni sono più deboli nei neonati prematuri. Nei nati pretermine sono, infatti, state riscontrate differenze significative in tratti della materia bianca (fatti di assoni che collegano le regioni del cervello fino a formare delle reti) e anomalie nei circuiti principali. Per questo, hanno concluso, i bimbi nati prematuri hanno un rischio maggiore di soffrire di problemi neurologici e psichiatrici.
Possibilità di interventi
Se confermati, questi i risultati potrebbero aiutare medici e scienziati a capire dove intervenire per migliorare lo sviluppo dei bambini prematuri: il cervello, infatti, è molto plastico nei primi momenti di vita e potrebbe essere modificato con un intervento precoce.
Coinvolti milioni di neonati
Ogni anno nel mondo nascono 13 milioni di neonati prematuri, cioè nati prima del compimento della 37a settimana di gravidanza. I bimbi nati prematuri hanno un rischio maggiore di soffrire di problemi neurologici e psichiatrici e, più in generale, presentano un’immaturità della maggior parte di organi e apparati. Maggiore è l’anticipo della nascita, più elevato è il grado di immaturità funzionale. Tutte le malattie della prematurità sono più rare dopo le 32 settimane.
Tante cause
Le cause più frequenti di un parto prematuro sono la gemellarità e alcune complicazioni della gravidanza, come la gestosi, la placenta previa (bassa), il distacco della placenta o la rottura prematura delle membrane. Anche problemi fisici della madre possono accelerare i tempi, così come l’età avanzata o troppo giovane, i lavori pesanti, un livello elevato di stress e ansia, il fatto di aver già partorito in anticipo o aver vissuto in precedenza gravidanze problematiche.
In breve
SEMPRE PIU’ NUMEROSI
In Italia i prematuri sono circa il 10% dei bimbi nati ogni anno. Il numero è in crescita, a causa dell’aumento delle gravidanze a rischio. Ma, se 50 anni fa solo il 25% riusciva a vincere la sfida della sopravvivenza, oggi si arriva al 90%.
I prematuri hanno più spesso degli altri problemi neurologici e psichiatrici. Secondo studiosi americani, ciò dipende da connessioni cerebrali “deboli”
I bimbi nati prematuri hanno un rischio maggiore di soffrire di problemi neurologici e psichiatrici. Uno studio ha cercato di indagare le motivazioni e ha scoperto che tali “deficit” possono essere dovuti a connessioni cerebrali più deboli che, nei piccoli nati prima del termine previsto, altererebbero le capacità di attenzione, comunicazione ed elaborazione delle emozioni.
Differenze nella materia bianca
Lo studio è opera di un gruppo di ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis (Stati Uniti) che hanno confrontato le scansioni cerebrali di 58 bambini nati a termine con quelle di 76 nati almeno con 10 settimane di anticipo. Hanno così constatato che alcune reti cerebrali responsabili dell’attenzione, della comunicazione e delle emozioni sono più deboli nei neonati prematuri. Nei nati pretermine sono, infatti, state riscontrate differenze significative in tratti della materia bianca (fatti di assoni che collegano le regioni del cervello fino a formare delle reti) e anomalie nei circuiti principali. Per questo, hanno concluso, i bimbi nati prematuri hanno un rischio maggiore di soffrire di problemi neurologici e psichiatrici.
Possibilità di interventi
Se confermati, questi i risultati potrebbero aiutare medici e scienziati a capire dove intervenire per migliorare lo sviluppo dei bambini prematuri: il cervello, infatti, è molto plastico nei primi momenti di vita e potrebbe essere modificato con un intervento precoce.
Coinvolti milioni di neonati
Ogni anno nel mondo nascono 13 milioni di neonati prematuri, cioè nati prima del compimento della 37a settimana di gravidanza. I bimbi nati prematuri hanno un rischio maggiore di soffrire di problemi neurologici e psichiatrici e, più in generale, presentano un’immaturità della maggior parte di organi e apparati. Maggiore è l’anticipo della nascita, più elevato è il grado di immaturità funzionale. Tutte le malattie della prematurità sono più rare dopo le 32 settimane.
Tante cause
Le cause più frequenti di un parto prematuro sono la gemellarità e alcune complicazioni della gravidanza, come la gestosi, la placenta previa (bassa), il distacco della placenta o la rottura prematura delle membrane. Anche problemi fisici della madre possono accelerare i tempi, così come l’età avanzata o troppo giovane, i lavori pesanti, un livello elevato di stress e ansia, il fatto di aver già partorito in anticipo o aver vissuto in precedenza gravidanze problematiche.
In breve
SEMPRE PIU’ NUMEROSI
In Italia i prematuri sono circa il 10% dei bimbi nati ogni anno. Il numero è in crescita, a causa dell’aumento delle gravidanze a rischio. Ma, se 50 anni fa solo il 25% riusciva a vincere la sfida della sopravvivenza, oggi si arriva al 90%.
Re: Prematuri
Autismo: rischio più alto nei bambini prematuri
Allo studio lo sviluppo cerebrale dei prematuri per cercare i biomarcatori dell’autismo
I bambini nati prima delle 30 settimane di gestazione hanno un maggior rischio di sviluppare disturbi dello spettro autistico (Dsa) rispetto ai bambini nati a termine.
Anomalie cerebrali
La nascita prima del tempo è legata a un maggior rischio di problemi dello sviluppo neurologico, tra cui disturbi dello spettro autistico e quelli da deficit di attenzione. Uno studio di diagnostica per immagini sui neonati ha mostrato come i bambini venuti alla luce prima di 30 settimane di gestazione abbiano un rischio maggiore di autismo rispetto ai neonati a termine.
Utilizzata la risonanza magnetica
Appena pubblicato sulla rivista scientifica Autism Reserach e condotto con la risonanza magnetica al Murdoch Childrens Research Institute di Melbourne in Australia su 172 bambini nati pretermine con successiva diagnosi di autismo, lo studio ha mostrato la presenza di anomalie cerebrali, con una maggior probabilità di lesioni della sostanza bianca e di volumi cerebellari inferiori rispetto agli altri bambini.
Prima di interviene, meglio è
L’identificazione precoce dei bambini che mostrano un aumentano rischio di sviluppare autismo potrebbe portare alla possibilità di un intervento clinico tempestivo, prima dello sviluppo dei sintomi della malattia. È possibile, con tecniche di imaging, monitorare lo sviluppo cerebrale del feto, utilizzando nel frattempo altri biomarcatori specifici per le Dsa. Attualmente la diagnosi precoce di autismo nei bambini prematuri è molto complessa, data la parziale sovrapposizione dei sintomi con quelli di altri disturbi dello sviluppo. Per questo motivo l’identificazione di biomarcatori della malattia è particolarmente importante in questo gruppo di bambini.
Un disturbo della comunicazione
Capire come la nascita prematura possa influire sullo sviluppo del cervello è stato l’obiettivo di un altro studio condotto all’Università di Washington e presentato al meeting della Society for Neuroscience su 58 neonati a termine e 78 prematuri. L’autismo è un disturbo che comprende le aree cerebrali del linguaggio e della comunicazione e che, almeno secondo l’attuale scienza medica, tende a manifestarsi senza una causa apparente. Lo studio ha indicato che il rischio più elevato di soffrire di problemi neurologici e psichiatrici dei bambini nati prematuramente potrebbe essere causato da connessioni cerebrali più deboli, legate all’attenzione, alla comunicazione e all’elaborazione delle emozioni.
In breve
QUANTI SONO I PREMATURI?
Ogni anno nel mondo sono 15 milioni i neonati pretermine, nati cioè prima della 37a settimana di gestazione; nel nostro Paese rappresentano circa il 7% dei nuovi nati.
Allo studio lo sviluppo cerebrale dei prematuri per cercare i biomarcatori dell’autismo
I bambini nati prima delle 30 settimane di gestazione hanno un maggior rischio di sviluppare disturbi dello spettro autistico (Dsa) rispetto ai bambini nati a termine.
Anomalie cerebrali
La nascita prima del tempo è legata a un maggior rischio di problemi dello sviluppo neurologico, tra cui disturbi dello spettro autistico e quelli da deficit di attenzione. Uno studio di diagnostica per immagini sui neonati ha mostrato come i bambini venuti alla luce prima di 30 settimane di gestazione abbiano un rischio maggiore di autismo rispetto ai neonati a termine.
Utilizzata la risonanza magnetica
Appena pubblicato sulla rivista scientifica Autism Reserach e condotto con la risonanza magnetica al Murdoch Childrens Research Institute di Melbourne in Australia su 172 bambini nati pretermine con successiva diagnosi di autismo, lo studio ha mostrato la presenza di anomalie cerebrali, con una maggior probabilità di lesioni della sostanza bianca e di volumi cerebellari inferiori rispetto agli altri bambini.
Prima di interviene, meglio è
L’identificazione precoce dei bambini che mostrano un aumentano rischio di sviluppare autismo potrebbe portare alla possibilità di un intervento clinico tempestivo, prima dello sviluppo dei sintomi della malattia. È possibile, con tecniche di imaging, monitorare lo sviluppo cerebrale del feto, utilizzando nel frattempo altri biomarcatori specifici per le Dsa. Attualmente la diagnosi precoce di autismo nei bambini prematuri è molto complessa, data la parziale sovrapposizione dei sintomi con quelli di altri disturbi dello sviluppo. Per questo motivo l’identificazione di biomarcatori della malattia è particolarmente importante in questo gruppo di bambini.
Un disturbo della comunicazione
Capire come la nascita prematura possa influire sullo sviluppo del cervello è stato l’obiettivo di un altro studio condotto all’Università di Washington e presentato al meeting della Society for Neuroscience su 58 neonati a termine e 78 prematuri. L’autismo è un disturbo che comprende le aree cerebrali del linguaggio e della comunicazione e che, almeno secondo l’attuale scienza medica, tende a manifestarsi senza una causa apparente. Lo studio ha indicato che il rischio più elevato di soffrire di problemi neurologici e psichiatrici dei bambini nati prematuramente potrebbe essere causato da connessioni cerebrali più deboli, legate all’attenzione, alla comunicazione e all’elaborazione delle emozioni.
In breve
QUANTI SONO I PREMATURI?
Ogni anno nel mondo sono 15 milioni i neonati pretermine, nati cioè prima della 37a settimana di gestazione; nel nostro Paese rappresentano circa il 7% dei nuovi nati.
Re: Prematuri
Prematuri: ecco i reali problemi per i genitori
Che cosa significa per i genitori italiani avere un bimbo prematuro? Dall’impreparazione all’evento fino ai problemi con il lavoro e alle difficoltà delle visite di controllo, ecco che cosa racconta chi ci è già passato
Ogni anno in Italia sono 36.000 i bimbi che nascono troppo presto e hanno bisogno di cure particolari per sopravvivere. Alcune delle loro storie e di quelle dei loro genitori sono stati raccolte nella prima ricerca italiana di Medicina Narrativa su scala nazionale e hanno così fornito una preziosa testimonianza dell’esperienza vissuta. E dei problemi maggiori che determina.
Il vissuto delle famiglie
Il progetto “Nascere prima del tempo, il vissuto delle famiglie con nati prematuri in Italia” è stato realizzato dalla Fondazione Istud in collaborazione con Vivere Onlus Coordinamento Nazionale delle Associazioni per la Neonatologia e il supporto di AbbVie. L’intento era quello di raccogliere, attraverso i racconti di 149 famiglie, il vissuto, le richieste, le esigenze, le aspettative dei genitori che si trovano ad affrontare questa esperienza. Lo scopo ultimo di questa ricerca è l’individuazione di interventi necessari dal punto dell’organizzazione dei servizi e del supporto integrativo per le famiglie.
Genitori impreparati alla nascita pretermine
Il dato più evidente emerso dalla ricerca riguarda l’imprevedibilità della nascita pretermine. E la conseguente impreparazione dei genitori. La diagnosi di una gravidanza a rischio si riscontra solo nel 28% dei casi, in particolare viene diagnosticata più frequentemente nei casi di gravidanze gemellari (nel 72% delle nascite gemellari). Il risultato è che per l’87% dei parti pretermine si è trattato di un evento improvviso ed imprevisto che ha richiesto un intervento di emergenza, 8 volte su 10 (78%) con un parto cesareo.
Strutture poco accoglienti e lontane
Che cosa significa per i genitori italiani avere un bimbo prematuro? Dall’impreparazione all’evento fino ai problemi con il lavoro e alle difficoltà delle visite di controllo, ecco che cosa racconta chi ci è già passato
Ogni anno in Italia sono 36.000 i bimbi che nascono troppo presto e hanno bisogno di cure particolari per sopravvivere. Alcune delle loro storie e di quelle dei loro genitori sono stati raccolte nella prima ricerca italiana di Medicina Narrativa su scala nazionale e hanno così fornito una preziosa testimonianza dell’esperienza vissuta. E dei problemi maggiori che determina.
Il vissuto delle famiglie
Il progetto “Nascere prima del tempo, il vissuto delle famiglie con nati prematuri in Italia” è stato realizzato dalla Fondazione Istud in collaborazione con Vivere Onlus Coordinamento Nazionale delle Associazioni per la Neonatologia e il supporto di AbbVie. L’intento era quello di raccogliere, attraverso i racconti di 149 famiglie, il vissuto, le richieste, le esigenze, le aspettative dei genitori che si trovano ad affrontare questa esperienza. Lo scopo ultimo di questa ricerca è l’individuazione di interventi necessari dal punto dell’organizzazione dei servizi e del supporto integrativo per le famiglie.
Genitori impreparati alla nascita pretermine
Il dato più evidente emerso dalla ricerca riguarda l’imprevedibilità della nascita pretermine. E la conseguente impreparazione dei genitori. La diagnosi di una gravidanza a rischio si riscontra solo nel 28% dei casi, in particolare viene diagnosticata più frequentemente nei casi di gravidanze gemellari (nel 72% delle nascite gemellari). Il risultato è che per l’87% dei parti pretermine si è trattato di un evento improvviso ed imprevisto che ha richiesto un intervento di emergenza, 8 volte su 10 (78%) con un parto cesareo.
Strutture poco accoglienti e lontane
Re: Prematuri
Le strutture che accolgono i bambini prematuri, ovvero le Neonatologie e le Terapie Intensive Neonatali, nel 70% dei casi si trovano nelle grandi città e non nel proprio comune di residenza. Inoltre in molti casi non agevolano la permanenza dei genitori, ad esempio offrendo letti, sedie comode e stanze appartate.
Manca supporto dopo il ricovero
Dopo le dimissioni dall’ospedale, solo nel 10% dei casi viene offerto un supporto qualificato al domicilio. Eppure un programma che segua il percorso dei bambini sarebbe necessario, poiché i prematuri sono spesso problematici, in quanto risentono di uno sviluppo incompleto di alcuni sistemi e apparati, come ad esempio quello respiratorio.
Problemi con il lavoro
Una volta riportato il bambino a casa dall’ospedale, spesso i genitori si trovano a dover affrontare altri problemi. Le famiglie quasi sempre sono impreparate di fronte a una nascita prematura che incide profondamente sulla vita personale, di coppia e lavorativa. Il 68% delle mamme dichiara impatti significativi sulle attività lavorative: ha dovuto utilizzare le ferie a disposizione, permessi speciali, ha diminuito sensibilmente le attività lavorative o, addirittura, ha dovuto smettere di lavorare.
da sapere
CONGEDO DI MATERNITÀ PIÙ LUNGO
Pochi mesi fa è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un decreto legislativo con novità importanti per i casi di parto prematuro. Il decreto prevede che, in caso di parto anticipato, i giorni non goduti prima del parto si aggiungono al periodo di congedo di maternità dopo il parto, anche oltre i cinque mesi previsti.
Manca supporto dopo il ricovero
Dopo le dimissioni dall’ospedale, solo nel 10% dei casi viene offerto un supporto qualificato al domicilio. Eppure un programma che segua il percorso dei bambini sarebbe necessario, poiché i prematuri sono spesso problematici, in quanto risentono di uno sviluppo incompleto di alcuni sistemi e apparati, come ad esempio quello respiratorio.
Problemi con il lavoro
Una volta riportato il bambino a casa dall’ospedale, spesso i genitori si trovano a dover affrontare altri problemi. Le famiglie quasi sempre sono impreparate di fronte a una nascita prematura che incide profondamente sulla vita personale, di coppia e lavorativa. Il 68% delle mamme dichiara impatti significativi sulle attività lavorative: ha dovuto utilizzare le ferie a disposizione, permessi speciali, ha diminuito sensibilmente le attività lavorative o, addirittura, ha dovuto smettere di lavorare.
da sapere
CONGEDO DI MATERNITÀ PIÙ LUNGO
Pochi mesi fa è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale un decreto legislativo con novità importanti per i casi di parto prematuro. Il decreto prevede che, in caso di parto anticipato, i giorni non goduti prima del parto si aggiungono al periodo di congedo di maternità dopo il parto, anche oltre i cinque mesi previsti.
Re: Prematuri
Prematuri: più a rischio di ansia e nevrosi?
I bambini nati prematuri avrebbero probabilità più elevate di sviluppare disturbi psicologici e nevrosi da grandi. Ecco perché
I bambini nati prematuri avrebbero probabilità più elevate di sviluppare disturbi psicologici e nevrosi da grandi. Ecco perché
Prematuri: più a rischio di ansia e nevrosi?
Negli ultimi anni, le possibilità, non solo di sopravvivenza ma anche di avere una vita normale, per i bimbi nati prematuri sono aumentate enormemente. Tuttavia, non si può negare che ancora oggi questi piccoli siano più fragili di quelli nati a termine e presentino un rischio più elevato di sviluppare problematiche di vario tipo. Fra queste, anche ansia e nevrosi. È quanto ha scoperto un recente studio condotto da un team di ricercatori statutinensi, dell’University of Warwick, e pubblicato sugli Archives of Disease in Childhood.
Uno studio su quasi 400 bambini
La ricerca ha coinvolto 397 bambini nati negli anni 1985- 1986. Di questi, 200 erano nati molto prematuri (prima delle 32 settimane di gravidanza) o sottopeso (con peso alla nascita inferiore a 1,5 chili), mentre gli altri 197 erano venuti alla luce secondo il termine di gravidanza previsto. Tutti sono stati seguiti per svariati anni. Recentemente sono stati sottoposti a specifici test psicoattitudinali in grado di valutare la loro personalità e l’eventuale presenza di disturbi psicologici e nervosi. Lo scopo era capire se la nascita pretermine si associava o meno a disturbi nel lungo periodo.
Sono più introversi
Dall’analisi dei risultati è emerso che effettivamente i bimbi nati prematuri corrono un rischio più elevato di avere problemi da adulti. In particolare, i test svolti hanno svelato che le persone nate in anticipo rispetto alla data presunta del parto presentavano un carattere più introverso rispetto ai coetanei rimasti nell’utero materno 40 settimane. Non solo. Avevano una tendenza maggiore alla nevrosi e ai disturbi dello spettro autistico.
Alla base alcune alterazioni cerebrali
Al momento non si conoscono le ragioni per cui gli individui nati prematuri presentano probabilità più elevate di andare incontro a disturbi psicologici e nervosi. Sono state però avanzate alcune ipotesi. Secondo una delle più accreditate, la nascita prematura si assocerebbe ad alterazioni di aree del cervello che determinano la personalità e regolano i comportamenti sociali e psicologici. “Questi disturbi della psiche possono essere associati ad alterazioni nella struttura e nel funzionamento del cervello causati da una nascita prematura che forse non ha permesso uno sviluppo completo di alcune zone” hanno spiegato gli autori.
I bambini nati prematuri avrebbero probabilità più elevate di sviluppare disturbi psicologici e nevrosi da grandi. Ecco perché
I bambini nati prematuri avrebbero probabilità più elevate di sviluppare disturbi psicologici e nevrosi da grandi. Ecco perché
Prematuri: più a rischio di ansia e nevrosi?
Negli ultimi anni, le possibilità, non solo di sopravvivenza ma anche di avere una vita normale, per i bimbi nati prematuri sono aumentate enormemente. Tuttavia, non si può negare che ancora oggi questi piccoli siano più fragili di quelli nati a termine e presentino un rischio più elevato di sviluppare problematiche di vario tipo. Fra queste, anche ansia e nevrosi. È quanto ha scoperto un recente studio condotto da un team di ricercatori statutinensi, dell’University of Warwick, e pubblicato sugli Archives of Disease in Childhood.
Uno studio su quasi 400 bambini
La ricerca ha coinvolto 397 bambini nati negli anni 1985- 1986. Di questi, 200 erano nati molto prematuri (prima delle 32 settimane di gravidanza) o sottopeso (con peso alla nascita inferiore a 1,5 chili), mentre gli altri 197 erano venuti alla luce secondo il termine di gravidanza previsto. Tutti sono stati seguiti per svariati anni. Recentemente sono stati sottoposti a specifici test psicoattitudinali in grado di valutare la loro personalità e l’eventuale presenza di disturbi psicologici e nervosi. Lo scopo era capire se la nascita pretermine si associava o meno a disturbi nel lungo periodo.
Sono più introversi
Dall’analisi dei risultati è emerso che effettivamente i bimbi nati prematuri corrono un rischio più elevato di avere problemi da adulti. In particolare, i test svolti hanno svelato che le persone nate in anticipo rispetto alla data presunta del parto presentavano un carattere più introverso rispetto ai coetanei rimasti nell’utero materno 40 settimane. Non solo. Avevano una tendenza maggiore alla nevrosi e ai disturbi dello spettro autistico.
Alla base alcune alterazioni cerebrali
Al momento non si conoscono le ragioni per cui gli individui nati prematuri presentano probabilità più elevate di andare incontro a disturbi psicologici e nervosi. Sono state però avanzate alcune ipotesi. Secondo una delle più accreditate, la nascita prematura si assocerebbe ad alterazioni di aree del cervello che determinano la personalità e regolano i comportamenti sociali e psicologici. “Questi disturbi della psiche possono essere associati ad alterazioni nella struttura e nel funzionamento del cervello causati da una nascita prematura che forse non ha permesso uno sviluppo completo di alcune zone” hanno spiegato gli autori.
Re: Prematuri
Prematuri: identificare prima i problemi di salute
Per i prematuri, in arrivo un nuovo strumento che misura l’elettricità nel cervello, scoprendo in anticipo eventuali problemi di salute
Per i prematuri, un grande passo avanti. Un’equipe di scienziati australiani del Queensland Institute of Medical Research di Brisbane, con la collaborazione di colleghi svedesi e finlandesi, ha realizzato un nuovo strumento che identifica i problemi di salute proprio nei neonati prematuri.
Rischi di disturbi mentali e fisici
Le conseguenze più gravi per un bebè che nasce molto prima del termine sono un elevato rischio di disabilità mentale oltre a disturbi all’apparato respiratorio, immunitario e cardiocircolatorio. E più nasce prima, maggiore sarà il rischio.
Intervenire prima possibile
L’apparecchio creato da esperti neurologi è in grado di misurare l’elettricità nel cervello. Lo studio si è concentrato sull’analisi delle registrazioni dell’attività elettrica in neonati prematuri con un’età di gestazione tra 22 e 28 settimane. I risultati emersi mostrano che il cervello dei prematuri emette leggere scariche di attività elettrica in maniera apparentemente discontinua. Prima e dopo le scariche, il cervello è completamente quieto. Questo nuovo strumento consente un intervento tempestivo, che è cruciale per la salute di questi piccolissimi.
Fondamentali le prime 72 ore
Secondo i medici neonatali, infatti, i danni più gravi avvengono nelle prime 72 ore di vita. Ora sarà per fortuna possibile prevederli e prevenirli grazie a questo nuovo strumento. Le misurazioni effettuate nel cervello con questo apparecchio identificano già nelle prime 24 ore di vita eventi in corso, che altre tecniche non sono in grado di individuare. Una rilevazione tempestiva di potenziali problemi offre una guida fondamentale a chi opera in prima linea nelle unità di cura intensiva neonatale.
Dall’analisi del cervello, indicazioni pratiche
Qui i medici di questo reparto sono spesso chiamati a prendere decisioni delicate riguardo alle opzioni di trattamento migliori da effettuare subito dopo la nascita prematura di un bambino. Sfruttando tecniche sviluppate in fisica, i ricercatori hanno scoperto in questi singolari terremoti elettrici che avvengono nel cervello del bebè modelli di attività nascosti. In seguito a verifiche statistiche e analisi di dati, gli ingegneri biomedici hanno potuto dimostrare che questi modelli prevengono le complicazioni in nascite molto premature. Tutto questo è stato possibile grazie all’interazione di diverse discipline scientifiche che normalmente non interagiscono tra di loro: medicina, fisiologia, fisica e matematica.
In breve
SEMPRE PIÙ PREMATURI
Si definisce prematuro un bambino che nasce prima delle 37 settimane compiute. Oggi si tratta di un fenomeno in crescita per diversi motivi: età più avanzata della futura mamma, patologie della gravidanza (ipertensione, preeclamsia o gestosi, diabete, infezioni vaginali) e gravidanze a rischio (anomalie anatomiche dell’utero, gemellarità spesso per fecondazione assistita).
Per i prematuri, in arrivo un nuovo strumento che misura l’elettricità nel cervello, scoprendo in anticipo eventuali problemi di salute
Per i prematuri, un grande passo avanti. Un’equipe di scienziati australiani del Queensland Institute of Medical Research di Brisbane, con la collaborazione di colleghi svedesi e finlandesi, ha realizzato un nuovo strumento che identifica i problemi di salute proprio nei neonati prematuri.
Rischi di disturbi mentali e fisici
Le conseguenze più gravi per un bebè che nasce molto prima del termine sono un elevato rischio di disabilità mentale oltre a disturbi all’apparato respiratorio, immunitario e cardiocircolatorio. E più nasce prima, maggiore sarà il rischio.
Intervenire prima possibile
L’apparecchio creato da esperti neurologi è in grado di misurare l’elettricità nel cervello. Lo studio si è concentrato sull’analisi delle registrazioni dell’attività elettrica in neonati prematuri con un’età di gestazione tra 22 e 28 settimane. I risultati emersi mostrano che il cervello dei prematuri emette leggere scariche di attività elettrica in maniera apparentemente discontinua. Prima e dopo le scariche, il cervello è completamente quieto. Questo nuovo strumento consente un intervento tempestivo, che è cruciale per la salute di questi piccolissimi.
Fondamentali le prime 72 ore
Secondo i medici neonatali, infatti, i danni più gravi avvengono nelle prime 72 ore di vita. Ora sarà per fortuna possibile prevederli e prevenirli grazie a questo nuovo strumento. Le misurazioni effettuate nel cervello con questo apparecchio identificano già nelle prime 24 ore di vita eventi in corso, che altre tecniche non sono in grado di individuare. Una rilevazione tempestiva di potenziali problemi offre una guida fondamentale a chi opera in prima linea nelle unità di cura intensiva neonatale.
Dall’analisi del cervello, indicazioni pratiche
Qui i medici di questo reparto sono spesso chiamati a prendere decisioni delicate riguardo alle opzioni di trattamento migliori da effettuare subito dopo la nascita prematura di un bambino. Sfruttando tecniche sviluppate in fisica, i ricercatori hanno scoperto in questi singolari terremoti elettrici che avvengono nel cervello del bebè modelli di attività nascosti. In seguito a verifiche statistiche e analisi di dati, gli ingegneri biomedici hanno potuto dimostrare che questi modelli prevengono le complicazioni in nascite molto premature. Tutto questo è stato possibile grazie all’interazione di diverse discipline scientifiche che normalmente non interagiscono tra di loro: medicina, fisiologia, fisica e matematica.
In breve
SEMPRE PIÙ PREMATURI
Si definisce prematuro un bambino che nasce prima delle 37 settimane compiute. Oggi si tratta di un fenomeno in crescita per diversi motivi: età più avanzata della futura mamma, patologie della gravidanza (ipertensione, preeclamsia o gestosi, diabete, infezioni vaginali) e gravidanze a rischio (anomalie anatomiche dell’utero, gemellarità spesso per fecondazione assistita).