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Svezzamento

laila
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Re: Svezzamento

Messaggio da laila »

Svezzamento: ancora tanti dubbi

Purtroppo non ci sono ancora studi scientifici che indichino qual è il momento migliore per introdurre nella dieta del bambino i primi cereali contenenti il glutine (come la pastina o i biscotti). Secondo uno studio svedese, l’introduzione graduale di glutine durante l’allattamento al seno sarebbe da preferire ad altri comportamenti alimentari, ma è un’indicazione che può avere senso nei Paesi scandinavi appunto, dove in media i bambini vengono allattati al seno per più di 6 mesi. Al momento la tendenza più ragionevole continua a essere quella di iniziare a offrire al piccolo alimenti contenenti glutine dopo i 6 mesi, come peraltro raccomanda anche la Società europea di gastroenterologia pediatrica.

L’unica cura è una dieta rigorosa

Attualmente, l’unico metodo per evitare i problemi legati alla celiachia consiste nell’eliminare tutti gli alimenti che contengono il glutine. Questa dieta, che va seguita tutta la vita, deve essere osservata con molto rigore perché bastano, per esempio, solo alcuni microgrammi di farina di frumento per provocare una reazione di intolleranza. In altre parole, è sufficiente abolire il glutine dall’alimentazione del bimbo per permettergli di crescere e vivere bene. La dieta, infatti, rende il bimbo celiaco una persona sana ed elimina completamente il rischio di conseguenze negli anni come, per esempio, i problemi al cuore, alle ossa o al sistema immunitario. Per individuare con tempestività il disturbo è bene, però, non ritardare troppo l’inserimento del glutine nello svezzamento del bebè. Per poter verificare le reazioni del bimbo si può proporre la pappa di frumento già al quarto-quinto mese e, in ogni caso, è meglio non aspettare oltre il sesto mese. Se il piccolo è intollerante al glutine, infatti, occorre escludere questa sostanza dalla sua dieta il prima possibile.

Le regole da seguire

Quando in famiglia c’è un bimbo che soffre di questo disturbo è bene adottare alcuni semplici accorgimenti, come sostituire la farina di frumento con altri tipi ammessi (di riso, di patate, di mais, di soia). In questo modo anche chi non tollera il glutine può vivere bene e gustare i piatti base della cucina mediterranea, come la pasta e il pane. Ecco qualche regola, che deve diventare un’abitudine quotidiana.

Lavare bene gli utensili dopo averli usati per lavorare la farina comune, senza dimenticarsi le mani stesse, se sono infarinate.
Non infarinare mai carne, pesce e verdura con la farina comune.
Non aggiungere la farina di frumento nei sughi e nelle salse per renderle più consistenti.
Gettare via l’acqua di cottura della pasta comune, senza utilizzarla per cuocere la pasta adatta.
Non appoggiare mai il cibo su piani e piatti contaminati. Stendere un foglio di carta alluminio sul piano da lavoro, sulla piastra del forno, sulla griglia per tostare il pane.

E fuori casa?

Resta il problema degli alimenti industriali che tra i vari ingredienti possono contenere tracce di glutine: per questo è bene far sempre riferimento al prontuario dell’Aic (consultabile all’indirizzo Internet www.celiachia.it. In commercio si trovano alimenti appositamente preparati per chi soffre di questo disturbo contrassegnati da una spiga barrata: sono molto vari e offrono ormai un’ottima qualità, tanto che spesso è difficile distinguerli da quelli corrispondenti preparati con il glutine. A seconda dell’età e del sesso, il Sistema sanitario nazionale italiano assicura una fornitura gratuita di questi prodotti. Per quanto riguarda ristoranti, alberghi, gelaterie (il glutine può essere presente anche nel gelato), si può far riferimento a un elenco di quelli che tengono conto dei clienti celiaci consultabile on line a questo indirizzo: http://www.celiachia.it/DIETA/ricercaStrutture.php
Novità della ricerca

la “pillola” anti-glutine

È verosimile che entro due-tre anni sarà disponibile un preparato, probabilmente in forma di pillola, che, assunto prima del pasto, permetterà di degradare il glutine prima che venga a contatto con la mucosa intestinale, riducendolo in frammenti “innocui”, cioè non riconosciuti dall’apparato difensivo del celiaco, che identifica nel glutine un bersaglio da colpire, esattamente come se fosse un agente infettivo.

Le ultime ricerche hanno infatti evidenziato che il farmaco in esame è stato in grado di eliminare i sintomi associati al consumo di glutine nell’85 per cento dei casi. In pratica, un celiaco potrà concedersi ogni tanto un alimento con glutine, e quindi non seguire più rigorosamente la dieta, a patto ovviamente di prendere questa pillola.

farine speciali

Questa strategia si avvale dei progressi dell’ingegneria genetica per ripercorrere in senso contrario la storia, che sin dall’antichità ha visto l’uomo selezionare le piante dalla cui farina si potesse ottenere un pane più appetibile.

Va osservato, però, che l’impiego di farine senza glutine comporta anche la perdita del suo effetto vantaggioso sulla panificazione. Si stanno tuttavia compiendo importanti sforzi anche per trovare un compromesso tra mantenimento della funzione del glutine e l’eliminazione dei suoi componenti responsabili della reazione immunitaria, anche con lo scopo di prevenire la comparsa della celiachia negli individui geneticamente predisposti.

farmaci immunomodulatori

Il terzo ambito di ricerca è più complesso e si occupa di modificare la risposta del sistema immunitario con l’impiego di particolari farmaci, il cui scopo sarebbe quello di bloccare la produzione degli autoanticorpi.

un vaccino

È in fase di sperimentazione. Ci vogliono ancora anni perché possa essere reso disponibile.
minuminu
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Re: Svezzamento

Messaggio da minuminu »

Svezzamento vegetariano: sì o no?
Sempre più genitori sono vegetariani e la tendenza è quella di eliminare la carne fin dai primi anni. Occorrono però molte attenzioni
Svezzamento vegetariano: sì o no?

Oggi in Italia 5,3 milioni di persone scelgono di alimentarsi senza carne e pesce, 600 mila anche senza latte e uova. E in futuro saranno sempre di più: si stima che nel 2050 un italiano su due sarà vegetariano. Numeri che pongono il nostro Paese al secondo posto nella classifica mondiale di amanti dello stile “green”. Anche i bambini cominciano a essere svezzati secondo regole “verdi”: niente carne né latticini, non troppe fibre, allattamento al seno finché è possibile. Non si tratta, come molti pensano, solo di un regime dietetico. Il vegetarianismo è un modo di vivere, che ha tanti benefici: aumento dell’aspettativa di vita sana (che negli ultimi anni ha subito un crollo, anche a causa di un’alimentazione non equilibrata), miglior controllo del peso, più rispetto per l’ambiente e gli animali, valorizzazione delle risorse della natura. E chi immagina bambini magri, pallidi e debilitati, deve ricredersi: se messo in pratica correttamente, lo svezzamento vegetariano non comporta carenze nutrizionali né problemi di sviluppo.

0-3 anni: un periodo fondamentale

Secondo gli esperti, gran parte del lavoro di prevenzione del sovrappeso e delle altre malattie legate a una cattiva alimentazione, si gioca nei primi tre anni di vita. È prima dei 36 mesi, infatti, che le abitudini alimentari si consolidano, ma in questo periodo si commettono anche molti errori nutrizionali, le cui conseguenze possono persistere per tutta la vita. Secondo una ricerca, il 68% dei genitori non è consapevole delle implicazioni che la nutrizione nei primi anni di vita può avere sulla salute futura dei loro bambini.
Svezzamento vegetariano passo dopo passo


1- Latte materno a oltranza

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, il latte materno è l’alimento principe fino ai 2 anni di vita: è nutriente, povero di proteine, privo di fibre e perfettamente equilibrato per i bisogni del bambino. È dimostrato che l’allattamento al seno riduce il rischio di obesità in età scolare del 16-18%. È bene proseguire anche quando si inizia lo svezzamento e finché è possibile.

2 – Frutta: a 6 mesi compiuti

Prima del sesto mese, il bambino non è pronto a modificare la sua alimentazione. Si comincia con piccoli assaggi di frutta, come mela, pera e banana (frullata, schiacciata o omogenizzata), ma senza esagerare. Le fibre, infatti, sono impegnative per l’intestino dei lattanti. Un eccesso può causare coliche gassose e disturbi intestinali: trattenendo l’acqua al loro interno, le fibre aumentano il volume delle feci, rendendone difficile l’espulsione.

3 – Prima pappa: dopo una settimana

La prima pappa (quella del mezzogiorno) è a base di brodo vegetale, più leggero e digeribile del passato di verdura perché contiene solo fibra solubile (che non fermenta nell’intestino). Si prepara facendo bollire un litro d’acqua con le verdure lavate e sbucciate (prima solo carote e patate, poi anche zucchine, sedano, cipolle e pomodori), per circa 20-30 minuti, poi si filtra. Il brodo non va salato perché contiene sodio e potassio a sufficienza. Si completa con tre cucchiai di cereali in crema senza glutine, come riso, mais, miglio, sorgo o tapioca, e un cucchiaino di olio extravergine di oliva. A piacere, per assicurare all’organismo il giusto apporto di acidi grassi Omega 3 (importanti per il corretto sviluppo del sistema immunitario e del cervello), si può aggiungere un cucchiaino di olio di semi di lino spremuto a freddo.

4 – Legumi: alla fine del sesto mese

Dopo una settimana, si aggiunge una fonte di proteine vegetali. Vanno bene, per cominciare, le lenticchie rosse decorticate (senza tegumento, il rivestimento esterno ricco di fibre). Se ne cuociono tre cucchiai in un po’ di acqua, si schiacciano con la forchetta e si mescolano al brodo. In alternativa si può utilizzare frutta secca, come le mandorle, o semi oleosi, come lino o sesamo (quest’ultimo è molto ricco di calcio in forma altamente biodisponibile). Si trovano in commercio sotto forma di creme già pronte all’uso, oppure in natura: in questo caso, i semi o i frutti vanno macinati finemente, fino a ottenere una polverina, da aggiungere al brodo o a un latte vegetale.

5 – Seconda pappa: a 7 mesi

Il pasto della sera è simile a quello proposto a pranzo, ma si possono variare i legumi, alternando lenticchie verdi, ceci, fagioli e piselli, purché “spezzati”, cioè senza buccia e divisi in due, oppure secchi interi, anch’essi privi di fibra alimentare. Un’alternativa gustosa è il tofu: estratto dal seme della soia, contiene solo proteine di qualità e grassi vegetali “buoni”.

6- Glutine: a 1 anno

I cereali con il glutine non vanno inseriti prima di un anno di età. Uno studio condotto dalla Società europea di gastroenterologia pediatrica, infatti, ha dimostrato che l’introduzione precoce di questa sostanza nella dieta dei bambini è associata a un maggior rischio di sviluppare celiachia (l’intolleranza al glutine), specialmente se in famiglia ci sono già dei casi. Dopo l’anno, si può introdurre anche la verdura passata, al posto del brodo, e i legumi interi.
minuminu
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Re: Svezzamento

Messaggio da minuminu »

Si possono eliminare carne e latticini?

Lo svezzamento tradizionale e quello “verde” hanno molto in comune. Entrambi si basano su due pilastri: l’allattamento al seno e la riduzione dell’apporto di proteine nel primo anno di vita. Tutti e due prendono a modello la dieta mediterranea e si pongono come obiettivo uno stile alimentare improntato alla varietà e all’equilibrio. Alcune società scientifiche affermano che una dieta ben pianificata, basata su alimenti vegetali, è sicura in tutte le fasi della vita dell’uomo: gravidanza, allattamento, infanzia, adolescenza, età adulta. Quindi, la carne e le altri fonti di proteine animali (latte e suoi derivati) non sono indispensabili per crescere sani e forti.

La carne si può sostituire

Le proteine necessarie allo sviluppo dell’organismo si trovano, infatti, oltre che nella carne e nei cibi di origine animale, anche in molti vegetali, come legumi, cereali, frutta secca e verdure. I piatti unici della tradizione italiana, come pasta e fagioli, ceci e riso o lenticchie o piselli, sono esempi perfetti di pasti bilanciati: i cereali danno energia grazie all’apporto di carboidrati e, associati ai legumi, assicurano la presenza di tutti gli aminoacidi essenziali per costruire le proteine indispensabili all’organismo. Il grano saraceno, la quinoa e l’amaranto rappresentano una fonte completa di carboidrati e proteine.

Il latte vaccino può dare problemi

Il latte vaccino contiene una proteina, la caseina, che causa la liberazione di istamina. Questa sostanza aumenta la produzione di muco nelle vie respiratorie, causa di reazioni allergiche e intolleranze. Inoltre, la capacità di digerire la caseina del latte sembra diminuire con l’avanzare degli anni. La presenza di ossalati nel latte riduce l’assorbimento del ferro. Infine, un apporto proteico superiore al 15% dell’apporto energetico totale tra gli 8 e i 24 mesi è associato a un maggior rischio di sovrappeso e obesità.

Le conferme degli scienziati

Secondo il professor Umberto Veronesi, oncologo e vegetariano convinto, la prova lampante del fatto che una dieta priva di carne non comporta deficit nutrizionali arriva proprio dai bambini: un neonato, nel primo anno di vita, arriva a quadruplicare il peso che aveva alla nascita nutrendosi solo di latte materno. Uno studio condotto qualche mese fa dalla Società scientifica di nutrizione vegetariana su bambini piccoli nutriti con un regime esclusivamente “veg”, ha dimostrato che i piccoli vegetariani si ammalano meno rispetto agli onnivori e hanno un andamento della crescita normale. Lo conferma anche l’American dietetic association, in base all’analisi di diverse ricerche scientifiche: le diete vegetariane forniscono tutti i principi nutritivi necessari allo sviluppo del bambino.
lamarti
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Re: Svezzamento

Messaggio da lamarti »

Cibi biologici: sono migliori?
Quando si tratta di baby food, si vuole la massima qualità. I prodotti biologici sembrano dare maggiori garanzie in questo senso
Cibi biologici: sono migliori?

Il mercato del biologico è in continua crescita, soprattutto per quanto riguarda gli alimenti per l’infanzia. Una scelta sicuramente dettata dal desiderio di tutelare i propri figli e di nutrirli con cibi sani e sicuri, ma è davvero così importante che il baby food sia bio? Va, però, chiarito che la legge italiana impone norme molte rigide a tutte le aziende che si occupano di prodotti per l’infanzia.

Norme più severe per gli alimenti per l’infanzia

I baby food sono gli alimenti specifici per i bimbi da 0 a 3 anni, che seguono normative e controlli molto più severi rispetto agli alimenti per adulti, e questi avvengono indipendentemente dal fatto che si tratti di cibi biologici o no. Per questo motivo a livello di salubrità sono entrambi sicuri allo stesso modo perché devono rispettare le medesime regole. Se invece si preparano le pappe per bambini con cibo per adulti (che tuttavia non presentano alcun rischio per chi ha più di 3 anni) bisogna prestare particolare attenzione, perché per legge possono contenere valori più alti di contaminati. Questi possono essere di diversa natura in base alle loro origini ma sono principalmente costituiti da residui di agrofarmaci, micotossine o i nitrati, oltre a quelli legati al possibile inquinamento ambientale come per esempio alcuni metalli (pesanti come cadmio e piombo o leggeri come l’alluminio).

Attenzione alle micotossine

Le micotossine sono metaboliti tossici secondari di moltissime specie di funghi appartenenti ai generi Aspergillus, Penicillum e Fusarium. Si differenziano dalle tossine batteriche, in quanto presentano un basso peso molecolare, non mostrano attività antigenica e hanno una notevole resistenza nei confronti di agenti fisici e chimici. Possono essere introdotte nell’organismo ingerendo alimenti contaminati, che si trovano principalmente nei cereali (mais, frumento, orzo e avena), nella frutta secca, nei semi oleosi, nella frutta (mele, olive) e, se vengono ingerite dagli animali sotto forma di mangimi, possono essere presenti anche negli insaccati, nel latte e nei suoi derivati.

I danni che provocano

Notevolmente resistenti nei confronti di agenti fisici e chimici, le micotossine possono provocare danni acuti e cronici. Sono, infatti, tra i più potenti cancerogeni (soprattutto per fegato e reni) e immunosoppressori (possono causare anemia e leucopenia). Da non sottovalutare, inoltre, l’effetto potenzialmente iperestrogenico associato ad alcune di esse, come per esempio le zearalenone, contenuta nei cereali, che è stata messa in relazione allo sviluppo precoce della pubertà in alcune adolescenti.

Agrofarmaci: un vero pericolo?

Quando si parla di biologico non si può prescindere dalla discussione sugli agrofarmaci, comunemente detti pesticidi, e del possibile rischio che si possano ingerire residui mangiando frutta e verdura. La prima precisazione che andrebbe fatta è che non tutti sanno che anche i prodotti biologici utilizzano alcune tipologie di agrofarmaci. Infatti, come spiegano da Agrofarma (Associazione nazionale imprese agrofarmaci), l’utilizzo di queste medicine per le piante è una componente essenziale per garantire la sicurezza della materia prima di origine agricola, come per esempio nella lotta a contaminanti di origine “naturale” quali le micotossine. Naturalmente le sostanze vanno usate correttamente, nella giuste quantità e rispettando il tempo di decadimento del principio attivo al fine di evitare la presenza di residui. In particolare la normativa in fatto di baby food (indipendentemente che sia bio o no) è particolarmente severa e stabilisce soglie di tolleranza inferiori a 0,01 mg/kg. Inoltre, è stata definita una lista di principi attivi che non possono essere utilizzati nella coltivazione di alimenti per lattanti ed è stato introdotto il concetto di filiera nelle produzioni di baby food specificando che il controllo delle aziende deve essere in grado di risalire fino al campo.
lamarti
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Re: Svezzamento

Messaggio da lamarti »

Come fare la spesa per i bimbi

La prima cosa da fare è quella di garantire al bambino un’alimentazione sicura da un punto di vista microbiologico e tossicologico, variata e nutrizionalmente adeguata. A tal proposito, è fondamentale scegliere unicamente i prodotti alimentari specificatamente destinati all’infanzia, mentre per il fresco è importante acquistare solo frutta e verdura di stagione, evitando quella proveniente da paesi lontani.
La modalità di conservazione è cruciale nell’alimentazione del bambino: meglio acquistare poca verdura, conservarla al fresco e non in sacchetti di plastica chiusi, perché la mancanza d’aria favorisce la trasformazione di nitrati in nitriti. Attenzione anche alla scelta della frutta, che deve essere sempre fresca, ben lavata e non va data ai piccoli se presenta piccole parti ammuffite che, anche se vengono eliminate, possono aver diffuso le micotossine al resto del frutto apparentemente intonso.
Per il brodo a base di verdure, invece, si suggerisce di consumarlo appena preparato e, nel caso in cui si volesse conservarlo per i giorni successivi, è meglio farlo raffreddare rapidamente, separare il brodo dalle verdure e dividere in piccole porzioni per poi congelarle.
La carne e il pesce, poi, non devono essere lasciate a lungo a temperatura ambiente, ma vanno conservate in recipienti chiusi, nella parte più fredda del frigorifero (tra 0° e 4° C), separati da altri cibi. In particolare per quanto riguarda il pesce è meglio preferire quelli piccoli, che sono meno contaminati da metalli pesanti, a quelli grossi (tonno, spada) o di fondale (platessa).

Inoltre è importante variare il più possibile gli alimenti e i fornitori per evitare accumuli di uno stesso inquinante e leggere sempre attentamente le etichette. Infine bisogna ricordarsi di lavare con cura le mani e gli utensili dopo la preparazione di carne e pesce e tra le varie operazioni.
robi24ma
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Re: Svezzamento

Messaggio da robi24ma »

Calendario dello svezzamento: seguirlo sì o no
Quando vanno introdotti gli alimenti a rischio di allergia nella dieta del piccolo? Per alcuni pediatri è meglio non posticipare troppo, mentre altri preferiscono essere molto cauti
Calendario dello svezzamento: seguirlo sì o no

Il latte della mamma è certamente il nutrimento migliore per il bebè, ma intorno ai sei mesi circa non basta più da solo a garantire tutto il fabbisogno nutrizionale del piccolo ed è necessario, quindi, che il bambino inizi a mangiare, in modo graduale, come i grandi. A questo punto bisogna dunque fare attenzione affinché al piccolo vengano garantite tutte le sostanze nutrienti necessarie per la crescita. La “tabella di marcia” ideale in realtà è tuttora oggetto di studi e di dibattiti: se da una parte il numero di bambini che sviluppano un’allergia alimentare è di fatto in aumento, complici lo stile di vita e le condizioni ambientali attuali, complessivamente più salutari e quindi troppo pulite, dall’altra non è accertato se l’introduzione più precoce, o viceversa più tardiva, di alcuni alimenti possa incidere sullo sviluppo di eventuali allergie, agevolandole o ritardandole.

La maggior parte dei pediatri individua nell’età compresa tra i 4 e i 6 mesi il periodo più indicato per iniziare lo svezzamento. Questo perché prima di tale periodo il bambino non è in grado di deglutire cibi solidi e il suo apparato digerente non è abbastanza maturo per digerire alimenti diversi dal latte. I vari tipi di cibi devono essere introdotti con gradualità, dando la precedenza ad alimenti che siano meno a rischio di reazioni allergiche. Ogni nuovo alimento va inserito nella dieta del bimbo a intervalli di 2-4 giorni. Ecco uno schema indicativo (bisogna, infatti, sempre attenersi alle indicazioni del pediatra che segue il piccolo):

Procedere per tappe: sì o no?

Alcuni esperti sostengono che lo svezzamento di tutti i lattanti si può condurre senza particolari restrizioni, mentre altri consigliano precauzioni che riguardano soprattutto uova, pesce, pomodori e agrumi prima dell’anno di vita, soprattutto se c’è familiarità per le allergie. A favore di queste precauzioni, però, non c’è ancora evidenza scientifica, cioè un numero sufficiente di studi clinici che dimostrino che ritardare l’introduzione di questi alimenti eviti lo sviluppo dell’allergia. Quindi, secondo alcuni pediatri se il bimbo è predisposto a diventare allergico, un eventuale ritardo nell’introduzione degli alimenti non lo metterebbe comunque al riparo dai rischi. Altri, invece, sostengono che vale la pena aspettare perché introdurre l’uovo e il pesce o gli agrumi in modo graduale non sembra avere conseguenze negative per la crescita e lo sviluppo del bambino. In attesa di una risposta scientifica è bene come sempre rivolgersi al pediatra: è la specifica situazione del proprio bambino che deve essere valutata, nel contesto delle abitudini familiari, della presenza o meno di familiarità per le allergie, e di altri.

Cos’è l’allergia

Le allergie alimentari sono una reazione avversa dell’organismo ad alcuni alimenti. Si manifestano in genere con diarrea, con o senza prurito alla pelle, cui si possono aggiungere prurito e formicolio alla bocca con rigonfiamento delle labbra: in quest’ultimo caso si parla di Sindrome orale allergica (Soa). A volte quindi gli effetti di un’allergia possono essere lievi ma, soprattutto nei bambini piccoli, possono anche essere seri e richiedere una cura immediata del medico. Non appena si scopre che il piccolo è allergico a un alimento, questo dovrà essere evitato nella sua dieta.
robi24ma
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Re: Svezzamento

Messaggio da robi24ma »

Colpa del sistema immunitario

Responsabile di un’allergia è il sistema immunitario, cioè di difesa naturale, del bebè, che per errore può riconoscere come veri e propri nemici anche sostanze innocue, fra le quali appunto gli alimenti. La familiarità, cioè il fatto di avere uno o entrambi i genitori allergici, è il fattore che maggiormente predispone allo sviluppo delle allergie, ma mai a una specifica allergia: la predisposizione, infatti, riguarda il sistema immunitario in generale, non la reazione a un alimento piuttosto che a un altro. Tuttavia, circa il 10% dei bambini che non ha nessun genitore allergico sviluppa comunque una o più allergie: questo aspetto è ancora oggetto di studio, ed è per questo motivo che alcuni pediatri raccomandano a tutti i genitori di introdurre in modo graduale gli alimenti nella dieta del piccolo.

Limiti anche durante l’allattamento al seno?

Fino ad alcuni anni fa, nel corso delle poppate al seno era piuttosto comune l’abitudine di non assumere alimenti genericamente considerati “allergizzanti”, come il pomodoro, la fragola e la mela, ma anche molti altri, nel timore di esporre il piccolo allo sviluppo di un’allergia: in alcuni casi, quando la mamma oltre a essere allergica soffriva anche di asma bronchiale, venivano sconsigliati così tanti cibi da rendere difficile un’alimentazione completa. Attualmente non si ritiene necessario “forzare” in alcun modo la dieta della mamma finché allatta, nemmeno quando è allergica oppure allergica e asmatica. Tutt’al più possono venire eliminati alcuni ortaggi (come cavolfiore e cipolla) e spezie, che conferendo al latte un sapore più deciso, possono indurre il piccolo a rifiutare le poppate.
Carolina
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Re: Svezzamento

Messaggio da Carolina »

Lo schema dei pasti per bimbo dai 12 ai 18 mesi
Ormai il bambino può mangiare quasi come i grandi, con poche differenze rispetto a loro. Sono necessarie però ancora alcune attenzioni
Lo schema dei pasti per bimbo dai 12 ai 18 mesi

Colazione

latte fresco intero o specifico per l’infanzia (200 ml) + 3-4 biscotti specifici per l’infanzia o secchi oppure 3-4 fette biscottate + 1 frutto

Pranzo

primo piatto di pasta o riso con sugo di pomodoro o di verdure; secondo piatto di carne o pesce con contorno di verdure; in alternativa un piatto unico che unisce primo e secondo, come pasta al ragù di carne accompagnato poi da una porzione di verdura; un frutto

Merenda

uno yogurt alla frutta o un frutto

Cena

primo piatto di minestra o passato di verdure; secondo piatto alterando carne, pesce, formaggio e uova. In alternativa un piatto unico composto da primo e secondo insieme

Lo schema e la quantità dei pasti è indicativa, perché ogni bambino si regola in base alle proprie esigenze e ai propri gusti
Carolina
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Re: Svezzamento

Messaggio da Carolina »

Il bambino mangia come i grandi – 12-18 mesi
A partire da quest’età l’alimentazione del bambino diventa gradualmente sempre più simile a quella degli adulti
Il bambino mangia come i grandi – 12-18 mesi

Si può a poco poco modificare la qualità, il numero e la varietà degli alimenti da introdurre nella dieta del piccolo. 
Questo permette di far coincidere il momento della pappa del bambino con quello del pasto di tutta la famiglia, e questo gli permette di abituarsi ai ritmi alimentari dei genitori. Non è raro che questo momento venga vissuto con un po’ di ansia e preoccupazione da parte dei genitori, che possono sentirsi insicuri su come procedere in questa fase delicata e importante della crescita del bambino, in particolar modo se il piccolo si mostra riluttante o rifiuta alcuni alimenti. 
Nella maggior parte dei casi, comunque, si tratta di atteggiamenti transitori che vengono abbandonati con il tempo e in genere non influiscono sulla crescita del bambino.

È da evitare, comunque, forzare il piccolo a mangiare, mentre è consigliabile affidarsi al suo istinto di autoregolazione in modo da evitare un’alimentazione insufficiente o, al contrario, eccessiva. 
È facile, infatti, per tante mamme cedere alla tentazione di applicare con il proprio bambino delle “tabelle” predefinite uguali per tutti, ma in questo modo si rischia di forzare il ritmo personale con cui il bambino si avvicina all’alimentazione degli adulti. 

Gli esperti ripetono che i bambini vanno alimentati secondo i suoi stimoli fisiologici perciò quando si mostrano sazi non devono essere indotti a mangiare tutto ciò che hanno nel piatto. Questo non significa, però, che il bambino possa dettare legge a tavola. È molto importante invece che i genitori stabiliscano il prima possibile delle regole chiare e inequivocabili, e cioè evitare i cibi altamente calorici, soprattutto fuori pasto, e limitare la quantità di zucchero, le bevande dolci e i succhi di frutta. 
Dopo il primo anno di vita, poi, può venire introdotto gradualmente il sale, inoltre aumenta l’apporto di carboidrati e diminuisce quello dei grassi. Restano, comunque, da privilegiare quelli insaturi che forniscono il necessario apporto di acidi grassi importanti per lo sviluppo del sistema nervoso e per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Bisogna poi tenere presente che non ci sono cibi che è “obbligatorio” mangiare e altri assolutamente da evitare: è bene, quindi, cercare di offrire sempre al piccolo un’alimentazione varia, alternando i vari principi nutritivi, e preferendo cibi freschi e di stagione e modalità di cottura e preparazione semplici, come al vapore o al forno. Per vincere eventuali resistenze del bambino, può essere utile presentare i cibi in maniera accattivante ma il pasto non deve essere offerto come un premio o peggio ancora come una punizione; queste tecniche di persuasione rischiano di sovraccaricare il momento del pasto di sensazioni negative che possono influire negativamente sull’approccio del bambino nei confronti del cibo e innescare un meccanismo che può portare a disturbi del comportamento alimentare da grandi.
pinacolada
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Re: Svezzamento

Messaggio da pinacolada »

Coinvolgere il bambino nella preparazione dei pasti
È già ora di farsi aiutare in cucina, così da stimolare il bimbo a conoscere nuovi sapori e consistenze diverse
Coinvolgere il bambino nella preparazione dei pasti

Il bambino è naturalmente animato da una spiccata curiosità. Tale caratteristica può essere “sfruttata” a proprio vantaggio durante lo svezzamento, e a maggior ragione se il piccolo mostra delle riluttanze. Coinvolgendolo nella preparazione dei pasti, si susciterà appunto la sua curiosità e sarà più facile fargli poi accettare quello che anche lui ha “preparato”.

Si può cominciare spiegando al bambino passo passo quello che si sta facendo, dicendogli per esempio “adesso prendiamo le verdure, le laviamo bene sotto l’acqua e poi le mettiamo a cuocere nella pentola”.
La mamma può anche farsi aiutare dal piccolo ad apparecchiare la tavola, facendogli portare, per esempio, la bavetta e la tazza magica o il biberon. Via via che il bambino cresce, può naturalmente aumentare il suo livello di coinvolgimento, affidandogli compiti sempre più “impegnativi”.
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